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Autore: MardukAmmon    16/09/2015    0 recensioni
"Ahriman così, sporco dalla barba fino ai piedi di sangue umano, uscì fuori, presentandosi al suo popolo come un orso, che con la preda tra le fauci si esibisce davanti alla sua prole.
Alzò la lancia al cielo e disse: Non esiste Deywos , ne Dei del cielo, che può avvicinarsi alla mia potenza, non esiste forza che non può incarnarsi in me."
Queste furono le parole dette dal Re senza scettro, signore della pianura solcata dai tre fiumi. Il suo sangue era nobile, ma non il suo animo, che ambizioso e scellerato lo portò a mettere in ginocchio la terra dove lui stesso nacque, soggiogandola con eserciti stranieri alla ricerca di gloria. Solo due luminose stelle, protette dallo sguardo degli Dei, potranno ridare agli uomini la speranza perduta, in quella lunga notte, alla fine dell'età dell'Argento.
Genere: Fantasy, Guerra, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
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Trasportati dal Vento Notturno.

 

Tra le selve il giovane dai lunghi capelli fulvi errava, con stretto in mano un arco mortale, intorno a lui la neve scendeva copiosa, ma la preda vicina ancora non sentiva il suo passo. Yama era lì, poco lontano dal suo nemico finale, quell'orso assassino stava per terminare i suoi giorni, ma non fece il tempo di incoccare la freccia che davanti, lungo la sua traiettoria si mise il suo candido cucciolo intento a proteggersi dalla neve con la pelliccia della madre. Il cacciatore mosso da benevolenza abbassò l'arco e si spostò per poter scoccare la freccia senza impedimento, ma alcuni rami di pino gli confondevano lo sguardo. Il freddo aumentava e la preda si allontanava, il giovane cacciatore allora prese a corrergli dietro, la nebbia però gli fece sbagliare strada ritrovandosi in una radura coperta di neve, alto era il sole luminoso, la via era smarrita, la preda era sfuggita. Senza rassegnarsi, il cacciatore coperto da pesanti pellicce aguzzo l'orecchio, sentendo i minacciosi versi della bestia provenire alla sua destra e li si rivolse con lo sguardo, dove riuscì a notare le sagome degli alberi carichi di neve. Ritornato in se, stretto l'arco, provò ad avvicinarsi ancora una volta alla sua preda dentro la selva, il passo era lento e ponderato, con cautela riuscì a scorgere la posizione perfetta per scoccare quella freccia liberatrice.
Erano anni infatti che i boschi ed i villaggi subivano la supremazia di quella bestia, lei entrava nelle case e sbranava tutto ciò che c'era dentro, i pescatori dei fiordi venivano buttati nelle acque gelate da quel mostro, i bisonti venivano mangiati nella notte, ogni villaggio visitato da lui si tramutava in desolazione, i guerrieri non riuscivano ad ucciderla con le lance, i cacciatori temevano la selva.

Obrázok, aperti gli occhi, si vide circondato dalla nebbia, nella quale si riusciva solo a scorgere il forte sole di mezzogiorno, il terreno era coperto totalmente di neve, con poche piante che uscivano da quella coltre assassina, tra le forti mani coperte da guanti fatti di pelliccia, aveva una lancia e sulle spalle un arco e una faretra con dieci frecce, il giovane camminava senza fare rumori, fino ad arrivare davanti ad una scogliera altissima, con sotto fiordi e scogli che lambivano un mare ghiacciato, era inverno ed il giovane dalla lunga barba bionda lo sentiva fino alle ossa, la caccia invernale esigeva la sua preda, il cacciatore spostò lo sguardo dal mare e si voltò verso la rada foresta alle sue spalle, avvolta ancora da quella folta coltre di neve, smarrito solo il sole alto poteva orientarlo verso il villaggio non lontano, ma non poteva ritornare con le mani vuote, doveva andare la e catturare la bestia, avvolta l'anima con il coraggio del guerriero solitario si gettò nella selva con passo felpato e stringendo tenacemente la lancia, con il capo coperto un cappuccio di pelliccia dai lunghi paraorecchie, rimase riparato dalla neve che piano continuava a scendere, solo un rumore di legno rotto allarmarono l'orecchio attento del Vyr e voltatosi verso sinistra vide lontana la figura di un grosso orso dalla pelliccia candida come la neve con la quale si mimetizzava, senza paura il giovane mise la lancia sulla schiena, in una piega della folta pelliccia che lo copriva, prese l'arco con la mancina e con la destra la freccia, fece un gran respiro ed incoccò il dardo dalla punta di pietra aguzza, tese la corda, chiuse l'occhio sinistro e buttata fuori l'aria dal petto, scoccò.
L'orso non fece in tempo ad accorgersene che si ritrovò il collo infilzato da una freccia, la candida pelliccia si sporcò di sangue, ma ancora cosciente la bestia si mise a caricare il cacciatore lontano, Obrázok con il cuore coraggioso stringendo un'altra freccia con la destra portò la cocca sulla corda, il respiro rimase calmo, concentrato scoccò un altro dardo, colpendo la bestia tra capo e collo. Ma l'animale non fermò la sua corsa verso di lui, ritrovandosi l'un l'altro a pochi passi di distanza, Obrázok lasciato cadere l'arco, prese la lancia, tenuta tra i lembi della pelliccia e stringendo il legno con entrambe le mani piantò il piede sinistro in avanti e mosse il piede destro indietro per darsi stabilità: Deywos proteggimi!. E con queste parole scattò in avanti diretto verso l'animale in carica, entrambi decisi ad eliminarsi l'un l'altro.
Ma la sorte gli fu avversa, il cacciatore venne sbalzato sul terreno, vicino alla lancia rotta a terra e lontano dall'arco, con un orso iracondo oramai troppo vicino svenne terrorizzato, il suo fato era ormai segnato. Il biondo rinvenne grazie ad un sibilo nel vento che lo scosse, riaperti gli occhi vide una feccia colpire il capo della bestia, proprio quando era più vicina e sporcatosi di sangue alzò la schiena rimanendo disteso con il resto del corpo sul terreno, guardandosi intorno: Tutto bene?. Sentì venire dagli alberi, da dove vide avvicinarsi un altro cacciatore, armato d'arco, dai lunghissimi capelli rossi, Obrázok allora si alzò in piedi ed annuì al suo salvatore, sottratti alla morte. La nebbia era scomparsa, il sole era più luminoso di prima, ormai l'orso assassino era stato ucciso, ma tutto ciò era temporaneo, all'insaputa dei due cacciatori, il suo cucciolo, non meno mortifero del genitore scappò lontano nascondendosi nell'innevato sottobosco ricco di grotte e spelonche dove anche i più penetranti raggi del sole faticavano ad arrivare.

   
 
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