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Autore: Shayleene    16/09/2015    4 recensioni
Molti sono fermamente convinti che, quando si nasce, il futuro di ognuno sia già stati segnato da ció che prende il nome di Fato o Destino.
Guerre, trattati, alluvioni, terremoti, virus, tutto controllato da un'unica entità. Ció significherebbe la totale assenza di libero arbitrio per l'intera specie umana, e non solo quella.
Un'entità talmente superiore da condizionare miliardi di menti, persino le catastrofi naturali.
E se un'unica persona riuscisse in qualche modo a controllare quel potere immenso e distruttivo?
L'era del cambiamento é ormai giunta.
Genere: Mistero, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Invincibilità. Chiunque si sarebbe inchinato davanti al suo immenso potere.
Gloria. Il suo futuro era quello di diventare l'unico dio esistente, adorato dall'intero pianeta Terra.
Immortalità. Plasmando a suo piacimento i fili ingarbugliati del Destino sarebbe rimasto fuori portata dalla Morte, che non avrebbe mai pututo raggiungerlo.


Nonostante li separasse uno spesso vetro, riusciva perfettamente ad udire il ritmico "bip" emesso dai macchinari che tenevano in vita la ragazza distesa sul lettino in quella stanza asettica, il cui biancore quasi accecava chiunque vi posasse lo sguardo. Diversi aghi collegati a delle flebo le iniettavano tutto ciò di cui aveva bisogno, mentre una fascia attorno al braccio le misurava periodicamente la pressione. Un piccolo oggettino simile ad una pinza grigia stretta al dito indice segnalava i suoi battiti, producendo un breve suono a intermittenza.
Gli occhi erano chiusi, il respiro lento e profondo; tutto faceva presupporre che stesse dormendo, e infatti era così. Un sonno indotto da farmaci che durava da molto, molto tempo. Nonostante ciò le sue guance non avevano mai perso il loro caratteristico colorito roseo, nè le labbra erano diventate livide come quelle di una malata. Gli ricordava una versione moderna della fiaba di Biancaneve, se non fosse stato che nel suo caso nessun principe azzurro sarebbe venuto a salvarla. L'incantesimo della mela avvelenata non si sarebbe mai spezzato fino a quando la ricerca non avesse avuto esiti positivi, o nel caso in cui il narcotico che le somministravano insieme ai medicinali non la uccidesse prima.
Posò la fronte su vetro lucido, lasciando un'impronta. Chissà se un giorno si sarebbe mai risvegliata, osservando nuovamente il mondo con i suoi occhi azzurri, tornando alla vita. Era quello che si chiedeva da anni, che bramava ardentemente. Desiderava che accadesse perchè nonostante tutto si era affezionato a lei, o perchè ciò avrebbe significato l'avverarsi del suo obbiettivo? Era più importante la vita di una singola persona o la riuscita di un esperimento che avrebbe cambiato il futuro dell'uomo? Se si fosse liberata dal sonno che la teneva imprigionata, la vecchia lei sarebbe morta. Per sempre.
-Signore, è quasi il momento.- La voce gracchiante e timorosa di uno dei supervisori lo riscosse dalle sue riflessioni. L'ometto appena arrivato, basso, pelato e in un camice bianco più grande di almeno tre taglie chinò il capo in segno di rispetto, evitando il suo sguardo. Sembrava che tutti lo temessero lì dentro, ma non era ancora riuscito a capire se lo doveva alla sua posizione o al fatto che lo reputassero un pazzo. Probabilmente essere stato uno dei pochi ad aver deciso di dare il via all'esperimento nonostante tutti i rischi che avrebbe comportato e tutte le regole etiche e morali che avrebbe infranto gli aveva dato un'aura di rispetto.
-Fammi strada.- gli rispose secco, seguendolo attraverso numerosi corridoi candidi e completamente spogli inframezzati da alcune porte grigie prive di targhetta. Non incontrarono anima viva fino a quando non raggiunsero l'ala est del palazzo, dove c'era un caotico fermento di supervisori che correvano frenetici da una stanza all'altra portando fogli pieni di dati.
-Prego, da questa parte.- gli disse l'uomo che lo aveva accompagnato fin lì indicandogli con la mano la porta accanto a loro, facendolo entrare nella sala computer n°8.
Sui numerosi schermi compariva la stessa scena ripresa da diverse angolature, e nella parte più bassa vi era un conto alla rovescia che stava quasi per raggiungere lo zero. Il giovane si avvicinò al computer principale posando il dito affusolato sul bottone verde al centro della tastiera. Era certo che questa volta sarebbe cambiato qualcosa. Nonostante tutti i fallimenti ottenuti in quegli anni, sentiva che sarebbe stata la volta buona. Il segnale del termine del countdown risuonò familiare alle orecchie.
-E' giunto il momento- mormorò, facendo pressione sul tasto fino a che non si udì un click.
L'immagine sugli schermi svanì, sostituita da un'unica parola: "Restart".

   
 
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