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Autore: TheBreeziness    16/09/2015    1 recensioni
Consapevolezza e smarrimento. Tutto sta cambiando per Gunther e Tinka. Ma perché dai loro sedici anni tutti cercano di dividerli? Vuol davvero dire questo crescere?
Dal testo:
"Il grido di mamma giunse alle nostre orecchie stavolta con un tono spaventoso, carico di una sfumatura che mai le avevamo sentito usare"
“Credi che sia un gioco Gunther? È così? Forse poteva esserlo fino a qualche tempo fa, ma non ora, non più! Tinka è una donna"
" Era lì che si sedeva ogni sera, per raccontarci la favola della buona notte, quando questa stanza era di tutti e due."
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gunter Hessenheffer, Tinka Hessenheffer
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ma cosa c'è di diverso ora?




La notte era tempestosa a Chicago.

-Gunther..?-
-Tinka. Hai bisogno di qualcosa?-
-Ss.sì ecco Gunther io..io mi stavo chiedendo..se..ecco..-
-Hai ancora paura dei temporali sorellina?-
-Cosa? No! No assolutamente io non ho..-
Un tuono spaventoso la interruppe,senza darle poi la possibilità di continuare. Rimase lì, immobile e terrorizzata, con lo sguardo fisso nel vuoto. 
Guardò intenerito la sua figura tremante.
-Dai,vieni..-
Tinka si accoccolò vicino al fratello, che la cinse in un abbraccio caldo e protettivo. Con la testa appoggiata sul suo petto e avvolta da quel rassicurante calore, si addormentò presto. Gunther notò  che nel sonno tendeva a stringersi di più a lui,  cercando un contatto con il suo corpo. La accontentò felice e prese ad accarezzarle  lentamente i capelli, finché il sonno non li raggiunse. Si assopirono così, avvinghiati nello stesso letto, sereni, mentre il temporale era divenuto una leggera pioggia che batteva sul vetro della finestra.



.....





Non posso dire che ore fossero ma sentii mamma entrare nella mia stanza come ogni mattina, col passo deciso e la voce squillante che elencava tutte quelle cose che mi avrebbero attesa durante la giornata,ma non vi badai, non più del solito almeno, senza contare che quella mattina la testa mi doleva come mai mi era accaduto.
Cercai di riagguantare il sonno sperando con ogni fibra del mio essere che quello fosse solo un brutto incubo, e per qualche istante me ne convinsi davvero, stringendomi ancora di più addosso al corpo di...

-Gunther!-sentii quella voce chiara, forte, reale, e disgraziatamente mi resi conto di non star dormendo, mi imposi di aprire gli occhi e vidi quello che le fece quasi prendere un colpo.
Gunther era disteso di schiena sul letto, il suo letto,ed io giacevo quasi completamente su di lui, abbracciata al suo busto e con la testa sul suo petto, tanto da percepirne il calore della pelle e il battito del cuore.
-Mamma..-

-Cosa avete fatto!-urlò mamma avvicinandosi al letto, allontanando la mia gamba dal corpo di suo figlio, ed una volta afferratami saldamente per un braccio, che stringevo ancora al busto di lui, mi fece scivolare con prepotenza dall'altro lato del letto, mentre, riuscita finalmente a separarci, prese ad imprecare nella nostra lingua, con una convinzione che mi face davvero temere il peggio.

La ragione non era ancora così lucida da farmi realizzare ciò che stava accadendo, tanto da riuscirmi impossibile comprendere il motivo di tanta rabbia.
Cosa avevamo fatto di male? Non era la prima volta che io e Gunther dormivamo insieme, ed anche in passato, quando mamma ci sorprendeva alle prime luci dell'alba, vi era solo una bonaria sculacciata per i nostri fondo schiena, e qualche biscotto in meno a colazione.
Certo dall'ultima volta era passato del tempo, ma cosa c'é di diverso ora?




A colazione nessuno parlò e il mio sguardo non cercò quelli degli altri.
Terminato il pasto mi alzai contemporaneamente a mio fratello, involontariamente, ma come sempre. Mamma non disse nulla. Ci incamminammo per il corridoio e quando realizzai di non essere più osservata mi fermai, e lui con me. Involontariamente. Come sempre.

-Stai benissimo oggi, Tinka.-

Non ci eravamo vestiti coordinati, non avevamo potuto.
Tralasciai per un attimo questo pensiero e lo superai, parandomi dinnanzi a lui, ringraziandolo per il complimento e lamentandomi della complessità delle vesti femminili e in particolar modo delle acconciature, troppo elaborate per i miei gusti, e così dicendo iniziai a grattarmi prepotentemente la nuca, maledicendo un'infernale forcina che pareva essersi conficcata  nel mio cranio.


Gunther scoppiò a ridere di gusto, ed io lo seguii a ruota, trascinata da quella risata spontanea e coinvolgente che avevo udito tante volte nella mia vita, e che in quel momento così particolare mi fece credere che tutto potesse essere come un tempo, e che nulla sarebbe cambiato.

“Vediamo quanto è grave la situazione...”

Mi disse, allungando le mani verso la mia testa ed infilando le dita tra i miei capelli, alla ricerca della dolorosa forcina che non impiegò molto a trovare, e con la quale iniziò una durissima battaglia, resa particolarmente difficile dalle mie grida soffocate e dai miei movimenti tutt'altro che aggraziati.

“Basta! Basta! Lasciala li dov'è, ti prego...”

“Tranquilla,è questione di un attimo.”

“Gunther io...”

“Non ti muovere Tinka, ho quasi fatto...”

“Gunther! Tinka!”
Il grido di mamma giunse alle nostre orecchie stavolta con un tono spaventoso, carico di una sfumatura che mai le avevamo sentito usare, e che ci fece bloccare come due statue di sale, investiti da una colpa di cui non comprendevamo la gravità.
Mi voltai leggermente alla mia destra con Gunther che, con le dita intrecciate nei miei capelli, seguiva i miei movimenti, con il terrore negli occhi.

“Cosa state facendo? Gunther, razza di... non mi far dire cose di cui poi dovrò chiedere perdono ! Leva quelle manacce da tua sorella!"

“Mamma, non credi di stare esagerando?”

“Zitta tu! Non provare neanche a difenderlo, ragazzina! Io e te dobbiamo fare due chiacchiere.”

“Mamma, ma...”

“Gunther! Fai quello che ti ho detto e non discutere.”

“Va bene, ma non ti agitare, lo sai che poi ti sentirai male, ti succede ogni volta e... Tinka, hai intenzione di stare ferma o devo essere costretto a strapparti una ciocca di capelli per liberarmi le dita?”

Sbam!
Lo schiaffò lo colpì senza preavviso, in pieno volto, con una potenza tale da farlo vacillare, sciogliendolo dall'intreccio attorno ai miei capelli, che mi procurò un male tremendo.
Gunther non disse nulla, strinse soltanto le labbra come a voler arginare parole proibite o il pianto, mentre mamma era mutata in una donna diversa, nei modi di fare e nel volto, i tratti dolci mi parevano in quel momento duri e cattivi, di quella cattiveria che non ammette sensi di colpa, di certo lei non parve pentita, al contrario, sembrava pronta a schiaffeggiare chiunque le passasse accanto.

“Credi che sia un gioco Gunther? È così? Forse poteva esserlo fino a qualche tempo fa, ma non ora, non più! Tinka è una donna, vivrà come una donna, e come tale dovrà essere trattata! Te lo dirò una volta soltanto. D'ora in poi non voglio vedervi per nessuna ragione con abiti abbinati,  e chiederò a Gary di tenervi lontani, non ballerete mai più insieme, è chiaro?...Sarete solo fratello e sorella, nient'altro! La tua presenza costante accanto ad Tinka è qualcosa di sconveniente. Sono stata abbastanza chiara Gunther?”

Per un attimo, dopo aver udito quelle parole, credetti di svenire, non posso dire se per il corsetto troppo stretto o per quelle frasi così maledettamente ingiuste e sbagliate.
Come poteva mamma rivolgersi a lui in quel modo? Come poteva farci questo?Come poteva essere così crudele con noi, i suoi bambini, le due persone che avrebbe difeso fino alla morte?
Me lo domandai all'infinito, o almeno fu quello il tempo che mi sembrò trascorrere tra la voce di mamma e quella di Gunther.

“Mamma...”

Un sussurro che percepii chiaramente e che lei ignorò senza ritegno, voltando le spalle al sangue del suo sangue, mentre mi afferrava per un braccio, trascinandomi via.

Vidi solo mio fratello portare la mano dove lo aveva colpito. Arrivata in camera mia vidi mamma accasciarsi sulla poltroncina rosa vicino al mio letto. Era lì che si sedeva ogni sera, per raccontarci la favola della buona notte, quando questa stanza era di tutti e due.

Ma cosa c'é di diverso ora?










Diciamoci la verità. Se Gunther e Tinka non fossero fratelli nessuno si sognerebbe la Gece o la Tynka. Sarebbero perfetti insieme come Deuce e Dina. Se è vero che Dio li fa e poi li accoppia, quel giorno aveva fretta e ha fatto tutto in una volta. 
  
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