Viaggiatore.
Cammino
lentamente per i lunghi e affollati corridoi della stazione della
metropolitana, assaporando ogni attimo trascorso quaggiù:
respiro a
pieni polmoni l'aria intrisa di gas di scarico, che non è
molto
salutare, ma che io amo. Adoro anche il mix di odori che percepisco
camminando in mezzo alla folla: sudore frammisto alle diverse tipologie
di profumo, acqua di colonia, deodorante, shampoo e bagnoschiuma.
La
gente mi spinge mentre corre per raggiungere la piattaforma ai cui
lati arrivano i treni, ma io non inveisco contro nessuno e continuo la
mia piacevole passeggiata mattutina con il passo di prima.
A prima
vista mi si può giudicare piuttosto pazzo a causa dei miei
gusti, ma
continuare a viaggiare mi ha portato a prestare meno attenzione
all'insieme e a perdere la fretta, che era una delle mie
caratteristiche principali nella mia vita precedente; di
conseguenza, ora apprezzo maggiormente i dettagli.
Seduto al
tavolino di un bar che di sicuro riceverebbe qualche richiamo da
parte degli ispettori igienici, se solo avessero il coraggio di
entrarci, osservo ancora la folla che si accalca per riuscire ad
entrare in un vagone già troppo pieno e sorrido tra me e me:
ho
girato mezzo mondo, ma ho notato che in qualunque città io
mi trovi questo scenario mi si presenta davanti agli occhi. Nessuno ha mai la pazienza di aspettare
per altri cinque minuti un treno quasi vuoto: la fretta è una brutta bestia, consuma il cervello e lo rende incapace di fermare le gambe e le braccia.
Alcuni attimi dopo noto una giovane dai
lunghi e ricci capelli biondi che si fa largo tra la folla, imprecando
contro chi non la lascia uscire dal vagone: suppongo che non abbia
nessuna intenzione di rischiare di dover scendere alla fermata
successiva, e dalla rabbia che trapela dall'espressione che è esplosa sul suo viso deduco che le è già capitato in passato di dover scendere alla fermata successiva. Di conseguenza si deve essere fatta uno o due chilometri in
più a piedi; magari è anche arrivata in ritardo e si è dovuta sorbire una lunga ramanzina seduta sulla scomoda sedia nera del capo reparto e, di conseguenza, non
ha nessuna intenzione di lasciare che tutto questo accada
nuovamente.
La osservo mentre ordina un caffè al bancone del bar
dopo essere riuscita a raggiungerlo: è adorabile anche con i
capelli
scompigliati ed il fiatone, ed è strano che io non abbia
notato la
sua camicia a fiori dai colori sgargianti o la sua borsa a tracolla
altrettanto appariscente i giorni scorsi, visto che siedo qui
tutte le mattine da due settimane. Il suo profumo di lavanda,
però,
mi è famigliare: sono certo che mi è passata
accanto almeno un paio
di volte.
La noto voltarsi per cercare un tavolino libero e,
quando incontra il mio sguardo, le faccio cenno di venire a sedersi
davanti a me: per accentuare il concetto sposto la valigetta nera e
il cappello a cilindro dalla sedia che dovrebbe venire ad occupare.
Lei mi sorride, grata, e si avvicina:
"Grazie mille."
"Il
posto è libero, perché non occuparlo?" ribatto
con noncuranza,
alzando le spalle.
"Beh, non tutti sono gentili come Lei:
arrivando a quest'ora e con quella metro non c'è mai un
tavolo
libero: di solito lo bevo in piedi e troppo di fretta per gustarlo
come si deve, quindi grazie." commenta lei, al che deduco anche
il fatto che è una chiachierona: beh, meglio per me.
"Comunque
io sono Amedeo." le porgo una mano sorridendo, e lei ricambia
sia la stretta che il sorriso:
"Loredana."
Il suo
nome inizia per "L", come "Lorena", "Luisana",
"Louise", "Lara", "Laura" e "Lorella":
interessante. Ah, e anche "Linda" inizia con la stessa
lettera, come dimenticarlo! Il nome "Loredana", però,
proprio mi mancava: potrei aggiungerlo alla lista.
"Deduco
che tu non ami la metropolitana." commento.
"Odio il
fatto che sia così affolata, per il resto mi affascina. Mio
padre ha
costruito questo tunnel, oltretutto, e io stessa progetto i nuovi
cunicoli."
"Oh, quindi sei già stata nella sala di
controllo o in quelle degli impianti elettrici?" esclamo,
affascinato."O almeno sai dove si trovano?"
"È un
appassionato anche Lei di cunicoli e affini?" osserva lei, con uno scintillio divertito negli occhi.
"Amo i
dettagli: ad esempio, se la sala dove si trova l'impianto elettrico
non ci fosse, il tutto non funzionerebbe."
"Ottima
osservazione." commenta Loredana sorridendo entusiasta: le sue labbra
sono piegate all'insù da quando si è seduta
davanti a me.
"Ed
amo gli impianti elettrici fin da quando ero bambino."
concludo.
"Oh, elettricista?"
"No, avvocato."
o, meglio, questo era il mio impiego nella mia vecchia vita, ma amo
presentarmi ancora come un uomo che lavora in un tribunale: ora sono
un viaggiatore, viaggio per vivere, viaggio per necessità.
Posso
dedicarmi a tempo pieno alla mia passione più grande da due
anni, da
quando ho vinto una grossa somma alla lotteria.
"Buffo."
commenta intanto lei, poi entusiasta e curiosa chiede: "È
divertente urlare: 'Obiezione!'?"
"Non si usa tanto
quanto fanno vedere nei film." minimizzo.
"Non mi hai
risposto."
"Lo so." rispondo tranquillo, e lei in
risposta mi guarda negli occhi: solo la suoneria del cellulare la
porta a riscuotersi. A vedere la fotografia di un uomo comparire
sullo schermo sbuffa, poi risponde: "Dimmi!... Sì
sì, sto
arrivando, non preoccuparti. Sì, arrivo... No, non sono
ancora alla
metro!" sbuffa ancora e, senza neppure salutare il suo
interlocutore, interrompe la chiamata. Mi guarda, mi fa un cenno di
scuse e tenta anche di sorridere, ma i suoi occhi color del mare sono
lucidi.
"Tutto bene?" le chiedo a quel punto.
"Sì,
non ti preoccupare: il mio ex suocero è anche il mio capo.
Mi odia,
è già tanto se non mi ha ancora licenziata.
Scusa, ma devo scappre:
ti ritrovo qui domani?"
Le sorrido rassicurante:
"Certamente." mi viene voglia di abbracciarla, e per un
attimo penso che varrebbe davvero la pena di fermarmi qui con lei,
che potremmo essere felici assieme, che lei potrebbe capirmi.
"Non
è che prima mi faresti vedere dove si trova la stanza
dell'impianto
elettrico? È qui vicino, vero?"
"Certo, con piacere:
dovrei avere cinque minuti di margine." risponde, poi mi guida
per i corridoi e riesce anche a farmi entrare illegalmente: ride di
gusto ad una mia stupida battuta su un bambino che ha paura del buio,
ma poi mi riferisce che sta per lasciarmi lì da solo e mi
dà
appuntamento a domani in questo posto. Mi sorride un'ultima volta e
mi saluta con un cenno della mano, poi fa l'errore di voltarsi. Il
fazzoletto con il cloroformio la addormenta in un attimo, ma la
sveglia poco dopo: i suoi occhi mi fissano terrorizzati non appena si rendono conto
del fatto che i suoi polsi sono legati ad una sedia e che un laccio le copre la
bocca. So che mi e si sta chiedendo il perché: lo hanno
fatto tutte.
Avevo una sorella, Sole, brillante giudice, che mi ha fatto
perdere parecchi casi: è sempre stata migliore di me, ma ci
siamo
sempre voluti bene, nonostante tutte le litigate che abbiamo fatto
nel corso degli anni. Aveva una migliore amica, Linda, capelli biondi
e pieni di boccoli, chiaccherona ed esuberante, che ha guidato
ubriaca e che ha ammazzato il suo fidanzato, l'ha resa paralizzata e
ne è uscita illesa. Sole si è uccisa tagliandosi
i polsi: ricordo
ancora il sangue che usciva copioso dalle sue vene quando l'ho
trovata distesa incosciente sul pavimento della sua camera. Ho reciso
le vene dei polsi di Linda due anni fa, e finalmente, dopo mesi di
apatia, mi sono sentito bene, in pace con me stesso. Riprovo quella
sensazione mentre recido i vasi sanguigni di Loredana, mi sento bene
mentre osservo la vita scivolare via lentamente dai suoi occhi. Era
una persona gradevole, per un nanosecondo penso che quasi mi
dispiace: se avesse avuto un aspetto fisico e un nome diversi, in
un'altra vita avremmo potuto essere amici.
Ma in questa vita io
sono un viaggiatore: per me una necessità cambire residenza
dopo
alcune settimane, vistare luoghi nuovi, conoscere persone diverse.
Ho
conosciuto e dissanguato ventinove donne in ventinove Stati diversi.
Il tutto per sentirmi di nuovo bene.
Angoletto
di Hope-barra-Gio:
Ehilà! Piaciuto il finale?
Non vi
preoccupate, non sono come l'anonimo protagonista di questa storia, ma mi sono
divertita a diventarlo per un attimo su carta.
E ricordate... una
recensione è gratis, ed ha una sola controindicazione: fa
sorridere
incontrollabilmente chi la riceve :)