Capitolo 2: Scoperta

Il bracciale di Five si illuminò improvvisamente di una forte luce, proiettando un piccolo schermo sul quale iniziarono a scorrere lunghe frequenze di codici binari.
“Sto ricevendo dei segnali dalla microspia..” mormorò Five
“Una microspia…?”domandò Kite confuso, guardando l’amico.

“Devi sapere che prima che Tron e il padre di Yuma partissero per l’ennesima spedizione in chissà quale remoto angolo della Terra ho piazzato addosso ad entrambi una microspia, così da essere sempre a conoscenza della loro posizione.” spiegò Five
“Ingegnoso..”commentò l’altro impressionato.

Nell’aria la tensione era palpabile mentre il ventenne esaminava febbrilmente le frequenze di codici che comparivano sul piccolo schermo.
“Maledizione, non riesco a processare tutti i dati ! Questo bracciale non è abbastanza potente da poterci riuscire. Devo trovare un altro modo.”
Kite dopo averci pensato su, propose “Potresti venire a casa mia, ho un computer che ti serve.”

L’altro sollevò un sopracciglio, incerto sul da farsi “Ne sei certo ? So di non esser visto di buon occhio da tuo padre dopo quello che ho fatto ad Hart...”
“Smettila di tormentarti! Nessuno ti ucciderà solo perché sei venuto a casa mia” rispose il biondo, ironico.
L’altro abbozzò un sorriso e disse “D’accordo, fammi strada”

Mentre passavano accanto a casa Tsukumo Five chiese “Per caso hai parlato con Yuma in questi giorni ? I miei fratelli mi hanno riferito che è un po’ giù di corda, ma non mi hanno saputo spiegare il motivo. Tu ne sai qualcosa ?”.
L’amico si strinse nelle spalle e rispose “Sono stato a casa sua due giorni fa ma è stata una conversazione a senso unico.
Praticamente ho parlato a una porta ostinatamente chiusa. Quello che so è che non sta passando un bel periodo, il padre è scomparso di nuovo e Bronk e Tori si sono trasferiti oltreoceano.
Secondo te cosa dovremmo fare per farlo star meglio ?”

Five dopo averci pensato su disse “Penso che Yuma, ora più che mai, abbia bisogno di una “spinta”, di qualcosa che lo scuota e lo faccia reagire”
“Lo aiuterai ?”
“Glielo devo” rispose piatto e Kite sapeva a cosa si riferiva.

Da quando Yuma li aveva aiutati a ricostruire la loro famiglia lui e i suoi due fratelli avevano giurato a loro stessi che lo avrebbero protetto e aiutato a qualsiasi costo.
Nel frattempo i due erano arrivati davanti alla  Heartland Tower.
Una volta entrati negli appartamenti di Kite, il biondo aprì la porta del laboratorio, rivelando un’ampia stanza trapezoidale con le pareti dipinte di un delicato color panna e quattro vetrate rettangolari sulla parete di sinistra che davano luce all’ambiente.
Al centro del laboratorio troneggiava un’ enorme computer e sulla parete di destra erano addossati vari tavoli.

Non appena li vide entrare Orbital, il fedele robottino al servizio di Kite, si precipitò verso di loro.
”Kite-sama, siete tornato finalmente! Aspetti ma che ci fa LUI qui ?!” strillò il robot indicando Five
“Lui è qui come mio ospite. Che c’è, la sua presenza ti disturba ?”
“Ma, padrone, vi devo forse ricordare le indicibili sofferenze che quest’uomo ha inflitto a vostro fra…”
il robot si interruppe, notando l’occchiata omicida lanciatagli da Kite.
“Vattene, ammasso di ferraglia.”
“Ma, Kite-sama… “
“ Vattene." ordinò il diciottenne lapidario.
Brontolando tra sé e sé a bassa voce il robottino uscì dal laboratorio.

Una volta rimasti soli Kite disse “Perdonalo, Orbital a volte sa essere davvero irritante.”
“Non  importa Kite,piuttosto vediamo di analizzare questi dati.”rispose l’altro.

Dopo qualche minuto i due riuscirono a processare tutti i dati.
“Ho individuato le coordinate geografiche fornite dalla microspia. Sono: 72 gradi e 12 secondi di latitudine nord e 30 gradi e 23 gradi di longitudine ovest” annunciò Kite
“Corrispondono a una località vicino al villaggio di Garissa, in Libia” disse Five scrutando attentamente una cartina geografica.
“Certo che è strano che le coordinate indichino proprio quel punto. Il villaggio di Garissa è un villaggio minuscolo e intorno c’è solo il deserto…
E si trova proprio sul tropico del Cancro, non trovi che sia strano ?”
“Si, in effetti è strano.” convenne l’ altro.

“Si è fatto tardi, dovrei tornare a casa” disse Five gettando un’occhiata all’orologio appeso alla parete.
“Avvertirò i miei fratelli e cercherò qualche informazione in più su questa località, grazie per avermi aiutato Kite, il tuo aiuto è stato molto prezioso.”
“Sono felice di esserti stato utile, io cercherò di contattare Yuma.” replicò il biondo

“Non è necessario, dopodomani io e i miei fratelli siamo stati invitati a pranzo a casa sua, quindi ci penserò io a metterlo al corrente.
Arrivederci Kite.”

Il ventenne uscì dall’edificio mentre il cielo lentamente si tingeva d’arancio, sfumando lentamente tutti i colori in un giallo splendente e inondando tutti i palazzi circostanti con una calda luce, sancendo la fine di quella lunga notte e l’inizio di un nuovo giorno.