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Autore: Fiore_di_loto    20/09/2015    0 recensioni
Faccio un respiro profondo e lo guardo con un mezzo sorriso che sa di provocazione, mentre inizio a ballare su questo terrazzo freddo e umido, e avvicinandomi alla ringhiera gli grido, imitando la sua voce forte e fingendomi grande: - Mi toccherà suicidarmi, Billie Joe Armstrong, se lei non si decide a credere alle mie parole, ad ammettere che pensa a me mentre canta, mentre suona su quel palco e mentre bacia sua moglie. Credo che mi suiciderò, Billie Joe!- faccio finta di buttarmi e lui corre subito dietro di me, bianco in volto per la preoccupazione e mi chiede se sono impazzita. - Sono impazzita per te, Billie Joe. E da quando sei così prudente, figlio di Edgar Allan Poe, comandante della rivolta?- Sorride e risponde stando al gioco, -Sono io che dovrei suicidarmi, Liv, perché so che tu mi ami, bambina impazzita!-
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrienne Nesser Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ho sempre apprezzato la solitudine, ho sempre avuto un ottimo rapporto con me stessa e un approccio pessimo con le altre persone. Tutti restano folgorati, all'inizio, dall'unico miscuglio di carisma e intelligenza, ribellione e giovinezza, vuoto e consapevolezza. Ma io, io Liv, Olivia, non sono mai rimasta impressionata da praticamente nessuna delle tante ombre senza volto che si accalcavano alle mie spalle, incapaci di pensare e solo in grado di pretendere. Pretendere la storia che chiunque avrebbe voluto sentire, pretendere che io mi alzassi e gridassi di nuovo alla professoressa di religione che lei aveva 'un'enorme bolla in testa che le impediva di ragionare lucidamente e la rinchiudeva nel suo sporco angolo con Gesù Cristo e gli apostoli della vergogna'. Pretendere che io scappassi ancora di casa, che infrangessi le regole senza aver paura, che li salutassi dall'alto della mia presunzione per avere altre storie da raccontare agli amici, ai genitori, della pazza Liv che li faceva ridere e li difendeva. Nessuno mi è mai piaciuto davvero. Solo, Billie. So che mi assomiglia, so che assomiglia all'idea che ho di me, e che tutti hanno di me. So che assomiglia, però, anche alle parti di me che tutti si rifiutano di comprendere. Lo so quando ad un tratto non ha più voglia di spaccare chitarre e raccontare inni sulla ribellione, e ha solo bisogno di chiudersi nel bagno di qualche metro sporca e umana, sedersi per terra, tremare, fumare, graffiarsi il volto e il collo e stracciarsi la pelle. É per questo, in realtà, che credo di amarlo. Perché é una persona, e non un'idea ammaliante, e perché io, sono esattamente identica a lui. Assaporare questo pensiero, mi calma improvvisamente e mi fa sentire non abbandonata, ma di nuovo viva, mentre il freddo di Cophenagen ci punge la pelle. Con un balzo salgo sul furgoncino e mi siedo sulle ginocchia di Billie, fingendo di non averlo visto e afferrando il cappuccino al posto suo, -grazie, grazie- dico amichevolmente all'aiutante che me l'ha offerto. O meglio, che l'ha offerto a Billie. Lui mi morde un orecchio e mi chiede a cosa sia dovuto questo improvviso scatto di allegria. -Ora che me l'hai chiesto mi hai fatta tornare triste.- e facendo finta di piangere mi sdraio totalmente su di lui. Inizia una specie di lotta, di quelle che si fanno da piccoli coi propri fratelli. Lui mi blocca e inizia a farmi il solletico, io strepito e scalcio finché non mi molla, mi siedo di nuovo sopra di lui e gli stampo un bacio sulle labbra. Qualcuno dai sedili posteriori imita il rumore delle nostre labbra e scoppiamo tutti a ridere, allegri, nonostante il tempo triste che novembre porta con sè. Passo tutto il viaggio fino all'hotel e il pranzo presso questo in preda ad un'inarrestabile felicità, e mi sento quasi lunatica, o bipolare. Le vie che attraversiamo sembrano medievali, antiche, ma belle. Il verde inonda ogni angolo di questa sperduta città che mai avrei immaginato di visitare, e mi riporta alla mente un cartone animato che vedevo da bambina. Prendo in giro Billie mentre messaggia con Adrienne, imitando le risposte che dovrebbe dare davvero, e se mi aspettavo che la sua aria diventasse cupa di fronte alle mie risate, sbagliavo. Non sembra più avvolto dai sensi di colpa, anzi, ride con me come non aveva mai fatto. L'aria della Danimarca è magica e tra me e Billie si sta creando una complicità meravigliosa, e non so spiegarlo, ma le espressioni degli altri di fronte al nostro scherzare come bambini incazzati e satirici, cambiano, e sembrano divenire un po' meno accusatorie, e un po' più allegre per il rinnovato spirito di Billie. Quando scendiamo dal furgoncino tenendoci per mano, un funzionario di qualche strambo partito politico ci porge in mano dei volantini, che hanno tutta l'aria di portare un messaggio sull'omofobia. Billie, forse contagiato dal mio umore, gli grida 'stai seriamente dando un volantino omofobo al cantante dei green day?' Così inizia a strapparlo davanti agli occhi del povero neopolitico che lo guarda stravolto. Io ammiro Billie orgogliosa di come lo sto facendo ringiovanire, e per sostenerlo inizio a strappare tutti gli altri volantini che porta sotto il braccio il funzionario, e come Billie inizia a morderli e a lanciarli in aria gridando 'coriandoli di ignorantissima merda piovono sulle nostre teste fottute!' 'Yeaa' io lo imito. La scena si prolunga per un paio di minuti e quando mi giro noto che l'intero cast del furgoncino è piegato in due per le risate, Mike compreso, che ultimamente aveva l'aria stanca. Continuando a camminare, mi si avvicina addirittura e mi sussurra -Sai, sta molto meglio con te che con Adrienne, sta ritornando quello che era 15 anni fa-.
   
 
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