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Autore: Kia85    21/09/2015    5 recensioni
Quel rosso scuro spiccava in modo sbalorditivo con tutto quel bianco e quella luce accecante.
Forse era per quello che Dio aveva scelto il bianco come colore per il Paradiso.
Così vedi di che colore è la morte.
Perché John era morto, no?
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You’re alive, John

 

 

Ovunque, intorno a lui, era bianco.

Bianco il cielo, bianca la terra su cui camminava, così tanto bianco che non riusciva neanche a scorgere l’orizzonte.

Non aveva assolutamente alcuna idea di dove fosse. Avrebbe potuto benissimo dire di trovarsi in Paradiso. Dopotutto, se l’era sempre immaginato così, giusto? Bianco. Ci doveva essere solo questo colore in Paradiso. Niente azzurro, niente verde. Neanche il giallo o l’oro erano ammessi. Il motivo era difficile da dire.

Forse a Dio non piaceva nient’altro che il bianco.

Oppure, e ridacchiò al pensiero, oppure nel momento in cui Dio aveva avuto l’idea di creare il Paradiso il bianco era stato l’unico colore disponibile per l’arredamento.

Quasi poteva immaginarselo, Dio, mentre andava dall’arredatore.

“Mi scusi, mi sta dicendo per caso che vi sono rimasti solo mobili bianchi?”

“È proprio così, Signore.”

“Ma com’è possibile? Vi ho appena creato e sono già andate a ruba tutte le altre tonalità disponibili?”

“Sono desolato, Signore, ho anche controllato in magazzino, ma è così. Se fosse arrivato un attimo prima del signor Lucifero, forse avrebbe trovato qualcosa. Ma purtroppo lui ha ordinato un numero inimmaginabile di elementi d’arredo e li ha voluti dei colori più disparati.”

“Bene, allora. Datemi tutto ciò che vi è rimasto. Ma si ricordi, avete appena perso un cliente molto prezioso.”

John Lennon rise nuovamente, pensando che avrebbe tanto voluto assistere a una scena del genere. Chissà, forse era andata davvero così. E di conseguenza, Dio aveva deciso che chiunque fosse arrivato in Paradiso, sarebbe anch’egli diventato bianco. Altrimenti tutti quei colori mischiati avrebbero stonato con l’arredamento che li circondava.

Ed ecco, quindi, anche John Lennon si ritrovò essere fatto solo di bianco. C’era una luce che emanava lui stesso, era quasi accecante talmente era intensa e candida.

Se non fosse stato totalmente consapevole di avere un corpo, avrebbe quasi potuto avanzare l’ipotesi che sì, era lui stesso la luce.

Ma come poteva essere vero? Gli esseri umani sono fatti di carne e ossa. Non esisteva nulla al mondo la cui essenza fosse impalpabile eppure così visibile come la luce. Forse solo gli angeli potevano essere considerati in questo modo. Sempre che uno ci credesse, ovviamente, alla loro esistenza. E John sicuramente credeva negli angeli, ma da qui a paragonarsi a uno di loro la strada era assai lunga.

Non era un angelo, non lo era mai stato e mai sarebbe potuto esserlo.

Per cui non capiva, non capiva più né dove fosse, né chi o cosa fosse e soprattutto, non aveva alcuna idea di che cazzo stesse succedendo.

L’unica cosa di cui fosse certo era il calore che abitava il suo corpo, lo stesso che bruciava in lui da quando era nato, lo stesso che il suo cuore pompava ad ogni battito. Ne era assolutamente certo perché, strano ma vero, in quel momento, ad ogni battito, il calore dentro di lui diminuiva sempre più.

Era come se John si stesse raffreddando.

Era come, ma non poteva essere vero… era come se il calore stesse fuoriuscendo dal suo corpo con la consistenza liquida di un fluido. Qualcosa di liquido e viscoso e caldo.

Qualcosa di…

John abbassò il capo, cercando non sapeva bene cosa, ma quando lo vide decise che fosse proprio alla ricerca di quello.

Rosso.

Qualcosa di rosso. Rosso sangue. Il suo sangue.

Fuoriusciva dal petto in quattro punti vicino a dove una volta c’era il suo cuore. Ora però John non sentiva più i suoi battiti.

Sentiva solo freddo, un freddo che congelava le sue ossa. E sentiva il sangue scorrere fuori dal suo corpo.

Sollevò una mano per poggiarla sul petto, nella speranza vana di fermare la sua corsa, ma non c’era niente da fare. Portò la mano ancora più in alto, davanti ai suoi occhi… era sporca di sangue.

Quel rosso scuro spiccava in modo sbalorditivo con tutto quel bianco e quella luce accecante.

Forse era per quello che Dio aveva scelto il bianco come colore per il Paradiso.

Così vedi di che colore è la morte.

Perché John era morto, no?

Doveva essere così.

Ma John non voleva morire, era troppo giovane per morire, aveva ancora così tante cose da fare e sentiva di avere ancora tanto da dare al mondo. Sì, probabilmente quest’ultimo era un pensiero da megalomane, e allora? Sappiamo tutti che era così.

E poi, John aveva troppe persone a cui badare per morire.

Mimi, per quanto gli seccasse ammetterlo, non avrebbe di certo retto il colpo. Figuriamoci.

Inoltre, c’era Julian, come avrebbe potuto abbandonarlo? Era il suo unico figlio, il suo bambino, così piccolo e indifeso, e aveva bisogno di lui.

E ancora i suoi amici, i Beatles, e Paul… Paul!

Anche Paul aveva bisogno di John, almeno quanto lui ne avesse di Paul.

Non poteva morire e lasciare Paul.

A quel pensiero, John chiuse a pugno la mano sporca di sangue. Il liquido denso e rosso colò fra le sue dita fredde, le stesse dita che si erano intrecciate con quelle calde di Paul quando era ancora vivo. Solo in questo momento si rese conto quanto la sua mano stretta a quella dell’altro ragazzo gli ricordasse che fosse vivo.  

Colui che una volta era stato un uomo, John Lennon, provò a sospirare il dolce nome di Paul nella speranza che potesse aiutarlo ad accettare quanto fosse accaduto, ma i muscoli del suo corpo non risposero. Non aveva più fiato, né forza per aprire la bocca né per fare alcunché.

Paul.

John chiuse gli occhi e il nome di Paul risuonò nelle sue orecchie…

Paul.

Ricordò perfettamente il tono delicato della sua voce quando lo sussurrava…

Paul.

E come gli occhi di Paul brillassero ogni volta, pieni di amore e sorpresa…

“Paul!”

La sorpresa, l’immensa sorpresa ora fu quella di John quando si accorse di aver appena urlato quel nome.

Proprio ora le forze e il calore erano tornati nel suo corpo, così John spalancò subito gli occhi.

Quello che vide fu ancora bianco, un soffitto dipinto di bianco, e luce, ma questa era infinitamente più debole di quella a cui aveva cercato di abituarsi negli ultimi minuti. La camera era illuminata da questi timidi e fiochi raggi di sole che si facevano strada attraverso le tapparelle abbassate per la notte.

John si accorse di avere il fiato corto e il viso sudato. Sollevò una mano davanti ai suoi occhi, mentre il suo petto tutto integro, per fortuna, si abbassava e alzava velocemente per permettergli di respirare.

Le dita della sua mano erano pulite, bianche, non vi era alcuna traccia di sangue. Non più almeno. O forse non vi era mai stata?

“Che ti prende, John?” domandò una voce impastata dal sonno accanto a lui.

John batté le palpebre, ancora sconcertato da quanto stesse accadendo, e si voltò alla sua sinistra per trovare gli occhi grandi, ma socchiusi, di Paul guardarlo preoccupati.

Il ragazzo era adagiato su candide lenzuola, sdraiato su un fianco con una gamba appoggiata sopra quelle di John, e la sua pelle così in mostra era più bianca che mai. Il che poneva un importante dubbio: o John era ancora in Paradiso e per fortuna Paul l’aveva raggiunto per rendere più interessante il suo soggiorno, oppure era stato tutto uno stupido sogno.

“Io… non lo so, veramente…” mormorò titubante, “Pensavo di essere morto.”

Paul sospirò, passandogli una mano sul viso sudato per voltarlo verso di sé, e probabilmente per rassicurarlo. Non c’era niente di meglio del tocco di Paul per allontanare le paure di John.

“Era solo un incubo, amore, qualunque cosa fosse, era solo un incubo.” affermò il giovane uomo, appoggiando il capo sulla sua spalla e permettendo alla sua mano di vagare sul petto caldo di John.

“Un incubo, dici?” domandò John, sollevando un sopracciglio.

Effettivamente poteva anche darsi che fosse andata così. Avrebbe spiegato molte cose.

“Sì, tu non sei morto.” disse Paul, lasciando che le sue dita affusolate trovassero e si intrecciassero ora con quelle di John, “Vedi?”

“Oh, sembra proprio di no.”

Paul annuì e si chinò a baciare la punta della spalla di John, mormorando un verso di approvazione che fu soffocato dalla sua pelle ora assai più calda.

“Infatti, io dico che sei più vivo che mai.”

“Addirittura?” domandò John, sorridendo mentre i baci di Paul coprivano il suo petto e lui scivolava sul suo grembo.

“Addirittura.” ripeté Paul, sollevando il capo per guardarlo nel momento stesso in cui le braccia di John lo avvolsero e tennero vicino a sé, “E se non ne sei convinto, penso di poterti aiutare a sentire ancora più vivo.”

No, John non aveva bisogno di essere convinto. Sapeva perfettamente di essere vivo, sapeva che non era mai stato morto e che aveva solo avuto un terribile incubo. E più di tutto questo sapeva di essere lì con Paul, di avere il suo corpo caldo tra le braccia e la sua bocca che accarezzava la sua pelle. Sapeva che tutto questo gli bastava per essere vivo, questo, avere Paul con sé, di modo che lui potesse aggrapparsi al suo splendido ragazzo ogni qualvolta ne sentisse il bisogno. Sapeva che Paul l’avrebbe protetto, che si sarebbe assicurato personalmente che fosse vivo e che avrebbe impedito che qualcosa di male potesse capitare a John.

No, John non aveva bisogno di ulteriori conferme.

Eppure…

“Bene, allora.” mormorò John, baciandolo sulla bocca e stringendolo a sé.

Eppure non si sa mai, meglio controllare.

Per sicurezza, si capisce…

“Convincimi.”

 

 

Note dell’autrice: buongiorno. :3

Che bello tornare su efp dopo quasi tre mesi. :)

Questa piccola os l’ho scritta in estate, dopo un periodo molto stressante in cui non riuscivo a leggere e tutto ciò che scrivevo mi faceva schifo al quadrato. >_<

Comunque, ho ritrovato un po’ di ispirazione, anche grazie ad Anya che mi ha consigliato un libro bellissimo, Buona apocalisse a tutti. Difatti questa os è molto ispirata a quel libro. :3

Sono sicura di essere un po’ arrugginita e questa non è la storia migliore che abbia scritto, ma ci tenevo a pubblicarla e spero di tornare presto con qualcosa di meglio.

Intanto grazie ad Anya, che ha corretto e che dovunque e comunque mi sostiene e incoraggia e senza di lei sarei proprio persa.

Grazie anche a Chiara che è una personcina deliziosa e trova sempre le parole per confortarmi.

E grazie in anticipo a chiunque leggerà.

A presto… spero… :3

kia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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