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Autore: Verdeirlanda    22/09/2015    0 recensioni
*...Beatrice sospirò, guardò quel macabro dipinto che era diventata Firenze quella sera, e pensò a lui, era inevitabile pensare a lui. Dove sei Zoroastro, sei al sicuro, sei ferito, dove sei adesso?...
...."Andiamo via Nico." disse Zoroastro preoccupato "Andiamo alla bottega, lì saremo al sicuro con Andrea, Leonardo e Beatrice." Già, Beatrice. Pensò a lei. Si chiese se la ragazza fosse spaventata di fronte a tanta furia e follia, si disse che per fortuna alla bottega non correva pericoli. Almeno così credeva.*
La congiura dei Pazzi ha sconvolto Firenze, e questa rivolta, destinata ad essere sedata, non è altro che l'inizio di un'intricato intrigo ordito da Roma.
Leonardo Da Vinci, sua sorella Beatrice e il loro migliore amico Zoroastro si troveranno ad affrontare una situazione decisamente complicata, con l'aiuto ovviamente del giovane Nico, per evitare che Firenze soccomba.
E mentre tutto intorno a loro si sgretola e si ricompone con ritmo incalzante ed inaspettato, Beatrice e Zoroastro si confronteranno con il loro amore ancora mai dichiarato, destinato a rivelarsi e ad affrontare numerose tenebre prima di poter brillare senza paura alla luce dell'alba.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nico, Nuovo personaggio, Zoroastro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A Firenze la pioggia sembrava non voler concedere una tregua.
L'Arno si era ingrossato e graffiava gli argini come se cercasse di scavalcarli, per questo erano stati posti sacchi di sabbia lungo il fiume, in via precauzionale.
Beatrice era sveglia, le piaceva ascoltare il ticchettio della pioggia sul tetto della sua camera, si strinse nello scialle grigio che aveva sulle spalle, respirò l'aria umida.
Era a casa, la sua Firenze, la città che le era mancata in modo inimmaginabile. 
Guardò i rivoli d'acqua che scivolavano sui vetri delle finestre, le ricordavano le lacrime di gioia che avevano inumidito le gote di Verrocchio quando li aveva visti entrare in bottega.
Andrea aveva abbandonato studenti e scalpello per correre ad abbracciarli.
"I miei ragazzi..." aveva mormorato stringendo in un unico abbraccio Leonardo e Beatrice.
Ormai da quel giorno erano passate molte settimane, tutto sembrava tornare a una normalità a cui non erano più abituati da quando era iniziata la ricerca del Libro delle Lamine.
Da quando erano scappati eludendo la sorveglianza di Riario era cambiate alcune cose.
Lorenzo De Medici era partito per Napoli in missione diplomatica, una missione segreta aveva specificato Piero Da Vinci. Suo padre a differenza di Andrea non si era lasciato andare a lunghi gesti affettuosi, li aveva abbracciati ma il suo rapporto con i figli era ancora imbarazzato.
Lorenzo, aveva spiegato Piero, era stato scomunicato, ciò poteva scoraggiare i governanti degli altri stati della penisola e dell'Europa dal fare affari con Firenze. Pertanto il Magnifico si era recato di nascosto a Napoli per cercare l'appoggio economico e politico di re Ferrante. 
"Quindi dovremo continuare a far credere a tutti che Lorenzo sia ancora nelle sue stanze, malato." aveva concluso Piero.
"Come procedono le trattative?" aveva chiesto Leonardo.
"Non lo sappiamo, per la propria e nostra sicurezza Lorenzo ha deciso di non inviare messaggi a riguardo." 
Nonostante il clima teso per la sorte del marito Clarice aveva dato alla luce un bellissimo maschietto, sembrava che il piccolo avesse aspettato l'arrivo della fidata Beatrice per nascere. 
Questo lieto evento aveva dato il via a gioiosi festeggiamenti in tutta la città, ed era stato proprio a una festa organizzata nei giardini del palazzo che Leonardo e gli altri avevano conosciuto Carlo De Medici.
"Dunque Voi siete a conoscenza del nostro viaggio?" aveva chiesto Leonardo.
"Sì, Lorenzo me ne ha parlato nella speranza che potessi esservi d'aiuto una volta tornati, non era certo della sua presenza. Non dimenticate che sono figlio di Cosimo, mio padre mi ha raccontato molte cose riguardo al Libro." aveva risposto Carlo "Dobbiamo assolutamente parlarne, ovviamente in un luogo più appartato." aveva detto prima di congedarsi.
Zoroastro, una volta tornati alla bottega, aveva espresso le sue perplessità sul Medici: "Carlo non mi convince."
"Perché?" chiese Beatrice.
"Ho sentito molte storie su di lui, sul fatto che in realtà Cosimo non lo abbia mai realmente considerato un figlio, anzi, gli avrebbe sempre preferito i nipoti. Ho sentito anche dire che Cosimo abbia allontanato la madre di Carlo, una serva, perché era troppo affettuosa con il figlio."
"Dicerie da cameriere." rispose Nico.
"Può darsi, ma non mi convince. Chiamalo sesto senso, è meglio stare in guardia." 
Leonardo annuì: "Zo ha ragione, siamo già stati ingannati in passato."
"Sentiamo prima cosa ha da dire lui, in base a questo ci regoleremo." aveva proposto Beatrice, e dato che tutti avevano concordato non ne avevano più discusso.
Da allora avevano incrociato Carlo diverse volte tra le mura del palazzo, ma non c'era stata ancora nessuna conversazione sul Libro delle Lamine. 
Zoroastro, addormentato accanto a lei, tossì e si girò su un fianco. Beatrice lo guardò, sospirò e si alzò dal letto, a piedi scalzi si allontanò e andò nella stanza adiacente, e uscì su un piccolo balcone coperto.
La pioggia era scrosciante, alcune gocce rimbalzavano dal davanzale di pietra sulla sua pelle, erano fredde ma piacevoli. 
Beatrice si strinse nello scialle, guardò Firenze coperta di pioggia e illuminata da una flebile luce, stava albeggiando. 
Era stata paziente con Zoroastro, ma quando erano tornati in città aveva deciso di chiederglielo.
"Quindi hai conosciuto tuo padre." gli aveva detto, riprendendo il discorso iniziato nella Volta Celeste.
Lui l'aveva guardata, colpevole, e aveva annuito: "Sì."
"Raccontami come è andata." lei lo avevo messo alle strette.
Zoroastro aveva dunque raccontato la verità: "Ho ricevuto una sua lettera, diceva di volermi incontrare. Mi ha dato appuntamento a Roma nella sua casa, sperava che volessi raggiungerlo, voleva raccontarmi la verità sulla mia nascita, sulla storia d'amore con mia madre... Così sono partito, a voi ho detto che mi recavo a Roma per un lavoro."
"Perché ci hai mentito?"
"Perché mi avreste messo in guardia, vi sareste preoccupati... Ad ogni modo, sono partito e ho incontrato quest'uomo, mio padre...ho notato subito una certa somiglianza tra noi."
"Cosa ti ha raccontato?" 
"Mi disse di essere l'erede di una famiglia di ricchi mercanti, e che molti anni prima era venuto a Firenze per affari, si era trasferito per gestire in prima persona gli accordi commerciali con i clienti della zona. Frequentava spesso la taverna in cui lavorava mia madre, è così che si sono conosciuti e alla fine si è invaghito di lei, e sono diventati amanti. La relazione è durata mesi, è un giorno lei si è presentata a casa sua accarezzandosi il ventre, felice, gli disse di essere rimasta incinta, di essere pronta a sposarlo e creare una famiglia con lui.
Ma mio padre era già sposato, la sua famiglia aveva un nome importante da preservare e un figlio illegittimo sarebbe stato uno scandalo, così aveva respinto mia madre, le aveva detto di essere stato molto chiaro all'inizio della loro relazione, che sarebbero stati semplici amanti, le ha offerto dei soldi, le aveva detto che avrebbe pensato al mio mantenimento ma che non poteva certo lasciare tutto per vivere con noi. 
Mia madre iniziò a perseguitarlo, prima lo supplicò di non lasciarla, poi lo minacciò, lo insultò. Rifiutò i suoi soldi e non si presentò più alla sua porta, lui non la vide più. Mio padre provò a cercarla alla locanda dove lavorava ma gli dissero che era tornata dai suoi genitori a Peretola, lui mi disse di aver tentato di raggiungerla ma non la trovò."
"Ed è tornato a casa."
"Sì, poco dopo è tornato a Roma e vi è rimasto.
Molti anni dopo era tornato a Firenze per affari, e la curiosità su cosa fosse successo a mia madre e a me prese il sopravvento, così ci cercò e vide la mia famiglia, mia madre e quello stronzo del mio patrigno, il modo in cui mi trattavano... Così mi scrisse la lettera. Non aveva idea che mia madre potesse essersi trasformata in un mostro che odia il proprio sangue, lui aveva conosciuto una donna dolce e delicata, non l'arpia che noi due conosciamo. 
Voleva...voleva che potessi conoscere un genitore che in fondo non aveva mai smesso di pensare a quel bambino che non aveva potuto crescere. Voleva darmi una famiglia, in ritardo.
Ero dubbioso, lo ammetto, ed ero pieno di rabbia per l'abbandono, gli dissi che gli avrei fatto sapere. Dopo due giorni lo incontrai di nuovo, gli dissi che in fondo mi ero sempre chiesto chi fossi in realtà, quale fosse la mia origine, e ora potevo scoprirlo. Avevo passato la vita sentendomi chiamare figlio dei mori, nato da uno stupro, faccia da cane turco, e ora sapevo non era vero, non ero nato in quel modo orribile." la voce di Zoroastro si era fatta flebile.
"Così hai passato quei mesi con lui, per conoscere quell'uomo e la sua famiglia, la tua famiglia." aveva detto Beatrice.
"Era una persona simpatica, gentile. Non mi ha detto molto in realtà, era sempre vago sulla famiglia d'origine, so solo che erano mercanti, viaggiatori, che era una famiglia rispettata e temuta da molti. Io volevo sapere ma lui diceva che un giorno mi avrebbe spiegato molte cose, ma dovevo avere pazienza perché certe cose non sono semplici da comprendere, bisogna apprenderle per gradi. Mi sono fidato delle sue promesse. 
Mi rivelò che questo simbolo" mostrò a Beatrice il tatuaggio che aveva sul dito "era lo stemma di famiglia, che mi avrebbe rivelato il suo significato." ridacchiò amaro "Mi sono perfino tatuato questa cosa sulla mano.
Comunque, dopo diversi mesi passati con lui mi sono svegliato una mattina nella casa in cui diceva di abitare e in cui mi ospitava, e lui non c'era. La casa era vuota, mio padre se ne era andato. Trovai un sacchetto colmo di monete e un biglietto sul tavolo della cucina, lo lessi, diceva che era pericoloso per me stare con lui, che gli si spezzava il cuore ma  non era il momento giusto, e che mi lasciava del denaro, un modo per occuparsi di me...tutte stronzate insomma. Sono tornato a Firenze, vi ho detto che gli affari erano andati bene e ho usato i soldi di mio padre per pagare alcuni debiti che avevo qui, ma a voi ho detto che era il mio compenso per il lavoro svolto."
"Ma perché non ci hai detto la verità Zo?" aveva chiesto Beatrice.
Zo l'aveva guardata, c'era tristezza nei suoi occhi: "Mi vergognavo di aver creduto a quell'uomo, mi ero fidato di lui e...mi sentivo umiliato, d'accordo?"
Beatrice aveva annuito: "Lo posso capire." gli aveva accarezzato un braccio e preso la mano "Certo che è strano, insomma, ti ha cercato lui, e poi se ne è andato...senza raccontarti di più sulla tua famiglia..."
"Te l'ho detto, pensava non fossi pronto allora..."
"Allora?" chiese Beatrice d'istinto, come se quella precisazione temporale l'avesse destata.
Zo si era morso nervosamente un labbro, come se volesse parlare ma qualcosa lo trattenesse dal farlo. 
Beatrice lo notò: "Devi dirmi altro?"
"No" aveva risposto velocemente Zoroastro."Mi spiace di avervi mentito Bea." le aveva stretto la mano nella sua, con l'altra le aveva accarezzato il viso e l'aveva attirata a sé per baciarla. 
E da quel gesto Beatrice aveva capito che le stava mentendo. Aveva ricambiato il bacio e lo aveva stretto a sé ma in cuor suo sentiva che c'era qualcosa che lui le nascondeva. Lei e Zoroastro si erano raccontati ogni cosa, ogni segreto, ma questa volta lui aveva preferito tacere sull'incontro con suo padre, e probabilmente le stava ancora nascondendo qualcosa. 
"Principessa..." la voce flebile di Zoroastro la distolse da quel ricordo, lui si era svegliato e non trovandola nel letto si era alzato per cercarla "Che fai?" si stropicciò gli occhi, sembrava un bambino assonnato, con i riccioli scompigliati.
"Non riuscivo più ad addormentarmi." gli sorrise.
Zo si avvicinò e la abbracciò, tenendola stretta le disse: "Non accenna a smettere."
"Già." rispose lei.
Chiediglielo, diceva una vocina nella sua testa, chiedigli di suo padre, chiedigli cosa sta nascondendo. Ma Beatrice la ignorò, e si godette il caldo abbraccio dell'uomo che amava.
 
 
"Riario non demorde." commentò Zoroastro vedendo andare via il messaggero del conte, era la seconda volta che veniva a Firenze con una lettera per Leonardo.
"Sta cercando di organizzare un incontro, vuole che gli porti il taccuino di Berengario così potremo studiarlo insieme, magari trovare risposte nei libri dell'archivio segreto di Mercuri..." Leonardo sbuffò qualcosa, appallottolò la lettera e la buttò in un angolo del suo studio "Gli ho risposto che presto mi farò vivo e avremo modo di ricominciare la ricerca."
"Mangerà la foglia appena leggerà il tuo messaggio." disse Zoroastro.
"Lo so, infatti non abbiamo molto tempo. Dobbiamo trovare un modo per allontanarci dal sua sguardo, e non solo dal suo." Leonardo rifletté un attimo, poi chiese "Hai parlato con Beatrice?"
Zoroastro abbassò lo sguardo e iniziò a giocherellare con una zampina del pipistrello impagliato che l'amico aveva sulla scrivania.
"Per la miseria Zo!"
"Lo so! Le ho parlato del primo incontro con mio padre."
"E basta? Non avevi proprio altro da dirle?" chiese con amaro sarcasmo Leonardo "Mi pare ci siano molte altre cose che dovresti confessarle, e visto che il tempo stringe..."
"Cazzo Leo, lo so, va bene? Lo so!" Zoroastro si grattò la barba, nervoso.
Leonardo mise una mano sulla spalla dell'amico: "A me hai confidato tutto, anni fa, e io ho capito, temevi che ti avrei allontanato, che non mi sarei più fidato di te e non l'ho fatto, anzi ho apprezzato la tua sincerità." 
"Ho dovuto farlo, dovevo metterti in guardia...e volevo dirlo anche a Beatrice ma poi tutto sembrava essersi fermato, non mi avevano più cercato. E adesso..."  Zoroastro guardò Leonardo negli occhi "I Nemici dell'uomo, Leonardo, dobbiamo guardarci da loro, Mercuri aveva ragione." 
"E lo faremo, non gli permetteremo di ostacolarci." gli disse convinto Leonardo "Abbiamo già abbozzato un piano, no? Dobbiamo solo perfezionarlo, e tu devi parlare con mia sorella." 
"Lo farò appena tornerà da palazzo." Zoroastro si morse un labbro.
"Vuoi che ci sia anche io? Magari posso..."
"...metterti tra me e i suppellettili che mi tirerà addosso? Sì, grazie, lo apprezzerei." concluse Zo.
Leonardo scoppiò in una risata fragorosa, poi guardò l'amico sorridendo: "Beatrice ti ama, e ti capirà. Si arrabbierà, certo, ma ti perdonerà questo lungo silenzio. Se c'è una persona che può farlo è lei."
 
 
Clarice guardava il suo bambino, era innamorata. Le era capitato con tutti i suoi figli, si riscopriva capace di un amore che non aveva eguali.
"Sta benissimo." la rassicurò Beatrice "Il rigurgito è normale. Questo bambino è forte e molto carino."
"Carino? È bellissimo!" rise Clarice prendendo in braccio Giuliano.
Beatrice sorrise, avrebbe voluto dire che aveva gli occhi dello zio di cui portava il nome, ma si trattenne. La ferita per la perdita di Giuliano durante la congiura dei Pazzi era ancora aperta nonostante fossero passati molti mesi.
Una balia entrò nella stanza per allattare, e Madonna Orsini le affidò Giuliano.
"Le sorelle se lo litigano, lo vizieranno." raccontò Clarice mentre accompagnava Beatrice fuori dalle stanze del pargoletto "Grazie per essere venuta a controllarlo, ho sempre paura che..." trattenne le lacrime.
"Lo so, siamo stati tutti toccati da una grande sofferenza e questo ci rende più guardinghi." Beatrice prese le mani di Clarice tra le proprie "Ma adesso siamo al sicuro, Lorenzo tornerà presto e non penseremo più al dolore provato."
Clarice le strinse le mani e le sorrise, si congedò più serena.
Beatrice percorse i corridoi del palazzo per raggiungere l'uscita, e incrociò Carlo sul suo cammino.
"Beatrice Da Vinci." disse l'uomo con un sorriso.
"Signore." rispose lei, con reverenza.
"Siete venuta a controllare lo stato di salute del piccolo Giuliano." 
"Sì, infatti." rispose Beatrice, anche se quella di Carlo non era una domanda.
"Clarice è fortunata, ho sentito cose molto lodevoli su di Voi. La Vostra conoscenza della medicina è impressionante, soprattutto dato che alle donne non è concesso di studiare certe arti."
"La mia famiglia credeva che essere una donna non fosse un ostacolo per l'istruzione. Anzi." gli sorrise, ma era a disagio.
Carlo ridacchiò: "Potreste essere considerata una pioniera in futuro."
"Non tengo molto ad essere ricordata dai posteri, ma grazie. Ora scusatemi ma devo tornare a casa."
"Posso rubarVi solo qualche minuto? Avrei bisogno di un Vostro consiglio su una questione." chiese Carlo.
Beatrice non era tranquilla, ma non trovò nessuna motivazione valida per rifiutargli il suo aiuto e svicolare: "Immagino di poterVi concedere qualche minuto. Di cosa avete bisogno?"
"Vorrei discutere con voi sul...Libro..." rispose a voce bassa, avvicinandosi "Ma mi rendo conto che è un argomento delicato. Avete affrontato molti pericoli, e so che avete sacrificato molto per questa ricerca, questo credo vi renda più diffidenti ed è comprensibile, io vi capisco." la guardò intensamente "Non vorrei che pensaste che io voglia inserirmi a forza nel vostro gruppo e nella vostra vita, vorrei solo potervi aiutare. Per mio padre non c'era nulla di più importante della sicurezza del Libro e di coloro che lo proteggono, e io vorrei solo proseguire nel suo intento." sorrise a Beatrice "Quindi vorrei sapere da Voi, come posso aiutarvi senza sembrare invadente? Lo chiedo a Voi perché credo che abbiate una grande sensibilità Beatrice, ho imparato che in una donna risiede una ponderata saggezza che conduce alle giuste decisioni..."
Beatrice lo interruppe: "La Vostra disponibilità è ammirevole, la apprezzo molto. Parlerò con Leonardo, sono certa che anche mio fratello sarà felice di ricevere il Vostro aiuto. Dopotutto abbiamo un obiettivo comune." gli sorrise, il più dolcemente possibile.
Carlo annuì, la ringraziò e si allontanò nei corridoi del palazzo.
Beatrice respirò profondamente, e si diresse di nuovo verso l'uscita, il discorso mellifluo di Carlo e i suoi occhi scuri che la scrutavano come se volessero ipnotizzarla le avevano fatto capire una cosa: Zoroastro aveva ragione, non si dovevano fidare di Carlo.
Si infilò nel piacevole caos quotidiano di Firenze per raggiungere la bottega. Appena arrivata a casa ne parlerò subito con gli altri, pensò, come se non avessimo già abbastanza preoccupazioni adesso ci si mette anche il bastardo di casa Medici.
Arrivata entrò nel suo laboratorio.
"Ciao!" salutò Zoroastro, era seduto sulla panca, lui le sorrise "Pensavo fossi con Leonardo, per organizzare la partenza."
"Abbiamo ancora dei dubbi su come agire."
"Riario presto capirà che non intendiamo aiutarlo, e manderà i suoi uomini a prenderci."  disse Beatrice riponendo la borsa con le medicine.
"Sì, è vero, e presto troveremo una soluzione ma..." Zoroastro si alzò e si avvicinò a lei "Bea, devo dirti una cosa. Avrei dovuto dirtela prima ma non sapevo...non trovavo il momento, le parole."
Beatrice lo guardò negli occhi, lo sapeva che le stava nascondendo qualcosa. 
"Ma adesso non posso più tacere."
"Dimmi tutto." lo incalzò lei.
"ZOROASTRO!" una voce profonda e concitata li  interruppe.
"Cazzo..." Zo serrò la mascella.
"Zoroastro, per fortuna sei qui! Voi tutti dovete venire con me, è un'emergenza!"
"Cosa succede? Chi siete?" Bea spostò lo sguardo da Zoroastro sull'uomo che era appena entrato nella stanza.
L'uomo ignorò la ragazza, era agitato: "Zoroastro, dobbiamo andarcene, dovete venire con me, il patto ormai è rotto." 
Gli occhi di Zoroastro si spalancarono, increduli: "Cosa? Ma avevi detto..."
"Lo so cosa ho detto ma tutto è cambiato!"
"Mi volete spiegare???" gridò Beatrice con voce stridula "Questa è casa mia signore, quindi sareste così cortese da dirmi che succede? Chi siete?"
"Bea..." Zoroastro sospirò e le si mise accanto, guardandola negli occhi "Lui è Armen, mio padre."
"Tuo padre?" mormorò lei, e guardò con curiosità quell'uomo. In effetti a osservarlo bene la somiglianza era evidente.
"Era di questo che volevo parlarti, vedi lui...."
"Scusatemi ma non c'è tempo! Prendete le vostre cose e venite con me! Avvisa il tuo amico Leonardo, ce ne andiamo." Armen si grattò nervosamente il polso tatuato.
Gli occhi di Beatrice erano sgranati, accusatori, rivolti verso Zoroastro: "Cosa mi hai tenuto nascosto?"
Armen rispose, severo: "Zuccherino, ti prego, avrai il tempo per conoscere tutta la storia, hai la mia parola, ma per favore, andiamo via. Siamo in pericolo." 
"In pericolo, e chi ci minaccia?" chiese Beatrice infastidita da tanta confidenza.
Armen sospirò: "I Nemici dell'Uomo bambina, e se non ci sbrighiamo..."
"I Nemici del...che diavolo mi hai tenuto nascosto Zo?" gridò di nuovo a Zoroastro, era furiosa "Cosa sta succedendo?" 
Lui la afferrò per le spalle per calmarla: "Mi dispiace mi dispiace ma ti prego, fa come dice mio padre. Ti spiegherò principessa, giuro che lo farò." si allontanò per prendere la sua sacca e iniziò a buttarvi dentro alla rinfusa le sue poche cose che teneva da Beatrice.
La ragazza lo osservò, poi sospirò per calmarsi e fece lo stesso, riempì una sacca a sua volta.
"Vado a dirlo a Leonardo." disse Zoroastro  uscendo dalla stanza.
Beatrice prese anche una piccola borsa con le medicine, un kit d'emergenza, e lo mise nella sacca.
"Sono pronta." disse a denti stretti "Dove andiamo?"
"In un posto sicuro zuccherino, lì non ci troveranno."
"Perché ci danno la caccia? Cosa è successo?" chiese mentre scendevano le scale.
"Ho dovuto rompere un patto vecchio di secoli tesoro, non la prenderanno bene."
 
 
 
"Come sarebbe a dire che non sono qui? Mi avevi detto che c'erano degli ostaggi."
Riario guardò Antea in cerca di risposte, ma la donna ne sapeva quanto lui.
"Girolamo, Vi prego, sedetevi, tutti e due." Carlo de Medici cercava di mantenere la calma, ma la situazione lo metteva a disagio e lo faceva infuriare.
Insieme a loro nella stanza c'era un uomo incappucciato, il viso si scorgeva appena, e l'individuo era vicino al muro, in un angolo poco illuminato, come se volesse rimanere in disparte ma essere comunque parte di quel colloquio.
Il misterioso incappucciato fece accomodare i due ospiti su un divanetto.
"So che avete fatto un lungo viaggio, faticoso" disse con voce calma "e questo fallimento non è un accogliente benvenuto. Purtroppo siamo stati traditi. Non me lo sarei mai aspettato da Armen."
"Armen! Quel borioso maleducato che mi hai presentato tempo fa? Sapevo che nascondeva qualcosa." disse Antea "Cosa ha fatto?"
"Ci aveva assicurato due ostaggi ma ha mentito. E in più, Leonardo e i suoi amici sono scomparsi. Deve averli fatti scappare." rispose Carlo.
"Perché? Cosa lo ha spinto a tradirvi?" chiese Riario.
Carlo si grattò nervosamente la testa: "Armen è il padre di Zoroastro, l'amico di Da Vinci."
"Ne ero certa! E voi gli avete affidato un incarico così importante nonostante questo?" protestò Antea "Ridicolo!"
"Non rivolgerti a noi così." disse l'uomo incappucciato alle spalle di Carlo "Sei con noi da poco tempo, non sai nulla di noi, non giudicarci Antea."
La donna represse un ringhio.
Riario serrò le mani  nervosi: "È quindi il Vostro piano è fallito." si alzò "Ho fatto tanta strada per nulla." guardò Antea con disprezzo "Mi avevi assicurato che avremmo avuto il Libro delle Lamine..."
"E possiamo ancora averlo, Girolamo." Carlo cercò di rabbonirlo "Abbiamo qualche asso nella manica, non tutto è perduto."
Riario lo guardò, lo incuriosiva quest'uomo. Tradiva la sua stessa famiglia, si chiese perché. In fondo con Antea facevano una bella coppia.
"Va bene, ormai siamo in ballo, quindi balliamo. Cerchiamo di risolvere questo contrattempo." deci se Girolamo, anche perché non aveva molte alternative, da solo non aveva speranze di trovare i Da Vinci, alleandosi con i Nemici dell'Uomo poteva disporre di più risorse per muoversi in un mondo misterioso che gli era estraneo.
"Armen ha rotto il nostro patto, sarà severamente punito per questo." disse l'incappucciato.
Carlo annuì: "Questo è certo. Ora vi mostro la Vostre stanza, il nostro nascondiglio è spartano ma accogliente. Riposate conte Riario, e domani studieremo un piano per prendere ciò che ci spetta."
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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