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Autore: eowyn98_    22/09/2015    0 recensioni
Niente è mai come sembra e quando anche le nostre più profonde certezze si sgretolano davanti ai nostri occhi allora niente di quello che avrebbe dovuto essere sarà mai come prima.
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fin dal primo momento Jame mi aveva incuriosito. Il primo giorno che lo incontrai, ebbi subito l'impressione che fosse un tipo chiuso e introverso e subito dopo capii che non mi ero sbagliato. Jame non parlava mai con nessuno, se ne stava per i fatti suoi, ma io volevo conoscerlo. Così iniziammo a parlarci e, piano piano, diventammo grandi amici. Passavano gli anni e la nostra amicizia, anziché sgretolarsi, andò sempre più rafforzandosi anche se ora frequentavamo ambienti diversi. Quasi tutti i pomeriggi, ci vedevamo, parlavamo delle nuove esperienze, dei nostri nuovi amici e ci divertivamo a fare gare in bicicletta o gare di corsa. Jame era sempre stato abilissimo nello sport, correva come nessuno sapeva fare, a volte sembrava perfino che riuscisse a staccare i piedi da terra e volare; era molto bravo anche in matematica e in tutte le materie scientifiche o che richiedessero una logica, non da tutti. Tra di noi non c'erano segreti, entrambi conoscevamo tutto l'uno dell'altro... Anche se io avevo sempre l'impressione di non conoscerlo per niente, almeno sotto certi aspetti. Jame era un'ottimo amico, ma, quando si trattava di sentimenti, sembrava non sapesse cosa fossero. Alcune volte si comportava in modo strano: qualche volta, rimaneva imbambolato a fissare il vuoto, niente lo poteva scuotere. Oppure rimaneva affascinato dalle cose più semplici: un ragno che tesseva la tela, un fiore, un tramonto. Ma ciò che Jame amava erano le stelle, molto spesso guardandole sussurrava: << un giorno tornerò...>> io ridevo e gli chiedevo se si sentisse bene, lui rispondeva:<< certo! Stavo solo scherzando...>>. Ogni volta che lo diceva, coglievo nella sua voce un accento di tristezza. Ma non ci facevo caso, anche se avrei dovuto. Una sera, ci eravamo appostati su un albero. Era la notte delle stelle cadenti, non potevamo perdercele. Quel giorno Jame era strano, non aveva parlato molto ed era molto nervoso. In dieci minuti, avvistammo ben cinque stelle cadenti e per ognuna espressi un desiderio tra cui quello di restare per sempre amico di Jame. La notte era calma e serena ma ad un tratto, vidi un bagliore avvicinarsi, credevo fosse una stella, ma mi sbagliavo. Con un incredibile frastuono, poco lontano da noi, atterrò un'astronave. Non credevo ai miei occhi. Ma il peggio doveva ancora arrivare. In quel momento, vidi Jame avvicinarsi pericolosamente all'astronave e con mio immenso stupore, dall'astronave uscì una creatura metallica che somigliava ad un robot, anche se i movimenti erano molto più sciolti e la voce molto più umana. La creatura si rivolse a Jame parlando una lingua sconosciuta... Jame rispose. Mi sentii male, non riuscivo a capire. Ma subito dopo mi resi conto di tutto. Quelli erano androidi. E Jame era uno di loro. Lo vedevo, ora aveva il viso metallico, la voce non era più la sua. Non potevo crederci! Il mio unico migliore amico era un alieno? I due continuavano a parlare. Finalmente, Jame si avvicinò a me. Mi disse:<< l'ho nascosto per tutti questi anni. I miei simili sono sbarcati sulla Terra per portare a termine degli esperimenti scientifici. Te l'avrei detto ma non avresti mai capito. Lo so. Voglio restare tuo amico. Siamo diversi, è vero, ma questo non cambia le cose>>. Non volevo crederci, era un incubo. Come potevo rimanere amico di un androide che avrebbe condotto esperimenti scientifici sugli umani? Eppure ero stato suo amico per così tanto tempo. No, eravamo troppo diversi, ora me ne rendevo conto. Decisi che avrei fatto di tutto per ostacolare gli obiettivi che avevano questi stranieri, decisi che l'amicizia tra me e Jame era finita e soprattutto non l'avrei mai perdonato. L'astronave ripartì, questa volta con Jame a bordo... Non lo rividi più. Da quella volta, feci di tutto per ostacolare i fini degli androidi sulla Terra. Da quella volta, non credo più alle stelle cadenti.
   
 
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