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Autore: BALERION1    23/09/2015    0 recensioni
Dopo alcuni anni dalla fine della loro grande avventura Inuyasha, Kagome e i loro amici vivono la loro vita tranquillamente e allegramente. Ma non durerà a lungo. Un nuovo e potente nemico sta per fare la sua comparsa. La più grande sfida per il gruppo di eroi sta per cominciare. Una sfida che li porterà a scoprire nuovi mondi, combattere avversari forti e micidiali, e svelare antichi misteri.
Questa è la mia primissima fanfiction. Spero che vi piaccia e che commentiate in molti.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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Il brivido della caccia
 
A prima vista le due scene del disastro sembravano totalmente diverse. Non c’era niente in quel luogo di simile, rispetto a dove si è svolto il primo incontro. Solamente l’inquietante silenzio che fa rabbrividire fin nelle ossa.
Dove là gli edifici erano intatti e tutte le vittime lasciate lì dove erano cadute, qua invece era tutto il contrario. Il villaggio che si vedeva dalla cima della collina era stato messo a soqquadro, devastato, raso al suolo. Le pozze di sangue indicano la presenza di cadaveri, ma i corpi erano spariti senza lasciare alcuna traccia di trascinamento.
Avvicinandosi con cautela si accorsero che il colpevole aveva lasciato delle tracce: cinque artigli che si erano avventati sulla parete di una casa. Più che l’opera di un guerriero, sembrava opera di una bestia.
Era il momento giusto per usare la polvere messa appunto da Miroku e Kohaku. Il ragazzo ne prese una manciata dal sacchetto e la lanciò nell’aria. E come avevano previsto, si depositò sul terreno, evidenziando le impronte lasciate e tracciando un sentiero che raccontava cosa era accaduto. Il nemico era sbucato dalla foresta avventandosi sugli sventurati abitanti. Li aveva inseguiti dappertutto, fin dentro le case, senza risparmiare nessuno. Una volta terminato il massacro, si è diretto di nuovo nella foresta.
Inuyasha e compagni non poterono fare a meno di provare disprezzo per un tale atto. Che cosa ha spinto uno dei draghi a compiere una strage inutile? Il loro unico obiettivo doveva essere eliminare lui e Sesshomaru, ma allora perché tutto questo? E che fine hanno fatto i corpi di tutte le povere vittime?
Non c’era tempo per le domande, erano venuti lì per uccidere il nemico e così ripresero con l’inseguimento. S’inoltrarono nel bosco, seguendo la polvere, e camminarono per circa mezz’ora. Fu in quel momento che accadde l’imprevisto.
“Aspettate un attimo, fermi!” ordinò a loro.
“Che c’è Inuyasha? Hai visto qual cosa?”.
Non disse nulla, si mise solo a fiutare l’aria minuziosamente. L’odore che aveva sentito doveva essere piuttosto debole, dal momento che dovette metterci tempo e impegno per identificarlo. Finalmente, con lo sguardo sospettoso, diede una risposta che seminò il dubbio tra il gruppo.
“Non c’è dubbio, questo è il loro odore. Viene da quella parte.” indicò col dito verso sinistra.
“Ma non ha senso. Con i loro cristalli non dovemmo nemmeno sentire la loro presenza e poi la polvere indica che le orme vanno in questa direzione.” fece notare Sango.
“Qualunque sia il motivo di questo dilemma, l’unica cosa da fare e dividerci.”.
Prima che potesse imboccare la strada, Kohaku lo fermò. Sapeva che non poteva essere una semplice coincidenza.
“Aspetta Inuyasha! Io penso che sia proprio quello che vogliono che facciamo. Vogliono dividerci per poterci eliminare più facilmente.”.
“Sì Inuyasha, questa faccenda mi puzza.” aggiunse Shippo.
“Anche se fosse così, non abbiamo scelta. Dobbiamo controllare entrambe le piste. Se una delle due fosse una sfalsa, e prendessimo quella sbagliata, ci ritroveremo a punto e a capo.”.
“Io penso che dovremmo rimanere uniti! Cioè, non lo dico perché ho paura, niente affatto.”. Quanta falsità nelle parole di Shippo. Era talmente sulle spine, che gli bastò sentire il fruscio delle foglie dietro di lui per farlo balzare dallo spavento. Per fortuna era solo una lucertola.
Il mezzo-demone lo trovò molto divertente.
“Che fifone che sei Shippo.”.
Sango rimase seria per porgere la sua opinione.
“Comunque sono d’accordo con lui, dovremo evitare di dividerci.”.
“Sì, ma anche Inuyasha ha ragione, non possiamo rischiare di compiere errori. Se perdiamo le tracce, potremmo non avere altre occasioni di ritrovarle.”.
Sango era dubbiosa su come procedere. Ci pensò, e alla fine prese una decisione.
“D’accordo, allora faremo come ha detto lui. Forza muoviamoci.”.
 
Così mentre Inuyasha e Kohaku deviarono per seguire la traccia olfattiva, il resto del gruppo continuò a farsi guidare dalla polvere. Era pericoloso, sapevano che il nemico poteva ancora essere nei paraggi, ma non potevano rischiare di farselo sfuggire.
Per Sango, Shippo e Kirara non ci furono sorprese durante la ripresa del cammino, mentre ai ragazzi non andava tanto bene. La strada presa da loro si spingeva in una foresta di alberi morti, senza foglie e con i rami intricati e spinosi. Procedere divenne difficile. Avrebbero potuto tagliarli, ma sapevano che avrebbe solo fatto rumore inutile. Poi si accorsero di essere vicini ai confini di una palude, l’odore del posto rendeva difficile per Inuyasha riuscire a seguire il fiuto. Finche, a un tratto, fece segno a Kohaku di fermarsi.
Adesso lo avvertiva distintamente. L’odore era forte. Erano vicini, molto vicini. Entrambi estrassero le armi, pronti ad accoglierlo come si deve.
Passarono tra i fitti rami spinosi con la massima cautela. Gli occhi vigili e le orecchie allerta. Poi la via iniziò a divenire più chiara, con il diminuire dei rami che impedivano la visuale, intravedendo degli spiragli di luce provenire dall’alto. Quando anche l’ultimo ostacolo fu superato, si resero conto di essere giunti in uno spiazzo senz’alberi, il luogo ideale per tendere un’imboscata. Loro lo sapevano e si guardarono attorno prima di avanzare oltre. Non vi era nemmeno l’ombra di un qualche segno di vita, ma l’odore della pista era ormai così vicino. Dovevano procedere. E così fecero, uscendo dalla sicurezza degli alberi iniziarono a guardarsi attorno.
Un tocco sulla spalla fece capire a Inuyasha che Kohaku lo chiamava, e gli fece poi segno di guardare nella direzione indicata dal ragazzo, in fronte a loro, per terra. Una stana cosa nera era adagiata sul terreno. Si avvicinarono, e videro che era un pezzo di carne, sottile e rivestito di scaglie di rettile. L’odore era quello giusto, ma a quanto pare era una falsa pista. Per poterlo esaminare meglio, il mezzo-demone lo raccolse. Vide il sangue colargli sulla mano. Rimase stupito quando vide che a differenza del rosso sangue umano, era invece color blu, come il profondo mare.  Ma di certo era ancora fresco. Quindi il proprietario non doveva essere lontano.
Poi uno schiocco. Un rumore secco di un ramo spezzato li voltare di scatto. Non videro nulla, forse era solo la loro impressione. Comunque non c’era tempo da perdere, dovevano tornare indietro dagli altri.
Ripercorsero i loro passi fino all’inizio degli alberi. E mentre Inuyasha pensava ad alta voce a quanta fatica inutile avevano fatto, e a quanta avrebbero dovuto farne ancora per tornare indietro, improvvisamente si sentì bloccato da qualcosa. Era come se delle mani invisibili lo stessero trattenendo per il vestito. Poi senti sulla guancia desta una strana sensazione appiccicosa. Fece per tirare all’indietro, ma per quanta forza ci mettesse non riusciva a smuoversi da lì. Solamente con l’aiuto di Kohaku, poté finalmente staccarsi.
“Ma che diamine è stato?!” si chiedeva arrabbiato.
“Aspetta Inuyasha, hai qualcosa attaccato alla faccia.”.
Se lo tolse, e non poteva credere ai suoi occhi: una ragnatela, incredibilmente resistente e soprattutto trasparente come l’acqua. Non aveva mai visto una cosa del genere.
“Ma che diavolo sta succedendo?” si chiese tra se.
“Guarda!”.
Il ragazzo indicò di guardare verso l’alto. E solo adesso si resero conto che i rami degli alberi tutt’attorno erano ricoperti da ragnatele simili, dal terreno fino alle sommità. Pareva di essere dentro a una rete, e loro le sfortunate farfalle.
Nel frattempo Sango, Shippo e Kirara stavano ancora seguendo le tracce indicate dalla polvere. Ormai erano stanchi di girare a vuoto. Stavano quasi pensando di fermarsi per riposare un po’, quando videro la fine della foresta.
Mentre si avvicinavano, Shippo avvertì un odore famigliare. E infatti erano tornati al punto di partenza.
“Ei, siamo tornati qui!”.
“Allora questa non era la pista giusta.”.
“Accidenti. Abbiamo camminato in cerchio tutto il tempo per niente.”.
“Non è poi così negativo. Per lo meno non dovremmo batterci con qualcuno. Vero Shippo?”.
“Hai ragione. Almeno c’è questo lato pos…… aspetta un momento!”.
“Cosa c’è?”.
“Mi è parso di sentire qualcosa. Dietro quel recinto.”.
Shippo indicava un recinto di legno, ormai decadente. Effettivamente da dietro sembrava che si muovesse qualcosa, di grosso.
I compagni rimasero all’erta, pronti a intervenire. E dalla fine del recinto uscì fuori la sagoma di un grosso lupo, che li guardava con fare minaccioso, ringhiando a fauci spalancate. Subito dopo altri lupi incominciarono a uscire da tutte le parti e raggruppandosi poi verso di loro. Erano circa una ventina, ma non bastano certo loro a spaventare i nostri eroi. Subito Kirara prese la sua forma di enorme felino e ruggì contro di loro. Non demordevano, mantenevano la loro posizione minacciosi, come se ne dipendesse dalla loro vita. Se non riescono a spaventarli, non resta che affrontarli e quindi si prepararono.
Improvvisamente, uno dopo l’altro, i lupi iniziarono a indietreggiare. Passando da passi lenti, fino a correre via nella foresta. Così loro poterono tirare un sospiro di sollievo, e Shippo non perse l’occasione per fare lo spaccone.
“Ei! Che vi prende?! Altro che lupi, siete solo dei coniglietti impauriti che sanno solo ringhiare contro i più piccoli! Tornate ad accucciarvi dalle vostre mammine! E siete fortunati che vi lascio andare, se no avreste visto cosa succede a mettersi contro di me!”.
Poteva andare avanti per ore a sbeffeggiarli, anche se di certo non lo avrebbero sentito da quanto erano lontani. Tuttavia questo inutile pavoneggiarsi impediva loro di udire altri e ben più pericolosi suoni.
Rami che si spezzano. Un passo alle loro spalle. Un flebile ringhio, in crescendo. E quando Kirara voltò la testa per guardare, un imponente ruggito.
Talmente forte che lo avevano sentito anche Inuyasha e Kohaku, da dove erano. Si resero conto di essere stati raggirati. Come aveva previsto Sango, era solo un modo per dividerli. Dovevano subito tornare da loro per aiutarli. Ma qualunque tentativo di tagliare la ragnatela era inutile. Le lame, gli artigli e perfino Tessaiga non riescono a tagliarla, senza contare che si attacca a tutto ciò che tocca. Rimaneva solo la Cicatrice del Vento. Un colpo solo e la ragnatela fu squarciata mentre alcuni alberi finirono disintegrati. Ora potevano passare. Corsero più veloci che potevano, seguendo la direzione da cui provenivano i rumori della battaglia, che le orecchie di Inuyasha riuscivano a captare e ed erano sempre più vicini. Quando si accorse di sentire l’odore della preda, vide di fronte a lui gli alberi che stavano per scomparire, lasciando intravedere il sole. Erano arrivati al campo di battaglia, e videro subito che oltre ai danni visti prima, ora c’erano le tracce di un altro combattimento.
Entrambi si misero a chiamare i loro compagni, sperando di non essere arrivati troppo tardi. All’inizio nessuno rispose alle loro grida, poi udirono una richiesta di aiuto proveniente da sotto delle macerie. Cominciarono a spostarle, finché non trovarono una sorta di bozzolo azzurro di stoffa.
“Inuyasha! Kohaku! Finalmente.”.
“Sei tu Shippo?”.
“Dov’è mia sorella?!”.
Il ragazzino-volpe si trasformò, riprendendo la sua vera forma, e mostrò loro il corpo di Sango, che era svenuta.
“Era come aveva detto lei! Ci hanno fatto dividere per poterci attaccare di sorpresa. Kirara è riuscita a tenerlo occupato ma Sango è stata colpita e non si è ancora ripresa.”.
Kohaku provò a chiamare sua sorella, sperando di poterla svegliare, ma non ci fu risposta. Allora da una tasca segreta della sua tuta, nella spalla destra, tirò fuori un sacchetto contenente delle medicine rivitalizzanti: basta prenderne una per recuperare le forze nel giro di pochi minuti. Gliene diede una. Adesso dovevano solo aspettare che facesse effetto.
Intanto Inuyasha si stava occupando di un’altra questione importante “Shippo chi è stato? Da che parte è andato?”.
“E Kirara, dov’è finita?”.
“Mi dispiace ma non so niente. E’ saltato fuori all’improvviso e ci ha presi alle spalle. Per fortuna Kirara ha intuito il pericolo in tempo, poi pero Sango è stata colpita. E nel tentativo di salvarla mi sono trasformato è siamo finiti sotto le macerie. E non so dove sia Kirara.”.
“Spero che se la caverà.”.
“Kirara sa badare a se stessa. E se quel maledetto gli ha fatto del male, giuro che gliela farò pagare!”.
Con un filo di voce, Sango fece capire agli altri che era sveglia. Voleva sapere dov’era la sua amata compagna, ma nessuno lo sapeva. Cercarono di tranquillizzarla, ma appena girò la testa di lato per guardare nella direzione opposta a loro, la paura riempì i suoi occhi. Immediatamente si voltarono e videro il loro nuovo carnefice che si avvicinava lentamente tra gli alberi.
Un gigantesco leone balzò fuori dal bosco atterrando nel mezzo dello spiazzo. Non avevano mai visto un’animale simile: alto almeno mezzo metro in più di Kirara, con gli occhi gialli lucenti, una criniera di spine cornee e soprattutto scaglie nere di rettile che gli ricoprivano il corpo, dalla punta della coda fino al muso digrignane. Capirono subito che doveva essere il proprietario di quell’esca lasciata nel bosco. Si avvicinò ruggendo e ringhiando. Voleva combattere, e Inuyasha non chiedeva di meglio. Così partì alla carica. Il leone schivò egregiamente il primo attacco, e così anche il secondo, il terzo e così via. Solo quando fu il momento opportuno, sferrò un colpo di zampa che andò a segno. Per fortuna, Inuyasha era riuscito a farsi scudo con Tessaiga, ma il colpo era così forte che, cadendo di testa, svenne. Adesso era la volta di Kohaku. Pensò di usare subito la sua Kusarigama d’osso. Il leone evitò anche questo colpo con un grande salto, e stava per piombare addosso al ragazzo, che si spostò alla sua desta in tempo, il che era proprio quello che voleva lui. Approfittando della confusione, Kohaku diede un forte strattone alla catena per richiamare a sé la sua arma. Quello che il mostro non sapeva era che la catena passava sotto di lui. Così, quando fu ritratta, la falce in volo tornò indietro e si conficcò nel terreno, mentre l’altra estremità fu lanciata a sua volta dal ragazzo per avvolgersi al corpo del nemico. Adesso che era immobilizzato, lui poté saltagli in groppa per poterlo finire con la spada avvelenata. Il grosso felino si dimenava e scalciava a tutta forza, come un toro al rodeo, nel tentativo di levarselo di dosso. Ma giacché era legato, non poteva fare granché, mentre il ragazzo si teneva con forza alla catena. Stava per trafiggerlo alla schiena con la spada, quando si sentì trattenuto a sua volta. Non si era accorto che il leone lo aveva avvolto con la lunga coda, terminante con una punta ossea triangolare. Bastò uno strattone di coda per scaraventarlo via, gettandolo contro le macerie di una casa. E così anche lui era fuori gioco. Il mostro riuscì finalmente a liberarsi, quando improvvisamente, un colpo tremendo gli arrivò da dietro la testa. Era Hiraikotsu, che nonostante il potente attacco, anziché tornare indietro da Sango, cadde atterra dopo alcune capriole, mentre il felino voltava lentamente lo sguardo verso di lei, ringhiando di rabbia per essere stato colpito. Anche se aveva recuperato le forse, Sango non riusciva a stare perfettamente in piedi e ansimava di fatica, perché era stata ferita alla schiena dagli artigli della bestia. Ora lei e Shippo erano soli contro di lui, che si mise a correre verso di loro, più minaccioso che mai. Erano immobilizzati dal terrore, pensarono che quella fosse la fine e, quando il leone fu così vicino da poter sentire il suo fiato sul viso, un altro ruggito sopraggiunse dal bosco e Kirara gli si avventò contro. Il colpo non fece gravi danni al nemico, lo fece solo sbandare con qualche capriola. Finalmente una luce di speranza. Dal momento del primo attacco, non si era più vista, e s’iniziava già a immaginare che fosse accaduto il peggio. Ora la sua presenza riempì di gioia il cuore di Sango, e anche Kirara era sollevata nel vedere la sua migliore amica salva. Ma non era il momento di distrarsi, il leone si era rimesso in piedi e voleva vendicarsi per essere stato interrotto. I due felini si schierarono uno di fronte all’altro, mostrando le zanne e la loro furia ruggente. Con gli artigli sguainati, partirono alla carica, scontrandosi in un tremendo frontale. Nel violento corpo a corpo si scambiavano morsi e artigliare potenti, si rotolavano nella polvere, avvinghiati tra loro, nel tentativo di buttare atterra il rivale. Ma il leone aveva un vantaggio: oltre a essere più grosso, la sua pelle è invulnerabile agli attacchi, per via delle scaglie. A un certo punto il leone mise a segno una forte zampata che atterro Kirara, e lui ne approfittò per saltarle sopra e bloccarla al suolo. Stava per morderla al collo e porre fine alla sua vita, quando….
“Non ci provare! Sankon-Tessou!!”.
Finalmente Inuyasha si era ripreso. E stava colpendo il mostro sulla schiena, che urlava per il dolore e la rabbia. Questo diede il tempo a Kirara di rialzarsi e restituire a sua volta la zampata sul muso. Basto per farlo arretrare confuso. E mentre si riprendeva, vide che anche Kohaku era tornato in campo, un po’ acciaccato ma ancora più determinato. Adesso la situazione si era capovolta, il leone era solo contro tre.
Sembrava quindi che adesso la bilancia sarebbe inclinata a loro favore. Invece no. Il nemico sorrise beffardo poco prima di illuminarsi di una luce gialla accecante. Divenne così intensa che del leone si vedeva solo la forma del corpo, che stranamente cominciò a mutare. Dove prima c’erano quattro zampe, adesso se ne vedevano otto. La luce si dissolse e anziché trovare un leone, trovarono un ragno enorme. Grande quanto un uomo sdraiato al suolo, otto occhi gialli e le inconfondibili scaglie nere, non vi era dubbio che si trattava dello stesso essere di prima. I ragazzi erano senza parole. Chi mai poteva immaginarsi una trasformazione simile?
E mentre erano in piedi sbigottiti, il ragno ne approfittò. Nelle sue mandibole vi erano due ghiandole da cui sparò due fili di ragnatela ad alta velocità. Il bersaglio era Kirara. Il colpo la spinse contro una casa semi distrutta, dove rimase immischiata. Era anche quella opera sua: la ragnatela nel bosco in cui erano rimasti intrappolati.
Inuyasha tentò di colpirlo con la Cicatrice del Vento. Prima pero che potesse agire, il mostruoso ragno saltò all’indietro e, con l’aiuto di un filo di tela dall’addome, raggiunse le cime degli alberi. Atterrato sui rami, iniziò a cambiare colore fino a mimetizzarsi completamente. Il mezzo-demone cercò di colpirlo lo stesso. A prima vista, pensò di averlo spazzato via insieme ai rami. Dovette ricredersi quando anche lui, di sorpresa, fu colpito dai fili e immobilizzato al suolo. Rimaneva solo Kohaku, che non poteva neanche usare la polvere per scovarlo, poiché questo non era il potere del cristallo. Non poté far altro che tenere gli occhi aperti e i sensi in massima allerta, pronti a scattare al primo segnale. Lo schiocco di un ramo spezzato e lui si voltò, lanciando l’enorme falce verso agli alberi dietro di lui. Ce l’avrebbe fatta se il nemico non fosse di nuovo saltato. Sparò altri fili dalle ghiandole nelle mandibole, ma non riuscì a centrare l’obiettivo. Il ragazzo restò sorpreso quando si ritrovò in groppa a Kirara. Era riuscita a liberarsi grazie alle sue fiamme, che avevano bruciato la ragnatela. Ora che aveva il vantaggio del volo, poteva combattere al meglio. Iniziò a lanciare piccole sfere che, esplodendo all’impatto, crearono una cortina di fumo, trattasi in verità di un veleno innocuo per gli umani ma molto irritante per i demoni. Nonostante quello non fosse un demone, sembrò funzionare comunque. Il ragno non riuscì a sopportarlo e fu costretto a rivelarsi mentre cercava di fuggire. I due cacciatori si misero all’inseguimento della preda, nel frattempo Shippo stava cercando di liberare anche Inuyasha con il Fuoco di Volpe.
“Grazzie Shippo.”.
“Figurati. Certo pero che dev’essere strano farsi battere da una ragnatela, no?”.
“Cos’hai detto?!”.
Provò a sferrare uno dei suoi potenti pugni in testa al demone-volpe. Pero stranamente non si mosse di un millimetro, e solo dopo capì perché. In realtà era un’illusione, usata per mascherare una ridicola statuetta di ferro massiccio. Questo errore costò a Inuyasha un gran male alla mano e un grido di dolore.
Intanto Kohaku e Kirara lo stavano ancora inseguendo. Nemmeno quando tentò di nascondersi sotto alle chiome degli alberi, riuscì a liberarsene. Così rispose con l’attacco. Lanciò fili di tela nel tentativo di colpirli, senza pero successo. Poi fece un’altra delle sue sorprese: mirò di proposito contro i rami più robusti di un grosso albero e li usò come una fionda per lanciarsi in aria. Adesso per i due inseguitori fu difficile riuscire a recuperate lo svantaggio. Una volta raggiunto il punto in cui lo avevano visto atterrare, si guardarono intorno per cercare di individuarlo, anche se poteva essere inutile dal momento che si mimetizza. All’improvviso sentirono un tonfo provenire da dietro le loro spalle e furono colti alla sprovvista da qualcosa.
 
Se solo gli altri fossero andati con loro, ma Sango era ancora debole e lasciarla sola sarebbe stato un azzardo. Per fortuna Shippo aveva sempre a disposizione qualche rimedio, di sua creazione, per medicare le ferite.
“Per il momento dovrebbe tenere Sango. La medicina farà in modo che tu guarisca in fretta, ma non potrai ancora combattere finché non si sarà ben rimarginata.”.
“Grazie Shippo.”.
“Pero, devo dire che oggi ti sei dimostrato molto utile. Ho fatto bene a portarti con noi.”.
“Davvero? Voglio dire, certo io sono un elemento fondamentale della squadra. Mi chiedo come fareste senza di me.”.
“Esatto!”.
Nonostante sembrasse sereno, Inuyasha era ancora arrabbiato con Shippo per lo scherzetto di prima e stava per vendicarsi. Al momento opportuno riuscì a mandare a segno un gran bel colpo. Ovviamente al piccolo demone non piacque ciò e cominciarono a bisticciare tra loro come due bambini. Ignorando di essere osservati. Erano talmente distratti, che nessuno dei due percepì la presenza del ragno, che li scrutava dall’alto. Invece a un tratto qualcos’altro attirò la loro attenzione: una specie di saltellio proveniente dall’alto, sugli alberi, e si stava avvicinando molto velocemente. Nessuno fu in grado di vederlo, nemmeno il nemico, tranne solo quando fu colpito in pieno muso e scaraventato fuori dai rami, cadendo a terra. Oltre a lui, anche qualcun altro mise piede a terra. Inuyasha riconobbe subito il suo odore e non ne fu per niente felice di rivederlo: era Koga. Il capo della tribù dei lupi, il solito arrogante guasta feste, non è cambiato per niente.
“Ma guarda chi c’è. Il Botolo Ringhioso che per poco non ci rimetteva la pelle per uno stupido litigio con il piccoletto.”.
“Ei! Che cosa ci fai qui Lupo Rognoso!”.
“Non sono affari tuoi. Ti conviene non immischiarti, questo bastardo è mio!”.
“Ma che dici l’ho visto prima io! Tornatene nella tua tana Lupastro!”.
Davvero imbarazzante. Questo stavano pensando Shippo, Sango e Kohaku, appena arrivato. Dopo anni che non si vedono, si ritrovano nel mezzo di un combattimento e loro litigano come bambini.
“E’ proprio vero quello che si dice ‘’le vecchie abitudini sono dure a morire’’.” pensò Sango ad alta voce.
“In questo caso, fa prima che muoia uno di loro piuttosto che l’abitudine.” rispose Shippo, mentre il ragazzo e Kirara che annuirono all’unisono.
Pero, ancora una volta, non si resero conto che il nemico si stava riprendendo dal colpo infieritogli e stava per approfittarne per scappare. Pero anche lui non si accorse di un branco di lupi che gli sbarravano la via.
“Dove credi dia andare tu! Non ho ancora finito con te! Avanti fatti sotto!” gridò Inuyasha.
“No! Lui è mio, solo mio. Adesso basta con i giochi, mostra il tuo vero volto e combatti da uomo!”.
Che cosa voleva dire con “il vero volto”? Pensarono tutti loro. Qualche secondo dopo ebbero modo di scoprirlo. Quando sembrò proprio che il ragno stesse ridendo a bassa voce.
“Come desideri.”.
E si trasformò ancora, questa volta pero non divenne un’animale ma una forma umanoide. Era uno dei draghi, non vi erano dubbi. Vestiva di una tunica marrone a maniche lunghe nascosta in parte da una cotta di maglia sbracciata fatta interamente di scaglie nere, e un cinturone bordò borchiato da zanne d’argento. Sulla schiena e le spalle, le scaglie triangolari si allungano e drizzano, formando come una sorta di criniera, come quella del leone sul collo. Pantaloni marroni lunghi con stivali corazzati d’acciaio alti fino al ginocchio, tranne le scarpe nere triangolari. Le braccia, nella parte alta, sono protette da protezioni metalliche circolari, come la coda di un serpente a sonagli, da cui spuntano tre corna d’osso a raggiera su ogni placca. La maschera simile, seppur anche diversa, da quella dell’altro cavaliere: era più bestiale e aggressiva, con due zanne che spuntavano su ogni guancia. La cosa insolita e che non aveva armi, tranne forse i bracciali bordò di cuoio a protezione dei polsi.
“Sei stato bravo, sei riuscito a trovarmi. Sei ancora arrabbiato con me?”.
“Non fare il finto tonto! Sapevi benissimo che ti avrei dato la caccia finché non sarei morto.”.
“Ma di che diavolo stai parlando Koga?”.
“Ascolta Inuyasha, lui è il mio avversario. Tu stanne fuori, è chiaro?”.
“In realtà, il mio avversario è lui e i suoi amichetti, tu sei solo un nessuno per me. Comunque, dal momento che sei qui e sei così ansioso di morire, ti darò una possibilità. Ma ora torniamo a noi due Inuyasha. Tu sai chi sono?”.
“Certo che lo so, sei uno dei Cavalieri Neri.”.
“Esatto, io sono Savage, il re delle bestie. Avrai già conosciuto mio fratello Chrome, detto l’avanguardia d’acciaio, il nostro ultimo genito, be io sono il penultimo.”.
“Non m’importa chi sia il maggiore di voi. Io vi sconfiggerò comunque.”.
“E’ quello che dici, ma sappiamo entrambi che in realtà non ne hai molte di possibilità, nessuna se siamo tutti insieme. Sento l’odore della vostra paura da quando siete entrati in questo luogo.”.
“Dove sono gli umani di questo villaggio? Che cosa ne hai fatto?”.
“Posso dirti solo, che erano delle brave persone, davvero ‘’molto buone’’.”.
Capirono subito il senso della battuta, ma non gli parve divertente, anzi non fece altro che farli arrabbiare. Era il momento di smettere con le chiacchere e agire.
“Ora basta! Pagherai per ciò che hai fatto.”.
“E anche per quello che hai fatto al mio popolo!”.
“Certo. Ma solo se riuscirete a prendermi. Lupo Volante!”.
Pensavano che volesse scappare, invece prima che agissero, lui si trasformò in un’altra forma. Un mostro bipede, alto come un orso, un ibrido con il corpo di un lupo, le zampe di un’aquila e le ali di un pipistrello, il tutto rivestito dalle scaglie. Lanciò in aria un potente ululato e poi spiccò il volo.
“Come avrete già capito, io posso trasformarmi in alcuni dei mostri più forti del continente. E combinando i miei poteri alle loro capacità, io divento invincibile.”.
“Non farmi ridere, ho sconfitto avversari ben più forti di te. Quindi non farti tante illusioni!”.
Tentò di saltare e colpirlo, invece venne sbalzato via da una raffica di vento, provocata da un colpo d’ala. Ci riprovarono Kohaku e Kirara, ma il mostro era agile a schivare il colpo di Kusarigama. Pero non i rampini che si agganciarono alle sue ali. Tuttavia l’entusiasmo durò poco, quando tirò un forte strattone e li buttò a terra. E poi anche Koga, mentre cercava di prenderlo alle spalle, fu colpito da un potente ululato sonico. Quest’ultimo colpo lo investi piuttosto violentemente.
“E tutta qua la rabbia che provate nei miei confronti. Se e così allora non siete poi così dispiaciuti per la morte di quei patetici umani e dei tuoi amici, cucciolo di lupo.”.
Le provocazioni fecero saliere la rabbia e il desiderio di vendetta. Ora erano decisi a non avere alcuna pietà. Intanto il drago aveva altri piani in mente.
“Basilisco!”.
Scese a terra e si trasformò di nuovo: divenne un’enorme Basilisco con una cresta intorno alla testa. Improvvisamente Koga ebbe un istintivo senso di paura, sapeva cosa voleva fare.
“Attenti! Non guardate!”.
Infatti, gli occhi del Basilisco, da gialli, s’illuminarono di verde e produssero un raggio accecante che investì tutto ciò che gli stava davanti, per almeno cento metri. Quando riaprirono gli occhi, videro tutti gli alberi anneriti e senza foglie, i loro rami ridotti a mucchi spinosi. Era anche questa opera sua, come nel bosco di prima. Ma Koga non fi fece caso, tranne forse per i suoi amici lupi. Purtroppo, nel tentativo di proteggere il loro capo, avevano fatto da scudo. Ora giacevano al suolo pietrificati dalla morte, con gli occhi bianchi come perle senza vita. Questo era troppo da sopportare, il capo dei lupi aveva esaurito la pazienza e non si sarebbe fermato finché non gli avrebbe fatto pagare tutto il male che aveva fatto.
“Basta coi trucchi, dov’è il tuo orgoglio! Combatti da uomo!”.
“Non chiedo di meglio.”.
Così il drago riprese la sua forma umanoide, e ora toccava a Koga mostrare il suo potere. Da un fulmine sul suo braccio destro si materializzò l’artiglio Goraishi.
Il nemico non rimase impressionato, anzi quasi contento.  E sfoderò la sua arma nascosta. Il bracciale sinistro si stava avvolgendo in un’energia luminosa che lo trasformò: allungandosi per tutto l’avanbraccio e ricoperto da placche ossee affilate, la mano un guanto corazzato nero, con le dita bianche, appuntite in avanti, e terminati con artigli intrisi di aura Dracon, ossia l’aura dei draghi.
Era talmente convinto di vincere facilmente che fece un gesto di provocazione, dicendogli di attaccare per primo. Ovviamente Koga non chiedeva di meglio. Si lanciò all’attacco molto veloce, spinto dalla rabbia irrefrenabile. Tuttavia il drago era altrettanto agile e riuscì a schivare tutti i colpi ravvicinati. Quando venne la volta degli attacchi fulminanti, li respinse con un movimento rapido della mano. Poi arrivarono a un punto in cui gli artigli di entrambi s’incrociarono tra loro, sprigionando i loro poteri che si scontravano ferocemente. Fu allora che Savage sfoderò gli artigli anche nell’altra mano, mentre tentò di colpire l’avversario a tradimento. Pero anche il giovane lupo aveva imparato a usare al massimo il suo potere. Riusciva a muoversi più velocemente di quanto non lo fosse in passato, lasciandosi dietro una scia di saette, e poteva usare l’artiglio su entrambe le mani. I due lottarono ferocemente, come due belve. Attaccando, difendendo, schivando, lanciando attacchi di energia, tutto a una velocità incredibile. Erano in totale parità. Anche i fulmini venivano fermati dalla mossa del drago, “Storm Fang”: lame di luce rossa scagliate come frecce. Ma scoprirono presto che non erano per niente in parità, lui si stava solo divertendo. Ora avrebbe fatto sul serio.
“Sei bravo. Era da tempo che non mi capitava una sfida come questa.”.
“E non ti ricapiterà!”.
“O certo, ma per te.”.
“Adesso basta prenderti gioco di me. Ora ti uccid…!”.
Non riuscì a finire la frase perché fu ferito al braccio destro da un’artigliata veloce. Veloce era a dir poco: in un battito d’occhi, il corpo del nemico si era tramutato in una striscia nera di luce e aveva percorso cinque metri senza che nemmeno lo vedessero, per quanto era stato rapido. Perfino quando il ragazzo cadde in ginocchio dolorante, sembrò passare un’eternità.
“Stavi dicendo? Pensavo che volessi dirmi qualcosa, probabilmente un pensiero sciocco, e ho pensato che fosse meglio fermarti.”.
Tutti erano rimasti impressionati, tranne il demone-lupo che sentiva solo rabbia. Cercò di combattere con il solo braccio sinistro. Tutto inutile pero, non riusciva nemmeno a sfiorarlo. Dal canto suo, il drago riuscì ad afferrargli la mano, incrociando la propria con quella di lui, e gli conficcò gli artigli nella carne. Ora l’unica cosa che sentiva era solo il dolore lancinante e le sue stesse grida di dolore. Non riusciva a liberarsi dalla presa, mentre l’altro si preparava a dargli il colpo finale. Per fortuna Inuyasha e Kohaku erano lì sul posto, rimasti in disparte per quella questione personale, ora dovettero entrare in azione. Il primo ad attaccare fu il mezzo-demone, con la sua spada alzata al cielo. Pero la lama di Tessaiga fu bloccata dall’artiglio sinistro del nemico. Poi venne la volta del giovane sterminatore. Poteva riuscire a tagliargli via il braccio con la Katana, se fosse riuscito ad avvicinarsi. Non andò come aveva previsto.
“Grazie dell’aiuto, perdente!”.
Il drago scagliò Koga contro di lui, lasciandogli andare la mano, che riuscì a prenderlo. Questo era il momento buono per scagliare la Cicatrice del Vento. Inuyasha si allontanò in fretta e vibrò il colpo. Non ci fu alcuna reazione da parte del drago, fu investito senza nemmeno muovere un muscolo. Forse sta volta ce l’avevano fatta.
“Inuyasha pensi di esserci riuscito?”.
“Non ne sono ancora sicuro. Come sta Koga?”.
“Ha una brutta ferita. Dev’essere curato subito.”.
“D’accordo. Portatelo in un luogo sicuro. Avanti.”.
“Come così presto?”.
La sua voce. Proveniva da dietro la polvere sollevata. Quando si depositò, videro un enorme essere con il corpo rivestito da una spessa corazza ossea e una specie di scudo che gli si allungava dalla fronte, proteggendogli il collo. Non aveva nemmeno un graffio, ecco perché non si era mosso.
“Ti avevo detto che posso trasformarmi in molti mostri del continente. Esseri che nemmeno hai sentito nominare. Come questo. Ammira la forma del Mammut d’acciaio, quando la assumo, sono indistruttibile. Puoi colpirmi con qualunque tuo attacco, ma non riuscirai mai a perforare la mia corazza.”.
“Ne sei sicuro?! Se pensi che nessuno dei miei attacchi avrà effetto, allora non resta che scoprirlo!”.
Savage non lo sapeva, ma esisteva qualcosa di ancora più duro della sua corazza e stava per scoprirlo. Tessaiga si trasformò, diventando una zanna di diamante che rifletteva la luce del sole. Tirò indietro la spada e con un colpo secco sferrò l’attacco.
“Prendi questo maledetto! KONGOSOHA!!”.
Il fendente sparò una pioggia di schegge di diamanti, veloci come frecce, che riempirono l’aria di una mortale luce caleidoscopica. La tempesta investì in pieno il pachiderma corazzato. La sua corazza fu trafitta come fosse di semplice legno. Non si aspettava un attacco simile.
“Be, che ne dici? Non mi sembri resistente come volevi farmi credere.”.
“Devo ammettere che sei più in gamba di quanto pensassi. Comunque se speri di battermi con quest’unico attacco, ti sbagli di grosso!”.
Il suo enorme corpo s’illuminò di una luce arancione. Una grande energia invase il suo corpo, e riuscì ad espellere tutte le schegge dalla sua carne, solo con la forza della sua aura. E lasciò gli altri sconvolti, quando videro i contorni delle sue ferite scaldarsi fino a divenire rosse, come il metallo ardente, e poi richiudersi fino a scomparire del tutto. Inuyasha preparò un altro colpo ma il Mammut si sollevò sulle zampe posteriori e ricadde, colpendo il terreno con violenza immane. L’onda d’urto investì in pieno il gruppo, scagliandoli all’indietro per alcuni metri.
“A questo punto direi che è l’ora di chiudere i giochi. Idra-del-cielo!”.
E di nuovo si trasformò. La forma scelta era quella di un drago bipede con arti anteriori corti, ampie costole alari e tre teste ornate da lunghe spine a forma di saette. Si librò in aria maestosamente.
“Siete arrivati alla fine del viaggio. Addio!”.
Scariche elettriche iniziarono ad avvolgersi intorno a lui e a caricarsi selle alte spine dorsali. Quando raggiunse la piena potenza, sparò dei raggi di fulmini dalle tre fauci, e colpì il gruppo. Una grossa esplosione elettrica ruppe il silenzio del bosco, fino a centinaia di metri da lì. Sembrava davvero la fine per loro. Oramai il dragone si stava godendo la sua vittoria, inconsapevole della sorpresa. Inuyasha aveva protetto tutti grazie alla barriera del fodero di Tessaiga. A quanto pare non era finita. Il drago dovette ricredersi.
“Ma bravo. Mio fratello aveva ragione, sei un tipo davvero interessante Inuyasha.”.
“E tu invece sei solo uno sbruffone! Ti vanti tanto delle tue trasformazioni e non sei riuscito a uccidermi nemmeno con la tua vera forma!”.
“La mia vera forma?”.
Savage rimase così turbato da quell’affermazione che da contento della sorpresa cadde nella delusione.
“Mi rimangio quello che ho detto poco fa. Sei proprio un pivello!”.
Atterro e riprese il suo aspetto umano. Inuyasha non capiva come mai questo improvviso sbalzo d’umore.
“Hai davvero pensato che quello fosse il mio vero aspetto? In realtà era solo un’altra delle mie forme bestiali. Se non ci sei arrivato, allora sei più stupido di quanto pensassimo io e i miei fratelli!”.
Questa risposta non fu molto incoraggiante. Se quella non era la vera natura di lui, allora come poteva essere l’aspetto di un drago occidentale?
“Ma visto che sei così curioso di vederlo, allora ti farò conoscere il vero me. Un vero drago!”.
Il sangue si raggelò nelle vene, il tempo si fermò e la paura prese il sopravvento. All’inizio sentirono un ringhio sibilare e l’aura accrescere spaventosamente, sembrava potessero toccarla con le loro mani. Quella forza gli entrò nel corpo dal petto, raggiungendo poi la mente, mandando segnali di pericolo in tutto il loro corpo. Non avevano mai provato un simile timore prima di adesso, il tocco della morte. Quel sentimento che t’invade quando senti che la tua vita è in pericolo, come se ti avvisasse che stai per morire. I suoi capelli si sollevano dal vento prodotto dall’aura, una luce azzurra evidenzia i contorni del suo corpo, mentre il cuore batte tanto forte che riuscirono a sentirlo anche loro.
All’improvviso si fermò. Inclinò la testa alla sua destra. Sembrava come se una voce inesistente lo stesse chiamando.
“Abbandonare il combattimento? Come puoi pensare che…! Arr. E va bene.”.
La sua aura iniziò a scemare alla stessa velocita di com’era cresciuta. L’aria tornò calma e il drago fece capire che era finito il duello.
“Sono spiacente. Dovremo rinviare la nostra discussione a un’altra volta. Nel frattempo vedi di non morire ragazzo. Addio!”.
Inuyasha avrebbe voluto saperne di più, ma prima che potesse raggiungerlo, egli era già sparito in una colonna di luce.
Per quale motivo non li aveva finiti? Chi era la persona con cui aveva parlato?
Forse non lo avrebbero mai saputo. Ma di certo sapeva che non aveva mai provato un’emozione di quel tipo. La paura non era minimamente paragonabile. Forse ora cominciava a capire il significato delle parole dell’altra volta.
"TU SEI MORTO, ANCORA NON LO SAI”. La sentiva rimbombare nella mente. Mentre pensava che in effetti, la sensazione che aveva percepito non gli era del tutto nuova. Era già successo una volta, quando era vicino al punto di morire.
Angolo dell'autore.
Aspetto fisico del nuovo cattivo (per dare l'idea un po' più precisa): protezione di scaglie ispirata a Drago Bludvist (Dragon Tranier 2), i bracciali trasformati come quelli di Megatron/Unicron (Transformers Prime Predacon Rising) e gli stivali dall'Escaflowne (I cieli di Escaflowne), che avranno anche gli altri fratelli.
Spero vi sia piaciuto il capitolo, alla prossima.
   
 
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