❝
wachsweich
❞
c o u n
t i n g t h e b r u i s e s o n
h i s s k
i
n
C |
era.
Shinya non può fare a
meno di ignorare l'ironia della cosa, come quella sostanza amorfa e
rossastra
si scioglie per poi coagularsi nelle forme più disparate e fantasiose —
forse
perché la scienza lo ha sempre affascinato, con quei numeri precisi e
mai
casuali, forse perché semplicemente gli piace osservare le cose, in
particolare
quelle ironiche.
Gli è sempre piaciuta
la matematica (anche se, essendo un Hiiragi, gli è sempre stato
richiesto di
essere impeccabile in tutto quello che fa), perché scinde il mondo in
bianco e
nero, in cattivo e buono, eliminando la scala di grigi che Guren sembra
tanto
amare e Kureto sembra tanto voler estirpare. L'ironia
della cosa.
I numeri rendono il
tutto più semplice e lineare, peccato che la sola presenza di Guren
contribuisca a complicare esponenzialmente la vita di Shinya — e,
diciamolo, il
sunto della sua vita non è esattamente un'equazione di Dirac¹.
Quel ragazzo
scorbutico, tanto scorbutico quanto competitivo, lo affascina e in un
certo
senso lo irrita; rimugina con aria annoiata, osservando il danzare
crepitante
ed indeciso della fiammella sullo stoppino, le mani guantate posate
all'angolo
della pagina mentre finge di leggere 'la macchina del tempo', anche se
in
realtà è fermo alla stessa pagina da —quanto?— più di mezz'ora.
È strano — alquanto
peculiare, per non dire, preoccupante.
Ha smesso di
affezionarsi agli altri da quando ha ficcato per la prima volta un
coltellino
nella trachea di quel bambino, anni fa, con un ansia quasi maniacale e
il cuore
che gli batteva a mille —tum-tum— mentre osservava la vita riversarsi
cremisi e
pulsante sul pavimento del centro d'addestramento, finché non è rimasto
solo un
corpo accartocciato e vuoto e inerte.
Oh, quello era stato
solo il primo.
E ciò che più lo
disgusta è che è diventato sempre più facile — di corpo in corpo, file
di
cadaveri ordinate come fiori sulle tombe che quei bambini non avrebbero
mai
avuto.
La crudeltà, dopotutto,
non è un tratto: è un'abitudine.
Ma per Guren è sempre
stato diverso: Guren non ha mai smesso di soffrire, non ha mai finto
che non
gli interessasse — i cadaveri, la guerra, la spada che ha rubato il
respiro di
Mahiru, anni prima, e che è stato proprio lui a sfoderare.
In un certo senso lo
rispetta e lo invidia allo stesso tempo — un miscuglio di sentimenti
piuttosto
strambo e controproducente, certo.
Perché Guren soffre in
maniera talmente ovvia ed innocente — con quegli occhi ametista tinti
di senso
di colpa, le mani giunte sopra le sessantadue anonime bare —, che
Shinya si
sente sporco solo a stargli vicino, a condividere il letto con lui.
Guren è fragile, pronto
a volare via ad ogni soffio di vento, ma almeno è coraggioso. Ha le
mani
sporche del sangue versato per gli altri.
Shinya, neppure quello;
sorride amaramente, ripensando ai bambini e alle urla e al sangue che
inzuppa i
suoi vestiti, macchiandogli indelebilmente l'anima.
Il sangue dei suoi
amici.
Bugiardo, sembra
sussurrare.
Guren non ha paura di
soffrire, ma Shinya, dopotutto, ha ancora paura di morire.
«Shinya» Kureto gli
scocca un'occhiata raggelante da sopra il registro, per nulla
disturbato dalla
forma che si contorce e geme, incatenata al lettino, dall'altra parte
del vetro
«Shinya, mi stai ascoltando, dannazione?»
E, così, Shinya scivola
fuori dal suo stato di torpore temporaneo, riportando lo sguardo
svagato su
Kureto e le orecchie all'assordante cacofonia che sono le urla dei
soggetti da
laboratorio che si dibattono nel loro dolore.
La colonna sonora
preferita
di suo fratello, a quanto pare.
«Oh, le mie scuse,
Nii-san» inclina il capo lateralmente e gli scocca un sorriso
ammaliante e
cordiale — cosa non troppo facile, con il pezzo di ghiaccio che è il
luogotenente generale «Ero un po' distratto. Stavi dicendo?»
Sfortunatamente è una
scusa che non funziona più di tanto con suo fratello, che con i suoi
occhi di
un aspro color vespertino lo scruta con sufficienza e qualcosa che
Shinya non
riesce bene a decifrare.
Irritazione... gelosia,
forse?
«Stavo dicendo» marca
le parole con una certa leziosità ed insistenza «che i nostri ultimi
soggetti
con il gene del serafino si stanno rivelando un fiasco totale e
dobbiamo
rivedere la dose di droga da far loro assumere, se non vogliamo vederli
schiattare tutti prima della prossima missione a Nagoya. Ma
evidentemente tu
eri troppo occupato a pensare a quello
per ascoltarmi con attenzione, suppongo.»
'Quello' è
il nome in codice di Guren, e Shinya trova quasi
divertente il disprezzo che gli legge nella voce, quasi preferisse
utilizzare
Guren negli esperimenti umani piuttosto che le cavie che già ha. Oh, i
suoi
preziosi giocattoli umani.
«Ohhh, Nii-san. Non
dirmi che sei geloso di Guren~» lo rimbecca Shinya con aria sardonica,
meritandosi uno sguardo assassino da Kureto «Lo sai che voglio taaanto
bene
anche a te. Chi avrebbe mai detto, che l'algido e sfrontato Nii-san
potesse
provare un simile sentiment—»
«Ha-ha, molto
divertente, Shinya.» Kureto socchiude gli occhi mentre i loro passi
riecheggiano nel corridoio adiacente al laboratorio dall'odore di
farmaci e
morte «Ma non blandirti troppo. Dopotutto potresti finire per pensare
che ci
tengo a te.»
«Awww, perché? Non è
forse così, Nii-san?» Shinya si mette le mani sui fianchi e gli scocca
un sorriso
forzato «Quanto sei crudele~ E io che pensavo che fossimo amici.»
«Sai come si dice»
Kureto si allarga con nonchalance il colletto dell'uniforme «gli amici
falsi ti
pugnalano alle spalle.»
«Oh, quindi i veri
amici ti pugnalano da davanti?» Shinya socchiude a sua volta gli occhi
e
inclina la testa verso suo fratello, incatenando quello sguardo bramoso
al suo.
Si sente male, vorrebbe
vomitare.
Non desidera suo
fratello, non l'ha mai voluto. Eppure Kureto non accetterebbe mai un
'no' da un
suo burattino. Non è nella sua natura sanguinaria.
Cerca di non sobbalzare
mentre le dita rudi di suo fratello gli accarezzano le labbra, come se
avesse
sfiorato un livido ancora fresco e turgido.
E Shinya ne aveva, di
lividi.
Sia visibili che
invisibili.
«Chissà? Mi domando
dove ti pugnalino i fratelli.» mormora soavemente, prima di premere le
sue
labbra brutali e bramose su quelle di Shinya.
Dritto al
cuore.
Si sveglia di
soprassalto nella notte, i capelli pallidi intrisi di sudore e le urla
di
dolore ancora nelle orecchie, gli schizzi di sangue ancora bruciati
sotto le
palpebre. Il display luminoso della sveglia lampeggia trucemente
nell'oscurità
umida ed avvolgente.
3:48 del mattino, fuori
piove.
Shinya sorride
amaramente, cercando di riprendere il fiato perduto, in vano. Le
coperte
appiccicaticce gli si incollano alla pelle, soffocanti.
All'improvviso, non ha
nessuna
voglia di tornare a dormire. La candela si è spenta, lasciando solo un
tetro
rimasuglio di cera secca e lucida.
Ironico come si senta
proprio come la cera: molle e amorfo, un burattino nelle mani di Guren,
di
Kureto, degli Hiiragi.
Ironico, huh.
Scoppia
inavvertitamente a ridere e si lascia ricadere sul cuscino morbido.
Accanto a
lui, nudo dalla vita in su, Guren si agita nel sonno, la criniera scura
sparsa
sul cuscino ed un'estremità di coperta avvolta attorno alla gamba.
Il respiro regolare.
Il suo migliore amico.
O, meglio, il suo
amante.
E Shinya non può fare a
meno di invidiarlo, e non sa neppure lui di cosa — Mahiru? La sua sanità
mentale? Il suo coraggio?
Magari Guren è un
attore più bravo di quello che sembra. Magari è persino migliore di
Shinya a
non darlo a vedere.
Migliore di lui, come
al solito.
«Soffri di insonnia,
ultimamente?» la domanda di Guren lo sorprende, o forse è il fatto che
sia
sveglio pure lui, a sorprenderlo. Forse qualcosa in comune ce l'hanno.
«Ha-ha, era solo un
incubo~»
«Capita, prima della
battaglia» mentre lo sente parlare, Shinya si rende conto che gli
spiacerebbe
se Guren morisse. Anche solo un po' «Domani è un grande giorno»
Un grande giorno per morire
in battaglia, pensa Shinya, ma non lo dice.
Vorrebbe dirgli addio,
ma qualcuno, tempo prima, gli ha detto che gli addii portano sfortuna.
Si accontenta di
sperare, anche solo un po', perché anche se lo invidia, anche se lo ama
e lo
odia contemporaneamente, Shinya sa di non poter fare a meno di lui.
E, intanto, conta i lividi
sulla sua pelle cerea.
Shinya sa essere tante
cose.
Bugiardo. Fratello.
Amante.
Persino un assassino.
¹ l'equazione definita
'più bella del mondo'.
25.09.15 — ✎ perché mai avere un'otp se si può avere un'ot3? e non è che stiamo parlando di gente comune, ma
dell'adultrio
di ons — perché,
diciamocelo, sono loro le stelle dello show, dopotutto(?). beh, ma
tornando a
noi, qui al nord fa freddo e piove e io devo stare in casa e non so
cosa fare
e, insomma, avete capito, ne è scaturita questa roba qui. uhm.
no, a me non vengono in
mente le storie in maniera
normale ōwō
diciamo che stare
sull'autobus schiacciati come
sardine è abbastanza depressivo,
per non parlare del fatto che tra poco inizio
pure il campionato e mi viene da piangere. lol, amo scaricare su voi
poveri
lettori la mia sofferenza(?). comunque sia, preparatevi allo sproloquio
rie-esco; vedete questa storia come la 'continuazione' di 'keeping
your balance',
perché è più o meno così che io l'ho immaginata, non so(?). ho il
terrore di
essere andata ooc con i miei due -ora tre- amorucci, in particolare con
shinya,
che è il vero e proprio mc della shot. also, l'angst. forse non capite,
non
avendo letto la novel, ma shinya, essendo un hiiragi, è stato cresciuto
nel
sangue e nel dolore, quindi, sì, volevo
cercare di ipotizzare come questa cosa
si ripercuote con la sua psiche, soprattutto tramite la relazione
contorta che
ha con suo fratello (non si vede molto nel manga, ma nella novel kureto fa
commenti inquietanti(?) e con guren.
insomma, fa un po' la troietta è conteso
tra i due fuochi.
il titolo è in tedesco (ho detto che studio
tedesco e sono ossessionata?) e significa letteralmente 'molle come la cera',
dateci voi un'interpretazione :3
e, beh, niente. un
commento mi renderebbe
oltremodo felicie(?) ma non oso aspettarmi tanto. shinya e guren non se li caga
nessuno a parte me e qualche buon'anima(?).
/AD OTTOBRE C'È LA SECONDA
SERIE YOH/
rie ❄