Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Jade Tisdale    25/09/2015    5 recensioni
Sesta classificata al contest L'amore è l'incontro tra due fiori delicati! indetto sul forum di EFP.
«Allora, che cosa vuoi fare?»
La festeggiata alzò le spalle, ancora sorridente. «Nulla di particolare.»
Homura inarcò un sopracciglio. «Come?»
«Volevo festeggiare il mio compleanno con te» spiegò, arrossendo lievemente. «Ciò che faremo non mi interessa. A me basta la tua compagnia per essere felice.»
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Homura Akemi, Madoka Kaname | Coppie: Homura/Madoka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Jade Tisdale 
Titolo: Minu ga hana: l'attesa è la parte migliore
Fandom: Puella Magi Madoka Magica
Nome fiore: Pervinca (conservare un dolce ricordo)
Prompt usati: Anello, Regalo
Introduzione: «Allora, che cosa vuoi fare?»
La festeggiata alzò le spalle, ancora sorridente. «Nulla di particolare.»
Homura inarcò un sopracciglio. «Come?»
«Volevo festeggiare il mio compleanno con te» spiegò, arrossendo lievemente. «Ciò che faremo non mi interessa. A me basta la tua compagnia per essere felice.»
NdA: Il titolo è tratto dall'omonimo proverbio giapponese. Il suo significato è che è meglio aspettare un po' e vivere i bei momenti, piuttosto che essere impazienti e limitarsi ad immaginarli.

 

 

 

 

Minu ga hana: 

l'attesa è la parte migliore

 

 

 


Quel pomeriggio il sole splendeva alto nel cielo, donando un piacevole calore a chi era esposto ai suoi raggi.
Con l'estate alle porte, la natura era più bella, più colorita. Tutti boccioli erano germogliati, trasformandosi in meravigliosi fiori profumati. Tutti, tranne uno.
Madoka ritrasse lentamente l'annaffiatoio, osservando dolcemente il vaso davanti a lei.
«Homura dice che non germoglierai mai, ma io sono certa che non è così» disse, sorridendo a quei pochi steli che erano cresciuti. «Molto presto sboccerai anche tu, e quando lei scoprirà quale fiore ho piantato...»
Lasciò la frase a metà, spostando l'attenzione sull'anello posto nel suo anulare sinistro.
Il sorriso sul suo volto si ampliò non appena quel dolce ricordo si fece spazio fra i suoi pensieri.

 

*

 

Madoka e Homura stavano tornando a casa da scuola, come ogni giorno. La prima, in particolare, continuava a lanciare delle occhiate timide all'amica, indecisa se rompere quel magico silenzio o meno.
Non appena si fece coraggio, le parole le uscirono di bocca senza che se ne rendesse conto.
«Ti andrebbe di venire a dormire da me, stasera?»
Homura sussultò lievemente a quella richiesta. Non era mai stata a casa di Madoka prima d'ora, e il solo pensiero la metteva in imbarazzo.
Intuendo il disagio dell'amica, la rosa riprese la parola: «Ti prego Homura-chan, è il mio compleanno» la implorò, unendo le mani di fronte al viso. «Ti prometto che i miei genitori non ci daranno fastidio. E poi, finalmente potrai conoscerli!»
Homura deglutì. «Ci saranno anche loro?»
«Certo! Dove vuoi che vadano?»
Madoka si lasciò scappare una piccola risata: la mora, al contrario, arrossì visibilmente.
«Kaname, non sei per niente simpatica» soffiò, gonfiando le guance per fingersi offesa.
La diretta interessata le sorrise dolcemente. «Per favore, accetta. Sono sicura che ci divertiremo un mondo!»

 

 

«Visto? I miei non ti hanno nemmeno torto un capello!» scherzò Madoka, chiudendo la porta della camera.
Homura strinse involontariamente lo zaino con tutto il necessario per la notte tra le mani. «Beh... è un peccato che Tatsuya stesse già dormendo. Però... » disse, con un filo di voce «tua madre è simpatica. E tuo padre è davvero gentile.»
Madoka sorrise, andando a sedersi nel proprio letto. «È un buon inizio.»
La mora lasciò andare la sacca ai piedi del letto, dopodiché si sedette di fianco all'amica. «Allora, che cosa vuoi fare?»
La festeggiata alzò le spalle, ancora sorridente. «Nulla di particolare.»
Homura inarcò un sopracciglio. «Come?»
«Volevo festeggiare il mio compleanno con te» spiegò, arrossendo lievemente. «Ciò che faremo non mi interessa. A me basta la tua compagnia per essere felice.»
Il cuore della mora perse un battito.
Anche io sono felicissima di essere qui al tuo fianco, non immagini quanto pensò in quel momento, ma dalla sua bocca non uscì la minima sillaba.
Ad un tratto, si udì uno strano rumore. A primo impatto poteva sembrare il cigolio di una porta, ma in realtà, si era trattato semplicemente dello stomaco di Homura.
Le due amiche si scambiarono un'occhiata. Subito dopo, Madoka scoppiò in una sonora risata, mentre le guance della mora divennero rosse come un peperone.
«Homura-chan, mai hai cenato?» domandò l'amica, asciugandosi una lacrima causata dalle troppe risate.
La diretta interessata, ancora in imbarazzo, balbettò qualche parola incomprensibile, facendo divertire ulteriormente la rosa.
«Sì, ho capito, vedo se riesco a recuperare qualcosa nella dispensa» esclamò Madoka, divertita. «Tu intanto mettiti pure il pigiama, probabilmente ci metterò un po' dato che i miei non vanno a fare la spesa da una settimana.»
La mora annuì rapidamente, e non appena la festeggiata uscì dalla stanza, poté finalmente tirare un sospiro di sollievo.

 


La camera di Madoka era meravigliosa. Tutto si trovava al proprio posto: i peluche erano disposti ordinatamente sulla mensola, il letto era rifatto, i cuscini sprimacciati. Sul comodino, oltre all'abat-jour, c'erano alcune fotografie: Madoka appena nata, Madoka che teneva in braccio Tatsuya, Madoka e la sua famiglia in campeggio. E una, indubbiamente la più recente, ritraeva Madoka e Homura con le divise della Mitakihara Middle School, entrambe con un enorme sorriso stampato in volto.
«Homura-chan?»
La diretta interessata si voltò di scatto, incontrando lo sguardo allegro di Madoka: quest'ultima teneva tra le mani un vassoio con una caraffa fumante, due tazzine e alcuni bignè.
«Non ti ho sentita entrare» ammise, provando di nuovo quella sensazione di disagio che si era impossessata di lei poco prima.
«Ho notato che stavi guardando le fotografie, così ho cercato di fare meno rumore possibile» dichiarò l'altra, poggiando il vassoio sul letto. «Vuoi un po' di tè?»
Homura annuì, delineando un sorriso. «Sì, molto volentieri.»
Le due si scambiarono una lunga occhiata, rimanendo bloccate in quella posizione, ma dopo non molto le guance di Madoka si tinsero di rosso, e la ragazzina, imbarazzata, abbassò istintivamente lo sguardo.
«Ecco, c'è una cosa che volevo dirti già da un po'...» esordì la rosa, passando la tazzina alla compagna di classe.
Homura percepì il battito del suo cuore aumentare velocità. «Ti ascolto.»
Madoka bevve un sorso di tè, e in un paio di secondi la bevanda le riscaldò la gola. «Stai molto bene coi capelli sciolti. Voglio dire, le trecce ti donano, ma così sembri molto più grande!» rivelò, trattenendo una risata nervosa. «Sei più bella, ecco.»
«Tutto merito dei nastri rossi che mi hai regalato» disse la mora, nel tentativo di placare l'agitazione che stava crescendo dentro di lei.
Madoka scosse la testa, abbozzando un sorriso. «No no, i nastri non c'entrano nulla.»
Homura deglutì, poggiando con cura la tazzina sul vassoio. La festeggiata fece lo stesso, e le due ripresero a guardarsi negli occhi in silenzio, in attesa che l'altra dicesse qualcosa.
Avanti, Homura, fatti coraggio! Di questo passo si stancherà di stare con te, perciò accumula tutte le tue forze in una volta sola e fatti avanti!
La mora inspirò profondamente, provando una sensazione di vuoto allo stomaco. «Ho qualcosa per te.»
Madoka ruotò leggermente la testa di lato, confusa.
L'amica non aggiunse altro: aprì la tasca esterna dello zaino, estraendone un piccolo pacchetto azzurro.
«Buon compleanno, Madoka Kaname» disse nervosamente, porgendo il regalo alla festeggiata.
Quest'ultima rimase in silenzio per qualche secondo, non sapendo cosa dire. «Homura, tu... non dovevi...»
«Invece sì» proseguì l'altra, accennando un sorriso. «Dai, aprilo!»
La rosa prese tra le mani la piccola scatolina, accarezzando delicatamente il fiocco blu. Inizialmente esitò, ma dopo poco la aprì, e un sorriso splendente si ampliò sul suo viso quando ne vide il contenuto: si trattava di un anello argentato, con un bellissimo e luccicante fiore rosa.
«Ti piace?» domandò Homura, con voce tremante.
Madoka infilò l'anello nell'anulare sinistro, gli occhi che le brillavano: «Homura-chan, lo adoro! È meraviglioso!»
E, detto questo, la festeggiata strinse l'amica in un forte abbraccio: entrambe persero l'equilibrio e caddero sul materasso, scoppiando subito a ridere.
Homura aveva le lacrime agli occhi, sia per la gioia che stava provando in quel momento, sia per sfogare tutta l'ansia che aveva trattenuto; Madoka, invece, si stava tenendo la pancia con le mani, nel tentativo di reprimere la fastidiosa sensazione di vuoto provocata dalle troppe risate.
Si calmarono col passare dei minuti, lentamente, una di fianco all'altra, con lo sguardo rivolto verso il soffitto. Homura tirò su col naso, mentre Madoka chiuse gli occhi.
«Che fiore è?» domandò la rosa, ancora con le palpebre abbassate.
Homura si voltò verso di lei, iniziando ad osservarla. «Pervinca. È il mio fiore preferito.»
Al sentir quelle parole, Madoka aprì gli occhi di scatto, incrociando all'istante quelli dell'amica. «Non lo dimenticherò.»

 

*

 

Madoka sorrise senza rendersene conto. Aveva trovato quel vecchio anello in un cassetto poco tempo prima, e aveva sentito la necessità di indossarlo ogni volta che si era presa cura della sua pervinca.
Lo faceva quando Homura era al lavoro, consapevole che rivedere quel vecchio anello l'avrebbe messa a disagio. La loro relazione era cominciata quel lontano giorno, dopo che la mora aveva fatto il primo passo, ma ogni volta che quest'ultima ci ripensava, le sue guance si tingevano di rosso.
Col passare dei giorni, finalmente, i fiori sbocciarono. Era ancora mattina. Madoka, come ogni giorno, si era affacciata alla finestra della sua stanza, e nel vedere i petali rosa del suo amato fiore si era precipitata in giardino, ancora con il pigiama.
Si accovacciò davanti al vaso, un sorriso a trentadue denti stampato in volto. Homura l'aveva raggiunta poco dopo, con indosso gli abiti da lavoro.
«Che cosa stai facendo?»
La rosa non rispose, continuando a rimanere in quell'assurda posizione, coprendo così la visuale ad Homura.
La mora sospirò sommessamente: «Comunque, io tra poco devo andare in ufficio» proseguì, incrociando le braccia. «Finisco di fare colazione e-»
Fu un attimo. Una frazione di secondo. Un lieve spiraglio di vento fece ondeggiare il fiore, e Homura lo notò subito.
Nello stesso istante, Madoka si voltò, incontrando lo sguardo sorpreso della mora.
«È...»
«Sì, Homura. È una pervinca.»
La ragazza si irrigidì di colpo, mentre un brivido le attraversava la schiena. Osservò attentamente il fiore per qualche secondo, dopodiché, si abbandonò ad un sorriso sincero e spontaneo.
«Te ne sei ricordata» disse, le gote lievemente rosate.
Madoka annuì leggermente, sorridendo a sua volta.
Non avevano bisogno di dirsi altro. Bastò uno sguardo affinché le due si capissero l'una con l'altra: entrambe avrebbero portato per sempre con sé quel dolce ricordo che a distanza di anni le faceva ancora sorridere. E non si sarebbero mai dimenticate di come la pervinca fosse stato un fiore così importante e così bello al tempo stesso.

   
 
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