5.
LE SUE LABBRA
"Labbra mercenarie, sì, avrei potuto baciarne:
ma che sapor di vita in quelle labbra?"
Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal
Iris si
sentiva leggermente rintontita, le luci
del locale le sfarfallavano davanti agli occhi, ma non era ubriaca. Con
sua
somma sorpresa, aveva scoperto di reggere bene l'alcol. Era ancora
perfettamente lucida, nonostante la sua mente avesse iniziato a fare
pensieri
sconnessi, soprattutto quando il suo sguardo si posava e indugiava un
po' troppo
su Sofia e sulle sue labbra. Le trovava terribilmente irresistibili:
erano ben
disegnate, delicate e piene, messe in risalto dal rossetto amaranto.
Parevano
invitanti cigli rossi che costeggiavano un abisso nero di delizie
proibite e
Iris si era sorpresa più volte a domandarsi come sarebbe
stato gettarsi in
quell'abisso.
Ora che Sofia si era lasciata con Davide era giunta la sua occasione, poteva finalmente confessare il suo struggente e logorante amore per lei. Continuava a rigirare la dichiarazione nella sua mente, fino a quando non diventava completamente insapore e insignificante o un pensiero troppo dolorosamente complesso per indugiarvi ancora.
Cercò di recuperare gli ultimi rimasugli di drink, ma ormai era rimasto nient'altro che ghiaccio sciolto. Cercava di trattenersi dal guardare Sofia, accanto a lei, ma il richiamo di quelle labbra era troppo attraente.
Le luci del locale danzavano nei suoi occhi scuri, simili a lucciole che si specchiano in un lago ammantato del nero della notte. Stava affogando in quegli occhi, ma, in quel momento, le sembrava il posto più bello in cui morire. Si stava abbeverando di quello sguardo, fino ad esserne ubriaca: era scintillante e liquido per l'alcol, velato, però, di uno struggente languore, come se la malinconia che sempre lo incupiva, non potesse non esserci, nemmeno per un breve istante, come se fosse parte di esso.
I suoi occhi ricaddero nuovamente sulla sua bocca e di nuovo ne rimasero impigliati. Sofia si passò la lingua sulle labbra, in un gesto scherzosamente malizioso e incredibilmente sensuale. Iris si morse le labbra mentre il desiderio di baciarla si faceva più intenso e soffocante.
Bramava ardentemente di rubare il sapore di quella bocca, ma nel contempo si diceva che era un gesto sconsiderato: cosa sarebbe successo dopo quel bacio?
Molto probabilmente assolutamente nulla: Sofia l'avrebbe considerato un aneddoto divertente, ci avrebbe scherzato sopra, avrebbe riso, sempre che se ne fosse ricordata; per Iris, invece, sarebbe stato uno struggente ricordo dolceamaro, troppo doloroso eppure troppo bello per non soffermarvisi, sarebbe stato solo un ulteriore contributo alla sua confusa situazione.
Ti prego, baciami pregava mentalmente, non riuscendo a distogliere lo sguardo. Nel pieno della sua lucidità assisteva come una spettatrice al suo progressivo avvicinamento, vanamente contrastato da barlumi di ritrosia. Si faceva un poco più vicino e si ritraeva, cercando di opporsi a quella forza che la trascinava inesorabilmente verso l'abisso.
Ad un certo punto si sorprese ad esserle talmente vicina da poter sentire il respiro caldo di lei accarezzarle le labbra e invitarla gentilmente a dischiuderle.
Quello che stai facendo è completamente sbagliato urlò una voce nella sua testa e Iris aprì le labbra e chiuse gli occhi. Un tocco leggero, appena percettibile, come un frullio d'ali di farfalla, di una struggente dolcezza, bastante a farle fremere il cuore di gioia sorpresa. Iris sussultò e il cuore le si incastrò nella gola, bloccandole il respiro. La ragazza dischiuse un po' di più le labbra, cauta, in una muta richiesta di qualcosa di più e Sofia ne approfittò per rendere quel bacio più intenso.
Iris chiuse gli occhi e sorrise contro le labbra dell'altra mentre una lacrima, sfuggita alla presa delle ciglia, le rigò una guancia: mai come in quel momento si era sentita contemporaneamente più triste e più felice.