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Autore: Julietds    27/09/2015    2 recensioni
[Lars/James]
Molto spesso, io e James siamo stati definiti – dai nostri amici e, molto probabilmente, anche dai fans – marito e moglie. E non senza qualche buona ragione.
Kirk tenta sempre di fare da pacere ma, una volta, all'ennesima battibecco tra me e James, perse le staffe. Adesso rido a ripensarci, ma al momento quasi buttai giù la porta a calci quando Hammet ci chiuse in quel camerino a sbollire.
“Finché non vi sarete chiesti scusa per essere dei cazzoni ve ne starete lì dentro, fate voi” asserì da fuori, con Rob che probabilmente gli picchiettava la spalla in segno di assenso.
“Piccolo bastardo, apri subito questa porta!” urlai acido contro il legno, continuando con i pugni e i calci che avrei voluto dare a Kirk.
James rise grattandosi il mento per poi sprofondare in una poltrona con la sua birra. “Altrimenti? Butti giù la porta?”
Genere: Comico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FAIRYTALE OF NEW YORK



Molto spesso, io e James siamo stati definiti – dai nostri amici e, molto probabilmente, anche dai fans – marito e moglie.
E non senza qualche buona ragione.

Nonostante la consapevolezza di ciò, ho paura di sapere chi dei due sia la moglie.

Kirk, senza dubbio, è il figlio strattonato dai genitori; tenta sempre di fare da pacere e Rob lo imita, ma, una volta, all'ennesima battibecco per l'esecuzione di Battery tra me e James, perse le staffe.

Adesso rido a ripensarci, ma al momento quasi buttai giù la porta a calci quando Hammet ci chiuse in quel camerino a sbollire.

 

“Finché non vi sarete chiesti scusa per essere dei cazzoni ve ne starete lì dentro, fate voi” asserì da fuori, con Rob che probabilmente gli picchiettava la spalla in segno di assenso.
“Piccolo bastardo, apri subito questa porta!” urlai acido contro il legno, continuando con i pugni e i calci che avrei voluto dare a Kirk.
James rise grattandosi il mento per poi sprofondare in una poltrona con la sua birra. “Altrimenti? Butti giù la porta?
Ridussi gli occhi a due fessure mentre lui sorseggiava schiuma.
“Ridi quanto vuoi, ma quella è l'ultima bottiglia, poi siamo a secco!” lo provocai. Non era vero ma lui non ne aveva idea. Non ancora, perlomeno. Fece spallucce, lì per lì. Quando finì la birra, però, guardò il fondo vuoto della bottiglia per poi mettersi a bussare alla porta, attività che io avevo ormai abbandonato sedendomi con la schiena contro il muro di fianco all'entrata.

“Kirk!”
“Non ti aprirà, ti conviene farti venire in mente qualcos'altro” suggerì esasperato, una mano sugli occhi in cerca di tenere insieme la faccia data l'emicrania mista a stanchezza.
“Kirk!” urlò nuovamente con voce brilla, battendo con decisione pugni contro le assi di legno.
“Prova a levarti le mutande e sventolarle fuori dal cornicione urlando che sei il cantante degli Alcoholica” suggerii sarcastico, al che lui mi restituì la stessa espressione astiosa che gli avevo rivolto io non molto prima.
D'improvviso, però, si acquietò e sorrise misterioso sollevando i baffi.

“Non è una brutta idea, Larsie.”

Quel soprannome e il sorrisetto con cui lo pronunciò mi fecero venire i brividi ma se aveva un'idea per uscire di lì, forse…
Andò ad aprire la finestra. “Hai una scala nascosta su per il culo o che?”
Per qualche istante se ne stette lì, in canottiera, a godersi il vento freddo di novembre che gli faceva svolazzare le ciocche rossastre ovunque.
“Vuoi prenderti una polmonite?” domandai, giusto per il gusto di infastidirlo, avvicinandomi.
Quando fui a un passo da lui si girò di scatto, spaventandomi a morte.
“Mettiti il culo a mollo, mammina” commentò repentino arricciando le labbra divertito, con un sopracciglio aggrottato.
“Cristo! Mi hai spaventato a morte! Volevi buttarmi di sotto per caso?!”
James scoppiò a ridere. “Non sarebbe stata una brutta idea ma… no, ho un'idea migliore, forse.”

Non feci neanche in tempo a chiedere ulteriori informazioni sul suo geniale piano, che quella sua testolina fece capolino fuori dal palazzo, probabilmente per studiare la situazione… o forse solo per gelarsi ulteriormente il cervello.

“Allora?” domandai impaziente. Lui ritirò la testa.
“C'è un cornicione e-”
“James Alan Hetfield” lo richiamai all'ordine puntandogli l'indice contro; “non mi starai mica proponendo di arrampicare con te la facciata di un palazzo, vero?”
Alzai un sopracciglio per rendere il tutto più drammatico e, effettivamente, gli feci perdere un poco della sua spavalderia ma, dato che non sono crudele come lui è stato a volte, ancora prima che mi rispondesse, mi rimboccai le maniche della camicia.
“Ci sto” dissi mentre mi davo dare fare.
Lui mi guardò leggermente stupito per poi incrociare le braccia al petto e ribattere: “Io non ti ho ancora proposto niente, però.”
“Oh, figurati. Forza, aiutami a spalancare questa cosa” dissi, cercando invano di aprire la finestra. Quando finalmente si convinse a muovere il fondoschiena, gli bastò allungare le braccia per forzare la nostra via d'uscita.

Mi sedetti sul davanzale e deglutii: nove piani.

Eravamo stati in stanze d'hotel al novantesimo piano e oltre da sbronzi marci e anche peggio; teoricamente avrei dovuto essere abituato a fare viaggetti spericolati su corrimano e davanzali di camere d'albergo, ma l'idea di cadere e sfracellarmi dal palazzo in cui veniva registrato un noto show televisivo per ritrovarmi turisti, fans e giornalisti tutt'intorno a fotografare il mio collo rotto sul marciapiede mi allettava ancora meno: non ero decisamente James. Fu in quel momento che sentii un calore familiare attorno al braccio: la sua presa.

“Va tutto bene?” mi chiese serio. Lo guardai negli occhi e annuii. Mi sentivo Tom Cruise in Mission Impossible, in quel momento. Solo che io non avevo alcuna fune legata in vita…o da qualsiasi altra parte. Lo sguardo di James, però, mi diede un po' di fiducia in me stesso così tentai di aggrapparmi nel modo più saldo possibile al granito della facciata e strascicai le mie scarpe lucide lungo quello strettissimo cornicione. Dopo tre passi neanche, vidi la gamba di James uscire dalla finestra e, a seguirla, lui seduto a cavalcioni a metà tra il vuoto totale e il nostro camerino.

“Attento!” esclamò, mettendosi le mani nei capelli. Mi scivolò un piede e per poco non finii polverizzato nel traffico di New York. Per fortuna riuscii a ritrovare appoggio.

Tu e le tue meravigliose idee, maledii mentalmente Hetfield che, intanto, se la stava ridendo. Avrei voluto vedere quanto avrebbe riso se lo avessero trascinato in una cella a causa della mia morte prematura! Anche se poi, a guardar giù, ero ormai più preoccupato per le mie scarpe nuove rovinate dall'inquinamento di quella città che per la mia vita.
Un altro momento in cui quasi rischiai di cadere fu quando, arrivato davanti ad una finestra da cui poter rientrare, ricevetti un tappeto addosso. Evidentemente, la signora che lo aveva sventolato lì fuori voleva solo liberarsi della polvere… una polvere assicurata da venticinque milioni di euro l'anno.
Rimasi attaccato per le dita al bordo della finestra per qualche minuto. James non si accorse subito del piccolo incidente che avevo subito ma poi, non appena mi notò spenzolare per aria, si mise a gridare il mio nome come un ossesso.

“Chiudi il becco e aiutami!”

Non volevo che tutti i newyorkesi che affollavano il marciapiede nove piani sotto di noi in attesa di entrare allo show alzassero i loro nasi in aria per trovare metà dei Metallica che penzolavano tra la vita, la morte e un paio di Jean-Baptiste Rautureau in condizioni a dir poco pietose.
Pian piano, James, a quanto pare molto più agile del sottoscritto nonostante la stazza, si avvicinò a me e mi allungò una mano. La afferrai con fatica e per poco non cademmo entrambi ma, quando finalmente il biondino sferrò il suo sorrisino da battaglia alla signora del tappeto, fummo tratti in salvo. Entrò per primo, poi io mi issai sul bordo della finestra e lui mi tirò dentro per i fianchi. E caddi su di lui. Con il fiato corto – ormai non eravamo più due ragazzini – ma la risata contagiosa, stemmo lì, sdraiati io contro il suo corpo e lui contro il pavimento, per qualche minuto prima di ritrovarci in un silenzio profondo, persi l'uno negli occhi dell'altro.
Infilai le dita di una mano tra i suoi capelli assaporando l'ingenuità di quelle iridi cerulee che mi fissavano come avrebbe potuto fare un ragazzino.

“James, James…” sospirai. “Perché quando seguiamo uno dei tuoi grandi piani finiamo sempre per spenzolare giù da un cornicione nel bel mezzo di New York City?”

Lui mise su uno di quei suoi enormi sorrisoni da 'Anche questa volta l'ho combinata grossa' e mi abbagliò completamente prima che chiudessi gli occhi e, senza starci a pensare troppo, premessi le mie labbra contro le sue. Fortunatamente la donna del tappeto non era più nella stanza.
Non appena ci staccammo mi sentii terribilmente imbarazzato. Era stato qualcosa di dolce, fraterno… ma sapevo che James avrebbe concluso al suo solito con una battutaccia su quanto fossi frocio eccetera. Invece non lo fece. Il suo sguardo andò dritto oltre le mie spalle, prima che dicesse:

“Quello è un fiocco di neve?”

Lì per lì arricciai il naso. Insomma, Lars Ulrich ti ha appena baciato e tu… ti metti a fissare i fiocchi di neve?! Razza di stronzetto ingrato!
Gli tirai un schiaffetto sulla guancia fingendomi offeso, ottenendo solo di farlo scoppiare a ridere.

Fu in quel momento che Kirk spalancò la porta seguito da Robert.
“Ragazzi! Sono secoli che vi stiamo cercando! Dove vi eravate cacciati?!” esclamò con il fiato corto. Rob, alle sue spalle, alzò un sopracciglio.
“Che diavolo stavate combinando voi due?” chiese in tono malizioso. Giusto, ero ancora seduto sopra il mio cantante. Kirk serrò le braccia al petto e mise su un'espressione altrettanto allusiva da 'Sapevo che prima o poi sareste arrivati a questo punto'.
Arrossii ma non scomposi: ero Lars Ulrich, in fondo.
Quante volte avevo limonato con Kirk davanti a telecamere e obiettivi? Mi alzai da James per esordire con un:
“Quello che ha suggerito il signorino qui. Contento?”
Kirk sorrise non convinto del mio svicolare verbale, ma convinse comunque Rob a lasciarci soli facendoci però promettere di uscire da lì entro due minuti, il tempo che mancava ancora all'inizio dello show.

Io e James tornammo a fissarci negli occhi, questa volta sorridenti e spensierati come ragazzi.
“Sai quella canzone che fa… It was Chrimas Eve babe, in the drunk tank…” prese a canticchiare ridendo da solo come un idiota.
Mi grattai la testa e arricciai il naso. “Intendi quella canzone tristissima ch-”
Mi fermò subito protestando. “Sì, ma vedila così: quella potrebbe un po' passare per la nostra canzone. È divertente, se la prendi in questo modo.”

Ripensai alle parole di quella canzone: due innamorati che sapevano che avrebbero trascorso il loro ultimo Natale insieme…non capivo davvero che ci trovasse di tanto divertente.

You’re a bum, you’re a punk, you’re an old slut on junk” riprese a canticchiare. “You scum bag, you maggot, you cheap lousy faggot…
Quella canzone era diventata la sua nuova scusa per insultarmi gratuitamente. “D'accordo, basta ballate da figli di puttana” decretai, alzandomi e porgendogli una mano sebbene lui, ancora alticcio, continuava a cantare.

Happy Christmas your arse, I pray God it’s our last!

Risi e scossi la testa. “Dovresti smetterla di bere” dissi, sorridendo amaro. In ogni battuta c'è sempre un fondo di verità, anche se nessuno dei due aveva voglia di parlarne in quel momento. Era per dire. Per dirgli di smetterla altrimenti gli avrei ficcato una delle mie Jean-Baptiste Rautureau, ormai da buttare, dritta in bocca.
E allora, semplicemente, James afferrò la mia mano, si rimise in piedi e ce ne andammo via insieme.























 

Premetto di aver sempre visto insieme Lars e Kirk piu' che Lars e James ma è vero: quei due sono proprio come moglie e marito e si sa che tra moglie e marito è meglio non mettere il dito... O meglio, il Kirk. Ho sempre sentito come se questi due fossero legati da un legame speciale che li ha accompagnati dall'inizi dei Metallica, per cui sono stati sempre schiena contro schiena contro tutti gli altri - sempre però pronti a stuzzicarsi. Ad ogni modo, sarei felice di sapere che ne pensate quindi recensioni come se piovesse, mi raccomando!
- Juls
   
 
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