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Autore: YomiCrazy    27/09/2015    4 recensioni
E se Harry Potter fosse stato una ragazza?
Cosa sarebbe accaduto?
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Harriet è una bambina con un'infanzia molto triste alle spalle.
Costretta ai continui soprusi dagli zii e del prepotente cugino, desidera una vita normale, come ogni bambina della sua età dovrebbe avere.
Ma qualcosa cambierà il giorno del suo undicesimo compleanno.
Qualcosa che non avrebbe mai immaginato potesse essere.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Durante l'infanzia di Harry, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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1° novembre, 1981.
Un anziano signore, dai lunghi capelli ed una folta barba bianca, cammina per le strade di Little Whinging, in Inghilterra. Al suo fianco, una slanciata signora da un buffo cappello in testa ed un grazioso paio d’occhiali sul naso.
“Albus, è sicuro di qual che stiamo facendo? Ho osservato a lungo questa famiglia e non mi sembra idoneo lasciale la piccola Harriet qui.”
“Non preoccuparti, Minerva, sono suoi parenti, vedrai che lo cresceranno meglio di chiunque altro.”
Le due figure si avvicinarono al numero quattro di Privet Drive, dove alloggiava la famiglia Dursley.
L’anziano signore appoggiò un piccolo fagotto vicino alla porta, dove all’estremità fuoriesciva un ciuffo di capelli neri, sottostati da una testolina rosa che sonnecchiava dolcemente.
Una sola particolarità vi era su quella bambina.
Una cicatrice a forma di saetta sulla fronte.
 
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“Harriet sveglia!
Sveglia Harriet!”
Quella mattina Harriet venne svegliata da suo cugino Dudley, intento a saltare sulle scale sotto cui la bambina dormiva beatamente.
Era una normale giornata come tutte le altre, risveglio nello stanzino che gli zii gli avevano dato come camera, cugino infantile ed altezzoso che le chiudeva la porta sul naso ed ennesima sgridata di zio Vernon e zia Petunia su cose che non stavano né in cielo né in terra.
Harriet era una dolce bambina di quasi 11 anni, dai lunghi capelli neri che le ricadevano sulle spalle leggermente abbronzate, due enormi occhi di giada che sovrastavano un piccolo nasino ed un paio di occhiali circolari per guarire una vista non troppo perfetta.
La sua vita era sempre stata quella, non aveva mai conosciuto i suoi genitori e tante volte si era chiesta se mai avesse fatto qualcosa di male per meritarsi tanta sofferenza e tristezza.
Quegli odiosi zii non le permettevano mai di essere felice: lo privavano sempre dei suoi giochi, la vestivano con gli enormi maglioni del cugino che spesso e volentieri le facevano da veste e la facevano dormire nello stanzino pieno di ragni che sottostava le scale.
Non sempre però tutto era a colori scuri.
Alcune volte accadevano delle cose che Harriet non capiva ed un esempio fu il giorno di gita allo zoo.
Harriet si era appoggiata su uno dei corrimano che dividevano il pubblico da una grande teca dove vi abitava un serpente. La bambina sembrava quasi ammaliata da quell’animale e lui sembrava capire ciò che ella provava. Mentre era intenta a capire ciò che accadeva, Dudley si era avvicinato e l’aveva spinta a terra, cominciando a tormentare il sibiloso animale.
Harriet ci rimase veramente male e guardò furiosa il cugino, sperando che il serpente potesse rivendicarsi, cosa che lei non avrebbe potuto fare.
Ed ecco lì la magia.
Esatto, perché, proprio come per magia, la teca che divideva Dudley dal serpente svanì e il cicciottoso cugino finì all’interno dell’habitat in cui risiedeva l’animale, bagnandosi nello stagno artificiale che l’uomo aveva creato.
Subito il panico prese il sopravvento per il ragazzo al vedere il serpente strisciargli vicino, uscendo poi dalla teca cercando la libertà.
Ciò che davvero lasciò allibita Harriet, fu il modo in cui il serpente la ringraziò per l’accaduto, capendo la sua lingua, come se fosse stata lei ad aiutarlo.
Le risate vennero poi in un secondo momento. Quando Dudley cercò di uscire dalla teca, il vetro era tornato come per magia e lui cominciò a piangere ed a gridare per attirare l’attenzione dei genitori che, spaventati, accorsero in suo aiuto.
Solo zio Vernon si girò verso Harriet che rideva in disparte da qualche secondo.
Solo lui poteva sapere che probabilmente era tutta colpa della bambina.
 
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“E’ colpa tua!”
“Non è vero!”
“Sono sicurissimo che la colpa è solo tua!”
Il rientro a casa Dursley dopo lo zoo non fu dei migliori. Lo zio Vernon era più che sicuro che Harriet ne aveva combinata una delle sue e la bambina non poteva capire come l’accaduto fosse stata opera sua.
Come al solito venne rinchiusa nello stanzino in punizione, mentre Dudley veniva coccolato ed asciugato da zia Petunia che non aveva osato neanche tentare di aiutarla.
Ogni volta che accadeva qualcosa di strano, i due zii se la prendevano sempre con lei, come se fosse capace di fare arcane magie.
Beh, effettivamente, ogni volta che aveva pensato qualcosa, automaticamente accadeva, ma Harriet pensava solo a stupide coincidenze, tranne quando in una sola notte le erano ricresciuti i capelli che la zia le aveva tagliato il giorno prima.
Harriet si accomodò sul letto sospirando, ormai abituata a quei brutti modi che gli zii usavano con lei.
Non capiva davvero il perché veniva sempre trattata male, ma sperava di poter rivendicarsi un giorno, magari una svolta che le avrebbe cambiato la vita, come per magia.
 
--
 
“Harriet, hai preso la posta?”
“Si.”
La bambina si spostò rapidamente dalla porta d’ingresso alla sala dove erano comodamente appoggiati gli zii. Nel tragitto cominciò a guardare le varie lettere e tra queste ne trovò una indirizzata proprio a lei.
Chi mai poteva scriverle?
Posò il resto della posta sul tavolo e cominciò a leggere l’intestatario.
Per la sig.na Harriet Potter.
Harriet Potter era lei e di questo ne era sicura. Il mittente era una certa scuola di Hog…
“Cos’hai fra le mani?”
“E’ per me.”
Lo zio Vernon prese la lettera che la piccola teneva fra le mani e lesse immediatamente ciò che vi era scritto sopra. Harriet aspettò che lo zio finisse ma quando quello strappò la busta fra le mani, la bambina ci rimase molto male. Perché non gliel’aveva lasciata leggere?
Nei giorni successivi molte altre lettere simili arrivarono al numero quattro di Privet Drive e come la prima volta, Harriet vedeva lo zio strapparle tutte o dare fuoco alla maggior parte di esse.
Perché non poteva leggerle?
Che cosa nascondeva questa scuola di Hog-qualcosa?
Poi, parecchi giorni dopo, accadde tutto assieme.
Zio Vernon era felice quella domenica, perché di domenica non si riceveva posta. Ma appena formulata la frase, un miliardo di lettere cominciarono a riempire casa Dursley, tutte uguali, tutte indirizzate ad Harriet Potter, tutte dalla stessa scuola che finalmente aveva un nome: Hogwarts.
Fu dopo quell’accaduto che la famiglia Dursley si vide costretta a traslocare senza che Harriet potesse capirne il motivo.
Si ritrovò così a festeggiare il suo compleanno in una catapecchia in mezzo al mare, senza una torta, senza un augurio, senza un amico, sdraiata sul pavimento di quella che doveva essere una sala, scaldata solo dalle flebili fiamme all’interno del caminetto che illuminava la stanza.
Buon compleanno Harriet, scrisse la piccola sul terreno, spostando quella che poteva essere polvere o brecciolato. Sospirò ancora, guardando il camino.
 
--
 
Era notte inoltrata quando Harriet, intenta a guardare il camino, sentì dei pesanti passi avvicinarsi alla casetta. Dudley si svegliò subito e quando un omone di grandi dimensioni buttò giù la porta, la bambina si alzò spaventata.
“Ahm… Scusate per… la porta.”
L’uomo dai lunghi e ricci capelli neri, barbuto come nessuno aveva mai visto in vita sua Harriet, rimise a posto la porta, girandosi poi verso la piccola.
“Tanti auguri di buon compleanno, Harriet!”
Recitò la filastrocca, porgendo alla bambina la famosa lettera che gli zii avevano tentato di non farle leggere più di una volta.
“C’è anche una torta ma ad un certo punto penso di essermici seduto sopra…”
L’omone porse una graziosa scatola alla piccola e lei gli sorrise aprendola, per poi poggiarla delicatamente sul divano.
In quel momento arrivarono gli zii spaventati e l’omone subito li zittì, spaventandoli.
Harriet finalmente aprì la lettera, leggendone così il contenuto:



 
Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts
Direttore Albus Silente


 
Cara sig.na
Harriet Potter
Siamo lieti di informarla che lei ha diritto a frequentare la Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
Qui accluso troverà l’elenco dei libri di testo e delle attrezzature necessarie.

 
I corsi avranno inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa di una sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.
 
Con ossequi
 
Minerva McGranitt
 
Vicedirettrice
 




Alla fine della lettera Harriet rimase allibita. Scuola di magia e stregoneria?
Lei era una strega?
“So che tutto questo ti sembrerà strano, ma posso spiegarti tutto, anche il perché di quella cicatrice.”
Harriet si toccò la fronte, passando le dita sulla cicatrice.
Quell’omone poteva spiegarle tutto quanto?
“Il mio nome è Hagrid e sono il guardiacaccia della scuola da cui proviene la lettera.”
Harriet sembrò quasi venirle un infarto quando l’uomo cominciò a spiegarle tutto quello che sapeva sulla sua storia.
I suoi genitori, Lily e James Potter erano morti dieci anni prima per colpa di un mago oscuro di nome Voldemort, che nessuno nella comunità magica osava chiamarlo per nome, infatti veniva identificato con “Colui-che-non-deve-essere-nominato” o “Tu-sai-chi”.
Che la cicatrice sulla fronte gliel’aveva procurata lui mentre tentava di ucciderla ma che l’amore, la magia più grande che potesse esistere, l’aveva salvata.
Che quell’oscuro mago aveva instaurato un regime di terrore, concluso il giorno in cui aveva ucciso i Potter ed aveva tentato di farlo anche con lei.
Hagrid spiegò che l’incantesimo fatto da quel mago per ucciderla, rimbalzò su di lei e colpì lui stesso, ma nessuno sa se sia morto davvero.
“Tu sei nota in tutta la comunità magica, Harriet.
Tu sei la bambina che è sopravvissuta.”
Harriet rimase senza parole al racconto. Ora si spiegava il perché di quegli strani avvenimenti e capiva perché lo zio Vernon e la zia Petunia le davano sempre la colpa per tutto.
Loro sapevano dei suoi poteri.
Quando Hagrid creò per magia una coda di maialino sul sedere di Dudley, Harriet tornò alla realtà, scoprendo che il cugino le stava mangiando la torta in disparte.
“Nessuno deve saperlo, chiaro?”
Hagrid fece un occhiolino alla bimba che sorrise alla scena.
“Domani verrò a prenderti per aiutarti ad acquistare tutto ciò che ti serve per la scuola.”
La bambina sorrise ed annuì, finalmente trovando la strada di luce che in tutti quegli anni aveva cercato.
 
 
 
 
Note: Salve a tutti e grazie per essere arrivati fino a qui!
Qualche giorno fa mi chiesi cosa sarebbe accaduto se Harry fosse stato una ragazza e quindi ho deciso di cimentarmi in questa nuova long.
Spero di riuscire ad aggiornare con regolarità (università permettendo).
La storia viaggerà lungo i film, perché se dovessi regolarmi con i libri non finirei più di scrivere.
Non tutto sarà uguale alla vicenda, ovviamente e spero di non andare troppo OOC con i personaggi.
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, ringraziando comunque, chiunque voglia lasciare un suo parere.
  
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