Fumetti/Cartoni americani > Beetlejuice
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Autore: BlackPaperMoon    27/09/2015    0 recensioni
"Ma come siamo arrivati a questo punto? Ricordo ancora quando ti udii pronunciare quella frase per la prima volta."
Lydia Deetz, una ragazza singolare dai gusti macabri e gotici, si è appena trasferita con la sua famiglia nella piccola cittadina di Paceful Pines, in Inghilterra. Tutti la giudicano strana, i suoi familiari tentano di cambiarla, non ha amici con cui sfogarsi e tutto questo la fa sentire incredibilmente sola e incompresa, al punto da convincerla a chiudersi in se stessa. Segregata in casa coi suoi pensieri, Lydia trova per puro caso un vecchio libro chiamato "La leggenda di Neitherworld". Spinta dalla sua inarrestabile curiosità, la ragazza comincia a sfogliarlo e fa una scoperta che le cambierà la vita per sempre.
Genere: Comico, Demenziale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"E tengo a te per non perdermi nell'oscurità e me ne accorgo se ti guardo negli occhi, mentre giuri che tieni solo a me e tutti gli altri non sono nessuno. Sono cresciuto insieme a te, senza te sale la paura."

Beetlejuice intanto era rincasato, talmente di pessimo umore che una nuvola grigia si era stanziata sopra il suo capo e, di tanto in tanto, si permetteva di colpirlo con un fulmine che gli faceva drizzare i capelli stopposi.

« Beetlejuice? »

Intonò Jacques, col suo impeccabile accento francese, facendo capolino dalla sua stanza. L'espressione irritata dell'amico lo lasciò piuttosto perplesso.

« Sacrebleu! Non hai una bella cera.. »

Lo spettro si voltò verso lo scheletro, dedicandogli un'occhiataccia.

« Questo perché SONO MORTO! »

Sbottò furioso, facendo tremare tutte le pareti dell'abitazione. Al punto che Ginger inciampò sulle sue stesse zampe, smettendo di danzare.

« E' successo qualcosa? »

Insistette Jacques seriamente preoccupato, con voce timorosa.

« No. »

Rispose secco, adagiandosi sul divano e accendendo la televisione.

« Torna a fare i tuoi esercizi da palestrato che non ti serviranno ad un accidente perché sei un mucchio d'ossa. »

Proferì ancora, acido, prima d'incrociare le braccia al petto e tacere una volta per tutte. Lo scheletro guardò Ginger cercando il suo supporto, ed entrambi fecero spallucce. Sapevano che quando Beetlejuice era di pessimo umore era consigliabile lasciare che sbollisse per conto suo, senza interferire oltre. Lo lasciarono per cui da solo, tornando ad esercitare i loro hobby nelle rispettive stanze.

« Cherie, hai sentito la novità? »

« Oh, si! La voce si sta spargendo ovunque! »

Lo spettro alzò il volume al massimo per non udire i loro discorsi, allargando il broncio che troneggiava sul suo viso. La nuvoletta sulla sua testa ancora tuonava incessantemente, risaltando la sua espressione seccata. Si strappò i capelli, in un impeto di rabbia. Perché?! Perché quella ragazzina non riusciva ad uscirgli dalla testa?! Non aveva pensato che a lei dal momento in cui l'aveva lasciata lì da sola al centro della città. Il fatto che non riuscisse a fare finta di niente come accadeva di solito con tutti i guai che combinava lo faceva irritare ancora di più, perché non ne comprendeva il motivo! Pensava di averla scampata, e invece... Davvero così poco tempo trascorso insieme era sufficiente per affezionarsi a qualcuno? In tutti quegli anni passati in solitudine aveva dimenticato perfino come fosse provare affetto. La sensazione che si anima nel petto quando tieni fortemente a qualcosa. Si morse il labbro come se volesse perforarlo coi suoi denti storti. Dannata Lydia! Anche se chiudeva gli occhi gli veniva in mente la sua immagine. La sensazione della sua mano calda posarsi sulla sua guancia era ancora vivida dentro di lui, e più cercava di sopprimerla, più si faceva forte. A dirla tutta, era anche leggermente in pensiero per lei. L'aveva lasciata da sola in mezzo Neitherworld, circondata da mostri e non viventi. E se non fosse stata poi la scelta giusta? Nah, Lydia era una ragazza in gamba. Poteva cavarsela benissimo da sola.

« Mi farò uno snack per non pensarci. »

Proferì a voce alta, tatuandosi sul volto un'espressione indifferente. Ma proprio mentre si portava quello scarafaggio alla bocca, udì qualcosa che gli fece venire la pelle d'oca.

"Interrompiamo il programma per rendervi partecipi dello scoop del giorno. Una ragazzina umana ancora animata dalla scintilla della vita ha infranto le regole imposte da Tuedgard Juice secondo la quale viventi e non-viventi non possono entrare l'uno nei rispettivi mondi dell'altro. Il soggetto in questione è stato ritrovato a bighellonare liberamente per le strade di Neitherworld. Tra due ore si terrà la sentenza per decidere se reputare l'imputata innocente o colpevole. Presiederà l'onorevole Mrs. Orrida..."

Beetlejuice si morse la lingua, appena l'immagine di Lydia comparve sullo schermo, imprigionata nella gabbia degli imputati come una criminale. Sputò con poca grazia lo slime che stava bevendo, sporcando di verde il tappeto.

« LYDS! »

Gridò allarmato, portandosi le mani tra i capelli stopposi.

« OH NO!! QUESTO NON DOVEVA SUCCEDERE!! E' TUTTA COLPA MIA!! »

E prese a gironzolare per la stanza, allarmato, troppo preoccupato per la ragazza per rendersi conto della sua reazione decisamente eccessiva per uno che stava cercando di reprimere quei sentimenti nascenti.

« COSAFACCIOCOSAFACCIOCOSAFACCI---! »

Un fulmine, proveniente dalla nuvola grigia, lo colpì in pieno capo prima che questa potesse dissolversi completamente. Coi capelli elettrizzati e drizzati, Beetlejuice si sollevò entrambe le maniche, mentre un'espressione furente si faceva largo sul suo volto.

« Andiamo a prendere a calci qualcuno. STO ARRIVANDO BABES!! »

E, così dicendo, schioccò le dita e scomparve in una nuvola di fumo.

-

Nell'aula del tribunale, vigeva ancora il più assoluto dei silenzi. Mancava qualche minuto all'inizio della sentenza, e all'interno della stanza non vi era anima viva, letteralmente. Soltanto una piccola, fragile, innocente rondinella in gabbia, che con il capo chino non osava sollevare il suo cupo sguardo per incontrare le sbarre che la tenevano prigioniera. Fin da piccola, la sua diversità e stravaganza aveva fatto in modo che Lydia si sentisse intrappolata, poiché non era libera di esprimersi per quello che era. Ma mai come quella volta si era sentita in prigione, ingabbiata nello stesso mondo che aveva creduto adatto alla vera sé stessa. E come disse Ariosto nelle sue satire "e come un cardellino ama stare in gabbia, poiché nasce in quell'ambiente, ma la rondine perisce se rinchiusa, poiché non è fatta per stare in gabbia". E Lydia, pur abituata a convivere con quella sensazione di prigionia, si sentiva molto come una rondine in quell'istante. Cacciò un lungo sospiro, concedendosi di guardare intorno a sé. Si prese il viso tra le mani, pensando a quanto fosse strano che nonostante il futuro ignoto che l'aspettava alla porta della giustizia, lei rivolgesse la sua attenzione verso altro. Come se non fosse assolutamente preoccupata per il suo destino ancora incentro. O meglio lo era, ma... Sembrava che riflettere su Beetlejuice fosse più conveniente. Cosa stava facendo in quel momento? Perché l'aveva abbandonata così, senza alcuna spiegazione plausibile? Avrebbe voluto vederci chiaro, poiché a differenza dello spettro lei sapeva bene che in quel poco tempo passato insieme si era creata una forte intesa tra loro. E una forte intesa porta ad un forte legame. Ci era voluto così poco per prendersi quel fantasma a cuore, e Lydia sapeva anche perché ciò fosse avvenuto così spontaneamente e velocemente. Peccato che l'impressione che si era fatta di lui si era piano piano sgretolata appena aveva levato le tende, lasciandola sola in un luogo a lei completamente sconosciuto. Si alzò in piedi, aggrappandosi alle sbarre e fissando la sala intrisa nella penombra delle tenebre con sguardo grigio di chi brama libertà. Avvertì dei passi dirigersi verso l'aula in quello stesso istante, passi che avrebbero segnato il suo destino. Ormai nessuno, ne era certa, sarebbe venuto a salvarla.

« E-emh. In piedi, branco di bestie cafone! Si terrà oggi la sentenza che vedrà l'imputata Lydia Deetz protagonista. La giovane umana, creatura vivente, ha osato varcare la soglia che separa i nostri due mondi, infrangendo la più sacrale delle regole impostaci da secoli: i viventi non possono entrare a Neitherworld, come i morti non possono entrare nel mondo dei vivi. Questa sentenza ha lo scopo di decretare se l'imputata sarà giudicata innocente o colpevole, basandosi sulle varie testimonianze riportate dai presenti. Presiede la corte l'onorevole giudice Mrs. Orrida. »

Una donna, o meglio, una sorta di lucertola dai capelli bianchi e lisci come spaghetti penetrò nella sala, troneggiando sulla poltrona del giudice. Classica tunica scura e martelletto, un paio di occhiali da vista dalle lenti tonde e a giudicare dalle rughe sulle squame un'età piuttosto avanzata.

« SILENZIO IN AULA! »

Gridò, isterica, al punto che tutti i presenti pensarono bene di tapparsi le orecchie. Anche dalla sua postazione, la corvina udiva il parlottare della gente, avvertiva i loro sguardi stizziti e diffidenti puntati addosso. Si strinse nelle spalle, in cerca di un po' di conforto. Erano tutti contro di lei, se lo sentiva. La giudicessa si schiarì la voce, ricomponendosi.

« Molto bene. Ora... Avvocato Toadeschi, mi illustri il problema. »

Lo stesso omuncolo dalle sembianze anfibie che si era parato innanzi a Lydia prima della sua deportazione in tribunale si levò dal posto, facendo stridere le gambe della sedia contro il pavimento. Posò la sua fidata ventiquattrore sul bancone, sistemandosi la cravatta e non si risparmiò da lanciare un velato sguardo di sfida in direzione della corvina.

« Vostro onore! Lei sa meglio di me quanto tra la nostra gente ed i viventi ci sia inimicizia! Non scorre buon sangue dai tempi che furono, ed io trovo nel gesto di questa ragazza un affronto deplorevole! Dovremo forse prenderla come un'aspra sfida?! Il possibile inizio di un nuovo conflitto tra vivi e non?! E' forse questo un avvertimento per dirci che presto invaderanno il nostro mondo?! Io dico, non corriamo questo pericoloso rischio! Interroghiamo la ragazzina spremendola fino all'ultima goccia e disfiamoci di lei così che la sua infida lingua non possa raccontare ciò che a visto! »

E così dicendo, indirizzò l'ombrello verso la ragazza, così che la povera malcapitata potesse ancora una volta attirare le attenzioni su di sé. Lydia inghiottì nervosamente la propria saliva, facendosi sempre più piccola. Si sentiva così umiliata, così disarmata, così... Arrabbiata! Strinse i pugni, aggrottando le sopracciglia. Era ormai palese che l'intenzione di quell'uomo era quella di gettarle fango addosso, e se nessuno fosse venuto in suo aiuto chiaramente le cose si sarebbero messe male per lei. Fece scorrere lo sguardo sui presenti, fino a puntarlo sulla stessa giudicessa, che a sua volta la fissava poco convinta.

« ...E' certo che la giovane sia viva? E' bianca come un lenzuolo, e le sue profonde occhiaie sarebbero troppe anche per un vivente... »

« Sua onorificenza, il suo ginocchio sanguinava! Lo abbiamo visto tutti, la ferita ancora viva sulla sua cute diafana ne è la prova! Il calore che emana il corpo di questa ragazza, il suo profumo, la scintilla della vita è ancora ben viva in lei! Io dico, ripeto, spegniamola! Facciamo in modo che diventi una di noi, così da rendere regolare la sua permanenza qui.. »

L'avvocato proferì l'ultima frase in tono quasi sinistro, abbozzando un sorrisetto volpesco e losco. Mrs. Orrida sollevò un sopracciglio, grattandosi il mento con quella sua espressione pensierosa. Il pubblico ancora parlottava senza sosta, scambiandosi opinioni, pareri, occhiate d'intesa. E la giovane in gabbia si sentiva sempre più vola, tra quelle mura. Come non lo era mai stata prima in tutta la sua vita, vita che stava per giungere al termine.

« Nessuno vuole venire a testimoniare a favore dell'imputata, prima che chieda il verdetto alla giuria? »

In aula crollò il più tombale dei silenzi, al punto che si udì perfino un grillo intonare una serenata e s'intravide una balla di fieno passare indisturbata tra i banconi della sala. La ragazza si schiaffeggiò la fronte con la mano, interdetta.

"Ah, grandioso..."

Pensò tra sé e sé. La sua breve vita le stava piano piano scivolando via dalle mani, e lei ormai si stava rassegnando all'idea che presto avrebbe esalato il suo ultimo respiro. Si strinse le ginocchia al petto, poggiando la fronte su di esse. Nel più tacito dei silenzi, cominciò a riflettere sulla sua inutile esistenza, mentre quest'ultima le scorreva davanti, coi suoi errori e quei momenti di intensa gioia. Aveva tanti rimpianti, ma primo fra tutti ve n'era uno, più forte degli altri: non era riuscita ad avvicinarsi al cuore dell'unica persona che le avesse concesso di essere sé stessa senza giudicarla.

« IO MI OPPONGO! »

Una voce graffiante e stridula proveniente dall'ingresso dell'aula rimbombò tra le pareti della sala, arrivando alle orecchie di tutti. La corvina sussultò nell'udirla, al punto che il suo capo si levò meccanicamente, cercando con lo sguardo la persona che aveva proferito quei vocaboli. Un'ombra si fece largo nella via che separava i due banchi in cui coloro che assistevano alla sentenza stavano comodamente seduti, penetrando all'interno. Elegante, misteriosa, carismatica. Tutti i presenti rimasero col fiato sospeso, impauriti e allibiti alla vista di colui che aveva fatto il suo trionfale ingresso in mezzo a loro. Lydia non credette ai suoi occhi, se li strofinò perfino un paio di volte, ma quell'immagine rimase lì. Non stava sognando. Quell'ombra non era un'ombra qualunque. Era a strisce bianche e nere.

« BEETLEJUICE! »

Gridò attaccandosi alle spalle, con maggiore enfasi rispetto a quella che aveva usato per proferire il suo nome la prima volta.

« Sh, è il mio nome, ma non lo sciupare! »

Proferì portandosi il dito indice davanti alle labbra, e strizzandole un occhio in segno d'intesa. Le vennero quasi le lacrime agli occhi per la commozione. Tutto si sarebbe aspettata, ma mai che fosse venuto a prenderla, nonostante nelle sue più remote fantasie ci stesse sperando tacitamente. Un sorriso larghissimo si fece largo sul suo pallido volto. La speranza, la sentiva riaffiorare sotto la sua cute e irradiarsi per tutto il suo corpo.

« SILENZIO IN AULA! SILENZIO! Beetlejuice, cosa ci fai qui?! Hai intenzione di creare disordine durante la mia sentenza?! Hai cinque secondi per darmi una motivazione valida, o chiamerò la sicurezza! »

Mrs. Orrida, a differenza di Lydia, non sembrava così felice di vedere il muso dello spettro. Per anni Beetlejuice aveva creato il più totale del caos a Neitherworld, e il suo volto era ben noto a tutti, specie agli organi giudiziari come lei. Sollevò un sopracciglio, fissandolo da dietro i suoi occhialetti minuti con aria interrogativa. Attendeva una risposta, poiché credeva -come tutti- che l'unico motivo per cui uno come lui potesse interrompere una sentenza in corso fosse unicamente per creare disagio e disturbo al solo scopo di divertirsi. Ma egli arrivò dinnanzi al bancone con poco preavviso, sbattendoci ambedue i palmi delle mani sopra. Lo sguardo serio e determinato sul viso, insolito da parte sua.

« La prego! Mi faccia testimoniare a favore di Lydia! »

Proferì in tono supplichevole, mutando espressione e congiungendo perfino le mani innanzi al viso.

« OBBIEZIONE, VOSTRO ONORE! Lui non fa testo! Perché mai questo spiritello da quattro soldi dovrebbe difendere la ragazzina?! A quale sinistro scopo, se non a quello di creare ulteriore il caos e discordia nel nostro mondo?! E poi, sbaglio io o i due sembrano particolarmente in confidenza?! LO SAPEVO CHE DIETRO L'ENTRATA IN SCENA DI QUESTA RAGAZZINA C'ERI TU, PIANTA GRANE! »

Si scompose l'avvocato, avvicinandosi minacciosamente a Beetlejuice e puntandogli un dito sul petto con fare accusatorio. Lo spettro premette la fronte contro la sua col preciso intento di fronteggiarlo. Inutile dire che quei due non si sopportavano.

« EHI, SPIRITELLO DA QUATTRO SOLDI A CHI?! STAI PARLANDO CON "THE GOST WITH THE MOST" CIBOPERFRANCESI! »

Jacque, che stava seguendo la sentenza in tv con Ginger, starnutì sentendosi chiamato in causa.

...Ma torniamo a noi.

« Sua onorificenza! E' chiaro che questi due esseri maligni erano complici! Io dico di condannare entrambi! »

Proferì il rospo, indicando entrambi con le sue braccia mucose. Beetlejuice allargò il suo marcio sorriso, sbattendo le palpebre così da fare gli occhi dolci alla giudicessa. Come se questo sarebbe servito a qualcosa, se non a farla infuriare di più.

« BASTA, VOI DUE! »

Sbottò adirata, sollevandosi dal posto e picchiando i palmi sul bancone talmente forte da far tremare le pareti dell'intera aula. I due rivali si avvolsero in un abbraccio, spaventati, per poi distaccarsi con disgusto una volta realizzato l'accaduto.

« Beetlejuice, puoi ben comprendere che dopo quante ne hai combinato anche se testimoniassi a favore dell'imputata mi verrebbe difficile credere alle tue parole. Per cui.. Chiamo al banco dei testimoni l'imputata Lydia Joice Deetz, così che possa avere la sua occasione per difendersi. »

A quelle parole, la porta della cella in cui Lydia era rinchiusa si spalancò scricchiolando in maniera sinistra. La corvina avanzò esitante, puntando i suoi occhi in giro per l'aula, fin quando non incontrò col suo lo sguardo di Beetlejuice. Era palesemente preoccupato, si poteva intuire dall'espressione del suo volto. La corvina pensò bene di regalargli un fuggente sorriso, come a volerlo rassicurare. Non seppe mai se fosse o meno convincente, in quanto nemmeno lei si sentiva tanto tranquilla, nonostante la comparsa dello spettro.

« Giura di dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità? »

« Lo giuro. »

Decretò Lyds, portandosi una mano al cuore e sollevando il braccio libero.

« Avvocato Toadeschi, la prego di ricomporsi e rivolgere all'imputata le domande che si era preparato. »

Il rospo fece per sistemarsi giacca e cravatta, compostamente, mentre Beetlejuice alle sue spalle lo scimmiottava. Si avvicinò poi al banco dei testimoni, poggiando il palmo sulla lignea superficie.

« Miss. Deetz, com'è venuta a sapere dell'esistenza di Neitherworld? »

« Tramite un vecchio testo rinvenuto nella mia abitazione. »

« Curioso. Autore? »

« Temo di non poter rivelare questo particolare, mi spiace. »

Nell'aula calò per qualche istante il più completo dei silenzi, mentre l'avvocato rifletteva su quale altro quesito porgere a Lydia.

« Era a conoscenza delle leggi che intercorrono da secoli tra il nostro mondo ed il suo? »

Nel sentir proferire quelle parole, Beetlejuice si sporse dietro le spalle del rospo, per fare alla corvina cenno di negazione col capo, con le dita, con qualsiasi cosa potesse. Le suggerì di rispondere negativamente, di mentire così da poter essere in qualche modo agevolata nella formazione del verdetto. Ma Lydia era una ragazza onesta, forse fin troppo, e in quel momento non se la sentiva di nascondere la verità, poiché questo avrebbe potuto portare ad ulteriori complicazioni in seguito.

« Si, lo ero. »

Ammise, rimanendo tutta d'un pezzo. Lo spettro si spalmò una mano sulla fronte, allibito. Ma era così divertente rischiare la pelle? Stava cercando di aiutarla!

« E ALLORA CI SPIEGHI, CI ILLUMINI, A ME E A TUTTA LA CORTE! Quali sono le reali motivazioni che l'hanno spinta a recarsi qui oggi?! »

Imprecò adirato direttamente in faccia alla povera malcapitata, facendo drizzare ancor di più i suoi capelli anti-gravitazionali. Beetlejuice prese ad avvicinarsi minacciosamente verso l'avvocato, sollevandosi le maniche della giacca, ma venne tempestivamente fermato dai giocatori di rugby fantasma. Il modo ineducato ed indelicato con cui si stava rivolgendo a Lydia non gli piaceva per niente. Come si permetteva di trattarla così?

« Malinconia. »

Asserì, rimanendo tutta d'un pezzo nonostante l'atteggiamento maligno del rospo. Lo spettro rivolse lo sguardo verso la sua ragazz-!
No, emh, scusate.
Lo spettro rivolse lo sguardo verso la ragazza, sconcertato da quella risposta. Scosse la testa più volte per realizzare se effettivamente avesse udito bene. Lydia si schiarì la voce, socchiudendo gli occhi.

« Si spieghi meglio. »

« In tutta la mia vita, io... Mi sono un po' sentita come un punto interrogativo alla fine di una frase incompleta: non voleva dire niente, eppure significava tutto. Per farla breve e più semplice, non ho mai trovato un posto o un contesto con cui la mia personalità si sposasse perfettamente, o qualcuno disposto ad accettare le mie stranezze. Per questo motivo, ho convissuto a braccetto con la solitudine e la malinconia. Ma la possibilità di entrare qui, in cui tutto ciò che è anormale rispecchia la normalità, mi ha fatto tornare la voglia di sperare che forse... Forse esisteva un luogo in cui io potevo essere me stessa senza che qualcuno mi regalasse sguardi colmi di stizza. E quando sono arrivata qui, io...Ho sentito che finalmente i conti cominciavano a quadrare. Lo ripeto, non avevo intenzioni cattive, né qualche secondo fine. Volevo solo... Trovare qualcuno che accettasse la vera Lydia. »

Parole sentite, dettate dal cuore. Sincere e profonde, prive di menzogna o invenzione. Neanche una sola traccia di peccato o cattiveria. Parole pulite, pure, candide come la neve. Il cuore di Lydia era grande, era bello, era vero. E se solo il mondo le avesse dato la possibilità di mostrarsi per quello che era e non per come appariva si sarebbe reso conto di quale inestimabile tesoro stesse ignorando. Nel proferire l'ultima frase, lo sguardo malinconico della ragazza volò verso lo spettro, accennando un flebile e triste sorriso. Lui, interdetto, già la fissava da un pezzo, con gli occhi sbarrati ed increduli. Ad ogni parola che era volata dalla sua voce, aveva avvertito quella forte mossa al petto che per un attimo gli aveva regalato l'illusione di essere ancora in vita.

« Lyds... »

Proferì unicamente, con voce leggera. Tra coloro che assistevano si levò all'unisono un verso commosso.

« Non riesco a crederci... »

Decretò la giudicessa, grattandosi il capo. Perfino l'avvocato parve essere rimasto colpito e profondamente toccato da quelle parole, al punto da rimanere ammutolito per qualche istante. Dopo essersi ripreso, però, sollevò un sopracciglio con aria di sufficienza.

« ...Nemmeno io. »

Sibilò acido, prima di additare Lydia con aria di accusa.

« CHI CREDI D'INCANTARE, CREATURA VIVENTE?! CON QUEL VISETTO INNOCENTE E PURO, L'ESPRESSIONE DA CUCCIOLO INDIFESO E QUELLA VOCE MELENSA. VILE AMMALIATRICE, PENSAVI DAVVERO DI COMMUOVERMI CON LA TUA INSULSA STORIELLA?! BALLE RACCONTATE DA UNA SERPE CHE SI FINGE ANGELO, NON AVRO' PIETA' ALCUNA DELLA TUA ANIMA! BOIA, BUTTALA GIU' NELLA FOSSA! »

Senza nemmeno attendere il responso della giuria o il consenso da parte di Miss. Orrida, il rospo abbassò il suo pollicione verde (no, non era appassionato di botanica) ed immediatamente il boia tirò giù la leva. La corvina non ebbe nemmeno il tempo di provare ad immaginare cosa stesse per succedere, ancora sconvolta dalla reazione di Mr. Toadeschi, che avvertì la terra mancarle sotto i piedi. Un esteso senso di vuoto, fuori e dentro. Da quel momento in poi, tutto si mosse a rallentatore. Rimase a mezz'aria ancora per qualche istante, prima che il suo rosso poncio cominciasse a sollevarsi, e fece appena in tempo a vedere Beetlejuice correre in sua direzione che precipitò verso il basso, agitando le braccia in senso circolare come se stesse cercando l'equilibrio. L'urlo agghiacciante di Lydia forò il muro del suono, risuonando nelle pareti del tribunale.

« LYDIA! »

Gridò affannato e apprensivo lo spettro, affacciandosi per osservare all'interno della botola. Tutti si erano sollevati in piedi per appurarsi dello stato di salute della ragazza, sia chi era pro e chi contro di lei, giudicessa compresa. La tensione era salita alle stelle, al punto che il pubblico a casa credette per un attimo di star seguendo una serie televisiva innovativa e non un processo in tribunale. Jacques prese a rosicchiarsi le ossa per il nervosismo e l'ansia crescenti. L'indice degli ascolti avrebbe fatto invidia alle pubblicità odiose che bazzicavano in ogni televisore di Neitherworld.

« Mr. Toadeschi! Esigo una spiegazione! Come si è permesso di dare l'ordine al boia senza sentire il verdetto della giuria e senza avere il mio consenso?! »

Gli gridò contro Mrs. Orrida, adirata al punto che le sue squame si tinsero di rosso. Il rospo fece un passo indietro, impaurito.

« M-ma sua onorificenza! I-io tentavo solo di restringere i tempi...! »

E mentre il poveretto tentava di giustificarsi, Lydia si era rimessa in piedi, dal fondo della botola. Era atterrata su qualcosa di granuloso e sottile, ma comunque abbastanza comodo da permetterle di attutire la caduta. E nel mettere a fuoco, reggendosi la testa in palese stato confusionale, si rese conto di trovarsi immersa in un vero e proprio deserto. Si stropicciò gli occhi, cercando di vedere con più chiarezza. Beetlejuice, dall'alto della botola, intanto fletteva le gambe in una sorta di riscaldamento, in procinto di buttarsi giù e raggiungerla.

« Arrivo, babes! »

Ma proprio quando, dopo una lunga rincorsa, fece per buttarsi giù, qualcosa fermò il suo corpo a mezz'aria, tale fu lo spavento: un enorme, affamato, bramoso verme di sabbia strisciò risorgendo dai granuli. Quattro occhi, le fauci tinte di verde e dotate di denti aguzzi dalla quale fuoriusciva una lingua biforcuta e viscida come quella dei serpenti, ed il corpo squamoso dipinto a strisce viola e lilla. Lo spettro non ci pensò due volte ad appoggiare nuovamente i piedi sulla superficie legnosa del pavimento, rifugiandosi lì sopra ed osservando la scena solamente con gli occhi giallognoli che s'intravvedevano appena dalla botola: quella era l'unica cosa che lo faceva tremare di paura. Il mostro, inquadrata Lydia, che dal canto suo ancora si guardava intorno spaesata e confusa, si leccò i baffi pregustando già il sapore della sua preda scendere giù per la sua lunga gola. Spalancò le sue gigantesche fauci, pronto ad ingoiarla in un boccone solo, tanto era piccola e minuta. Ma fortunatamente la corvina fece appena in tempo a voltarsi e a notare la sua presenza, che un secondo grido volò spontaneamente dalle sue rosee labbra. Il verme, stordito da quell'acuto, ci mise un po' a rimettersi in sesto, ed in quel lasso di tempo in cui rimase k.o per un po' Beetlejuice trovò il coraggio per rivolgersi direttamente alla ragazza.

« Ti avevo detto di tornare a casa per un motivo, Lydia! »

Proferì, tentando di risultare severo e deciso, in tono di rimprovero. La verità era che la voce dello spettro traballava, poiché si stava sforzando di nascondere -anche a sé stesso- quanto fosse in pensiero per lei. Nell'udire quel timbro vocale rasposo e caldo, la corvina sollevò lo sguardo impaurito verso l'alto ed intravide la figura dello spettro. Anche solo sapere che fosse ancora lì alleviava un poco le sue paure, per cui tirò un sospiro. Subito dopo, poggiò le mani sui fianchi e puntò un piede a terra, adirata a sua volta, mantenendo con lui un contatto visivo.

« Non sarebbe stato meglio spiegarmi come stavano le cose invece che dartela a gambe così?! »

« Ehi! Non dare la colpa a me! Sapevi che alle persone come te era proibito entrare qui dentro! Sono stato così rude perché non volevo che ti accadesse qualcosa, e tu saresti dovuta tornare a casa di corsa, col cuore spezzato, ma con la pelle salva! E noi ora non saremo qui a parlarne! »

Replicò lo spettro coi suoi soliti toni sarcastici, facendo sussultare Lydia leggermente. Quella era la prima volta che ammetteva spontaneamente di essersi preoccupato per lei, e ciò le riempì il cuore di gioia al punto da farla quasi commuovere. Certo, il fatto che si fosse presentato in tribunale era già una prova più che valida, ma sentirgli proferire spontaneamente quelle parole fu qualcosa di sublime. La corvina comprese, che qualcosa nello spettro stava cominciando a cedere, a sciogliersi. E forse lei ne era stata l'artefice. Non era duro e crudele come nel libro del suo antenato, no, era molto più malleabile e tenero, come la plastilina. E a lei andava proprio di giocare con quella plastilina, creando la forma che più le piaceva.

« E' questo il punto! Noi... »

« DIETRO DI TEEE! »

E Lydia saltò prontamente, finendo chissà come sopra la testa del mostro. Quest'ultimo, vedendola scomparire improvvisamente dal suo campo visivo, cominciò a dimenarsi a destra e sinistra per cercarla. Così la povera malcapitata si ritrovò coinvolta in una sorta di corrida.

« Noi non saremo qui a parlarne! E io... Volevo stare ancora un po' con te! »

Quei maledetti vocaboli, proferiti con quella sensibilità travolgente, quella spontaneità fanciullesca ed un'innocenza fuori dal comune, fecero vibrare ancora una volta l'animo dello spettro. Egli si sentiva così saturo di quelle emozioni così inadatte a lui da volerle reprimere con tutte le sue forze. Si aggrappò ai suoi stessi capelli in un impeto di nervosismo, strappandoseli (cosa alquanto inutile poiché crebbero nuovamente all'istante). Il suo viso esalava vapore come una pentola a pressione, fischiava come la caffettiera quando il caffè è pronto. Non ne poteva più di quegli sforzi immani per tenere a bada i suoi sentimenti.

« PERCHE'?! »

Sbottò a gran voce, in tutta risposta. Già... Perché? Perché mai una ragazzina tanto dolce avrebbe dovuto insistere tanto per voler stare in sua compagnia? Perché mai riusciva a fargli quell'effetto strano, provocandogli emozioni dal sapore esotico e sconosciuto che nemmeno quando era ancora in vita aveva avuto modo di scoprire. In Lydia bruciava una fiamma particolarmente bella ed invitante, che lo chiamava con quella voce melensa e soave. Ma lui, pur essendone attratto e ammaliato, aveva paura di avvicinarsi troppo e finire bruciato. La corvina puntò i suoi occhioni scuri su di lui, storcendo le labbra. Possibile che non comprendesse cosa sentiva? Più tentava di avvicinarsi e toccare la sua anima, più lui pareva volerla allontanare. E questo pensiero la incupiva, poiché lei sentiva di aver seriamente bisogno di lui. Non solo in quell'istante, sempre.

« Perché con te ho potuto essere me stessa! Tu non mi hai giudicato,al contrario, mi hai capito ed hai ascoltato tutto quello che avevo da dire senza problemi! Tu non ti rendi conto di quanto abbia significato per me tutto questo! Per la prima volta, standoti vicino, io... Mi sono sentita apprezzata da qualcuno! »

Mentre pronunciava queste parole, a tentoni visti gli sballottamenti del verme, quegli occhi scuri invasi dalle tenebre divennero lucidi per la commozione. Prendendo il coraggio a due mani, Lydia aveva cercato di far comprendere ulteriormente a Beetlejuice cosa sentisse, cosa provasse, sperando che in qualche modo questo l'avrebbe mosso. Tra loro c'era una parete insormontabile in mezzo, e lei era più che decisa a buttarla giù. Difatti, alcuni frammenti stavano a mano a mano cedendo, ma lo spettro pareva non voler cedere. Il cuore gli faceva male, per la dolcezza di quelle parole. Come se qualcosa stesse tentando di perforarlo per farlo sentire come se potesse battere di nuovo. Come se potesse sperare di nuovo. Stanco per la lotta contro le sue emozioni, lo spettro si morse infastidito il labbro inferiore coi suoi denti marci, continuando a torturarsi i capelli. Strinse gli occhi in due fessure, per proteggersi dalla dolce visione del viso innocente di Lydia, che aveva delle ripercussioni strane sul suo modo di riflettere.

« ....SMETTILA! Smettile di essere così... Macabra e adorabile allo stesso tempo! Io non sono fatto per queste cose! »

Sbottò ancora una volta, opponendo ulteriore resistenza. Anche la giovane, dal canto suo, non sarebbe riuscita a reggere quella situazione ancora per molto. Ad ogni suo sforzo di avvicinarsi ancora un po' a lui e allungare la mano per poter sfiorare la sua anima veniva brutalmente respinta. Tra l'altro cominciava ad essere piuttosto stanca in termini di energia: quel dannato verme non gli aveva lasciato un minuto di tregua, e per quanto stesse cercando di reggersi con tutte le sue forze, quest'ultime cominciavano a venire meno, a scemare. Eppure, decise di non arrendersi. Era certa che stesse dando i primi segni di cedimento. Doveva... Insistere!

« Perché ti comporti in questo modo?! Perché mi allontani ogni volta che tento di avvicinarmi a te?! »

Non riuscì a trattenersi dal chiedergli, facendolo sussultare per la sorpresa. Tra i due piombò un imbarazzante silenzio, rotto solo dai versi gutturali del verme che ancora era alla ricerca di Lydia. Gli ci volle un po' di tempo per riuscire a trovare il coraggio di ammettere ciò che di seguito ammise:

« Perché tu... Potresti piacermi. »

Proferì a denti stretti, quasi se ne vergognasse, ed in effetti le cose stavano così. Lydia, in tutto il suo complesso, era qualcosa che Beetlejuice nemmeno nelle sue più sfrenate fantasie avrebbe mai pensato o sperato di vedersi comparire dinnanzi. Era troppo bella, troppo perfetta, troppo... Adatta ad incastrarsi ai tasselli del suo puzzle. Era il tipo di persona che nella sua vita aveva sempre cercato, ottenendo scarsi risultati. Qualcuno che rispecchiasse alla perfezione gusti e pensieri, qualcuno che potesse fargli comprendere dove sbagliava. Ed era proprio perché lei era esattamente come l'aveva idealizzata, che covava paura. Era troppo giovane, troppo dolce, e nella sua esperienza era conscio del fatto che, con la sua crescita, le cose sarebbero potute cambiare.

« Ed io non ho alcuna intenzione di affezionarmi a te!! »

Decretò schietto e deciso, incrociando le braccia al petto e voltandosi di spalle. La corvina si dipinse un broncio intristito sul visetto di porcellana. Lui stesso aveva detto implicitamente che Lydia gli andava bene così com'era. Allora non comprendeva per quale motivo non avrebbe dovuto prendersela a cuore! Lei con lui lo aveva fatto praticamente dopo i primi istanti passati insieme. Era stato così semplice e spontaneo che nemmeno aveva avuto il tempo di rendersene conto. Ed ora toccava a Beetlejuice rendersi conto che ormai il danno era fatto: a lei si era già affezionato morbosamente da un pezzo, e non sarebbe più potuto tornare indietro.

« Ma Beetlejuice... Perché? »

Chiese ancora una volta in tono esitante e sopraffatto dalle emozioni, urtando la sua anima senza realmente volerlo. Lo spettro si girò di scatto, rosso in volto come un termometro a mercurio: ormai aveva raggiunto il limite di sopportazione massimo!

« PERCHE' IO SONO SOLO! Sono sempre stato solo! Quando ero in vita, quando sono morto, sempre! Non mi ha mai apprezzato nessuno! Capisci?! Mi fai impazzire come una trottola! Non sono abituato a sentimenti... Come quelli che mi susciti tu! E non voglio nemmeno abituarmici, perché un giorno smetterai di entrare da quella porta ed io sarò solo di nuovo! »

Fu molto dura per lui ammettere quanto disse. Si era sempre tenuto questi pensieri per se, sia prima che arrivasse Lydia, sia dopo il suo arrivo. Il suo modo di essere bizzarro, i suoi scherzi esagerati, le sue strane abitudini, avevano fatto si che la gente si tenesse ben lontana da lui. Nessuno aveva mai cercato di guardare oltre le apparenze spaventose e dispettose, nessuno aveva guardato la sostanza. Ad eccezione di Lei. Dietro quella dura scorza indifferente e mascalzona vi era un nobile animo ed un cuore ancora pulsante di bontà, sebbene ben celato per mantenere la sua reputazione. E per la prima volta da quando si erano conosciuti, fu lo spettro a riuscire a toccare l'animo della ragazza nel profondo. Quelle parole colme di rabbia e frustrazione per un attimo fecero in modo che si domandasse se fosse stata lei o lui a proferire quei vocaboli. Caratteri diversi, anime così speculari. Tutto ciò poteva davvero avere una fine?

« Ma io so benissimo come ti senti! Anche a me nessuno a mai cercato di comprendere, anche io sono sempre stata sola! Ma se ho tentato di avvicinarmi a te è stato proprio perché so che possiamo porre fine alle nostre sofferenze, alleviandocele a vicenda! Beetlejuice... Ti prego. Per una volta ascolta il tuo cuore a strisce e renditi conto che la mia è una disperata richiesta di aiuto. Ho bisogno di una persona come te al mio fianco per non cadere! Stiamo soli... Insieme! »

Vuoto, silenzio sinistro, buio pesto. Poi... Una luce a rischiarare la via intrisa di tenebre, all'inizio piccola ed impercettibile, poi sempre più grande. E più cresceva più l'oscurità si diradava all'interno di quel lugubre luogo, finché non vi fu nessuna ombra in grado di sfuggire alla vigile sorveglianza di quella luce. Quel lieve bagliore si era fatto grande al punto da riuscire a rischiarare un luogo macabro e spento, ed era esattamente ciò che Lydia aveva fatto con le sue parole. Per un attimo, il sistema gli si resettò completamente. Il volto cadaverico assunse un'espressione indefinita, neutra, insapore. Poi, tutto ad un tratto, un'insolita e rigenerante adrenalina cominciò a scorrergli nelle vene, al punto da riuscire quasi a restringergli le pupille. Il verme delle sabbie, in quel lasso di tempo, si rese conto della presenza di Lydia sopra il suo capo, ed il sorrisetto colpevole che la ragazza assunse quando gli occhi del mostro incontrarono i suoi non furono sufficienti a placare la sua fame. Dimenandosi con più forza delle volte precedenti, riuscì a far cedere alla giovane la presa. Ella scivolò per forza di cose lungo il corpo del verme, quasi fosse uno scivolo, ed una volta giunta al principio della coda venne sbalzata in aria da una frustata di quest'ultima, a mo di catapulta. La ragazza emise un urlo agghiacciante, spaventato: sarebbe atterrata esattamente tra le fauci del mostro vista la traiettoria perfetta. Egli infatti già teneva spalancata la bocca, quanto più potesse fare, per paura di mancare il bersaglio. Ma proprio quando la speranza abbandonò completamente la corvina, una risata acuta, psicopatica e graffiante fendette l'aria. Iniziò tenue, greve e contenuta, per poi esplodere in tutta la sua magnificenza. Si era svegliato, finalmente.

« ...DEAHAHAHAH...AHAHAHAHAHAHAH! IT'S SHOWTIME, BABES! »

Con uno scatto felino, lo spettro recuperò la ragazza ancor prima che essa potesse finire tra le fauci del mostro, inghiottita in un solo boccone. Quest'ultimo, rimasto a bocca asciutta, riuscì ad inquadrare solamente una saetta bianca e nera che sfrecciava in sua direzione, e quando confuso e spaesato posò per caso lo sguardo sul terreno credette di vederci doppio. Beetlejuice teneva in braccio Lydia, che per lo spavento gli stava completamente avvinghiata, quasi avesse paura di non essere ancora totalmente in salvo. Lui rideva compiaciuto dall'idea che gli stava ronzando in quella testa matta. Le parole della corvina avevano avuto l'effetto desiderato, come la ricarica di una batteria. Si sentiva in forma smagliante!

« Benebenebene, lombrico-troppo cresciuto. Se provi a toccare Lydia ancora... »

Asserì in tono minaccioso, posando la ragazza tremante a terra. La sua paura verso i vermi delle sabbie pareva momentaneamente scomparsa.

« ...Stanotte si mangerà sushi di verme per cena. »

E per essere doppiamente sicuro che quell'essere non avrebbe più osato toccare Lydia, le si parò di fronte quasi a volerle fare scudo col suo corpo. Il verme, intravista una preda più grossa della precedente, non ci pensò due volte a lanciarsi verso Beetlejuice, bramoso di non ritornare sotto la sabbia a stomaco vuoto. Un sorrisetto maligno si dipinse sul volto dello spettro, che mise in bella mostra la sua dentatura così perfettamente storta e trascurata. E quando il mostro fu abbastanza vicino da percepirne il caldo fiato sulla pelle morta, il fantasma sussurrò in un soffio:

« ...I'm your nightmare. »

E il suo volto cominciò a mutare nella faccia più orribile e spaventosa che avesse mai fatto in vita sua. Viscida, rugosa, bavosa e colma di serpentelli che fuoriuscivano dai fori dei pori: veramente disgustoso. Al punto che il verme, a quella visuale, frenò all'istante spaventato, perdendo colore e divenendo pallido come un lenzuolo. Nel giro di mezzo secondo già se n'era andato svelto e lesto, strisciando impaurito verso l'orizzonte e sollevando un enorme polverone. Di lui non rimase che una massa informe di sabbia, sollevata da quell'improvviso cambio di rotta. Lo spettro si strofinò le mani, ampiamente soddisfatto, sistemandosi giacca e cravatta. Un sorrisetto sornione si dipinse sul suo volto, mentre si voltava verso l'innocente corvina, pronto ad atteggiarsi da eroe di turno. Sfregò le proprie dita sulla giacca, lustrandosele per bene, e finì per osservarle prima di pronunciare:

« So, I am the ghost with the most or not?! »

Ma non ottenne risposta. Troppe emozioni erano intercorse in così breve tempo all'interno del corpo della giovane Lydia, che in un impeto di affetto, desiderosa di sentirsi completamente al sicuro, gli era saltata al collo, avvolgendo le sue braccia attorno ad esso in un tenero abbraccio.

« Mi hai salvato la vita! »

Proferì ancora scossa, stringendolo più forte a sé. Il tepore che regalava il corpo della ragazza era qualcosa di estremamente appagante e confortevole, come quando l'inverno ti siedi dinnanzi al camino nella tua comoda poltrona: fuori può fare quanto freddo gli pare, tu sarai sempre al calduccio. Ed era esattamente questa la sensazione che regalava stringere Lydia, qualcosa che spaventava enormemente lo spettro. Perché... Poi ad un certo punto non sarebbe più riuscito a farne a meno. Avvertì le guance pizzicare, per colpa di quel gesto impulsivo. Imbarazzo, ecco cosa gli provocava quella ragazza! Lui, che era talmente sfacciato da non preoccuparsi minimamente delle reazioni altrui, finire ad arrossire per il dolce gesto di una giovane mortale. La dolcezza di Lydia era disarmante, e buttava giù tutte le sue certezze.

« Ehei ehi, va-vacci piano babes! Mi ci devo ancora abituar--! »

Provò a replicare, interrompendo la frase a metà. Ed effettivamente lui non era affatto abituato al contatto fisico. Non che i suoi genitori non fossero mai stati affettuosi con lui, anzi forse lo erano stati fin troppo, ma nessuno con cui non avesse legami sanguigni si era mai azzardato a stringerlo tra le braccia, nemmeno quando era vivo. Forse era sempre stato troppo arrabbiato con il mondo per preoccuparsi di creare legami. Forse era anche dovuto al fatto che la sua famiglia era stata esiliata ed allontanata da tutti, ed anche se avesse tentato un approccio con qualcuno l'avrebbero cacciato appena apprese le sue origini. Ma quella sua frase non trovò mai una fine, poiché Lydia sfiorò la sua gelida guancia con le sue rosee labbra, che si tinse immediatamente del medesimo colore. Un sorriso stralunato si dipinse sul suo volto, come se fosse completamente partito, come se avesse perso il senno. In quell'istante più che in precedenza si sentì come una pentola a pressione in procinto di esplodere, al punto che il suo capo prese le sembianze del fischio a vapore dei treni di un tempo. E come uno di essi, fischiò rumorosamente espellendo una gran quantità di vapore, calore accumulato nel suo corpo a causa di quel bacio. Come se non bastasse, quel suo maledetto cuore prese a battere ad una velocità spaventosa, nonostante lui gli avesse detto più volte di non giocargli scherzi simili. Lydia era l'interruttore che una volta spinto su "on" lo faceva sentire come se fosse ancora vivo. Ora comprendeva cosa si era perso per tutta la vita, e non. Beh, meglio tardi che mai!

« ...Non importa anche se ho il naso aquilino? »

Si decise a rompere il silenzio lui, sciogliendo a malincuore quella stretta. La ragazza intonò una leggera risata, mollandogli un buffetto sulla punta del naso.

« A me sembra carino! »

« Anche se ho i capelli stopposi? »

« Non credo tu voglia diventare una fashion icone per cui.. »

« Nemmeno se ho i denti storti? »

« Mi sembra un po' tardi per andare dal dentista, no? »

« Anche se mangio insetti, vermi, scarafaggi...? »

« L'importante è che tu non gli faccia mangiare a me! »

« E che mi dici del mio caratteraccio?! Non avrai un attimo di tregua, con me! »

« Ci possiamo lavorare, sono pronta a sopportare.. »

« Non importa nemmeno se puzzo?! »

« Emh, ci farò l'abitudine! »

Un sorriso ebete si dipinse sul volto dello spettro, addolcito dalle risposte della sua nuova amica. Fece un passo verso di lei, porgendole le mani.

« Pregi e difetti...? »

Lydia gli regalò un dolce sorriso, afferrandole nelle sue, minute e calde.

« Pregi e difetti. »

Con poca delicatezza, Beetlejuice tirò nuovamente a sé la ragazza, stringendola tra le sue possenti braccia. Per la prima volta ricambiò quel gesto, deciso ad accettare quella situazione, con tutti i rischi che quel rapporto avrebbe potuto comportare. Non gli importava affatto, e rifletterci sopra non aveva mai fatto per lui. E poi, ora che c'era Lydia, niente aveva più importanza. Il pubblico intonò all'unisono un verso commosso, nuovamente, facendo ricordare ai due in quale situazione si trovassero immersi. Vennero invasi entrambi da un tremendo imbarazzo: per un attimo si erano illusi di essere soli!

« EHI! CHE AVETE DA GUARDARE?! QUESTO E' UN MOMENTO PRIVATO! »

Sbottò adirato il fantasma, volgendo lo sguardo verso la botola e agitando il braccio in aria con nervosismo, tra le risate sommesse di Lydia.

Nel giro di cinque minuti, i due tornarono in superficie, coi piedi ben saldamente disposti sul pavimento. La botola venne nuovamente chiusa, onde evitare una nuova invasione di vermi delle sabbie.

« Lydia Deetz... »

Proferì Mrs. Orrida, con voce saccente dall'alto della sua scrivania insormontabile.

« Pare che il mio verdetto sia mutato. O meglio, non mi è stata nemmeno data l'occasione per esprimerlo. »

Rimarcò l'ultima frase col tono di voce, lanciando un'occhiata furente all'avvocato Toadeschi, che fischiettando fece finta di niente. Si schiarì nuovamente la gola, mentre il pubblico già esultava. La corvina, dal canto suo, non sapendo cosa aspettarsi visse quell'attimo che intercorse prima di sapere il verdetto con profonda ansia.

« Ho notato che tra voi due c'è una particolare intesa. Non solo, miracolo dei miracoli tu sembri avere un certo ascendente su Beetlejuice, cosa che mai avrei pensato accadesse visto che a lui importa solo di se stesso. Per cui, in accordo con la giuria, abbiamo deciso che verrai assolta ad una sola condizione. Ti verrà permesso di entrare a Neitherworld quando, dove e come vuoi. Mettiamo il nostro mondo a tua completa disposizione, nei limiti prefissati ovviamente. MA, e sottolineo ma, dovrai influenzare positivamente Beetlejuice al fine che non distrugga o disturbi la quiete del nostro mondo in alcun modo! E' chiaro? Accetti? »

Lo spettro sbuffò seccato, nell'udire la condizione prefissata dalla giudicessa. Incrociò con stizza le braccia al petto, rivolgendo lo sguardo altrove. Però... Forse pur di stare in compagnia di Lydia era disposto a stare ai patti. La giovane annuì con convinzione, più che d'accordo. Non avrebbe potuto desiderare di meglio di questo!

« Ci sto, vostro onore! »

« Bene, sappi che da questo momento in poi ti sei addossata una bella responsabilità! La corte dichiara l'imputata non-colpevole! »

Si espresse Mrs. Orrida, picchiettando il martelletto sul teschio. All'udire il verdetto la folla si levò in un grido esultante, mentre i due si accingevano a recarsi all'esterno del tribunale. Le urla disperate e contrariate di Mr. Toadeschi furono le uniche che stonarono col contesto.

« M-ma sua onorificenza! Sta facendo un grave errore! Quella ragazza è una minaccia, una minaccia le dico! Poi insieme a Beetlejuice... Aaah, non oso immaginare cosa potrebbero combinare! »

Prima di chiudersi la porta alle spalle, lo spettro si voltò, sollevando semplicemente un sopracciglio. Il boia tirò giù la manopola, e la botola si aprì, facendo cascare l'avvocato nel deserto delle sabbie.

« NOOOOOOOooooooo...! »

« DEHAHAHAHAH...AHAHAHAHAHAHAHAH! »

Il suo grido riecheggiò tra le pareti dell'aula, insieme all'isterica risata dello spettro. Le porte si chiusero poi con un tonfo, facendo sparire le due figure dalla visuale dei presenti in sala. La giudicessa emise un sospiro sconsolato, mentre Mr. Toadeschi urlava nel sottosuolo, scappando dai vermi delle sabbie. Aveva fatto la cosa giusta...? Solo il tempo l'avrebbe detto!

« Sai, Beetlejuice... »

Proferì Lydia quasi in un sussurro, mentre rivolgeva lo sguardo verso l'orizzonte. Lì a Neitherworld stava sorgendo il sole, ed anche nel suo mondo, ne era certa, stava per giungere mattina.

« Ehi ehi, babes, ti ho detto di fare attenzione alla parola con la "b"! »

« Per la prima volta, da quando sono a Paceful Pines... Mi sento a casa. »

Ammise con un sorrisetto malinconico, facendo vibrare ancora l'anima dello spettro. Egli si dipinse sul viso il medesimo sorriso, avvolgendole le spalle col suo braccio.

« Have no fear, I'm here babes! »

E stretti l'un l'altro si diressero verso la porta che collegava i loro mondi, con la consapevolezza nel cuore che da quel momento in poi ci sarebbero stati l'uno per l'altra.

-

« Bene bene, Layla Deetz! »

Quella vocetta stridula e squittente penetrò nell'udito della corvina, e certamente udirla di prima mattina dopo non aver chiuso occhio non era un toccasana per le sue orecchie. Lydia roteò gli occhi, sbuffando seccata. La mano a reggersi il capo e quel broncio infastidito sul viso. Prudence e Bertha rivolsero immediatamente lo sguardo verso di loro, allarmate.

« Lydia, Claire, L y d i a. »

« Come ti pare.. »

Decretò indifferente, muovendo la mano su e giù per far intendere che come si chiamava non fosse importante.

« Non so se sei a conoscenza del fatto che, grazie alla mia straordinaria performance di ieri, ora tutta la scuola ti odia.. »

« Claire... »

« E la cosa mi rende enormemente felice, poiché non meriti assolutamente l' attenzione di nessuno! »

« Claire...! »

« Ma ciliegina sulla torta, ti ho vista a mensa con quelle sfigate di Bertha e Prudence! Ahahah, che spettacolo per i miei occhi! Non puoi immaginare quanto io sia-! »

« CLAIRE! »

« CHE C'E', COS'ACCIDENTI VUOI?! NON COPRIRE LA MIA VOCE CON LA TUA! » 

Sbottò la biondina irritata, sbattendo con forza le mani sulla superficie lignea del banco di Lydia. La ragazza sbatté ripetutamente le palpebre, stupita, per poi scuotere il capo e accennare un sorrisetto diabolico.

« Scusami tanto, non era mia intenzione interromperti mentre m'insultavi ma, ecco... Hai un ragno tra i capelli..! » 

Claire sbiancò udendo quelle parole. Nel sollevare i suoi occhioni cerulei, effettivamente, intravvide fare capolino dalla sua chioma bionda un orribile ragno a strisce bianche nere. Dopo essere rimasta interdetta per qualche istante, Claire corse via muovendo freneticamente le mani innanzi al suo viso, emettendo un urlo agghiacciante. Il ragno saltò tra le mani di Lydia, che lo accolse con gioia per niente impaurita.

« Questa me la paghi, Lydia Deetz! » 

Proferì prima di sparire dalla visuale dei presenti, mentre metà scuola le rideva dietro. La corvina sollevò un sopracciglio, insospettita.

« Well well well... Beetlejuice... » 

Sussurrò, portandosi l'insetto dinnanzi al volto e scoprendo come sospettava che si trattava esattamente dello spettro in questione. Quest'ultimo fece spallucce con tutte ed otto le zampe.

« Hi babes! » 

Emise con fare innocente.

« Beej, avrebbero potuto scoprirti! » 

Lo canzonò lei, mantenendo un tono di voce basso. Bertha e Prudence si guardarono esterrefatte.

« Ma sta parlando col... Ragno? » 

« Oh Bertha, non avere pregiudizi! Ognuno ha i suoi gusti e le sue... Strane abitudini! » 

Decretò la rossa sistemandosi gli occhiali. Intanto lo spettro sbuffò infastidito.

« Ehi Lyds, io stavo solo svolgendo il mio ruolo di angelo custode! » 

Sbatté le palpebre ripetutamente, mentre sul suo capo compariva un'aureola, sul suo dorso un paio di ali e tra le sue mani una piccola arpa che cominciò a strimpellare amabilmente. Una risata divertita volò dalle labbra della giovane.

« Non offenderti ma non sembri molto angelico, Beej! » 

« Oi, noi siamo come Bonnie e Clyde, il formaggio sui maccheroni, il pane e la marmellata, una rosa e le sue spine! We are best friends, aren't we? » 

Chiese Beetlejuice, incrociando le zampe contro il corpo peloso ed osservandola con un sopracciglio sollevato. Il cuore di Lydia fece un balzo, per la sorpresa di quelle parole. Avvertì le guance prendere colore, mentre un dolce sorriso spuntava sulle sue labbra rosso sangue. Nemmeno nelle sue fantasie più recondite avrebbe sperato di sentirglielo dire, conoscendolo.

« Credo... Che così le cose quadrino meglio. Certo che lo siamo, Beej. » 

Proferì, carezzandogli la testolina pelosa col dito. Finalmente si sentiva come avrebbe sempre voluto, aveva trovato quella sensazione di completezza che da tanto cercava. I tasselli del puzzle che combaciavano, i conti che tornavano. La felicità completa. E mentre lo schermo nero si restringeva su questa dolce immagine dei due in dissolvenza, il ragno spettro rivelò portandosi la mano vicino alla bocca per farsi sentire unicamente dagli spettatori:

« Siamo migliori amici... Per oraIf u know what I mean! » 

E, così dicendo, sparì tra la sigla finale ed i titoli di coda.

 

"Babes, now I understand. You know why I'm the ghost with the most?"

"No, BeeJ... Why you'e the ghost with the most?"

"Because I've got you, Lyds!"

  
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