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Autore: TomVii    27/09/2015    2 recensioni
"Corro… Sto scappando... non ho la minima idea di dove sto andando, ma ovunque lontano da quell’essere va bene. La foresta è fitta e ormai ho perso l’orientamento. La paura e l’adrenalina mi permettono di resistere.
Il sole sta oramai calando per lasciar spazio alle tenebre."
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"I suoi occhi rossi come il sangue sembrano penetrarmi. Il suo sguardo così truce non vede l’ora di riscuotere finalmente il suo trofeo."
Genere: Drammatico, Horror, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Corro… Sto scappando... non ho la minima idea di dove sto andando, ma ovunque lontano da quell’essere va bene. La foresta è fitta e ormai ho perso l’orientamento. La paura e l’adrenalina mi permettono di resistere. Il sole sta oramai calando per lasciar spazio alle tenebre.
Sono stanca e addolorata. Tutto è silenzioso… troppo silenzioso.
Non vedo quell’essere; credo di averlo seminato.
È ormai buio e non so più dove sono finita. Mi rimetto in cammino per cercare una via di fuga da questa foresta, ma all’improvviso sento un ramo spezzarsi. Il terrore subito mi pervade, il mio cuore comincia a battere forte e il mio corpo si paralizza dalla paura.
All’istante ricomincio a correre alla cieca nel buio, ma fortuna vuole, inciampo brutalmente su una radice, finendo a terra. Mi giro in fretta e furia per alzarmi, ma quella bestia mi salta addosso, bloccandomi sotto le sue fauci. I suoi occhi rossi come il sangue sembrano penetrarmi. Il suo sguardo così truce non vede l’ora di riscuotere finalmente il suo trofeo.
Il cuore batte all’impazzata e il mio corpo comincia a tremare in modo assurdo. Tento di liberarmi, ma questo non fa altro che aumentare la pressione delle sue zampe sul mio corpo.
Ormai sono in trappola… questo maledetto incubo sta per avere una fine.
Morirò.
La bestia, con i suoi denti aguzzi e il suo alito a dir poco vomitevole, si avvicina pericolosamente al mio volto. Chiudo gli occhi sperando faccia in fretta a mettere fine quest’agonia.
Pronto a sferrare la sua mossa…
Parte un colpo di fucile che prende di striscio la bestia. Un ruggito di lamento. Un altro colpo e la bestia si sposta. Riesco a divincolarmi e a scattare via. La bestia cerca di raggiungermi per non lasciarmi scappare, ma altri colpi di fucile non glielo permettono. L’uomo, con velocità, mi afferra per il braccio e cominciamo a correre. La bestia, nonostante i colpi, continua a seguirci.
L’uomo, che all’apparenza sembra essere un cacciatore, mi dice di nascondermi da qualche parte mentre lui tenta di fuor fuori quella bestia.
Mi indica una direzione da seguire in mezzo alla foresta.

Nascosta nell’oscurità, trovo una piccola casetta in rovina fatta in pietra, piena di radici e piante attaccate alle pareti.
Entro, ed esausta, vado ad accovacciarmi in un angolo.

Mi chiedo cosa ho mai fatto di male nella mia vita per finire in questa situazione.
Perché? perché questo essere vuole uccidermi? per quale motivo si ostina così tanto a volermi mangiare. Forse lo fa solamente per il puro gusto di farlo…
Sento spari. Ruggiti. Un continuo spezzarsi di rami. Lamenti. Urla. E di colpo più niente…
Un improvviso silenzio tombale comincia a inquietarmi e la paura comincia a farsi sentire sempre più forte.
La notte sembra non finire mai, sono smarrita in chissà quale posto, indifesa e impaurita.
Nella mia mente continua a esserci quel… mostro! Che non si da pace! Con quei suoi occhi pieni di terrore e rossi come l’inferno! E dove, a quanto pare, il suo unico desiderio è quello di affondare le sue fauci nella mia carne! Mangiarla! E forse anche sputarla! Oh no... non intendo dargli questa soddisfazione… no signore!
Prendo una grande e inaspettata dose di coraggio per affrontare la situazione e, a passo felpato, esco da questa casa buia, fredda e dimenticata da Dio.

Non c’è nessuno… nemmeno quell’uomo.
Uno strano odore pungente arriva alle mie narici; sembra molto intenso, dolciastro, metallico e anche decisamente nauseabondo. L’odore sembra provenire da dietro la casa.
Decisa ad affrontare questa situazione, vado a controllare.
La scena che mi ritrovo davanti è qualcosa di orribile. L’uomo che prima mi ha aiutato, cha ha voluto rischiare la sua vita per salvare la mia, ora è lì. Disteso a terra. Con la gola squarciata dagli artigli di quel mostro. A vederlo mi fa sentire male, perché ha rischiato la vita ed è morto per causa mia. Mi sento veramente in colpa… ora, però, non posso stare qui a piangermi addosso. Devo cercare di rimanere lucida.
Di fianco al suo corpo noto il suo fucile. Senza pensarci due volte, lo raccolgo.
Sono rimasti solo due colpi.
Controllo anche nei pantaloni del cadavere per vedere se c’è un cellulare, ma niente.
D’un tratto, nel silenzio più totale, sento qualcosa dietro i cespugli.
Sparo un colpo e preso o mancato poco m’importa, perché comincio a correre via pur avendo detto di voler affrontare la situazione.
Come all’inizio, mi ritrovo a dover scappare da quella bestia.
Però ora ho un’arma, ma con un solo colpo.
Quell’essere immondo compare all’improvviso davanti a me, tagliandomi la strada. A quanto pare l’ho mancato, prima.
A nervi saldi, senza esitare, sparo l’ultimo colpo.
Lo ferisco alla zampa e la bestia lancia un lamento di dolore. Tenta di avanzare verso di me, ma la ferita alla zampa si fa sentire. Sembra essere ormai incapace di correre.
Il fucile ha finito i colpi e la bestia non riesce correre.  Non posso fare altro che tornare a fuggire finalmente via da questa tragedia.
Getto il fucile e mi affretto a trovare una via d’uscita.
Prendo un grande respiro per darmi coraggio e comincio a correre con un po’ di speranza ritrovata.
Mi guardo alle spalle per controllare se quella bestia non mi stia rincorrendo.
Non lo vedo. Né dietro, né nei paraggi. Un enorme sorriso si crea sul mio volto.
Essendo buio, però, non mi sono accorta che la strada finisce e che aldilà si trova un burrone.
Riesco a fermarmi in tempo sull’orlo e, con calma e senza movimenti bruschi, ritorno indietro. Faccio per andarmene, ma un pezzo di terreno sotto il mio piede si stacca di netto e perdo l’equilibrio, finendo per cadere giù.
Miracolosamente riesco, in modo doloroso, ad aggrapparmi al suolo con le mani.

E io che credevo di essere ormai salva.

Ora mi ritrovo a penzolare su un burrone, agitata per la nuova situazione in cui mi sono cacciata, a sudare freddo per lo sforzo di tenermi aggrappata e di rischiare di perdere la presa e scivolare giù.
Mantenendo la calma tento, con forza disumana, di tirarmi su.
Con fatica riesco a salire poco a poco ma, in fondo, in mezzo agli alberi, noto qualcosa.
I miei occhi sgranano e, per un momento, non perdo la presa.
In lontananza vedo un animale.
Continuo ad aprire e chiudere le palpebre. Forse vedo male, forse non è altro che un cane randagio, o una volpe, o un lupo di passaggio, o un altro animale… ma no… non è cosi.
Quell’animale, con fare zoppicante, è la bestia.
Si sta avvicinando.
Che faccio? Mi tiro su di fretta e scappo via? Rischiando di essere presa con le sue ultime forze che ha conservato per me? O mi lascio cadere nel vuoto sperando miracolosamente di salvarmi?
No, è troppo vicino… e non intendo buttarmi.

Cercando di resistere, ritorno giù a penzolare fra la vita e la morte.
Le braccia cominciano a farmi male. Cerco qualche fessura o qualche buco per sostenermi con i piedi, ma non trovo niente. La parete è debole e si sgretola se provo ad aggrapparmi.
Qualcosa di appiccicoso mi cade sulla spalla.
Alzo la testa al cielo e mi ritrovo di nuovo a faccia a faccia con la bestia. Rimango completamente paralizzata. Non so che altro fare. Penzolante nel vuoto, senza via di scampo, senza qualcosa dove appoggiarmi e senza qualcosa per colpire la bestia.
Sussurro un “ti prego” sperando in qualcosa.
Sono completamente alla sua mercé.
Non ce la faccio… il mio corpo sta per cedere. Le mie mani sono completamente sporche e sudate.
Comincio a non reggermi più.
La bestia continua a fissarmi, con le fauci spalancate, grondanti di bava e con lo sguardo truce.
Da un momento all’altro mi aspetto un suo morso alle mani per farmi cadere o uno diretto al volto.
Ma non fa niente.
Continua a guardarmi, come indeciso.
Lo vedo avanzare, pronto ad azzannarmi. Comincio a prendere fiato per urlare con tutta me stessa, ma all’improvviso si ferma e comincia a indietreggiare e rimango sorpresa.
Mi osserva, mi guarda le mani, e con mio stupore se ne va.
Rimango sconcertata, confusa… senza parole.
Lo vedo andare via, zoppicante, fra gli alberi. Ha deciso di risparmiarmi? Si è stufato?
Meglio pensarci dopo… o non pensarci affatto.
Mi sento alquanto sollevata da questa svolta degli eventi. Più tranquilla.
Ora però devo tirarmi su e mettermi in salvo.
Con quelle poche forze che ho, comincio a sollevarmi, ma succede qualcosa.
Vedo della terra e dei sassolini cadere dalla parete, e sul terreno delle crepe che prima non c’erano.
Il terreno comincia a cedere.
Comincio ad agitarmi e cerco di salire in fretta. Ecco perché se n’è andato.
Un pezzo sotto i miei piedi crolla.
Comincio a disperarmi.
Metà del mio corpo è salito.
Del terreno sotto il mio gomito cede.
Tutto comincia a sgretolarsi.
Ci sono quasi. Devo solo tirarmi un po’ più avanti per far salire la prima gamba.
Dai… ce la sto facendo… posso farcela… questo non sarà altro che un brutto ricordo di una brutta nottata dove, in futuro, raccontandola ai miei amici, ci faremo solo grosse risate. Dai… un altro po’ e potrai ritornare a casa ad abbracciare la tua famiglia. Ce la fai… ci sei quasi.
Ma all’improvviso, il mio peso sopra a un terreno così debole, lo fa cedere completamente, ed io…

non posso fare altro che seguirlo e finire qui la mia nottata.

In un salto nel vuoto.

 

   
 
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