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Autore: Happy_Pumpkin    13/02/2009    5 recensioni
Una storia di due ragazzi che, dopo anni, si reincontrano ritrovando quei sentimenti che non erano mai riusciti a dimenticare.
Ma ciascuno di loro ha la sua famiglia, la sua vita, i suoi affetti...
Fino a che punto saranno disposti a rinunciare a tutto questo per amore?
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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FALLING AWAY WITH YOU






So I'll love whatever you become
and forget the reckless things we've done
I think our lives have just begun
I think our lives have just begun

and I'll feel my world crumbling,
and I'll I feel my life crumbling
and feel my soul crumbling away
and falling away,
falling away with you

Falling away with you - Muse



ATTO I

Special K


 
       
    
No hesitation, no delay
You come on just like special K
...
Gravity, no escaping
Gravity
Gravity
No escaping
Not for free
I fall down
Hit the ground
Make a heavy sound
Every time
You seem to come around
 
       
    
Special K - Placebo


La vita caotica della città scorreva rapida come al solito, troppo rapida al dire il vero.
Camminare per le strade diventava un'impresa difficile per via dei pedoni che, dando prova di estrema gentilezza, proseguendo dritti per il loro cammino spintonavano senza troppi riguardi chiunque si fermasse a lungo, vittima che accettava quindi l'ingrato destino di venire suo malgrado trascinato nella corrente umana.
Trascinato... blando eufemismo per dire spintonato. Frullato. Sballottato.
Ebbene, in quella massa di gente, c'era Naruto.
Un puntino, una piccola ombra sottile in un oceano assolato.
E in lontananza, sulla strada percorsa da macchine su macchine, c'era anche l'autobus che teoricamente avrebbe dovuto prendere.
Quando, dopo aver cercato di affibbiare qualche gomitata, infilandosi tra omaccioni corpulenti e donne dai pericolosi tacchi a spillo, se lo vide passare davanti per allontanarsi inesorabilmente ebbe solo una parola per esprimere il suo sconforto:
“Merda.”
Ormai era arrivato fin lì.
Si trattava di aspettare minuti, d'accordo forse un po' di minuti, e il nuovo bus sarebbe passato per recapitarlo dritto a lavoro.
Il suo lavoro.
Essere proprietari di un chiosco di ramen aveva i suoi vantaggi... poteva non solo deliziarsi dell'odore del cibo ma anche assaggiarlo col pretesto di dover controllare che fosse buono. E al suo fianco ben presto in mattinata lo avrebbe raggiunto Hinata... Hinata che mostrava un sorriso gentile per tutti e che, composta, aspettava alla cassa che i clienti pagassero, salutandoli poi con un inchino che andava a coprire parzialmente il volto di porcellana.
In piedi alla fermata, dopo aver sbuffato qualche istante, Naruto fischiettando ripensò a Hinata: non con l'amore di un uomo ma con l'affetto di un amico e di un fratello maggiore.
Nonostante fossero marito e moglie.
Amarla... non sapeva nemmeno da che parte cominciare a dire il vero... sentiva solo che era stato giusto sposarla. Perché d'altronde lei era la seconda scelta, sì... la seconda.

    “Devo trasferirmi all'estero, Naruto.”
Sasuke era seduto a terra, le gambe schiacciate contro il petto e il mento appoggiato su di esse. Come al solito lo sguardo impassibile sembrava essersi perso in lontananza a guardare qualcosa che difficilmente gli altri comuni mortali avrebbero potuto raggiungere.
Naruto, nei suoi dodici anni d'età, non aveva mai dovuto subire perdite di quel tipo.
Non aveva più i genitori da tempo, ormai, e aveva sempre imparato in un modo o nell'altro a cavarsela da solo, tirando fuori un sorriso anche nei momenti più bui.
“Quindi non tornerai più qui in paese.” concluse storcendo appena le labbra.
“Direi di no.” rispose Sasuke.
La loro piccola cittadina alle porte della campagna, d'indubbio fascino paesaggistico ma con poche possibilità di far emergere i pargoli che un giorno avrebbero potuto reggere le redini della società, non sarebbe stata abbastanza per lui.
Mai.
Sasuke si sarebbe trovato allo stretto anche avendo a disposizione il mondo intero.
Naruto appoggiò le mani sull'erba guardando il cielo tinto dalle nuvole e osservò piegando leggermente la testa:
“Beh vorrà dire che quando sarai adulto e di successo comprerai un'intera grande città e la farai tua. Così avrai il pretesto per ritornare.”
Sasuke fece un accenno di risata scettica:
“E tu? Come faresti a trovarmi?”
“Facile! - esclamò il ragazzino con un sorriso tronfio – Le darai il tuo nome!”
Ci fu qualche istante di silenzio, come se realmente Sasuke avesse potuto prendere in considerazione l'idea, infine l'Uchiha senza troppi complimenti diede una spinta all'amico seduto al suo fianco esclamando:
“Non essere stupido Naruto!”
Questi si portò una mano alla spalla maltrattata per poi sbuffare, mettendosi con le gambe incrociate e storcendo un filo d'erba che aveva staccato.
“Sei impossibile Sasuke... odioso ed arrogante... non so come tu faccia ad avere tutte quelle ragazze che ti vengono dietro...”
Sasuke continuò a guardare l'immensa pianura che si estendeva davanti a loro, seduti poco distanti da un albero che non offriva alcuna ombra.
Infine mormorò con un tono di voce duro e allo stesso tempo disperato:
“Io sto parlando seriamente. Non ci rivedremo più Naruto. Questo non ti farà male?”
Si voltò fissando con i suoi occhi scuri quelli azzurri di Naruto, era uno sguardo severo, quasi ammonitore, che non gli aveva mai riservato.
Come se volesse rimproverarlo di rimanere lì a scherzare quando il conto alla rovescia era inesorabilmente iniziato.

Farmi male.

“E' ovvio che mi farà male. Ma, accidenti, Sasuke perché non fai qualcosa? Perché non ti opponi alla decisione di tuo padre?!” esplose l'amico.
“Impossibile.” rispose tagliando corto.
Per loro non c'era futuro. Solo un inevitabile addio.
Sasuke strinse le mani, fino a far diventare le nocche bianche, cercando quasi di non sentire più nulla... già, avrebbe voluto privarsi per sempre della sensibilità.
Finché Naruto non scattò in piedi puntandogli un dito contro, la faccia esultante di chi aveva avuto un ispirazione folgorante, ed esclamò entusiasta:
“Scappiamo! Io e te! Adesso ci alziamo e corriamo via, magari...”
L'energia delle sue parole si affievolì fino a che non rimase muto a guardare Sasuke che, muto a sua volta, lo fissava con la solita espressione fredda ed indecifrabile.
Non lo stava ascoltando o forse, come sempre, considerava le sue idee troppo stupide e ingenue affinché potessero essere messe in pratica.
Il biondo alzò gli occhi al cielo sbottando fino a quando, abbassando lo sguardo, non si accorse che Sasuke si era alzato a sua volta affiancandoglisi, lo sguardo come al solito rivolto lontano e la bocca leggermente corrucciata.
Come se fosse tentato di parlare.
Finché, visto che Naruto lo fissava con insistenza aspettando che dicesse qualcosa, non accennò con fare però stranamente deciso:
“Allora baciami.”
Naruto credette di non aver capito bene.
“Come?” ripeté incredulo.
Sasuke si voltò all'improvviso lasciando però cadere subito gli occhi verso un punto indefinito del terreno aggrottando le sopracciglia.
“Hai sentito benissimo. Un bacio. E' così che funziona tra chi si ama.”
Naruto lasciò leggermente la bocca aperta, come boccheggiando, finché appoggiando l'indice sul suo stesso petto non commentò candidamente:
“Io e te ci amiamo?”
Sasuke sulle prime non rispose ma infine scosse la testa e scattò in avanti, limitandosi a camminare con le mani infilate nei pantaloni e la schiena incurvata.
Poi borbottò visibilmente irritato, la testa affondata tra le pieghe del maglione a collo alto:
“Lascia perdere, sei il solito stupido.”
“Ehi Sasuke! Che accidenti...”
Naruto, dopo aver sbattuto un piede sul terreno, prese a rincorrere Sasuke lasciando che quelle sue parole, più simili ad una confessione che ad una richiesta vera e propria, si disperdessero nell'aria fresca del tardo pomeriggio.
Parole che però, col passare degli anni, non sarebbero state dimenticate nonostante chi le avesse pronunciate si trovasse a migliaia di chilometri di distanza.

Accennò ad un sorriso. Aveva ripensato ad una delle ultime volte che aveva parlato con Sasuke... un ricordo che gli aveva lasciato in bocca un sapore amaro, come se avesse letto un libro incompiuto.
Sapeva che sarebbe toccato a lui scrivere una fine ma a quel tempo non ne aveva avuto il coraggio... non si sentiva pronto per concludere la storia nella maniera in cui Sasuke avrebbe voluto.
Il pullman era abbastanza affollato ma gli permetteva di stare dignitosamente in piedi senza rischiare di venire soffocato.
Il suo viaggio si riduceva alla visione di un film d'annata, visto e strarivisto, con le stesse noiose immagini che gli scorrevano davanti.
Impaziente di scendere iniziò a tamburellare le dita sul palo di freddo metallo, cercando di guardare fuori dal finestrino con la speranza di riconoscere qualcosa di diverso nelle strade che ogni giorno scivolavano al suo passaggio.
Finché, salendo, qualcuno non gli urtò la spalla avanzando senza troppi riguardi e senza nemmeno scomodarsi troppo per chiedergli scusa.
Ma quando Naruto si voltò non vide altro che la stessa folla di gente che c'era un istante fa, stanca e schiacciata.
Si guardò un istante attorno, sicuro che la persona maleducata si sarebbe fatta riconoscere.
Finché non si bloccò su una testa dai capelli scuri come la notte, appartenente ad  un uomo giovane girato di spalle incastrato tra una ragazzina che chiacchierava al cellulare e una signora con le buste della spesa che occupava il posto di almeno tre persone.
Naruto si storse quasi il collo per cercare di scorgere almeno il profilo di quella persona che, ne era sicuro, non aveva visto quando era salito.
Doveva averlo urtato. Per forza. Non poteva essere che così... anche se era una convinzione di una razionalità molto sommaria.

Accidenti, sembra davvero lui...

No. Non era possibile. Sasuke era partito... se n'era andato tanto tempo fa e lui non era riuscito ad impedirlo.
Naruto dette una veloce occhiata alla strada e si morse irritato un labbro: la sua fermata. Sarebbe dovuto scendere e difficilmente avrebbe potuto rivedere ancora quel tizio che, visto di spalle, somigliava così tanto a...
Lo guardò supplicandolo bisbigliando:
“Girati... avanti, girati...”
La sua fermata.
Le porte del pullman stavano per aprirsi.
La gente voleva scendere e lui avrebbe dovuto fare lo stesso.
Lo fissò intensamente.
Finché, quasi per caso, il ragazzo non si voltò.
Lentamente, come se avesse sentito quel sussurro impaziente soffiargli alle orecchie. E i loro occhi si incrociarono.
L'ossidiana e l'acqua.
Ci fu un istante di immobilità completa, per poi lasciare posto ad uno stupore piacevole, incredulo, che però non ebbe tempo di divenire altro.
Naruto lasciando stupito la presa al palo del pullman esclamò:
“Sasuke!”
Era lui. Lo stesso sguardo severo ed altezzoso, il modo distante e gelido di comportarsi per estraniarsi dagli altri...
Sasuke fece per dire qualcosa, riscuotendosi dallo stato di torpore nel quale era caduto, ma Naruto venne travolto letteralmente dall'ondata di gente che era fermamente intenzionata a scendere.
“Naruto!” gridò Sasuke spintonando per farsi spazio e raggiungerlo ma quando riuscì ad arrivare ai gradini le porte automatiche si richiusero lasciandolo rigidamente a guardare fuori dal vetro sporco.
Seguì con lo sguardo Naruto che si sbracciava, rincorrendo affannato l'autobus che insensibile ai problemi degli altri aveva proseguito la sua corsa.
Lo scorse in lontananza, un puntino che si dimenava nella folla tentando di raggiungerlo.
Sbattere i pugni sul finestrino non era servito a nulla... nessuno pareva voler considerare l'ipotesi di arrestarsi nel mezzo della strada.
Dette un calcio alla porta e rimase in silenzio, gli occhi vibranti d'attenzione puntati verso i grandi marciapiedi affollati. No, Naruto non c'era più.
Lo aveva perso, ancora.

*°*°*°*

Il negozietto era affollato dai fedeli clienti che si fermavano a mangiare, invitati dal delizioso odore del ramen. Naruto era rimasto pensieroso a sciacquare una ciotola, finendo per girare attorno la spugna più e più volte senza rendersi conto che ormai quel contenitore era praticamente sterilizzato.
Hinata invece lo aveva notato.
Tra un inchino e l'altro ai clienti che, soddisfatti, pagavano.
Si avvicinò quasi in punta di piedi a Naruto per poi chiedergli in un sussurro:
“Tutto bene?”
Si umettò un labbro esitante, mentre attendeva la risposta del marito.
Questi si girò con uno scatto, quasi fosse stato punto, e per poco la scodella insaponata non gli cadde dalle mani.
Incontrò lo sguardo gentile di Hinata che a tratti abbassava gli occhi, come se avesse paura di consumare lo splendido oggetto della sua visione.
Naruto sorrise, grattandosi la punta del naso con l'indice:
“Sì, sì, tutto a posto! Sai, ero solo un po' sovrappensiero.”
“Certo... - si limitò a concordare Hinata, prendendogli con dolcezza la ciotola e asciugandola – se ti serve parlarne...”
Un delicato accenno di piena disponibilità. Fragile come il vetro Hinata era sempre stata presente nella vita di Naruto, senza soffocarlo od opprimerlo, limitandosi a sussurrare qualche parola di incoraggiamento quando sentiva che era necessario.
Non osava interferire oltre perché sapeva quanto il marito sapesse essere indipendente e smanioso di fare.
Era anzi lui spesso ad incoraggiare lei, con i suoi sorrisi e il suo affetto.
Si guardò poi il ventre piatto... un bambino... mancava davvero un bambino tra di loro: perché egoisticamente sentiva che poteva essere il loro ponte per permetterle di avvicinarsi a Naruto.
Il quale sembrava sempre pensare a qualcun altro che non era lei.
“Oggi ho rivisto Sasuke.” disse infine Naruto quasi in un sussurro.
La sua confessione privata.
Hinata sentì la presa sulla scodella mancarle e l'oggetto, puntualmente, cadde a terra finendo in mille pezzi.
La ragazza indietreggiò di un passo portandosi una mano alla bocca per poi sussurrare arrossendo in volto: “Mi... mi spiace... che imbranata.”
Naruto si affrettò ad esclamare ridendo:
“Lascia stare! Lo sapevi anche tu che quella ciotola era vecchia. Dillo, lo hai fatto apposta per cambiarla!” le disse scherzando.
Hinata, aiutata dal marito a raccogliere i pezzi, accennò ad un sorriso guardando quasi estasiata quel bel viso colorato appena di rosso sulle guance per la risata appena fatta.
Riusciva ad essere sempre così allegro e determinato.
Il suo esempio, la sua guida e l'uomo della sua vita.
Era questo l'incantesimo per cullarla affogando i suoi dolori... almeno finché una voce maschile, fredda e senza traccia di esitazione, non ruppe la magia chiedendo:
“E' possibile avere del ramen?”
Hinata si bloccò, guardando istintivamente Naruto, il quale si era fermato a sua volta a fissare il vuoto come cercando di concentrarsi su quel tono che gli sembrava di conoscere da tempo.
E, abbandonando i frammenti raccolti, il ragazzo in un istante scattò in piedi.
Hinata invece rimase lì, chinata, nascosta ad aspettare una conferma.
“Sasuke!” esclamò Naruto.
Avvertì dell'affetto in quel nome, un affetto profondo che con lei aveva solo l'effetto di farla sentire ancora più distante.
Si portò una mano al petto, all'altezza del cuore, cercando di non farlo battere troppo velocemente...
Tenendo la testa bassa e ricacciando le lacrime che minacciavano di scenderle si rialzò, stringendo tra le mani la paletta che aveva usato per raccogliere i resti della scodella, compresi quelli abbandonati da Naruto.
Quando Sasuke la vide emergere, diafana e con i lunghi capelli davanti agli occhi a coprirle lo sguardo sfuggente, rimase muto.
Non sapeva cosa dire. Capiva di aver interrotto qualcosa, un filo conduttore tra Naruto e Hinata, la quale si era sforzata di balbettare:
“C-ciao Sasuke.”
“Hinata...” mormorò Naruto non sapendo sulle prime cosa fare, ancora troppo confuso.
La ragazza si affrettò ad un inchino maldestro per poi bisbigliare:
“Vado a buttare questi... così... potrete parlare tranquillamente...”
Prima che il marito potesse fermarla però lei se ne era già andata, quasi scivolando oltre la porta che dava sul retro.
Il locale, con ormai solo qualche cliente ai tavolini che stava finendo la propria porzione, era silenzioso. Qualche rumore di sottofondo, per il resto nient'altro.
Sasuke fissava Naruto intensamente, le mani ancora appoggiate sul bancone come se da un momento all'altro avesse potuto scavalcarlo o usarlo come slancio per fuggire: entrambe le idee, per quanto folli, sembravano pericolosamente seducenti.
“Cosa ci fai qui?” chiese Naruto sforzandosi di mascherare la tensione con un sorriso allegro.
“Ti ho cercato – rispose l'Uchiha – perché, giorni fa, ti ho intravisto su quel pullman.”
Naruto sgranò gli occhi.
L'unica cosa che riuscì a dire fu: “Incredibile.”
“Sì.” confermò Sasuke.
Altro silenzio, vibrante di impacciato imbarazzo.
A quel punto, per cercare qualcosa da fare anziché tormentare il grembiule bianco, Naruto iniziò a preparare il ramen per Sasuke, senza che lui avesse espresso opinioni di sorta.
Controllando la temperatura dell'acqua chiese per spezzare il silenzio:
“Allora, che mi racconti?”
Non notò, o forse non ci fece caso, che Sasuke continuava a fissarlo tenendo le dita delle mani intrecciate appoggiate al bancone.
“Ho preso il controllo dell'azienda di mio padre.” rispose brevemente.
Naruto scoppiò a ridere: “Accidenti, Sasuke. Lo avevo detto che saresti stato un grande! Complimenti!”
Ma l'Uchiha deviò l'argomento limitandosi ad osservare, giocherellando distrattamente con le bacchette che Naruto gli aveva porto:
“Sei sposato con Hinata...”
Per qualche frammento di attimo quella frase sembrò essere destinata a rimanere solo un'osservazione distratta, che non implicava nulla di serio, ma alla fine Naruto rispose, abbassando gli occhi ed accennando ad un sorriso:
“Eh già... mi aiuta con il ristorante.”
“Capisco.” si limitò, povero di parole come al solito, a rispondere il moro.
In breve questi si ritrovò la ciotola di ramen fumante davanti agli occhi, appoggiata sul bancone lungo del tavolo.
Rimase un istante a guardare le rotelline galleggiare placidamente sopra il brodo, finché Naruto non commentò appoggiandosi coi gomiti sul ripiano da lavoro, sporgendosi pigramente verso Sasuke: “Sono proprio contento di rivederti! Sembra passato un secolo dall'ultima volta che ci siamo parlati!”
Sasuke lo fissò con serietà, quasi fosse irritato con lui, finché non commentò con voce incolore:
“Sei sporco di ramen sul mento.”
Il biondo rimase un istante interdetto per poi portarsi velocemente un dito nel punto indicato dall'amico ma, trovandolo pulito, palesò una smorfia di disappunto.
“Spiritoso...” Borbottò facendo il broncio come se fosse stato un bambino anziché un dignitoso uomo di ventisei anni.
“Sei il solito stupido.” commentò Sasuke inarcando un sopracciglio con aperta aria di superiorità che poi si ammorbidì in un sorrisetto.
Quello era Sasuke. Il ragazzo dodicenne che aveva visto andarsene via più di dieci anni fa e che ora, uomo, aveva ritrovato.
Curioso, non era stato Naruto ad averlo cercato come aveva promesso... era semplicemente comparso nella sua vita come pioggia in un giorno d'estate.
Non sapeva se esserne davvero felice o meno.
Perché si ricordava perfettamente delle parole dell'amico e di quello che, entrambi, inconsciamente o meno provavano l'uno verso l'altro.
Sapevano di essere due poli opposti che inevitabilmente si sarebbero attratti a vicenda, indipendentemente da quali altre forze cercassero di magnetizzarli in diverse direzioni.
Ora doveva decidere.
Salutare Sasuke e fare come se niente fosse, continuando la sua normale esistenza, oppure chiedergli di restare e riprendere quel percorso che, anni fa, avevano interrotto.
Questo avrebbe voluto dire, già lo sapeva, compromettere tutto quello che negli ultimi tempi aveva costruito... a partire proprio dalla relazione con Hinata, relazione che sembrava reggersi in piedi solo grazie allo sforzo di entrambi.
Ma forse le cose non sarebbero andate così.
Era un uomo ormai, con delle responsabilità, e non più uno sciocco ragazzino con tanti sogni in testa:  riprendere un'amicizia con Sasuke non avrebbe significato nulla.
Così, sfidando sé stesso, chiese simulando allegra noncuranza:
“Allora, che ne dici, stasera vieni a mangiare da me e Hinata?”
Sasuke fissò un istante il piatto, posando con calma le bacchette, per poi correggere il biondo quasi in un sibilo:
“Non verrei da solo.”
Naruto gli lanciò un'occhiata complice: “Ah-ah! Alla fine allora hai trovato qualcuna che ti sopporti! E chi è?”
Perfetto. Sasuke era impegnato sentimentalmente. Ma... era davvero così perfetto? Perché aveva sentito qualcosa spezzarsi?
Sasuke si fece restio a rispondere finché, guardando un punto indefinito del bancone non rispose piuttosto irritato: “Sakura...”
L'Uzumaki fece un fischio per poi sorridere compiaciuto commentando:
“Oh beh, tanto meglio! Allora aspetteremo anche lei!”
Per quanto in realtà il modo di comportarsi di Naruto fosse solo un modo per mascherare la confusione nella quale lo avevano gettato le ultime parole, Sasuke non sembrava condividere la sua allegria.
Aveva uno sguardo seccato come sempre e per di più mostrava una sorta di delusione; era come se  il suo senso di aspettativa fosse stato tradito senza troppi problemi.
Come faceva Naruto a parlare con così tanta leggerezza? Era solo lui a sentirsi rimescolare i fluidi gastrici quando lo aveva rivisto?
Già, come al solito Naruto sembrava non aver assolutamente capito quanta fatica fosse costata all'Uchiha entrare in quel negozio e parlare, dopo tanto tempo, nuovamente con lui.
Non poteva nemmeno sapere che era rimasto per mezz'ora buona fuori, appoggiato alla parete, prima di decidersi ad entrare, rodendosi il fegato nell'indecisione e nel tentativo di mettere a tacere il suo orgoglio.
Perché voleva davvero rivederlo.
Lasciandosi precipitare nell'abisso dei ricordi dal quale, negli ultimi anni, non era mai riuscito veramente ad emergere.
Posando dei soldi sul bancone improvvisamente scattò in piedi, facendo per andarsene, e borbottò:
“Lascia stare. Mi ha fatto piacere rivederti.”
Ma, quando mosse un passo, Naruto esclamò quasi con esasperazione:
“Certo che sei incredibile tu! Dopo tutti questi anni te ne vai limitandoti ad una frase simile! - poi aggiunse, incrociando le braccia in una posa che voleva risultare vanamente minacciosa – guarda che se non vieni stasera da me mi riterrò molto offeso.”
E, con un gesto veloce, gli lanciò uno dei biglietti da visita del ristorante. Sasuke, interdetto, lo afferrò per poi girarlo lentamente e scorgervi sopra un indirizzo scritto di fretta con affianco, a caratteri chiari, la parola Casa.
Accennò ad una risata imbevuta di sarcasmo ma infilò il cartoncino nella tasca della giacca per poi dire fingendo di essere seccato:
“Sei insistente e noioso come ti ricordavo – si concesse il lusso di un sospiro paziente – ... veniamo per le otto?”
Il volto di Naruto si illuminò e il ragazzo si affrettò a rispondere, senza nemmeno aver realmente preso in considerazione un orario vero e proprio: “Perfetto!”
L'Uchiha lo guardò un istante prima di voltarsi e sparire oltre la porta d'entrata del ristorante.
Naruto tirò un sospiro, sentendosi spossato, con i muscoli che gli dolevano perché, se ne era reso conto solo in quel momento di rilassatezza, era rimasto in tensione tutto quel tempo.
Si appoggiò al ripiano alle sue spalle, non riuscendo a fare a meno di sorridere: non sapeva nemmeno lui a cosa sarebbe andato incontro riavvicinandosi a Sasuke dopo tanto tempo, soprattutto perché era consapevole che quello che provava per lui nel tempo non solo non era svanito ma addirittura era mutato, divenendo molto più forte e concreto di quanto non fosse in passato.
Poi sentì il rumore di un passo.
Si voltò di scatto e vide, sulla soglia della porta sul retro, Hinata che si era immobilizzata quando i loro occhi stupiti si erano incrociati.
Se si fossero guardati ancora ciascuno di loro avrebbe capito ciò che l'altro in quel momento provava. Dovevano proteggersi dalle ferite che si sarebbero vicendevolmente inferti.
Così Hinata, gli occhi sfuggenti che non volevano saperne di fissarsi su Naruto, accennò con un debole sorriso incoraggiante:
“Non... volevo ascoltare le ultime parole... - guardò un istante il marito – allora stasera chiudiamo prima così... così facciamo in tempo a preparare tutto.”
Naruto sorrise, sentendo nei confronti di quella creatura apparentemente fragile un calore profondo e allo stesso tempo una forte riconoscenza. Non l'avrebbe mai ringraziata come meritava per quella sua presenza benefica che lo faceva sentire migliore.
“Grazie – dopo una breve pausa si affrettò a cambiare argomento esclamando allegro – scommetto che batterò il mio attuale record di lavaggio dei piatti!”
Dicendo questo si rimboccò con entusiasmo le maniche mentre Hinata fece una risata, non smettendo di sorridere anche quando Naruto, fingendo di guardarla male, aggiunse sorpreso:
“Beh? Che c'è? Quando mi ci metto io sono il migliore!”
E poi il suo sorriso: luminoso e pieno di ottimismo.
Hinata annuì, confermando con le gote leggermente imporporate:
“Lo so, Naruto.”



Sproloqui di una zucca


Questa storia si può definire come una mini-long fiction o come una one-shot  divisa in più parti... tutto è relativo XD
Falling away with you è la magnifica canzone dei Muse e credo riassuma tutto ciò che vorrei dire e trasmettere con la mia fiction.
Userò nei vari atti le canzoni dei Placebo, altre mie fonti di ispirazione, semplicemente perché ho pensato: cavolo, è quello che ho scritto io!
 Avverto: questa non sarà la classica storia yaoi condita di tanti ragazzi e nessuna donna. In questa storia le donne ci saranno, eccome.
Hinata e Sakura che affronteranno, ciascuna in modo diverso, la realtà delle cose.
I capitoli saranno lunghi ma pochi e spero intensi... bene, detto questo vi lascio.

*si dilegua nel nulla in una nuvola di fumo*




   
 
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