Film > Operazione U.N.C.L.E.
Ricorda la storia  |      
Autore: Nana_Hale    28/09/2015    3 recensioni
[Operazione U.N.C.L.E.]
The Man From U.N.C.L.E.
Napoleon/Illya
Ritrovare Illya dopo una intera settimana di prigionia è un colpo al cuore per Napoleon ma lo è ancora di più per Illya dover fare i conti con la strana e meravigliosa emozione che si rende conto di provare nell'essere di nuovo insieme a Napoleon.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
YOUR ARMS
 

Ci volle più di una settimana per trovare Illya nel covo in cui gli ex agenti traditori del KGB lo avevano rinchiuso. Una intera settimana.
Alla vista del suo corpo, lasciato appeso per i polsi ad una trave orizzontale incastrata nel muro, Gaby quasi cacciò un urlo di terrore, soffocandolo con la mano e facendo un balzo all'indietro sbattendo contro il petto di Napoleon con la schiena.
Napoleon, il carismatico uomo mai privo del suo piccolo sorriso malizioso, era come paralizzato in volto; solo gli occhi cerulei fissi sul sangue rappreso attorno alle ferite sui polsi di Illya, e le mani, strette con tanta forza da lasciare bianche le nocche, tradivano il suo stato d'animo.
Illya era ancora vivo, lo avevano capito appena messo piede nella stanza: il suo respiro era debole ma, grazie all'eco del covo, era ben udibile anche a distanza. Quella era la sola ed unica cosa che aveva impedito a Napoleon di lanciarsi in mezzo alla stanza e rischiare di venire ucciso da qualche agguato.
"Tiratelo giù, muovetevi."
Quando Waverly pronunciò queste semplici parole verso gli altri agenti, dando loro il permesso di intervenire dopo aver verificato l'assenza di trappole, Solo scattò prima di tutti, scostando Gaby da un lato; il coltellino gli comparve in mano quasi per magia e in una frazione di secondo i lacci attorno ai polsi di Illya scomparvero.
Un suono quasi disumano uscì dalle sue labbra quando il suo corpo, finalmente libero, si lasciò cadere in avanti, occhi ancora chiusi, incurante di dove sarebbe andato a sbattere.
Napoleon non fece una piega quando quasi 100 kg di uomo gli si accasciarono addosso a peso morto; piantò i piedi e fece in modo di sorreggere con tutto il suo corpo Illya che, involontariamente, si aggrappò a lui con tutta la forza che gli restava, nascondendo il viso nel suo collo.
"Hey, ti ho preso... va tutto bene..."
"Co-Cowboy...?
"
La sua voce era un roco e sforzato bisbiglio di sorpresa che fece scorrere un brivido lungo la schiena di Solo. Abbassò lo sguardo di lato solo per notare che Illya non aveva ancora aperto gli occhi ma sul suo volto ferito, martoriato e sanguinante dopo giorni e giorni di inferno, si era formato un impercettibile sorriso.
"Chi ti aspettavi? Lyndon Johnson?"
Sentì la battuta morirgli in gola tanta era la rabbia e il dolore che si accorse di provare nel vedere Illya ridotto in quello stato. Pian piano spostò una mano dalla schiena del russo e la portò fra i suoi capelli biondi, accarezzandolo delicatamente, giusto per una frazione di secondo, appena prima che un paio di grossi agenti gli si piazzassero di fianco con una brandina, aiutandolo a stendervi sopra Illya.
Ogni movimento era un rantolo di sofferenza e, quando finalmente Kuryakin fu sdraiato, gli agenti sollevarono la lettiga e Solo si spostò per farli passare.
Fu solo per un brevissimo istante, nel momento in cui caricarono Illya su di un piccolo furgoncino, che i suoi occhi azzurri si aprirono in una piccola fessura, incontrando il viso di Napoleon sporco su mandibola e collo di sangue, completamente incurante di qualsiasi altra cosa che non fosse quell'unico sguardo di Illya puntato su di lui.
___________________________________

Le cure mediche andarono a buon fine senza alcuna complicazione; nessuno dei presenti nella sala d'aspetto del'area medica del KGB aveva avuto dubbi data la storia e la prestanza fisica del soggetto.
Fu quando lo psicologo ufficiale si presentò a loro con un'espressione preoccupata e seria in volto, che tutti si irrigidirono.
"Non che il signor Kuryakin sia mai stato un tipo molto socievole..."
Fece notare Waverly quando il dottore li informò che Illya si era rifiutato di parlare dell'accaduto.
"Forse con noi si aprirebbe più facilmente."
Disse Gaby gettando uno sguardo alle sue spalle, verso Napoleon, che però non ricambiò; sembrava concentrato su qualcos'altro, qualcosa di lontano, dentro al corridoio dal quale era giunto lo psicologo.
Dopo una lunga settimana, durante la quale ad ogni occasione possibile Solo scoppiava come una scintilla, teso al limite della sopportazione al solo sentir pronunciare il nome di Illya, ora sembrava completamente un'altra persona.
Immobile, attento e silenzioso come un felino in attesa spasmodica che qualcosa potesse andare storto.
Nessuno lo aveva mai visto così.
"Non è strettamente necessario che esterni le sue emozioni con qualcuno di voi, ma credo per il suo bene l'agente Kuryakin debba affrontare quello che è successo con se stesso e non ignorarlo fingendo che non sia avvenuto."
Waverly e Gaby sospirarono rumorosamente quasi all'unisono annuendo con gentilezza al dottore che si congedò con un cenno del capo e riprese a camminare, superandoli e dirigendosi verso il suo ufficio.
Seguì un lungo e interminabile minuto di silenzio alla fine del quale solo Napoleon prese la parola.
"La missione è praticamente conclusa ma l'appartamento è ancora a nostra disposizione per un paio di giorni quindi è la che andremo."
Entrambi si voltarono verso di lui, un punto interrogativo disegnato sul volto.
"Waverly le chiedo solo di coprirci per questo periodo di tempo, mentre Gaby e io terremo d'occhio Peric.. mh, l'agente Kuryakin durante questi due giorni."
Finalmente Napoleon rivolse il suo sguardo verso Gaby che, analizzate le informazioni appena sentite, annuì con decisione, confermandosi parte integrante del piano.
Waverly si inforcò gli occhiali sul naso, si mise le mani in tasca e, camminando, fece in modo di arrivare esattamente al fianco di Napoleon, fermandosi per qualche secondo.
"Quale appartamento, Solo...?"
Quella domanda era tutto fuorchè una domanda. Waverly sollevò un sopracciglio verso l'americano per verificare che si fossero compresi, poi continuò a camminare verso l'uscita.
Solamente quando fu sicuro che Waverly avesse girato l'angolo, Napoleon si voltò per vederlo uscire dalle porte di vetro lasciandosi scappare un pesante sospiro dal petto.
Waverly ci stava. Li avrebbe coperti. Non gli serviva altro.
Quasi immediatamente sentì delle esili e tiepide dita infilarsi fra le sue, abbandonate lungo la coscia, e stringerle con forza, ma non si girò.
Sentiva la mano di Gaby tremare leggermente, ancora scossa da quelle ultime ore di panico e dalla estenuante settimana appena trascorsa, e sapeva che se si fosse voltato e l'avesse guardata negli occhi lei non si sarebbe più concessa di sfogare la rabbia, il nervoso e il dolore con le lacrime che Napoleon era sicuro le stessero rigando il viso in quel momento.
____________________________________

Tornare all'appartamento fu più che facile data l'incontenibile voglia di Illya di andarsene dall'ospedale; Gaby lo aveva abbracciato e accompagnato alla macchina mentre Napoleon quasi non gli aveva rivolto nemmeno uno sguardo, infilandosi gli occhiali scuri, e mettendosi alla guida.
La casa era disposta su due piani, come fossero due appartamenti collegati da una scala interna.
Appena arrivati, nel primo pomeriggio, Napoleon aveva detto a Gaby che sarebbe tornato la sera, di non aspettarlo e non preoccuparsi, ed aveva imboccato la porta senza voltarsi indietro.
Il pomeriggio era trascorso in serenità, con Illya intento a giocare una partita a scacchi in solitario, le mani tutte ancora fasciate, seduto al tavolo da pranzo, e Gaby sprofondata nella poltrona, che fingeva la lettura di un libro qualunque mentre, casualmente, ogni tanto lanciava in aria qualche domanda, affermazione o richiesta, per tentare di parlare con Illya. Senza successo.
Era a malapena riuscita a fargli bere qualcosa, di mangiare non se ne era parlato nemmeno e, alla fine, Illya aveva semplicemente avvisato che sarebbe andato a dormire a breve e si era diretto da solo su per le scale, nell'altro appartamento.
Dopo l'accaduto Gaby aveva protestato, insultato e gettato cose a caso sul pavimento nel tentativo di calmare se stessa fino all'arrivo di Napoleon
 che, dopo un rapido resoconto degli avvenimenti, le aveva regalato una carezza affettuosa, un abbraccio e l'aveva convinta ad andare a riposare.
Una volta rimasto solo nel salotto inferiore, Napoleon aveva fatto quello che chiunque avrebbe fatto in quella situazione: era uscito sulla veranda e aveva scaraventato una sedia nel giardino di sotto.
Così si sentiva Illya durante uno dei suoi attacchi d'ira?
Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro sentendo l'aria fredda della notte sferzargli il volto come centinaia di pungenti spilli e, solo in quel momento, si rese conto di non riuscire in nessun modo a levarsi dalla testa l'immagine di Illya appeso per i polsi, sanguinante e stremato, che lo aveva colpito come un pugno in faccia quando era entrato in quel covo. Un pugno inaspettato, che non avrebbe mai pensato potesse fare così male.
Riaprì gli occhi e li sentì bruciare per il contatto con l'aria fredda e per... qualcos'altro.
Rientrò, si tolse la giacca e si diresse verso le scale, salendo nell'appartamento superiore mentre si arrotolava in sù le maniche della camicia.
Di dormire non se ne parlava.
Tanto valeva trovare qualcos'altro da fare stando vicino ad Illya.
_________________________________________

I hope that you see right through my walls...

Paura. 
CLICK
Un coltello.
Dolore. Sangue. Odore di metallo.
"Illya Nickovitch Kuryakin, nato il 25 Luglio 1931."
CLACK
Una pistola.
"Numero due, sezione due della organizzazione U.N.C.L.E."
Sudore. Corde. Sangue.
"Non puoi salvarli."
Lunghi capelli biondi. Sorriso dolce.
"Il mio piccolo Illya..."
CRACK
Respiro pesante. Urla. Lacrime.
Tac. Tac. Tac. Tac. Tac. Tac. Tac. Tac. 
Ganci. Dolore. Luce.
"Non li salverai."
Spalle larghe. Voce profonda.
"Fai il bravo, ragazzo."
CRACK
Ossa. Luce. Troppa luce.
Niente aria. Niente. Dolore.
Mano delicata. Pelle morbida.
Gaby.
"Non puoi salvarli."
Sangue. Dolci occhi scuri. Lacrime.
"Non li salverai."
Capelli scuri. Sorriso malizioso.
Gaby?
Occhi cerulei. Spente. Esanimi.
No, non Gaby...
Sangue. Dolore. Paura.
CRACK
"Non puoi salvarlo."


"NO!!!"
L'urlo divenne reale, bruciante e violento dentro la sua gola.
Si sollevò di scatto, sudato, la maglietta appiccicata alla schiena e ogni muscolo del corpo dolente e teso.
"Illya!"
Sentì la voce chiamarlo ma il suo sguardo era ancora annebbiato, perso in un incubo orribile.
"No... no..."
Sussurrava sconvolto, ansimante, tremando nel letto, quando Napoleon si sedette accanto a lui afferrandogli il viso fra le mani.
"E' finita! E' tutto a posto! E' finita, capito?"
Le mani di Illya si sollevarono di scatto artigliando i suoi bicipiti, appena sopra il gomito, con tanta forza da fargli sfuggire un soffocato lamento dalle labbra.
"Mmh...!E' finita! Illya! Sei al sicuro!"
"No..."

Illya aveva gli occhi persi nel vuoto, come se non riuscisse a mettere a fuoco quello che aveva davanti e, ad ogni secondo che passava sembrava sempre più affannato, con il petto così rapido nello scendere e salire da sembrare che il cuore stesse per schizzargli fuori.
La morsa sulle sue braccia sembrava perfino essere aumentata quando Napoleon prese un profondo respiro e capì cosa fare.
Allentò la presa sul viso di Illya e con le dita andò delicatamente e scostargli i capelli dalla fonte sudata, portando poi la mano dietro la sua nuca, continuando a muoverla come in una ferma carezza.
"Sono io. Non c'è nessuno. Sono io, Illya..."
Qualcosa cambiò immediatamente: il respiro, la tensione nei muscoli, la violenza della presa.
"Pericolo?... sono Cowboy..."
E infine anche lo sguardo.
I suoi brillanti occhi azzurri si mossero fino a vedere finalmente la figura davanti a sè.
La paura e l'ansia svanirono, lasciando spazio alla confusione e all'incredulità.
"Cowboy?"
Ansimò Illya staccandosi pian piano da Napoleon, che assecondò i suoi movimenti, allontanando le mani da lui, vedendo l'imbarazzo comparire nel suo sguardo.
"Deve essere stato un incubo notevole."
Disse quasi divertito, cambiando immediatamente tono di voce, per evitare che qualsiasi altra emozione si facesse spazio fra loro.
Illya rimase per un secondo a guardare il suo stesso corpo, sudato e dolente per la tensione e le ferite non ancora guarite, prima di alzare gli occhi verso Napoleon.
"Sì... sì."
Si limitò a dire prima di sfilare le gambe dal letto e tentare di alzarsi in piedi.
"Aspetta, ti aiu-"
"No. Ce la faccio."

Napoleon non ebbe nemmeno il tempo di fare un passo, poichè Illya lo bloccò sul posto con un gesto della mano fermo e deciso.
"Allora... ti preparo qualcosa da mangiare."
Replicò andando verso la porta, stringendo i pugni un paio di volte e tendendo i muscoli dei bicipiti discretamente per alleviare l'intorpidimento provocato dalla stretta del russo.
"Non ho fam-"
"La mia non era una domanda."

Questa volta fu Napoleon a bloccare le sue intenzioni sul nascere, voltandosi sotto l'uscio giusto in tempo per vedere Illya di spalle levarsi la maglietta, mettendo in mostra i graffi e le bende che gli coprivano spalle e tronco.
"Ti aspetto di là."
Disse chiudendo la porta mentre lo stesso brivido che aveva provato vendendolo sorridere in fin di vita fra le sue braccia gli percorreva la spina dorsale.
___________________________________________

I hope that you'll catch me 'cause I'm already falling...


Riuscì a fargli mangiare un intero piatto di pasta al sugo e lo minacciò di costringerlo a mangiarne un altro se non fosse rimasto seduto lasciando a lui il compito di rassettare e lavare i piatti.
Stava finendo di asciugarsi le mani nel grembiule a fiorellini che indossava, trovato nell'appartamento, quando finalmente Illya si decise a cominciare una conversazione di sua spontanea volontà.
"Perchè mi state facendo da babysitter?"
Chiese incrociando le mani sopra al tavolo, un po' infastidito dalla cosa me genuinamente curioso del perchè di quella strana situazione.
"Lo psicologo dice che devi esternare le tue emozioni riguardo all'accaduto e aprirti con qualcuno."
Rispose Napoleon imitando malamente la voce del dottore mentre si levava il grembiule e si sedeva di nuovo al suo posto; accanto al capotavola dove stava seduto il russo.
"идиот"
Sputò Illya fra i denti, stropicciandosi nervosamente le dita delle mani.
"Sì, sono d'accordo. Sembrava proprio un idiota."
Disse Napoleon attirando immediatamente lo sguardo di Illya su di sè.
"Allora come mai stai facendo questo?"
Domandò ancora più confuso di quanto già non fosse, mentre l'americano si appoggiava allo schienale della sedia, abbassando lo sguardo sul tavolo per pensare alle parole da dire.
"Beh, io non credo che tu debba sentirti costretto a parlare con qualcuno se non vuoi."
Ed era la verità, non stava usando uno dei suoi trucchi per raggirarlo, e Illya lo capì.
"Però credo che tu abbia bisogno di qualcuno che ti stia vicino."
Fu allora che Napoleon alzò gli occhi, incontrando quelli di Illya mentre un lungo e denso silenzio calava fra di loro, interrotto solamente dai loro respiri.
Illya dischiuse la bocca, come per dire qualcosa, ma nessun suono uscì dalla sua gola e, nello stesso momento, un lieve sorriso comparve sul viso di Napoleon che subito il russo notò, abbassando i suoi occhi azzurri sulle sue labbra.
Fu un istante rapido come un battito di ciglia ma, per Illya, sembrò un momento infinito il tempo in cui il suo sguardo saettò dagli occhi alle labbra di Napoleon per un paio di volte.
Ma solo quando, come un fulmine, un pensiero insolito, irrazionale, proibito, attraversò la sua mentre, il russo scattò in piedi senza dire una parola e si voltò per tornare della sua stanza.
"Illya?"
Napoleon lo seguì con un balzo felino, cercando di stagli dietro, ma senza successo.
"Non mi serve nessuno aiuto."
Disse con voce quasi arrabbiata, entrando di corsa nella stanza e chiudendosi subito a chiave la porta alle spalle.
Napoleon frenò giusto in tempo per non schiantarsi con la faccia sul legno e non riuscì a trovare niente da dire che potesse in qualche modo cambiare la situazione.
Sapeva che Illya era testardo, che non sarebbe riuscito mai a farlo parlare, e che l'unica cosa che poteva fare era stare lì, anche non facendo niente.
Sarebbe rimasto.
Illya poteva chiudergli in faccia tutte e porte della casa, ma lui non se ne sarebbe andato, non lo avrebbe lasciato.
_______________________________________________

I'll never let our love get so close...


Erano le 2 del mattino quando Napoleon decise di concedersi almeno di sdraiarsi nel letto per qualche ora, spegnendo il cervello con della buona musica.
Si alzò dal divano, lasciando il libro che aveva trovato in casa sopra il tavolino del salotto, e si diresse verso la camera da letto.
Rallentò il passo davanti alla camera di Illya, solo per un secondo e, non sentendo nessuno rumore provenire dall'interno, proseguì ed entrò nella sua stanza senza nemmeno accendere la luce.
Togliersi la camicia e il gilet fu una liberazione quasi divina, per non parlare dei pantaloni; gettò tutto sopra una sedia e si rifiutò categoricamente di indossare un qualsiasi pigiama.
Purtroppo non poteva godersi una doccia o avrebbe svegliato tutta la casa, perciò si limitò ad affondare la faccia nel lavandino pieno d'acqua per qualche secondo, per togliersi la sensazione di nervoso e l'ansia di dosso.
Rimase qualche istante ad osservare il suo riflesso nello specchio sopra al lavello: i muscoli ancora tesi delle spalle, gli occhi stanchi, i capelli bagnati che perdevano gocce imperlandogli tutto il viso.
Acchiappò una salvietta e se la mise in faccia, tornando verso la camera quasi trascinando i piedi, e si diresse verso il letto.
Gli prese quasi un infarto quando, dopo aver lasciato l'asciugamano a terra, si voltò e vide Illya, fermo in piedi sulla soglia della stanza; in stretti boxer grigi e t-shirt bianca, lo sguardo spaventato e nervoso di chi deve replicare ad una domanda di cui non conosce la risposta.
"Illya, che cosa... Va tutto bene?"
Chiese Napoleon accendendo l'abat jour sul comodino per illuminare la stanza e, non appena quel filo di luce gialla illuminò il suo corpo, Illya sussultò, facendo un mezzo passo indietro.
"Cosa... cosa ho..."
Balbettò indicando le braccia di Napoleon che subito abbassò lo sguardo sui suoi bicipiti, accorgendosi degli evidenti segni rossi che le mani del russo gli avevano lasciato dopo il suo incubo.
"Non è niente. E' tutto a posto. Sto bene."
Si affrettò a dire avvicinandosi a Illya quasi per mostrargli le braccia segnate ma illese.
"Vedi? Tutto bene. Passerà nel giro di un paio di giorni."
Disse sorridendo beffardamente, come un ricco snob con una macchietta di vino sulla costosa cravatta che deve solo essere lavata.
Illya non rise per niente.
Si avvicinò serio in viso, sollevando le mani e sfiorando pianissimo il bicipite dell'americano, quasi avesse paura di romperlo.
Per qualche secondo nessuna parola fu proferita e nessuno scambio di sguardi tentato, fino a quando Illya non sembrò smettere di respirare per un lungo momento.
"Illya st-"
"Avevi ragione."

Napoleon sussultò; più per l'improvvisa frase che per ciò che significava, il che, di per se era già una immensa sorpresa.
"Avevo ragione?"
Chiese vagamente divertito ma molto confuso su quale delle tante cose dette avesse ragione.
"Ho bisogno di qualcuno che mi stia vicino."
Concluse Illya dissipando i suoi dubbi, continuando a passargli le dita sul braccio arrossato. Napoleon sorrise, sospirando e finalmente rilassandosi nel sentire che la ragione era tornata a far parte della vita del russo.
Domani, lui e Gaby si sarebbero seduti e avrebbero tentato d-
"Ho bisogno di te."
Il pugno che aveva sentito nel trovare Illya nel covo dei nemici non era nemmeno lontanamente paragonabile alla frustata che quelle parole gli lasciarono addosso.
Si sentì mancare la terra sotto ai piedi e, nel momento in cui gli occhi di Illya si alzarono dal suo braccio e incrociarono i suoi, qualcosa esplose dentro al suo petto come un vulcano di lava bollente.
Ma c'era qualcosa di strano nello sguardo del russo, qualcosa che non gli permise di realizzare a pieno quello che stava succedendo fra loro in quel momento.
Paura. Agitazione. Tensione.
Non per quello che aveva appena detto, ma per tutto quello che era successo nei giorni precedenti, quello che doveva, voleva, lasciarsi alle spalle e che solo Napoleon poteva aiutarlo a fare.
Socchiuse le labbra ma, prima che potesse dire qualsiasi cosa, Napoleon gli posò una mano sul petto, avvicinandosi a lui così tanto da far sfiorare il loro petto.
"Ssh..."
Bisbigliò solamente, guardando Illya dal basso dei suoi 10 cm di altezza in meno; torreggiava su di lui in un modo che a chiunque altro avrebbe fatto soggezione, ma non a lui, non più.
Fece scivolare la mano, posata sul suo petto, giù di lato, fino a raggiungere le dita del russo; le strinse in un'unica presa e pian piano si allontanò dal suo corpo, camminando all'indietro verso il letto.
Illya lo seguì senza fare domande o obiezioni, facendosi guidare fino a sedersi sul materasso, a stendersi completamente, lasciarsi togliere la t-shirt e, infine, farsi coprire fino alla vita dal leggero lenzuolo candido.
Solo allora Napoleon lasciò la sua mano e fece il giro del letto, entrando a stendersi su di un fianco accanto a lui, testa sollevata dal cuscino, coprendosi anch'egli fino alle anche.
I loro occhi non si erano staccati mai gli uni dagli altri per tutto il tempo e, solo in quel momento, Napoleon lasciò vagare il suo sguardo lungo il viso di Illya: Aveva un graffio vicino all'occhio, proprio accanto alla sua vecchia cicatrice, una bruciatura sullo zigomo e un piccolo taglio ancora arrossato sul bordo del labbro, all'angolo della bocca. Il suo corpo invece era un disegno di antiche cicatrici bianche, già rimarginate, e di nuovi lividi e tagli chiusi col filo chirurgico, e una lunga benda bianca arrotolata sulla spalla destra, tesa a coprirgli parte del pettorale.
Il suo respiro era agitato ma non spaventato, e il suo busto saliva e scendeva con un movimento ritmico e controllato che sembrava quasi una danza agli occhi di Napoleon che, finalmente, appoggiò la testa sul cuscino costringendo Illya a voltare leggermente la testa per guardarlo.
"In qualsiasi momento, se mi dirai di fermarmi, io lo farò."
Sussurrò dolcemente Napoleon ricevendo subito un piccolo segno d'assenso in risposta.
"Chiudi gli occhi..."
Disse, e Illya obbedì, voltando di nuovo il viso verso il soffitto, mostrando la più totale e completa fiducia nell'uomo steso al suo fianco.
Passarono solo una manciata di secondi prima che le dita di Napoleon iniziassero a sfiorare il suo viso, disegnandone il contorno, accarezzando le sue palpebre, le sue labbra, che subito si dischiusero al contatto, e il taglio accanto ad esse.
Non aveva idea di cosa Napoleon stesse facendo, del perchè lo stesse facendo, ma funzionava; non solo era rilassante, ma anche piacevole, bellissimo.
Sentì le sue dita spostarsi e scendere lungo il suo collo, sfiorando le clavicole, soffermandosi sulla benda e aumentando leggermente la pressione per qualche secondo.
Poi, all'improvviso, sentì qualcos'altro sfiorare il suo orecchio, qualcosa di morbido e caldo.
"Sono qui..."
Sentì quel bisbiglio accanto a se e istintivamente le sue mani si strinsero attorno al lenzuolo mentre la nuca premeva più intensamente contro il cuscino.
"Sono qui per te..."
Le dita di Napoleon continuarono il loro percorso lungo il suo busto, stringendo dolcemente i pettorali, passando ad uno ad uno gli addominali e infine soffermandosi sulle anche per diversi secondi prima di infilarsi sotto il lenzuolo.
Un lieve gemito uscì dalle labbra di Illya per quel lieve e rapido contatto così privato, ma Napoleon sapeva che nessuno dei due era pronto per quello. Non era il momento, non oggi.
Si avvicinò a lui, premendo il petto contro la sua spalla e lasciando che tutto il suo corpo venisse a contatto con quello di Illya, intrecciando perfino la propria gamba sulla sua.
Il respiro di Illya si fece più intenso, sentendo il calore dei loro corpi così vicini e, non appena le labbra di Napoleon iniziarono a baciare delicatamente il suo orecchio, la sua mandibola e il suo collo, un pesante sospiro gli uscì dalla bocca.
La mano di Solo risalì dal suo ventre fino a fermarsi salda e passionale proprio sul cuore di Illya, sentendolo battere all'impazzata sotto al suo palmo.
Per un istante, Napoleon aprì gli occhi per osservare da sopra di esso il viso di Illya e, con triste sorpresa, lo trovò quasi sofferente, imperlato di sudore, mortificato, come addolorato.
"Illya..."
Sussurrò preoccupato, e subito lui aprì gli occhi, ritrovandosi immerso dentro a quelli di Napoleon che, immediatamente, capì che quello che vedeva sul suo viso non era affatto sofferenza.
Illya sollevò un braccio, lo portò dietro la nuca di Napoleon, infilando le dita nei suoi neri capelli umidi, e sorrise.
Sorrise come forse nessuno gli aveva mai visto fare.
Perchè mai nessuno aveva fatto una cosa simile per lui.
Nessuno si era mai preso cura di lui tanto affettuosamente.
Nessuno lo aveva mai toccato in quel modo.
E allora, con quella consapevolezza, con quei meravigliosi occhi cerulei che lo guardavano dall'alto, Illya si concesse finalmente quella cosa così irrazionale e proibita che aveva desiderato tanto intensamente di fare poche ore prima, seduto a tavola in salotto.
Sollevò la testa, tirando quella di Napoleon verso il basso e chiudendo lo spazio fra le loro labbra con violenta passione.
Si godettero l'uno il sapore dell'altro per diversi minuti, accarezzandosi le labbra ora con tenerezza ora con ardore; e Napoleon per un istante riuscì a sentire il taglio sulla bocca di Illya. Un istante che fu sufficiente per permettergli di baciare quel taglio delicatamente, quasi a volerlo curare con il suo tocco.
Quando si staccarono, Illya portò entrambe le braccia sulla sua schiena, spingendolo all'indietro verso il materasso, ritrovandosi entrambi sdraiati sul fianco, stretti l'uno fra le braccia dell'altro.
"Grazie... Napoleon..."
Quando sentì il suo nome pronunciato con quell'adorabile accento russo, Napoleon perse il respiro per una manciata di secondi, ritrovandolo subito dopo sulle labbra di Illya.

You put your arms around me and I'm home...

__________________
___________________________________________________________________________________________________

Sono in uno sfiga-fandom così povero che qui su EFP non ha nemmeno la sezione apposta.
The Man From U.N.C.L.E.
Se non avete visto questo film ANDATE A VEDERLO. E' meraviglioso. Loro due sono meravigliosi. Fidatevi di me.
Song: Arms by Christina Perri
Bacio
-Nana





 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Operazione U.N.C.L.E. / Vai alla pagina dell'autore: Nana_Hale