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Autore: Nidalhaidis    28/09/2015    0 recensioni
[STORIA IN COLLABORAZIONE TRA ADALHAIDIS E NIDAFJOLLLL]
Sin dall'antichità si distinguono due grandi Regni, in costante conflitto tra loro: il Regno di Alisalus, dominato da luce eterna; e il Regno di Alisdesperationis, dove le tenebre regnano sovrane.
Cordelia e Amelia sono le due principesse del Regno Alisalus; due gemelle dal carattere molto simile. Il venir costantemente rimproverate dalla madre per il loro comportamento poco maturo e infantile, non è fatto raro: infatti le due ragazze non riescono ad accettare l'idea che un giorno diventeranno due Regine.
Una serata in particolare decidono di infrangere le regole e recarsi alla cosidetta "Città Fantasma", ma un improvviso incontro cambierà per sempre la loro destinazione.
Strani personaggi s'isedieranno nelle loro bizzarre avventure, e all'esercito del Regno Alisalus verrà assegnato il compito di ritrovare le due pricipesse.
...
Tenetevi pronti... l'avventura assieme alle nostre principesse ha inizo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Castiel, Lysandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo terzo








Sbadigliai per l'ennesima volta da quando avevamo iniziato a camminare verso la Città Fantasma, eppure non pensavo ci volesse così tanto tempo per arrivarci.

Forse io e mia sorella avevamo sbagliato a chiedere aiuto alle nostre due dame da compagnia: Iris dopotutto non era mai stata un'ottima guida notturna, ma almeno Rosalya riusciva a scorgere ogni singola figura vivente e non, specialmente se si trattava di qualcosa di sporco che andava assolutamente vietato. Poco a poco mi convincevo sempre più che lei in realtà fosse un gatto e che con dei poteri sovrannaturali fosse riuscita a trasformarsi in un umano.

Forse avremmo fatto meglio a chiedere aiuto a nostro fratello Armin: aveva un ottimo senso dell'orientamento, ma dubitavamo che ci avrebbe aiutate senza volere qualcosa in cambio. Già una nostra amica, pur di vederci vestite in una maniera più decente, ci aveva minacciate di andare a raccontare questa folle idea ai nostri genitori... figurarsi cosa potevamo aspettarci allora da quel ragazzo?

La mia gemella vide la mia bocca spalancarsi nuovamente. - Non ti stanchi di sbadigliare sempre? - Chiese con tono alquanto divertito.

Aprii un occhio incorniciato da una piccola lacrima di sonno e la guardai appena, visto che a ogni sbadiglio la mia vista si offuscava per qualche secondo.
Ricambiai la risa. - Per nulla. - Le risposi poi, calpestando un povero ramo mingherlino del tutto innocente.
Non sapevo perché, ma il suo rumore mentre veniva spezzato dal mio gesto mi fece salire un brivido dal basso della schiena fino al collo.

- Secondo me tra poco crolli. - Continuò nel frattempo Cordelia, ricevendosi delle risate da parte della rossa e probabilmente anche dell'argentea.

- Forse qualcuna di noi dovrebbe sorreggerla... - Pensò ad alta voce Iris con un filo di preoccupazione nello sguardo azzurrognolo.

Rosalya in risposta mi guardò per un attimo, subito dopo continuò dritta per la strada. - Può farcela. -

Nella mia mente nel frattempo stavano scorrendo con una troppa lentezza le ultime cose che erano successe: mia sorella che mi chiedeva se i nostri genitori ci volessero veramente bene e in seguito la sua caduta dal Castello.
I brividi si moltiplicarono.
Perché dallo scricchiolio del ramo che avevo messo sotto una scarpa mi faceva venire nella testa cose così sgradevoli?

Che mia sorella avesse programmato tutto fin dall'inizio?
No, impossibile. Era la mia sorellina e la conoscevo praticamente da quando ero nata. Aveva sempre amato la vita, le persone a lei care e tutto ciò che la circondava; suicidarsi era l'ultimo dei suoi pensieri, assieme a quello di diventare una vera e propria principessa, specialmente una di quelle eleganti e aggrazziate.

Pur essendo convinta di ciò che pensassi, tuttavia, non riuscivo a scacciare quelle brutte immagini dalla mia testa. Erano come delle zanzare che continuavano a ronzarmi per tutto il corpo quando io cercavo, in tutti i modi, di levarmele di dosso.
Che fastidio!

Qualcosa mi toccò una spalla, facendomi trasalire. Non ebbi il tempo di girarmi che capii di chi si trattasse: mia sorella.
Mi guardò con aria interrogativa. - Stai per caso dormendo in piedi, Amelia? - Mi domandò, cambiando immediatamente la sua espressione pensierosa con un sorriso curvo e soffocando una risata.

- Maddai! - Sbottò la Gatta. - E tu volevi andare fino alla Città Fantasma? - Continuò sbuffando.

Scesi con i piedi per terra a quelle parole e alternai lo sguardo da Rosalya a Cordelia.
Risi leggermente, nervosa senza alcun motivo. - Scusate, ma il sonno mi stava chiamando! Mi sono assentata per un pochino, tutto qui. - Dissi tutto d'un fiato, riprendendo l'ecquilibro che poco a poco, per via del mio essere in pensiero, stava scomparendo.

Per la millesima volta rischiai di cadere sul fango scuro del bosco... come se non fossi già sporca.
Quanto mi mancavano quei miei adorati pantaloni, tra l'altro!

Iris aggrottò la fronte. - Ti stava chiamando? - Domandò a mezza voce, confusa.

Mia sorella rise nuovamente. Era sempre di ottimo umore, ma quella notte, forse per via della nuova avventura che ci stava aspettando, era più solare del solito.
Strano, dato che era appena scampata alla morte.

Durante la sua fragorosa risata vidi due leggere occhiaie sotto i suoi bellissimi occhi verdi. - Dovevano prendere un tè! - Disse, continuando a ridere per via dell'espressione da punto interrogativo della nostra amica Carota.

- Battuta più squallida no eh? - Risi anch'io.
Perlomeno facevamo qualcosa per far passare il tempo mentre ci recavamo verso il confide del Grande Bosco del paese, così veniva chiamato, probabilmente per via della sua infinita lunghezza.

Come se non bastasse, la mia goffaggine mi faceva sbattere ogni minuto da qualche parte.
Fortunatamente però avevo Rosalya come guida! U

Un altro sbadiglio si fece rumorosamente largo per tutto il bosco. Ogni volta contagiavo le altre, eccetto l'albina, che si voltava raramente determinata quasi più di noi a raggiungere quella città.
- Quanto manca? Camminare con questa gonna è una tortura! - Buttai giù stizzita proprio mentre rimanevo incastrata tra i rami bassi di un albero immenso. Quasi quasi me ne rimanevo lì a osservarlo, peccato che la gonna tirava sempre di più e minacciava di strapparsi da un momento all'altro.

Iris e Cordelia vennero in mio soccorso, mentre Rosalya si fermò a guardare la scena con espressione del tutto impassibile. Quanto mi ricordava quel fastidioso di Armin quando faceva così!

- Ma che cavolo fai? - Mia sorella non la smetteva di ridere.
La faceva facile lei, che indossava dei comodissimi pantaloni!
Avrei voluto vedere che avrebbe fatto se fosse stata al mio posto; e tutto questo per colpa di quella Gatta! Si, se sarei rimasta in mutande sarebbe stata unicamente e solamente colpa sua.

Iris sembrava l'unica che ci tenesse per davvero a me, quei suoi occhioni color mare mi facevano commuovere quando si posavano su di me, preoccupati che potessi farmi male.
Qualcosa del genere poteva succedere per davvero!

Salvatami da quell'albero, mi accorsi all'istante che la lunga gonna color porpora si era strappata dalla parte della mia gamba sinistra, che rimaneva coperta soltanto fino a metà coscia. In un certo senso però, conciata così mi piaceva di più, anche se adesso mi ritrovavo a essere coperta da una sola parte, quella della gamba destra e quella frontale, e scoperta dalla parte della gamba sinistra.
Forse sapevo perché mi piacesse: in quelle condizioni mi sentivo Tarzan, l'uomo della giungla.

Mi era sempre piaciuto quel cartone animato, da bambina mi divertivo a imitarlo mentre si aggrappava da una liana all'altra; con la differenza che io saltavo da mobile a mobile scaturendo così in continuazione la furia dei miei genitori, specialmente quella di mia madre.

Rosalya mi cedette un'occhiata veloce. - Considerati fortunata che non sia una gonna degli ultimi tempi e sopratutto cara. -
Ma cosa me ne sarebbe dovuto importare a me!?
Se lo fosse stata avrei dovuto ripagare la mia cara nonna ormai defunta che l'aveva regalata con tanto affetto a mia sorella; e in seguito lei la regalò alla sottoscritta, non sapendo che farsene.

Solitamente la utilizzavo durante l'estate, quando il Sole picchiava a tutto gas sul nostro Regno e faceva un caldo pazzesco. Con la gonna in mio possesso potevo sventolarmi liberamente, ignorando la mamma che mi diceva di smetterla perché non era decoroso fare uso in tal modo di un indumento di quel tipo. Sosteneva che fosse poco signorile fare vedere svoiatamente tutte le gambe, anche quando nel Castello non c'erano ospiti.

Improvvisamente sia Cordelia che la dama dagli occhi dorati si fermarono.
Entrambe avevano come alzato le orecchie: dovevano aver sentito un rumore poco convincente.

Iris si mise alla svelta dietro di me, e io cercai di fare attenzione al non perderla di vista e allo stare attenta.
Il sonno sembrava essere scomparso. Proprio adesso che stavamo arrivando alla nostra destinazione, almeno così pensavo io, qualcuno dalle probabili cattive intenzioni doveva raggiungerci?
Non potei che deglutire nella speranza di sbagliarmi e che si trattasse soltanto di un tenero coniglietto bianco.

Inconsciamente cominciai a pensare che fosse veramente un animale quando tra dai cespugli scuri intravidi qualcosa di chiaro, che somigliava ai capelli di Rosalya.
Mi ricredetti subito, tuttavia, non appena capii che si trattavano di capelli.
Non pelo, ma capelli.

La Gatta senza alcun timore avanzò verso quello sconosciuto, che sembrava trovare difficile l'alzarsi del tutto dal terreno.
O forse era un nano?

Con un coraggio venuto da chissà dove, anch'io mi feci in avanti, subito dopo mia sorella. Iris invece se ne stette zitta zitta dietro di me, con le mani davanti agli occhi per la fifa.

A quanto pare non si trattava di un nano. Quando quella strana figura di fronte a noi si alzò in posizione eretta, scoprimmo con meraviglia che non era altro che un bel ragazzo.
Un bellissimo ragazzo.
Aveva gli occhi etero cromatici più stupendi di questo mondo: uno giallo acceso e l'altro azzurro scuro, con qualche sfumatura di verde. Verde scuro metallo, un colore che consideravo affascinante.

Anche le altre, nel constatare le loro espressioni facciali, consideravano il ragazzo di loro gradimento.
Forse era un po' più grandetto di noi, ma poco importava.

Iris non rimase allungo ad osservarlo, a differenza nostra, mentre mia sorella fu la prima a sorridergli subito dopo essersi sbloccata.

- Cosa ci fa lei qui a quest'ora dietro dei cespugli? - Chiese Rosalya sospetta, ritornando seria in volto.
Doveva non convincerlo, e io ero d'accordo con lei. Di solito chi consideravo attraente era un criminale, quindi non potevo starmene sicura nemmeno con quello.

Solitamente alla TV facevano vedere dei ragazzi pieni di cicatrici, dalle acconciature bizzarre, pieni di anelli sulla faccia e con espressioni omicida.
Mi intrigavano. E fu per questo che, una volta, Alexy mi prese per una potenziale futura assassina.
Brutta cosa visto che delle principesse dovevano avere tutt'altra reputazione.

Il ragazzo non rispose. Ci guardò una a una e spostò elegantemente il suo ciuffo nero che gli ricadeva davanti al viso.
Sorrise innocente: - Non è il caso che mi dia del lei, signorina, abbiamo quasi la stessa età. Dovrei porvi la stessa domanda, comunque. - Aggrottò la fronte mentre portava una mano chiusa a pugno sotto il mento a modo di pensatore.

Aveva uno stile che poche volte mi era capitato di vedere in giro: vittoriano.
Lo adoravo! Ma pensavo sempre che fosse un po' troppo scomodo, e quindi non compravo mai niente che lo riguardasse.

Di risposta tutte e quattro fecimo come lui, ovvero aggrottare la fronte.
Rosalya gli rivolse un'occhiata piena di perplessità. - Anche tu mi hai appena dato del lei, se non sbaglio. - Gli fece notare.

Il buio di quella notte sembrava divenire sempre più nero, seppure doveva accadere l'esatto contrario.
Dopo la notte arrivava il giorno, no?
Forse era soltanto una mia sensazione. Una sensazione non molto piacevole...
Mi vennero nuovamente i brividi, come se qualcuno mi stesse soffiando sulla pelle scoperta.

L'etero cromatico di occhi sorrise di nuovo, un po' impacciato ma sempre con estrema eleganza.
- Scusate. -

Presa dall'istinto, mia sorella si mise davanti alla Gatta, senza darle il tempo di proferir parola.
Non aveva ancora smesso di sorridere e sembrava essere rimasta incantata.
Porse energicamente una mano allo sconosciuto, urlandogli un allegro "Piacere!" come spesso faceva il nostro caro pagliaccio, ma qualcosa nel suo sguardo sembrava essere cambiato.

Ah, quella sera mi stavo facendo troppe strane idee...

- Cordelia! - La rimproverò Rosalya, facendole riportare in dietro la mano.
Ecco, l'incantesimo del sorriso eterno della corvina era stato distrutto in un colpo solo.

- Cordelia è un bel nome, i miei complimenti. - Le si rivolse l'altro, per poi porgerle delicatamente la propria mano. - Il mio nome è Lysandre, principessa. Per me è un onore poter fare la vostra conoscenza. - Un momento... cosa? Ma chi era? Tutti al Regno poi conoscevano i nostri nomi, ma lui pur sapendo di chi si trattasse, le aveva appena fatto i complimenti come se per lui sentire quel nome fosse la prima volta.
Ci stava prendendo in giro, per caso?

A quel complimento mia sorella arrossì dalla testa ai piedi. Non sapeva se ringraziarlo con un sorriso o no; il suo viso rossastro cambiava in continuazione. Non l'avevo mai vista diventare rossa per un complimento.
Di solito quando vi erano delle feste importanti e il Castello si riempiva, tutti gli invitati si congratulavano con noi per la nostra bellezza, nonostante fossimo vestite come due povere, e lei non aveva mai reagito in quel modo.

Adesso fui io quella al centro dell'attenzione, per così dire. Lo sguardo dell'albino divenne nuovamente perplesso.
- Ehm... - Ricambiai lo sguardo con determinazione, senza apparire intimorita da lui. - Si? - Chiesi.

- Come mai siete vestite in tal modo, principessa? -
Ah... La gonna!

Non avevo dato tanta importanza al fatto che fosse tutta strappata da un lato, dato che il nostro gruppetto era formato esclusivamente da donne, ma ora un estraneo mi aveva appena vista quasi del tutto nuda da sotto la vita.
Che vergogna!

Mi nascosi in fretta dietro la figura bollente e paralizzata della mia gemella.
Perché era così calda? Stava forse pensando ancora a quel complimento?
Cominciai seriamente a preoccuparmi di vederla in quello stato.

- Piccolo incidente durante il viaggio. - Rispose per me Rosalya, mantenendo sempre un tono deciso e calmo.

Quel tipo era così sospetto per lei? A pensarci bene, in effetti, l'insieme di quella persona, di quel Lysandre, era piuttosto bizzarro. Anch'io, come lei, mi convincevo sempre più che non potessimo fidarci di lui.
Durante il tardo pomeriggio fra l'altro Alexy e Armin avevano preso dei delinquenti del Regno nemico, che lui fosse un loro compagno?

Iris sbucò da dietro una spalla dell'argentea.
- N-non hai ancora risposto... alla nostra domanda... - Balbettò impacciata.
Era troppo tenera, quella ragazza! I

l ragazzo sorrise per la milionesima volta. Sbaglio o sapeva soltanto corrugare la fronte e sorridere come se apparire splendente fosse la cosa più importante del mondo? In un certo senso mi ricordava la Gatta, fissata con la moda.
- Non mordo. - Le disse con tono rassicurante. - Stavo cercando qualcosa. -

- Davvero? E cosa? - Rosalya a poco non gli dava nemmeno il tempo di richiudere la bocca.
Aveva perfino incrociato le magre braccia al petto, come se con lo sguardo da felino lo stesse combattendo.

Mia sorella si sbloccò, fortunatamente. - Possiamo aiutarti, magari! -

- Cordelia...! - Le sussurrai io, soffocando il tono alterato che voleva uscire dalla mia gola.

Un rumore improvviso però ci fece zittire tutti come per magia, spedendo la rossa al riparo dietro la schiena di Cordelia.
Era stato forse il gracchiare di un corvo? Sembrava essere stato quello, o almeno per me.

Non capivo per quale motivo quella sera ogni cosa mi apparisse strana. Ad Alisalus non c'erano mai stati corvi, non era possibile che quello che avessi sentito fosse veramente... quello.
Ma mi sbagliai: proprio sopra le nostre teste non vi era un solo corvo nero che continuava a emettere il suo verso, ma bensì tre che ci giravano tutt'intorno.
Ad un certo punto, fortunatamente, decisero quale direzione prendere e se ne andarono.

Guardare quei corvi girare senza sosta mi mise come una sensazione di vertigine e nausea.
Il sonno ritornò come se non se ne fosse mai andato, anzi si fece ancora più intenso.

Sentii un leggero mal di testa invadermi i pensieri e gli occhi mi si socchiusero per la troppa poca energia. Non vidi più la Luna, ne il bosco, ne le mie amiche, ne mia sorella, e neppure quel ragazzo misterioso. Riuscii però a scorgere il suo viso che pian piano si sfocava davanti alle mie palpebre ormai del tutto chiuse.

Sorrise, e disse qualcosa che non capii del tutto. Udii nella mia testa soltanto una parola: Alisdesperations




- Amelia! - Sentii chiamarmi. Non riuscivo ad aprire gli occhi per vedere chi sembrava essermi vicino.

Era mia sorella, ma nella sua voce c'era qualcosa che non mi convinceva, come prima, quando il suo sguardò si era posato su quella persona sconosciuta. Come se la sua luce si fosse... spenta, come se fosse scomparsa.

Continuò a pronunciare il mio nome, e questa volta decise di andarci con le maniere forti, dandomi letteralmente una testata in fronte. Aprii gli occhi di colpo, credendo che la mia scatola cranica si fosse rotta.

Avrei urlato dal terrore se non fosse stato per lei che mi chiuse con una mano la bocca spalancata. La guardai freneticamente e mi spostai rapidamente verso le alte costruzioni in pietra che occupavano gran parte dello spazio circostante.

C'erano soltanto delle piccole pietre sul terreno sotto di noi e intravidi qualche casa di minute dimensioni sempre in pietra, ormai sul punto di crollare del tutto.
Sbarrai gli occhi, pur sentendoli ancora pesanti. - Come...? -

Mia sorella provò a ridere per via della mia espressione, ma non ci riuscì, dal momento che anche lei doveva essere sconvolta quanto me. Quando l'avevo vista avevo notato il suo pallore. - Come ci siamo finite qui, vuoi dire? - Completò allora la frase, guardandosi poi intorno. - Bella domanda. - sospirò.

Iris e Rosalya non c'erano più, come il bosco su cui eravamo intente a camminare fino a qualche secondo fa.
Non era un sogno ciò che stavo vedendo e sentendo, tutto era inquietante e reale: la voce di Cordelia, il freddo della notte e le gelide pietre. Dovevano essere alte minimo tre metri! Gigantesche.

Pensai alla svelta a qualsiasi cosa che in quella situazione potesse risultare abbastanza positiva, poi mi venne un'idea.
- Gli anelli ricercatori! Possiamo usare quelli per contattare qualcuno! Forse, chissà, anche Rosa e... - Non completai la frase per via dello scossare di testa di mia sorella.

- Non ce li abbiamo più, come puoi ben vedere. - Disse con un secondo sospiro, che si propagò di fronte al mio viso come se la temperatura fosse al di sotto dello zero.
Da quando faceva così freddo nel nostro Regno?!

Misi le mani di fronte al viso, trattenendo le lacrime. - Come ci siamo finite qui?! - Una mano si appoggiò alla mia spalla sinistra. Era gelida anche quella, come se appartenesse a un fatasma.
- Amelia... - Sentii pronunciare a bassa voce, tra un misto di sorpresa e preoccupazione.

Scacciai lentamente le mani dal volto e seguii con lo sguardo il dito di mia sorella che indicava una scritta enorme su un muro grigiastro: Spíritum Oppidum

Era scritto sempre in grigio, ma in una tonalità più scura.
Significava... Città fantasma.







- Angolo Santo(?) - 

Buonaseraaaa!

Forse ho aggiornato un po' troppo presto?
Ah beh, tanto meglio per tutti noi! La scuola prima o poi mi ruberà tanto tempo, me lo sento.

Possiamo dire che dal prossimo capitolo ne vedremo delle belle, eh?
Sono curiosissima di vedere se Nida penserà alla mia stessa cosa /?/
Posso soltanto augurarvi... buona lettura!
Anche se, arrivate qui, già avrete finito di leggere il capitolo. Alla prossima! ^__^ 

Alys~

   
 
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