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Autore: SynysterIsTheWay    28/09/2015    3 recensioni
Dal prologo:
-Non lo voglio.- Sbottò improvvisamente Brian, facendo crollare tutte le speranze della sedicenne che sbarrò
gli occhi di colpo.
-Perché dovrei accettare questi stupidi cioccolatini? Preparati da una sfigata come te, per di più.
Ti aspettavi davvero che accettassi un gesto del genere?- Borbottò il ragazzo con acidità e freddezza,
distruggendo il cuore di Aria che aveva già smesso di battere da un po'.
Aria stava cercando di trattenere le lacrime il più che poteva dinanzi a quegli occhi così gelidi quasi
quanto lo era stato il suo tono di voce.
-Che perdita di tempo.- Sbottò ancora il ragazzo, prendendo il pacchetto dalle mani della ragazza
per poi frantumarlo contro il pavimento.
Lo aveva gettato a terra e la giovane stava rischiando quasi un collasso nell'osservare quel gesto
di rifiuto da parte del ragazzo che tanto le piaceva.
Tutti gli studenti erano scoppiati improvvisamente a ridere di lei e a prenderla in giro
mentre Brian si limitò a sorriderle con cattiveria.
Un sorriso di sfida che le fece gelare il sangue nelle vene.
-Se devi piangere, sii almeno abbastanza rispettosa da farlo per conto tuo. Grazie.-
Con quelle ultime parole, Aria scappò via dalla mensa in lacrime
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

2° If you were dead or still alive...I don't care! I don't care!





 

"Piangevo quando ti ho conosciuto, ora sto cercando di dimenticarti"
(Aerosmith - Cryin')








-Non avrai un po' esagerato con quella ragazza?- Domandò Jimmy al suo migliore
amico, vedendolo fissare il vuoto senza dire una sola parola.
Jimmy sospirò.
Conosceva Brian meglio di chiunque altro ma quel giorno aveva proprio esagerato.
Avrebbe voluto chiedergli tante cose ma si limitò a restare zitto e cercare di comprendere
che la freddezza di quel ragazzo stava aumentando giorno dopo giorno.
Era sempre stato un ragazzo presuntuoso da quando lo aveva conosciuto. Quando erano solo
dei lattanti.
Quei cinque avevano un'amicizia che faceva invidia al mondo intero.











Il venticello fresco di febbrario si fece strada in quella umile camera
tappezzata di umiltà e semplicità.
La pelle di Aria rabbrividì alla carezza di quel venticello fresco e reagì come
doveva quando la ragazza sbarrò i suoi occhi al soffitto.
Si era appena svegliata seppur pensava di non riuscire ad addormentarsi quella notte.
Aveva dormito poco e aveva spinto via quelle lenzuola dal suo corpo, sentendosi
più frastornata del solito.
Si alzò dal letto con lentezza e a piedi scalzi si diresse verso il bagno adiacente
alla porta della sua camera.
Aria entrò nel bagno chiudendosi la porta alle spalle ed emise un sospiro.
I suoi occhi finirono per ricoprire lo specchio dinanzi a sé e le sue labbra si schiusero mentre
i conati di vomito continuavano a premerle in gola.
Odiava ciò che vedeva.
Una ragazza di sedici anni non avrebbe mai dovuto sopportare dentro di sé tutto quel dolore.
Non si sarebbe mai dovuta sentire in quel modo...eppure, si sentiva proprio come
una ragazza dal cuore spezzato.
Quando si guardò allo specchio, avrebbe quasi voluto spaccarlo in mille pezzi.
Avrebbe tirato un pugno contro di esso e si sarebbe sentita un po' più realizzata del solito.
Qualsiasi cosa sarebbe stata più efficace che vedersi ancora in quello stato.
Aveva gli occhi chiari che improvvisamente si erano inscuririti. 
Erano diventati come due enormi mongolfiere, quegli occhi.
Rossi e gonfi come se avesse preso tra le mani una foglia di hedera.
Aveva dei resti di trucco sciolti sul viso e delle chiazze nere sparse sulle guance.
I capelli arruffati e spettinati che aspettavano solo di essere messi al proprio posto e il naso
rosso come quello di un pagliaccio.
Si era consumata per bene, quella notte.
Aveva versato troppe lacrime per amore arrivando al punto di frantumarsi.
La scena del mattino precedente non faceva altro che riempirle la mente e farla sentire sempre peggio.
Sapeva bene che quella mattina avrebbe dovuto indossare una delle sue maschere per sopravvivere
alla colazione con sua madre.
Dopotutto...da brava figlia, non voleva darle ulteriori problemi.
Avrebbe superato tutto da sola o al massimo...con lei c'era sempre En.
Sarebbe riuscita a venirne a capo e se ne sarebbe presto fatta una ragione.
Era questo ciò che continuava a dire a sé stessa da quando si era alzata da quel letto
tutto disfatto e colmo di lacrime salate.



"Perché dovrei accettare questi stupidi cioccolatini? Preparati da una sfigata come te, per di più.
Ti aspettavi davvero che accettassi un gesto del genere?"






Le labbra di Aria ricominciarono a tremarle, mentre, stavano già cambiando
colore.
Erano diventate improvvisamente rosse come ciliegie nel mentre che due lacrime
le rigarono il viso, pizzicando sulla sua pelle.
La ragazza tirò su col naso ed aprì il rubinetto del lavandino per sciacquarsi un po'
il viso prima di andare a scuola.
Le sue mani continuavano a strofinarsi sul volto mentre quelle lacrime salate si erano
ormai dissolte nel nulla.
L'acqua fresca continuava a bagnargli il viso caldo ed impacciato e quel venticello
fresco, in quel preciso istante, si era mischiato con i suoi polmoni.
Stava respirando a pieno dopo essersi asciugata per bene il volto, assicurandosi che ogni singolo
residuo di trucco nero si fosse totalmente dissolto.
Uscita dal  bagno dopo essersi fatta una doccia veloce, Aria tornò nella sua camera ed indossò
una delle magliette preferite del suo papà.
Una maglia che le stava piuttosto lunga, ma, che aveva ancora quel suo buon profumo di dopobarba
che glielo ricordava così tanto.
Era davvero una bella persona, suo padre.
Faceva l'infermiere all'ospedale di Long Beach e si prendeva cura delle persone con amore
e dolcezza.
Aria respirò a pieni polmoni il buon profumo di suo padre che rivestiva tutta l'intera maglia
a strisce bianche e nere.
La indossò con nostalgia mentre si lasciava cullare ancora da quel profumo e poi, passò
ai suoi jeans stretti e ai soliti anfibi che non riusciva più a cambiare.
Era a corto di soldi e sua madre guadagnava davvero poco lavorando come semplice collaboratrice scolastica in una scuola
dell'infanzia.
Da quando suo padre non viveva più con loro...la sua vita si era trasformata in un vero e proprio
disastro.
Dopotutto, lei era solo una bambina quando era accaduto.
Nei suoi primi anni aveva già imparato a capire il doloroso
prezzo della vita e di quanto essa non facesse per lei.
Certo, lei era solo una bambina.
Ed i bambini si sa...come sono fatti.
Pensano solo a divertirsi, a giocare, a sorridere.
Come biasimarli?
Era da sempre stato quello il loro compito da quando venivano messi al mondo.
Dare amore e gioia nei cuori di coloro che li concepivano.
Eppure, era tutto così vero.
Chiunque guardava con gli occhi di un bambino aveva la possibilità di vivere in eterno
e conoscere i lati belli e genuini della vita.
Quando si è piccoli, non si pensano a tante cose che invece, arrivati ad una certa età,
ti senti costretto ad accettare.
I bambini guardano il mondo con occhi diversi.
Con occhi innoqui ed innocenti.
Per Aria sarebbe dovuto essere lo stesso ma non accadde precisamente in quel modo.
Si era ritrovata a combattere contro qualcosa che le aveva sempre fatto del male.
Le sembrava da sempre mancare qualcosa. 
Aveva perso suo padre in un tragico incidente d'auto quando aveva solo
otto anni e nessuno avrebbe mai più potuto riportarglielo indietro.
Quando era piccola e vedeva sua madre piangere sulle foto di suo padre, Aria si avvicinava ad essa
e le accarezzava una guancia dicendole "Mamma, non piangere sennò piango anche io".
Sua madre Tatum, con forza e coraggio cercò un modo per dire a sua figlia come erano andate le cose.
Non le aveva mai parlato di un incidente d'auto ma le aveva da sempre detto che suo padre se ne
era semplicemente andato.
Crescendo poi...avrebbe saputo come erano realmente andate le cose.
Aveva già capito che se sua madre soffriva, era perché c'era qualcosa di più doloroso
che avrebbe dovuto affrontare nella buona e nella cattiva sorte.
Ma quella bambina di otto anni era ormai cresciuta.
Aveva i suoi sedici anni ed aveva cercato di combattere la vita con tutte le sue armi.
I lineamenti del suo viso erano molto simili a quelli di suo padre mentre aveva avuto
la fortuna di avere dei bellissimi capelli scuri che si infrangevano con la sua pelle chiara.
Erano davvero lunghissimi, quei capelli.
Dopo essersi preparata ed essersi contornata gli occhi di nero, uscì dalla camera e si diresse
verso la cucina.
Sentiva già quel buon odorino di pane tostato che le riempiva le narici.
Sua madre si era svegliata presto come al solito ed aveva preparato la colazione per lei e sua figlia
con uova, bacon, pane tostato, formaggi spalmabili e una buona tazza di latte caldo.
Aria entrò in cucina con la sua falsa allegria ed i suoi finti sorrisi, salutando sua madre
e sedendosi a tavola.
-Buongiorno mamma! Mmm, quante cose buone che hai preparato oggi!- Esclamò la ragazza, esprimendo
un entusiasmo che non le apparteneva.
In realtà lo stava facendo perché sapeva quanto soffrisse ancora sua madre e quanto bisogno aveva
di sua figlia.
-Buongiorno tesoro, forza, prendi le fette di pane ed inizia a bere il latte o farai tardi a scuola!- Disse poi
la donna, posizionando un piatto colmo di cibo ed una tazza proprio dinanzi agli occhi di Aria.
-Mamma...devi andare a lavoro o sarai tu quella in ritardo.- Constatò Aria, inarcando
un sopracciglio verso sua madre.
-Tranquilla tesoro, è quasi tutto pronto.- Continuò la donna sorridendo di continuo con quelle poche
rughe sul viso e quei capelli neri tenuti in una coda di cavallo con una frangia molto simpatica.
Aria non se lo fece ripetere due volte e si alzò dalla sua sedia, avvicinandosi poi alla donna che l'aveva
messa al mondo, prendendole la padella dalle mani.
-Vai a lavoro, mamma. Ci penso io al resto.- Le sorrise la giovane, continuando a friggere quelle uova
all'occhio di bue.
-D'accordo ma mangia tutto! Hai bisogno di soldi per il pranzo alla mensa?- Si preoccupò la donna senza
smettere neanche per un'istante di sorriderle.
-No mamma, li ho. Adesso però vai.- 
La donna lasciò un bacio sulla guancia di sua figlia per poi prendere la sua borsa dal divano del salotto,
compresa di chiavi, ed uscì con velocità dall'abitazione.
Aria sbuffò e tolse la padella dal fuoco facendo rivoltare le uova sul suo piatto.
Aveva poca fame ma doveva pur sopravvivere in qualche modo.
Dopotutto...non avrebbe neanche mangiato alla mensa scolastica perché non aveva i soldi che aveva
invece detto di avere a sua madre.
Sapeva già che quella donna faceva i salti mortali pur di assicurarle un piatto di pasta al giorno
e proprio non se la sentiva di chiederle anche i soldi per il pranzo.
Così, il più delle volte, faceva finta di non avere fame o semplicemente se la faceva passare.
Con velocità, mangiò tutte le uova, il bacon, il pane tostato e bevve qualche sorso di latte per poi riporre
tutto e mettersi lo zaino in spalla.
Nello stesso momento in cui si caricò lo zaino sulle spalle, qualcuno suonò al campanello di casa Jillian.
La mora corse verso la porta di casa e, quando la aprì, il sorriso a trentadue denti di En la fece
rilassare del tutto.
-Buongiorno splendore!- Esclamò il ragazzo, gettandosi tra le braccia della sua migliore amica.
-Buongiorno a te, spaccone.- Rispose Aria, stringendosi ad En per poi sciogliere l'abbraccio e sorridergli.
Il ragazzo sembrò essersi quasi immobilizzato ad osservare il sorriso di Aria ma, in seguito, provò a riprendersi.
-Come ti senti stamani?- Le domandò En, pimpante.
-Come una sardina in scatola. E tu?- 
-Non mi lamento.- Continuò En mentre Aria si chiuse la porta di casa alle spalle.
Una volta fuori, la ragazza respirò a pieno il buon odore di California e prese En sotto braccio.
-Buongiorno signor Ridgby!- Esclamò la sedicenne salutando il padre di En che stava lavando la sua auto
nel parcheggio adiacente alla sua abitazione.
-Oh, buongiorno piccola Aria! Pronta per una nuova giornata scolastica?- Ripose l'uomo dai lunghi baffi
e senza capelli con una gradevole pancia che gli fuoriusciva un po' dalla canottiera bianca.
-Diciamo di sì!- Continuò la giovane, sorridendo all'uomo.
-Bene...ah, io ricordo che ai miei tempi...-
-Sì, hai ragione papà, ciao!- Borbottò En, tirando Aria via con sé da un polso per evitare
che suo padre ricominciasse con uno di quei suoi soliti monologhi sulla sua vita da giovane.
-Buon lavoro ragazzi!- Esclamò poi l'uomo, salutando i due ormai in lontananza.
-E dai! Sei sempre così cattivo con tuo padre!- Ribatté Aria dirigendosi poi verso l'auto di En.
-Ti ricordo che l'ultima volta il suo racconto durò tre ore e ti addormentasti sul tavolo della
cucina!- Ridacchiò il ragazzo, entrando in macchina al posto di guida.
-Solo perché tua madre mi aveva fatto mangiare troppo ed avevo  bisogno di riposare!-
-Beh, si salvi chi può allora.-
-Oggi che corsi hai?-
-Mm, vediamo. Prime due ore di letteratura, terza di matematica e le ultime due ore di chitarra.- Spiegò
En, mettendo in moto l'auto e dirigendosi verso l'istituto scolastico.
Quando sentì la parola "chitarra" fuoriuscire dalle labbra del suo migliore amico, Aria perse un battito.
Aveva quasi dimenticato del fatto che Brian ed il suo migliore amico frequentavano lo stesso corso praticamente tutti
i giorni dato che avevano la stessa età ed avevano scelto entrambi lo stesso strumento.
Non si sopportavano per nulla o, per qualche strano motivo, era sempre En a dirne di tutti i colori su Gates.
Brian era sempre diffidente con tutti quindi lo trattava semplicemente con indifferenza.
Ma En lo odiava da sempre. Lo considerava un tipo tutto fumo e niente arrosto.
Uno di quei tipi troppo montati e che si credevano Dio solo perché le donne e la fama di certo non 
gli mancavano.
-E tu?- Domandò poi En ad Aria che si era fermata a fissare il finestrino dell'auto.
La ragazza non sentì neanche la domanda di En perché si era soffermata a pensare a quanto avrebbe
voluto cancellare i suoi pensieri in quell'istante.
A quanto avrebbe voluto non pensare a Brian.
E a quanto avrebbe voluto vedere i suoi occhi smettere improvvisamente di brillare ogni volta
che il suo pensiero era rivolto a quell'uomo di ghiaccio.
-Aria?- 
-Oh...sì, En?-
-Non starai pensando ancora a quel pezzo di merda, vero?-
-Cosa? Ma figurati. Per me il capitolo "Brian Haner" è ufficialmente chiuso.- Mentì Aria, tenendosi
lo stomaco tra le mani.
-Te ne stai convincendo?-
-Cosa te lo fa pensare?-
-Hai ancora gli occhi lucidi, Aria.-
Aria si sentì morire.
Il suo stomaco aveva ricominciato a fare i capricci.
La sua mente non collegava più nulla se non l'accaduto del giorno precedente.
-Ho gli occhi lucidi perché ho ancora sonno. Cosa credi, vorrei tornare nel mio bel lettino
e ricominciare a poltrire!- Cercò di sviare la situazione Aria, sembrando allegra seppur dentro avesse
delle macerie che non riusciva più a cacciare via.
-Quindi...hai sonno e nient'altro, piccola?- 
La ragazza abbassò lo sguardo, sentendosi quasi in colpa per aver mentito al suo migliore amico.
Non aveva mai detto una sola bugia a quel ragazzo ma...voleva solo che la smettesse di preoccuparsi
per lei.
Aria poteva farcela.
Aria sapeva di poter superare tutto quello che le era accaduto.
Dopotutto...non poteva neanche dire di averci mai parlato con quel Synyster Gates.
Lei era un'essere umano. 
Lui era uno di quei mostri da cui cercava di scappare da piccola.
Doveva scappare finché ne era in tempo.
Se era ancora in tempo.























***






















Aria ed En entrarono dalla porta d'ingresso della Music Accademy e si diressero verso i propri
armadietti per prendere i libri delle lezioni del giorno.
Quando la ragazza attraversò il corridoio, però, tutti gli studenti la osservavano dalla
testa ai piedi soffocando in delle risate divertite.
La giovane poteva sentire i discorsi di alcuni dei suoi coetanei mentre cercavano di parlarle alle spalle
dicendo sempre le stesse cose.
"Guarda, è la ragazza che è stata rifiutata da Haner del quinto anno!" Disse una vocina stridula 
mentre la giovane cercava semplicemente di far finta di non sentire.
Quella scuola era diventata l'angolo dei pettegolezzi.
Ma la cosa peggiore era sapere che tutti stavano parlando di lei.
"Ma dai, come avrebbe potuto uno come Brian Haner, accettare anche solo un cioccolatino
da quella zingara!"

Aria continuava a sentire quelle voci riempirle la testa per poi farla annullare dinanzi
agli occhi di tutti.
Lei camminava con disinvoltura per i corridoi in compagnia di En che avrebbe quasi voluto
spaccare la faccia a tutti, ma, se ne restava in silenzio per non complicare la situazione.
Per la ragazza era già difficile sopportare tutte quelle parole sparate con cattiveria, di continuo.
Perché nessuno provava anche solo ad immaginare come si sentisse lei dentro.
Le persone sapevano solo criticare.
Criticarla perché non si vestiva come tutte le ragazze della sua età ma preferiva sentirsi a proprio
agio con quei vestiti che aveva da sempre non avevendo chissà quanti soldi per potersene permettere
altri.
Certo, ogni tanto pensava che le sarebbe piaciuto sembrare più elegante e chic del solito ma lei
era quella che tutti vedevano.
Una ragazza umile che si accontentava di quello che aveva.
Non era una figlia di papà ed era felice di essere cresciuta con dei valori che le altre studentesse
non si sognavano neanche di avere.
En adorava la sua amica per questo.
Era così...diversa.
Non aveva vergogna di mostrarsi per quella che era. Lei era lei, punto.
"Poverina, scommetto che piange giorno e notte mentre Brian pensa solo a fare qualche
gara con i suoi amici su chi si scopa più ragazze in una sola sera."

Le voci continuavano e lei stava quasi rischiando di scoppiare.
Non sarebbe riuscita a sopportare più di quanto era destinata quel giorno.
"Ho sentito che Michelle Dibenedetto vuole riprovarci con Brian. Tu non ne sai niente?"
"Sì, ho sentito anch'io una cosa del genere. Poverina quella Aria, mi fa un po' pena."
"Già. Non deve essere facile rassegnarsi al fatto di non essere abbastanza eleganti e affascinanti
come Michelle!"

-Piccola, tutto bene?- Le domandò En, preoccupato.
-Davvero Michelle Dibenedetto vuole ritornare con Brian?-
-Sono solo voci di corridoio. Potrebbe essere...ma ho sentito che sono solo scopamici.-
Aria annuì alle parole di En, cercando di tranquillizzarsi.
Sapeva che Michelle era da sempre stata solo un passatempo per Gates.
In realtà lo sapevano tutti, persino lei.
Avevano una relazione basata solo sul sesso, niente di serio insomma.
Michelle Dibenedetto frequentava il corso di canto insieme alla sua sorella gemella ed era anche
lei all'ultimo anno.
Era una ragazza acclamata da tutti, disponibile e a dir poco affascinante.
Aveva dei lunghi capelli biondi che le arrivavano al fondoschiena, due occhi a forma di mandorla
di un colore misto tra il marroncino e il verde e per completare il tutto, era magrissima.
Aveva un fisico da modella.
Dovunque passava, tutti si fermavano ad osservare sia lei che sua sorella.
Le gemelle Dibenedetto erano delle vere e proprie icone di stile, ma, anche loro sembravano essere
delle tipe molto diffidenti.
"Che roba, guardala, secondo me non vede l'ora di tornarsene  a casa e scoppiare in lacrime!"
"Ehi, come ci si sente nel sentirsi rifiutati?"

Altre risate urtarono il sistema nervoso della povera ragazza che stava solo cercando di arrivare
a fine giornata.
Quando arrivò alla fine del corridoio insieme ad En, perse improvvisamente un battito.
Nello stesso momento in cui si fermò nel bel mezzo del corridoio, Brian ed i suoi migliori amici stavano
varcando la soglia della Music Accademy.
Matt stava scompigliando i capelli a Brian che sorrise di scatto, illuminando quell'istituto
come se prima fosse stato rinchiuso nel buio.
Gli altri parlavano allegramente tra di loro con le loro camminate da duri e con le mani affondate
nelle tasche dei propri jeans.
Brian al centro di tutti loro aveva appena smesso di sorridere e stava attraversando il corridoio con 
i suoi soliti modi di fare fin troppo egocentrici.
Tutte le studentesse si fermarono a guardare quei cinque manco se fossero dei modelli o dei divi di Hollywood.
Tutta quella luce che emanavano quei ragazzi danzava nella testa di Aria, facendola rabbrividire in un solo istante.
Le ciglia di ghiaccio di Brian continuavano a muoversi a comando delle sue palpebre che sembravano rilassate
mentre si guardava intorno.
Aria si sentiva come se il cielo le stesse cadendo sulla testa.
Come poteva una persona così buia far splendere gli occhi di tutti?
La giovane se lo stava già chiedendo da un po'.
Stava così bene nei suoi jeans stretti mentre utilizzava le sue dita tatuate per prendere
una sigaretta dal pacchetto di Marlboro che aveva appena tirato fuori dal suo giubbino in pelle nero.
Aveva la mascella contratta ed uno sguardo così serio e tenebroso da far sciogliere chiunque
tranne che sé stesso.
Se esisteva il Diavolo...beh, allora doveva essere quel ragazzo.
Veleno per chiunque lo guardasse e disorientamento per chiunque provasse a leggergli dentro attraverso
quegli occhi color nocciola tanto belli quanto dannati.
Quel ragazzo era il gelo.
Era la neve.
Era la pioggia dopo la tempesta, una montagna tra il cielo e la terra, 
un numero tra il meno e l'infinito, una barretta di cioccolata intera
da una lasciata per metà.
Era tutto e niente e niente e tutto.
Come poteva un mostro del genere distruggere il mondo di milioni e milioni di persone?
Il suo cuore sembrava essere quasi indistruttibile ed addirittura leggendario.
Se lo possedeva realmente...un cuore.
Era il classico ragazzo a cui piaceva divertirsi e basta.
A cui piacevano le belle donne, le avventure, la sua giovinezza, le sue sigarette e l'alcool.
Dopo tutte quelle cose...non c'era spazio per nient'altro nella sua vita.
Aria stava cercando di urlargli contro con gli occhi tutto quello che stava provando, ma, lui non riusciva a sentirla.
Era diventata un pezzo di marmo mentre restava immobilizzata con un cappuccio sopra alla testa,
osservandolo e guardandolo ancora.
Le si riempirono presto gli occhi di lacrime e quando Brian e i ragazzi attraversarono definitivamente
il corridoio...qualcosa la fece sussultare.
Gli occhi di Brian si erano fermati per un secondo più veloce della luce su di lei facendola strozzare
con i suoi stessi respiri.
Brian non l'aveva mai guardata.
Aveva sempre pensato che non esistesse ma, quella mattina, le rivolse uno sguardo.
Uno sguardo profondamente serio che ruppe tutte le corde che permettevano al cuore di Aria di restare
al proprio posto.
Dopo quello sguardo rivolto alla ragazza, il ragazzo seguì i suoi amici verso gli armadietti.
-Dai, andiamo via da qui.- Le sussurrò En, spingendo la sua migliore amica via con sé.
Aria non riuscì a sciogliere la presa del ragazzo dalle sue spalle ma pensò bene di voltarsi indietro.
Brian era girato di spalle ed era ormai troppo lontano.
L'aveva guardata...come nessuno aveva mai fatto prima di quel momento.
























***

















Durante la pausa pranzo, Aria fu una delle poche studentesse
a restarsene per conto proprio.
Uscì dall'aula di biologia più tardi del solito per finire di riassumere
alcuni argomenti e, ritrovatasi nei corridoi scolastici, vide una ragazza scappare
via dal bagno con le lacrime che le rigavano il volto.
Era una ragazza alta dai capelli rossi e gli occhi azzurri. 
Aria la osservò mentre cercava di rifugiarsi nel bagno delle ragazze e, dato che doveva
occuparsi di lavarsi le mani prima di raggiungere la sala mensa, pensò bene di seguirla.
Dopo che la rossa entrò nel bagno, Aria restò per alcuni minuti dinanzi alla porta della stanza
lasciando dondolare i suoi piedi sul pavimento.
Continuava a chiedersi che cosa fosse accaduto a quella ragazza perché si era sentita anche lei
in quel modo solo il giorno precedente.
E lei conosceva bene quella ragazza. Quella era Marion! 
Una delle poche persone con cui riuscì a fare amicizia il primo giorno di scuola dell'anno precedente.
Da allora si vedevano di rado dato che frequentavano corsi diversi ma, c'era da dire che quando si rincontravano dopo le lezioni,
si raccontavano sempre delle proprie esperienze e si sentivano più unite del solito.
A Marion affascinava molto Brian ma non lo aveva mai pensato in quel senso.
Ed in quell'istante Aria sentiva puzza di bruciato e sapeva bene che cosa aspettarsi.
Quello che accadeva spesso alla Music Accademy, soprattutto alle ragazze, era sempre e solo
colpa di un certo ragazzo dagli occhi color nocciola.
Con l'ansia a mille, Aria aprì la porta del bagno femminile e si fece coraggio, entrandovi.
Si avvicinò con disinvoltura al lavello e si lavò le mani mentre Marion continuava a singhiozzare
in un angolino della stanza.
Una volta che la rossa si decise ad uscire dallo stanzino del bagno, Aria si asciugò con velocità
le mani e le andò incontro con preoccupazione.
-Marion!- Esclamò la ragazza, vedendo la sua amica piangere e singhiozzare ancora.
-Aria...- Sussurrò debole la rossa, stringendosi alla sua amica.
-Perché piangi? Che cosa ti è successo?- Le domandò Aria, più preoccupata che mai.
-Nulla...davvero.- Rispose Marion con debolezza.
-Ti prego, Marion! Non posso vederti in questo stato!-
-Ha a che fare con...Brian Haner.-
Aria si provocò all'istante un colpo al cuore.
Solo sentire quel nome le faceva del male.
-Che cosa ti ha fatto?!- 
-Mi ha...-
-Cosa? Marion, devi dirmelo!-
-Mi odierai.-
-Parla, cazzo!-
-Mi aveva chiesto di vederci in giardino. Mi aveva sorriso e...mi aveva confusa. Pensavo
che fosse interessato a me ma...mi ha solo illusa.-
-Illusa, dici?-
-Continuava ad adularmi negli ultimi giorni ed era così strano che non mi sembrava vero. Non ti avrei mai
fatta del male ma volevo almeno sapere che cosa voleva da me così, spinta dalla curiosità, sono giunta
in giardino e lui...ha continuato a sorridermi e...-
-E...cosa?-
Aria stava ricominciando a sudare freddo.
-Mi ha baciata.-
Gli occhi della mora diventarono quasi due fuochi.
Avrebbe voluto prendere a schiaffi Marion e gettare Brian da un dirupo ma, non poteva lasciarsi
prendere dal panico in quel momento.
-Ti ha baciata?!-
-Sì ma...non lo ha fatto perché lo voleva per davvero...si è preso gioco di me. Dopo il bacio mi ha sorriso
con soddisfazione. Sono solo stata una delle tante a cadere nella sua trappola. Lui voleva solo aggiungermi
alla sua collezione.-

Aria strinse ancora di più Marion tra le sue braccia, dandole conforto.
Sapeva che la sua amica si sentiva molto presa da quel ragazzo e la comprendeva sebbene avesse preferito
non sapere nulla di quel bacio.
Ma Marion era solo stata ingenua da credere che a uno come Brian poteva davvero interessare una come lei.
Lui stava solo giocando.
Si stava divertendo e lo aveva fatto ben sapendo che la situazione con Marion sarebbe giunta subito alle orecchie
di Aria.
Lui provocava.
Lui campava sul male degli altri.
Lui...aveva esagerato.
Era sempre la stessa storia, con quelli come Gates.
Lui si divertiva baciando le ragazze per poi farle piangere.
Ed Aria aveva superato il limite della tranquillità.
In quell'istante, un coraggio immenso le attraversò le viscere, facendola sentire più decisa
e forte del solito.
-Lascia fare a me adesso.-
-Aria...mi dispiace...-
-Di cosa?-
-Dopo tutto quello che era accaduto...io mi sono lasciata abbindolare dall'uomo di cui sei innamorata.-
-Non devi fartene una colpa, Marion. Non sei stata di certo la prima a cadere in questa situazione...-
-Scusami ancora.-
Aria annuì alle parole di Marion per poi sciogliere l'abbraccio e dirigersi verso la sala mensa.
A passo spedito e deciso, la ragazza giunse in sala mensa con il fumo che le usciva dalle orecchie.
Quello era decisamente troppo ed Aria non poteva più sopportare tutte quelle situazioni.
Era accaduto tutto così in fretta che neanche lei stessa riuscì a capire cosa aveva dentro in quel momento.
Si era solo sentita colpire ed aveva reagito come meglio credeva.
La rabbia continuava a ribbollirle nel sangue mentre non riusciva più a calmarsi o almeno
ragionare.
Tutto quello che desiderava era solo combattere.
-Ehi Aria, ti stavo aspett...- En non riuscì a finire la sua frase che la ragazza si precipitò con velocità
al tavolo degli Avenged Sevenfold senza troppi complimenti.
Tutti gli studenti si erano fermati a guardarla con stupore.
-Brian Haner, dobbiamo parlare.- Disse Aria con un tono di voce abbastanza alto.
Quelle parole fecero strozzare Jimmy con l'acqua che stava bevendo dalla sua bottiglia e sbarrare
gli occhi di tutti i presenti che non sapevano cosa aspettarsi.
-Ci vuole fegato per venire qui e sfidare in questo modo uno di noi, ragazza.- Ribatté poi Zacky,
rivolgendosi ad Aria.
-Sta zitto e pensa a mangiare tu!- Urlò Aria contro Vee, ammutolendolo.
Gli studenti rimasero con il fiato sospeso per tutto il tempo mentre, come al solito, Brian continua a restare
seduto sulla sua sedia dando le spalle alla ragazza.
-Ehi dolcezza, bada a come parli!- Esclamò poi Johnny, inarcando un sopracciglio.
-Io non bado ad un cazzo. Allora Gates, mi stai a sentire?- Continuò Aria, rivolgendosi
quella volta a Brian che rimase nella stessa posizione senza smuoversi o guardare la ragazza
negli occhi.
-Gira quella cazzo di faccia di merda che hai prima che non te la spacchi qui dinanzi a tutti!- Minacciò
ancora Aria con le lacrime che continuavano a pungerle negli occhi.
Fu in quel momento che capii in che grosso guaio si era cacciata.
-Adesso basta ragazzin...- Jimmy non finì neanche di parlare che Brian lo bloccò all'istante.
-No.- Sbottò improvvisamente Haner, socchiudendo gli occhi per poi alzarsi con lentezza dalla sedia e voltarsi
verso Aria con freddezza.
La guardava come se avesse voluto prenderla a schiaffi.
Brian si avvicinò a lei e quando la ragazza si rese conto di quanto lui fosse alto, quasi stava
pensando di indietreggiare.
Il ragazzo tatuato mantenne la sua testa alta sfidando la ragazza con arroganza e facendosi avanti con onore.
-Coraggio mocciosa, spaccami la faccia.-




































NOTE DELL'AUTRICE.

Buonsalve bella gente, come state?
Io sto bene!
Sì, sto bene perché mi fa piacere che in tanti avete già iniziato a seguire questa ff!
Allora, che cosa ve ne pare del nuovo capitolo?
Siete curiosi vero di sapere che cosa andrà nel prossimo capitolo? O forse non ve ne frega
minimamente ma okay...
A parte ciò, volevo ringraziare tutti coloro che hanno già messo la ff tra le loro storie
preferite e anche a tutti coloro che hanno anche recensito il capitolo precedente!
Grazie di cuore, siete l'ammmore.
Ma adesso ditemi un po'...che cosa ve ne pare di questo secondo capitolo? Vi avverto già
che di colpi di scena ce ne saranno a miriade quindi preparatevi psicologicamente
perché non potete neanche immaginare cos'ho in questa mia testolina!
Sto partorendo certe idee che mi vorrete morta e viva nello stesso tempo!
Ma bando alle ciance e ciance alle bande...fatemi sapere cosa ne pensate di questa nuova
ff! Scrivetemi su Twitter, sapete quanto mi fa piacere leggere i vostri tweet sulla storia!
E sì, parlatemi delle vostre considerazioni!
Vi prometto che questo...è solo l'inizio! Ne vedrete delle belle...*risata malefica*
Quindi...io ringrazio tutti voi per il vostro supporto e...se volete un mio aggiornamento
fatemi capire che vi importa qualcosa di questa nuova storia!
UN MEGAGIGA ABBRACCIONE DALLA VOSTRA GATES ABBRACCIA ALBERI!
Vi amo, dovevate saperlo.














-SynysterIsTheWay.







   
 
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