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Autore: Arbiter Ex    30/09/2015    0 recensioni
Il regno di Boletaria, governato da Re Allant XII, fa fronte alla più grande crisi che l'umanità abbia mai affrontato. L'Antico si è risvegliato, e una densa Nebbia incolore è scesa sulla terra. Da essa, terribili Demoni emergono, rubando le anime degli uomini, e facendole proprie. Chi perde la propria anima perde il senno, e i folli attaccano i sani, mentre imperversa il caos. Presto o tardi la Nebbia ammanterà ogni terra, e l'umanità è soggetta ad una lenta estinzione. Ma Boletaria ha ancora una speranza: un prode guerriero, che ha attraversato la Nebbia. Nella sua lotta non sarà da solo, e di lui verrà raccontata la sua storia, narrata da chi lo ha seguito nella speranza che portasse la fine della Piaga e ristabilisse l'ordine del mondo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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Demon’s Souls:
Le cronache dell’uccisore di demoni
Capitolo 2
 
Claire era viva, anche se malconcia. Dalla sua disavventura nel bosco poco oltre il confine del villaggio, alternò il sonno a brevi momenti di coscienza, tutti di pochi attimi, e poté udire delle voci, ma non riuscì ad aprire gli occhi, né riuscì a ricordare dove potesse trovarsi e perché. Le voci non erano familiari e sembravano parlare di lei.
“Questa ragazza è svenuta e respira a malapena, dovremmo aiutarla!” disse una voce maschile dal tono ansioso.
“Non sappiamo chi sia né come sia arrivata qui. Guardala bene: è sporca di sangue da capo a piedi, chissà che non sia un’assassina, chissà chi ha ucciso prima di arrivare qui!” rispose un altro, dalla voce più profonda.
“Non dire sciocchezze, vecchio! Di questi tempi non è difficile sporcarsi le mani di sangue, potrebbe esserle successo di tutto” adesso era una donna a parlare.
“In quanto fedeli di Dio Misericordioso, non lasceremo che un’anima innocente muoia sotto il nostro sguardo senza fare qualcosa.”
“Il suo corpo è tutto un livido! Ho paura a muoverla, credo che abbia le ossa rotte,  o peggio!” disse la voce di prima.
“Allora opereremo subito. Ti aiuteremo, tieni duro.”
Claire sentì quelle ultime parole, poi tutto tornò silenzioso e buio. Si addormentò profondamente e non fece sogni. Dopo quello che le sembrò un tempo infinito, riemerse dal mare di oscurità in cui era naufragata, e riprese coscienza. Si svegliò, ma non aprì subito gli occhi, le mancavano ancora le forze per farlo. La prima sensazione che sopraggiunse fu il tatto: era sdraiata su una superficie regolare e liscia, dura e rigida, ed era fredda. Poi arrivò il silenzio, disturbato dalle eco lontane di quelli che potevano essere dei passi o piccoli movimenti, i cui rumori si perdevano tra le pareti di quello che doveva essere un salone enorme. L’aria sapeva di chiuso e di antico, ed era opprimente con la sua pesantezza. Dopo un po’ Claire si decise a scoprire gli occhi, pronta ad abbandonare il comodo torpore del sonno. Le palpebre si mossero lentamente, e batterono un paio di volte per mettere bene a fuoco; non appena tornò a vedere, Claire si guardò in torno. Sopra di lei vedeva un alto soffitto in pietra di un grigio molto scuro, se non nero, che originava da un’ampia parete dello stesso colore alla sua sinistra, mentre a destra degli imponenti pilastri davano su una grande sala con una depressione circolare al centro, circondata da sei grandi monoliti, e da lì partivano due rampe di scale a spirale e simmetriche, che s’innalzavano senza che ne potesse scorgere la fine. C’erano delle candele ad illuminare il posto, non poté contare quante, ma gran parte della luce che si rifletteva sulle pareti non sembrava naturale, tanto che non riuscì ad individuarne le sorgenti. “Dove mi trovo?” disse tra sé e sé, tentando di darsi una risposta e fallendo davanti al mistero di quel luogo. Alzò il busto sugli avanbracci per avere una visuale migliore. Era distesa su un telo sottile, l’unico oggetto tra lei ed il pavimento, e non indossava più la vecchia veste che aveva con sé quando scappò dal villaggio, ora sostituita da una maglia con un colletto a lacci davanti al petto, dei calzoni aderenti e degli stivaletti in pelle. Si accorse, inoltre, di sentirsi sorprendentemente bene per una sopravvissuta ad un attacco dei Demoni. Il dolore che le impediva di muoversi prima di svenire era scomparso, e non vide segni evidenti della sua brutta esperienza. Provò ad immaginare quale intruglio o rimedio sovrannaturale avessero usato i suoi salvatori per poterla guarire dallo stato pietoso in cui l’aveva ridotta il Demone Grigio così velocemente. Continuò a farsi domande senza risposta quando il filo dei suoi pensieri venne spezzato dalla forte esclamazione di una donna:
“Che Dio Misericordioso sia lodato, siamo testimoni dei suoi miracoli! Umbasa!”
La donna spuntò da dietro uno dei pilastri e si avvicinava a passo svelto verso Claire, che rimase ferma dov’era. Lei sobbalzò quando la sentì parlare, provò ad alzarsi ma non ci riuscì, le gambe erano troppo intorpidite. La donna aveva un muso allungato e dai contorni spigolosi, grandi occhi che minacciavano di abbandonare le orbite di appartenenza se sgranati, e dei lunghi capelli giallo paglia raccolti in una coda di cavallo. Non sembrava anziana, ma di certo non era più giovanissima. Si fermò vicino a Claire e s’inginocchiò davanti a lei.
“I Cieli ti hanno benedetto, figliola. Stai bene ora, perché sei stata graziata dall’alto.”
Claire ignorò per il momento qualunque significato avessero le parole della donna e tentò di riordinare i pensieri rispondendo alle domande più importanti.
“Chi sei tu? Che posto è questo? Come mi ci hai portato?” disse Claire spaesata e confusa.
“Sei molto spaventata, non è vero? E’ naturale per qualcuno scampato a quei diabolici Demoni. Perché è da loro che sei stata attaccata, dico bene?”
La donna non rispose a nessuna delle domande che Claire le rivolse, e lei ne prese nota, irritata. Decise comunque di non essere impulsiva e di non apparire infastidita. Invece di insistere subito, avrebbe assecondato la donna, rispondendo prima alle sue domande.
“Si. Il mio villaggio è stato inghiottito dalla Nebbia, non so quanti possano essere sopravvissuti. Dei carri avrebbero dovuto trasportarci alla capitale, ma molti sono rimasti esclusi e altrettanti sono morti.”
Claire aveva omesso di fare menzione di sua sorella. Per quanto ne sapeva Serah era alla capitale al sicuro, lei invece non aveva idea di dove si trovasse e da chi fosse stata aiutata. Mantenere le dovute distanze, sapeva, l’avrebbe ripagata.
“Povera anima triste, il mio cuore piange per la sorte infausta della tua casa” le rispose la donna con tono afflitto, rivolgendole uno sguardo addolorato. A Claire diede l’impressione di essere sinceramente dispiaciuta.
“Tuttavia, l’importante adesso è che tu stia bene. Le nostre preghiere sono state esaudite.”
“Le nostre preghiere?” pensò Claire. “Come hai fatto a curarmi? Mi pare che fossi conciata molto male…”
“La tua vita ci stava scivolando tra le mani: avevi lividi ovunque e respiravi con difficoltà, probabilmente a causa delle costole che si erano rotte. Ma nessuna ferita non può essere guarita dalla fede di noi credenti. Io e i miei fratelli ci siamo fatti tramite del potere divino, che ci ha concesso di guarirti. Il processo è stato immediato, sei testimonianza vivente della grandezza di Dio! Umbasa!” esultò la donna estasiata.
“Umbasa?” ripeté Claire nella sua mente. Poi ricordò. Umbasa era la lode tipica dei credenti della Chiesa, i religiosi che veneravano Dio ed i suoi Santi. Il culto si diffuse nelle città, mentre nessuno ne sapeva niente negli insediamenti isolati.  Claire sentì alcune voci a riguardo solo grazie ai mercanti che facevano regolarmente visita al suo villaggio. Sentì soprattutto voci di come la maggior parte dei sedicenti fedeli non fossero altro che ciechi fanatici in cerca di qualche simbolo da idolatrare, pericolosi più che devoti. Claire abbassò un momento lo sguardo e notò finalmente la veste bianca della credente. Lo riportò velocemente in alto per guardarla negli occhi, per controllarla.
“Mi stai dicendo che avresti eseguito una sorta di magia su di me?” Claire chiese dubbiosa. Lei non era una stupida, e difficilmente avrebbe creduto a qualcosa che non potesse vedere o toccare personalmente. Preferiva sempre verificare le cose da sé, ed in quel caso, cosa esattamente avesse usato la donna per curarla.
Non magia!” urlò brusca la credente, il volto contorto dalla rabbia. Claire non capì le ragioni di quello scatto iroso, e si ritrasse leggermente; la donna era più imprevedibile di quanto desse a vedere.
Lei parve accorgersene, e si ricompose per risponderle appropriatamente. “Quelli che realizziamo noi sono Miracoli, estensioni del potere di Dio. Fino ad ora, nessuno è mai riuscito a compierne, ma in questi tempi bui, Dio ha risposto alle nostre preghiere concedendoci la Sua forza. Una forza che può annientare i Demoni ed i loro perversi Incantesimi. Non smarrire la retta via, rinunzia alle pratiche scellerate…”
“Hai parlato di altri. Chi sono? Mi piacerebbe incontrarli e sapere dove ci troviamo” disse Claire dopo una lunga e scomoda pausa, volendo abbandonare quell’argomento spigoloso e calmare la credente. Si disse che, non appena avesse scoperto dove si trovasse e come lasciare quel luogo, sarebbe corsa via senza ripensamenti. Se gli amici della donna erano come lei, avrebbe fatto meglio ad andarsene il prima possibile.
“Oh, ma certamente! Te li presenterò subito” rispose la donna, aiutando Claire a rialzarsi stendendo entrambe le mani. Claire esitò un momento, poi accettò l’aiuto malvolentieri, ma si sforzò di non darlo a vedere, accennando un sorriso forzato. Mentre Claire si abituava di nuovo a stare sulle proprie gambe, cosa che le fece venire delle leggere vertigini, la credente si voltò verso il fondo della sala e fece un cenno con la mano. Due figure si mossero verso di loro e Claire non le notò finché non vennero richiamati dalla donna. Erano entrambi uomini, uno portava un cappuccio candido e pareva un po’ attempato a causa dei sottili baffi bianchi, l’altro era più giovane, ma aveva un aspetto trasandato e sciatto, non trasmetteva molta sicurezza. Quando furono vicini, la salutarono con dei larghi sorrisi mentre la donna li introdusse:
“Questi sono miei confratelli. Con il supporto loro e della loro fede, sono riuscita a salvarti. E’ anche merito loro se sei ancora tra noi.”
“Il mio cuore canta di gioia nel vederti guarita.” disse il più giovane. “Spero che oggi abbiamo guadagnato una nuova amica per noi e per la
nostra causa: in quanto espressione del potere di Dio, dato che sarai grata per la nuova occasione che ti è stata data, sono sicuro che sarai entusiasta di unirti a-”
“L’accettazione della fede deve venire da dentro, mio giovane fratello, non può essere imposta o suggerita. Questa ragazza si sta ancora riprendendo da una sgradevolissima esperienza: approfittare di questo suo stato, non sarebbe né virtuoso né corretto. Lasciatele il tempo di ritrovare la sua strada” lo interruppe il più anziano, rivolgendosi ai suoi compagni ed offrendo un sorriso spensierato a Claire. Tra tutti e tre, le sembrò il più assennato, forse per merito dell’età.
“Ma certo, ho peccato di presunzione, chiedo venia” disse col capo chino il più giovane a Claire, che messa a disagio da quella esibizione di religiosità chiuse il discorso con un impacciato cenno di assenso della testa.
“Lasciamola per ora. Avrà tante cose per la mente adesso…” continuò il Discepolo, che si voltò dirigendosi verso il fondo da cui venne.
“Sappi che aspettiamo sempre nuovi fratelli, soprattutto di questi tempi” disse l’Accolito prima di seguirlo.
“Ci sono ancora altri che devi conoscere. Non devi avere paura, qui sei al sicuro” concluse l’Adoratrice, facendo per voltarsi verso i suoi compagni.
“Vorrei ringraziarvi, ma non mi avete detto i vostri nomi” la trattenne Claire.
L’Adoratrice sorrise, poi rispose tranquilla e con un’espressione serena: “Noi non abbiamo più nomi, ci sono solo fratelli e sorelle in questo mondo. Quando tutti gli uomini lo capiranno, nemmeno la Piaga dei Demoni graverà così tanto sulle nostre vite.” Poi si voltò, la lasciò e si riunì agli altri due. Claire rimase colpita dalle parole che le rivolse la donna; non le aveva capite fino in fondo, ma poteva coglierne il desiderio di pace a cui, probabilmente, aspiravano anche gli altri fedeli. Forse aveva fatto presto a giudicarli. Però, scacciò velocemente quei pensieri. Nessuno si era ancora preso la briga di dirle dove si trovasse, quindi non poté che tornare a guardarsi attorno, in cerca della risposta che cercava. Oltrepassò i pilastri presso cui aveva appena conosciuto i suoi salvatori, portandosi verso il centro della sala che aveva scorto prima di alzarsi, e non poté non rimanere semplicemente stupita dall’imponenza di quel luogo. Qualunque edificio fosse, si estendeva verticalmente più di quanto avesse mai pensato di trovare tra le mura della capitale. Quello che pensava fosse il soffitto era in realtà il balcone del piano superiore, accessibile dalle rampe di scale a spirale notate precedentemente, che ora apparivano senza fine. Ogni superficie era incisa da simboli runici dorati e delle sinistre statue adornavano i piani alti della sala. La visione del tetto era ostruita da una statua enorme, sospesa in alto da un elaborato elemento decorativo, ostile come le altre e serrava una lunghissima spada in pietra, che pendeva pericolosamente verso il basso. Claire osservava tutto ciò a bocca aperta, sopraffatta dalla solennità di quel posto, quando venne riportata alla realtà da uno sbuffo infastidito dietro di lei.
“Così tu sei la faccia nuova, eh? Devo dire che il tempismo non ti manca…”
Claire si girò di scatto, sorpresa dalla voce. Scoprì che proveniva da un vecchio seduto su di un consunto sgabello in legno, attorniato da attrezzi vari e da una piccola forgia. I pochi capelli canuti rimastigli e la lunga barba bianca ed incolta incorniciavano il viso disilluso percorso da rughe e gli occhi severi e pregiudiziosi, su cui portava dei tradizionalissimi occhiali tondi, rendendo l’idea più comune che si potesse avere di un anziano: un rancido bacucco esausto che non trovava occupazione migliore del suo tempo di mettersi a sputare sentenze sulle decisioni di chi era più giovane di lui.
“Vedo che ti sei ripresa bene, mi sorprende che tu sia ancora viva. Qualunque cosa ti abbiano fatto i chierici deve aver funzionato. Visto che ora riesci a stare sulle tue gambe, potresti anche provvedere al pagamento del servizio che ti ho reso: sono miei gli indumenti che porti, sai? Sei fortunata che li avessi da parte e che fossero all’incirca della tua misura, ma in futuro potrei non sentirmi in vena di perdere tempo a tesserne altri, a meno che non mi venga dato il giusto incentivo” continuò pedante il vecchio scorbutico. Claire rimase ferma ad ascoltarlo ed incapace di rispondergli, presa alla sprovvista dall’uomo anziano. Quando finì, riuscì a pensare di nuovo a cosa rispondergli e decise che non si sarebbe fatta intimidire.
“I fedeli mi hanno detto di altri che abitano questo posto. Deduco che tu sei uno di quelli. Non ricordo di aver mai dato del denaro a chi non conoscessi, e non ne darò al primo vecchio che incontro che ne pretenda da me” disse Claire riposando una mano sul fianco e rivolgendo un gesto incurante con quella libera al vecchiardo.L’altro serrò le labbra in una smorfia irritata che accusava Claire per la sua mancanza di rispetto, ma le riaprì poco dopo:
“Il mio nome è Boldwin, sono un normalissimo fabbro, in caso ancora ti sfuggisse. La mia politica è semplice: pagami il dovuto e compra spesso, portami tutto quello che hai, così che io possa continuare a vivere, e che tu possa continuare a sopravvivere, con le mie armi e armature. Non un cattivo affare, no?”
Claire rifletté alcuni attimi sulle sue parole: il vecchio fabbro era schietto, andava dritto al punto, non si perdeva in circonlocuzioni nostalgiche e patetiche com’erano soliti gli uomini della sua età per accattivarsi la pietà di chi era in torno, lei nel caso specifico. Le uniche cose che sembravano interessarlo erano la sua sopravvivenza ed il guadagno, che era stato l’argomento principale del suo discorso. “Vecchio egoista bastardo”. Il vecchio non le piaceva, ma come aveva fatto con l’Adoratrice, si sarebbe adeguata alle sue richieste.
“Beh, Boldwin, sarò contenta di ripagarti quando avrò trovato monete sufficienti a soddisfarti: con me non ho un solo pezzo d’oro” disse facendo spallucce.
“Monete? …Oro?” chiese con aria pensierosa Boldwin. Passarono lunghi attimi silenziosi, lui la fissava e lei tentava di non evitare il suo sguardo. Poi scoppiò in una risata rauca e tirata, tanto intensa e rumorosa da prosciugarlo fino a farlo tossire. La sua fragile figura era scossa come in preda alle convulsioni, tanto si stava divertendo. Claire gli rivolse uno sguardo incuriosito, interdetta dalla reazione del vecchio fabbro. Aveva detto qualcosa di buffo? Perché ad un tratto il vecchio la stava prendendo in giro? Claire sentì la sua pazienza assottigliarsi.
“I miei fianchi! Che dolore!” riuscì a dire l’artigiano, senza smettere però di ridere. Claire non ne poté più, lei non sarebbe stata schernita in quel modo.
“Ti diverto, vecchio? Ti prendi gioco di me?” disse con voce sprezzante e serrando le palpebre. Boldwin infine si calmò e quando smise di ridere si prese un momento per pulire sulla tunica che portava le lenti degli occhiali, appannate e bagnate da qualche lacrima.
“Non me ne faccio niente di monete e oro, ragazza. Portami anime, più che puoi. Voglio vivere abbastanza a lungo da vedere questi dannati Demoni strisciare nel buco profondo da dove sono venuti!”
Claire credette di non aver capito, ma rielaborando le parole di Boldwin in testa si rese conto di aver sentito bene.
“Tu vuoi che ti porti…anime?”
“Più che puoi” ribadì l’altro.
Fu in quel momento che la paura insorse dentro Claire, e minacciava di pervaderla. Il panico stava prendendo il sopravvento; doveva trovare la soluzione.
“Dove ci troviamo? Cos’è questo posto? Come ci sono arrivata, come posso uscirne?” chiese in tono agitato, facendo ribalzare gli occhi da una parete all’altra.
“Ora come ora non ti conviene uscire. Non vorrai mica che la tua anima ti venga tolta?”
“Anime? Demoni? Miracoli? Magie?” Claire stava perdendo il controllo. Quella sembrava in tutto e per tutto una gabbia di matti, e poteva sentire che ogni secondo passato lì era un passo in più verso la follia.
Boldwin notò il cambiamento nell’attitudine di Claire, e tentò di rassicurarla:
“Ascoltami bene, ragazza: credo di capire che cosa stai pensando e come ti senti in questo momento. Non sono io quello con cui devi parlare. Dovrai aspettare. Non so quanto, forse molto, forse molto poco, ma non devi disperare. Qui nessuno ti vuole fare del male. Attendi. Vedrai che mi darai ragione.”
Claire fu sorpresa nel sentirsi un po’ sollevata dalle parole dello scorbutico fabbro, ma non poteva reprimere l’ansia che le era nata dentro.
“Cosa sta succedendo a Boletaria?” chiese Claire sconsolata.
“Temo che l’unica cosa certa è che i Demoni cacciano noi e le nostre anime” disse una voce dietro al pilastro.
“Questa ragazza ha parlato con me per tutto questo tempo e tu ti presenti solo adesso, Tom? Non ti facevo così maleducato…” disse Boldwin rivolgendosi alla sua destra. Da dietro il pilastro emerse un uomo un po’ più alto di Claire, dai capelli corti e bruni e con dei bei baffoni dello stesso colore. Aveva un’espressione che a prima vista poteva dirsi serena, ma guardandolo negli occhi Claire ebbe l’impressione che soffrisse molto, e che provasse una profonda tristezza.
“Io sono Thomas il Collezionista. Felice di conoscerti, ehm…”
“Si ragazza, qual è il tuo nome?” disse Boldwin interpretando il pensiero di Thomas.
“Il mio nome è Claire. Thomas hai detto? Il Collezionista?”
“Il nostro Thomas qui offre un grande servizio ai Cacciatori di Demoni che bazzicano questo posto, custodendo e ordinando il loro carico di troppo. La sua collezione è ammassata qua dietro e non ha mai chiesto niente in cambio. Ecco perché continuo a dirgli che non farà mai strada con gli affari” spiegò Boldwin.
“Cosa? Cacciatori di Demoni?” esclamò Claire incredula, ripensando al Demone Grigio. Strinse le braccia davanti a sé, per attenuare i brividi freddi lungo la schiena. “C’è qualcuno che cerca e uccide quegli affari?”
“Non sono stati pochi, ma, per ora, ce ne sono soltanto due qui” rispose Thomas.
“Potremmo benissimo dire anche uno solo, dato che l’altro non fa niente se non aspettare seduto la sua morte” disse Boldwin senza guardarli in faccia.
“Non puoi essere così severo. Non sai cos’ha passato”.
“So solo che non è di aiuto qui. Lasciare da solo un giovane cavaliere contro quell’orda infame: sputerei sulla mia immagine se la vedessi, fossi in lui!”
“Boldwin è solito spronarci in modi un po’ duri, come hai sentito, ma ciò che ha detto è vero: sono disposto ad occuparmi di tutto ciò che potresti ritenere superfluo, sempre che tu sia disposta a concedermelo, ovviamente” concluse Thomas con un sorriso.
“Ti ringrazio ma…Thomas, dove siamo? Come sono arrivata qui?”
“E’ una domanda più difficile di quanto credi, ma ti posso dire che solo specifici oggetti, contenenti una magia arcana, possono trasportarti in questo luogo. Deve essere questo il tuo caso, anche se, a quanto pare, a tua insaputa” rispose l’uomo grattandosi la nuca. Claire ripensò al frammento che strinse prima di svenire nella radura: “Possibile? Quella pietra mi ha portato qui?”
“La mia conoscenza è molto limitata, ma se aspetti un po’ potrai incontrare il nostro secondo Cacciatore, che ne sa molto di più. E’ giovane, della tua età credo, ma è abile. Tornerà presto, stanne certa.”
“Ad essere onesti è arrivato non troppo tempo fa, non sappiamo ancora quanto bene sappia menare con la spada” s’intromise Boldwin. “Voi due siete le prime persone che giungono qui da un bel po’.”
“Una recluta, insomma…” sospirò Claire, delusa. Le possibilità di andarsene si facevano sempre più lontane.
“Forse. Non so se soddisfarà le nostre speranze o se fallirà miseramente, ma se c’è una cosa che un vecchio come me può dire di quel ragazzo è che non ha paura. Non cadrà presto né tanto facilmente” affermò solennemente Boldwin.
Claire ascoltò attentamente le parole dei due uomini: cosa aveva fatto questo ragazzo per suscitare così tanta fiducia? Come potevano pensare che una sola persona potesse salvarli?
“Beh, come si chiama questo Cacciatore?” chiese infine Claire. Prima che uno dei due potesse rispondere, al centro della sala divampò uno scintillio che rapì lo sguardo di tutti e tre. Intravidero una sagoma, un guerriero in armatura, che si mosse verso di loro.
“Perché non glielo chiedi di persona?” le sussurrò Thomas.
Arrivato davanti a Claire, il cavaliere si tolse l’elmo, e fece ricadere sulla fronte i folti capelli argentei. “Felice di conoscerti. Io sono Firion.”
   
 
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