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Autore: lapoetastra    30/09/2015    1 recensioni
< Renèe… >, sussurra, talmente piano da non essere udito nemmeno dalle sue stesse orecchie, ed il suo nome sulle proprie labbra lo fa tremare.
Lei è lì con lui, adesso.
Finalmente.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Edward Heffron (Babe), Eugene Roe
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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È tra le sue braccia, finalmente.
Eugene la stringe forte, accarezzandole dolcemente i morbidi capelli appena coperti da un leggero strato di polvere, ed inspira il suo delicato profumo, che sa di donna, che sa di lei.
< Renèe… >, sussurra, talmente piano da non essere udito nemmeno dalle sue stesse orecchie, ed il suo nome sulle proprie labbra lo fa tremare.
Lei è lì con lui, adesso.
Finalmente.
Eugene è felice, ora, come mai è stato nella sua giovane vita, perché per la prima volta è innamorato, e si sente bene.
Stringe più forte Renèe, con possesso, con bisogno, perché lei è sua, e mai la lascerà andare.
Il suo compito è proteggerla, difenderla dagli indicibili orrori di quella guerra senza fine che i suoi luminosi occhi azzurri non dovrebbero vedere.
Le preme la testa contro il proprio petto, e la sente sospirare di piacere a quel contatto così intimo, e si scioglie con il suo sensuale calore.
Rimarrebbe così per sempre, perché così è bello, così è giusto, così non gli sembra di essere in guerra.
Ma una voce lontana, indistinta, lo riscuote.
< Doc, stai bene? >, sente domandare, e lentamente, contro voglia, apre gli occhi.
C’è un soldato di fronte a lui.
Guarnere, o Toye.
O Liebgott, forse.
Non riesce a stabilirlo con certezza.
Non risponde, ed il suo silenzio fa preoccupare maggiormente il compagno, che gli si avvicina ancora di più, fino a torreggiare imponente su di lui.
È Babe, Eugene lo riconosce.
È sempre Babe, dannazione.
Gli si inginocchia davanti e lo guarda con ansia.
Roe stringe più forte a sé Renèe, perché ha paura che lui gliela porti via, e non lo può proprio permettere.
Lei è sua, e lo resterà per sempre.
< Cosa fai, Gene? >, chiede Heffron.
Cosa vuole che stia facendo, insomma?
È impazzito, forse?
Sta semplicemente abbracciando la donna che ama di più al mondo per proteggerla e scaldarla, cosa c’è di strano in questo?
< Basta, dottore. Adesso basta >, dice ancora Babe, e c’è rabbia nella sua voce, rabbia e forse paura, anche.
Ma lui non può smettere di stringerla, non può!
< Piantala, Eugene! Lei non c’è più, lei è morta! Devi fartene una ragione. >
È pazzo, Heffron, sicuramente.
Il dottore abbassa gli occhi.
Tutto ciò che ha tra le mani è una bandana azzurra, azzurra come gli occhi di lei.
La bandana, l’unica cosa rimasta di Renèe Lemaire dopo il crollo dell’ospedale nel quale lavorava come infermiera.
L’unica cosa rimastagli di lei.
E Eugene la stringe a sé, al proprio cuore, la scalda con il suo corpo febbricitante e prossimo alla follia, la bacia, la accarezza come fosse un bambino appena addormentato, e non un semplice pezzo di stoffa, lacero e sporco.
 È di nuovo perso nel suo mondo, ora, completamente abbandonato alle sue folli allucinazioni.
Babe sospira, e non può fare altro che alzarsi ed andarsene, scuotendo sconsolato la testa.
   
 
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