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Autore: topoleone    01/10/2015    0 recensioni
Questa raccolta nasce con me che torno a casa in bici da lavoro e ripenso a mio padre che qualche anno fa fece un incidente proprio in bici, a causa di una siepe che oscurava la visuale, a lui ed all’altro ciclista che procedeva contromano. Niente feriti e bici illese. Passa il tempo, ma questo ricordo non svanisce; così ho cominciato a ricamarci su, senza però avere un input per farne una long, che non fosse scontata, e così eccoci qui.
Questa raccolta di OS non è composta da storielle su felini ed altri animali, ma da una serie di incontri più o meno improbabili, una sorta di primi appuntamenti voluti dal caso.
La OS che ha dato vita a questo delirio è ovviamente la n. 1 ed ogni capitolo è a se stante. Spero comunque che le leggiate tutte e che vogliate farmi sapere se avete passato o meno, qualche decina di minuti piacevoli. Pe ora il mio capitolo prefertito è l'ultimo aggiornato : )
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note: diciamo solo che gli amori di Julia prendono spunto dalla vita reale e che disseminati in qua e in là ci sono altri dettagli autobiografici. Mi sono divertita a lanciare questi strani “coriandoli di vissuto” e devo dire che mi è piaciuto raccontarmi tra le righe, di solito non lo faccio e scrivo di personaggi che non hanno legami col mio passato o il mio modo di essere.
 
6. Dedicato a te

Credo nel destino e credo quindi che le coincidenze siano dei segnali che ci dovrebbero mettere sull’attenti, che qualcosa sta per cambiare la nostra vita. Con questo non dico che una debba concedersi al primo tizio che passa solo perché gli piace la sua stessa tonalità di blu, ma quando incontri per tre volte lo stesso tizio in tre posti diversi, in una metropoli come questa, forse è meglio ‘prender provvedimenti’.
Questa filosofia spicciola sul destino mi accompagna da quando a quindici anni ho avuto la mia prima delusione d’amore. Ero così contenta di aver dato il mio primo bacio, nonostante entrambi avessimo la bocca appiccicosa perché avevamo appena mangiato una fetta d’anguria dolcissima (la più dolce anguria di tutta la mia vita) e dal fatto che poco dopo mi avesse mandato una cartolina dalla Russia (da quel momento Dalla Russia con amore è diventato il mio film preferito, anche se detesto James Bond), che mi sono schiantata di fronte alla realtà, che a quindici anni non è possibile trovare l’amore della tua vita, visto che 15 giorni dopo il primo bacio lui mi disse: “mi dispiace, ma tendo ad innamorarmi facilmente, è meglio che non ti faccia soffrire”.       
Peggio però capitò pochi mesi fa, quando il mio Principe Azzurro (in realtà era pieno di difetti, ma io lo amavo così tanto da lasciarmi inzerbinare sempre più di frequente) dopo averlo pure supplicato di mollarmi, perché avevo intuito che lui non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo, mi disse “la mia testa mi dice che dovrei stare con te, ma il cuore no”.   
Dopo due mesi passati tra dispnee, aritmie e travasi di bile, ho metabolizzato il tutto e sono giunta al punto che nemmeno sette anni d’amore erano sufficienti per assicurarmi di avere trovato il famoso ‘eterno amore’. Ma le delusioni non mi hanno mai fatto dubitare del fatto che da qualche parte nel mondo c’è qualcuno che non aspetta altro che trovarmi. Non lo immagino sospirante ad un balcone, ma piuttosto intento a vivere la sua vita incompleta. Forse ora sta andando semplicemente a lavorare, proprio come me.
Solo che cercarlo non servirà a farmelo trovare prima, io non credo al ‘chi cerca trova’, penso piuttosto che ‘più lo cerchi e meno arriva’, ecco perché mi sono rifiutata di andare agli speed date che mi proponevano le mie amiche. Il mio ‘ + 1’ da invitare ad un matrimonio potrebbe essere ovunque, ecco perché sto attenta, pronta a cogliere eventuali segnali.    
Non serve sapere altro se non che ho venticinque anni, sono single e sono pronta per innamorarmi di nuovo. Tra l’altro è estate e i miei ormoni sono tutti in bikini, pronti a farsi baciare dal sole; forse è per questo che, incrociando gli occhi di uno sconosciuto il mio ipotalamo ha sciolto le briglie proponendomi scenari degni dei romanzetti rosa che leggo avidamente, ahimè non soltanto sotto l’ombrellone. Ah, non che sia rilevante, ma se ve lo state chiedendo il mio nome è Julia.
 
Ricordo benissimo quel giorno e non perché fosse appena l’altro ieri. Era un giorno come tanti altri e stavo tornando a casa dopo aver fatto visita a mia nonna, un’arzilla vedova di novant’anni che però ha deciso di trasferirsi in una casa per anziani, concedendosi il lusso di conoscere ben quattro pretendenti tra i settanta e i novanta che le regalano ogni giorno mazzolini di fiori e scatole di cioccolatini (quasi quasi la supplico di prendermi come coinquilina!).              
Era un giorno come tanti altri, ma l’unico in cui per pochi secondi persi la metro. Nel vedere l’ultimo vagone sfrecciarmi ad un palmo dal naso (si fa per dire) incrociai un paio occhi grigi, o meglio io lo vidi, mentre lui aveva lo sguardo perso nel vuoto. In quel preciso momento mi trovai risucchiata dentro una specie di sliding doors dove, da perfetta eroina riuscivo a saltare nel vuoto senza sfracellarmi, per poi forzare il portellone del vagone ed entrare senza che nessuno mi scambiasse per una pazza; avanzavo come la principessa più figa nel mio vestito, che nel frattempo era passato da un semplice paio di short in jeans e camicetta in sangallo ad un sofisticato abito di Missoni in seta ed una inspiegabile (anche per Piero Angela) brezza che mi faceva svolazzare i lunghissimi capelli, anch’essi trasformati dalla mia fantasia, fino a trovare il posto dove sedeva lo sconosciuto dagli occhi grigi, che percependo subito la mia presenza e sfoderando un sorriso smagliante mi faceva squagliare con un “ehi splendida, ti stavo aspettando”.
Confesso che per i due giorni successivi sono uscita qualche minuto prima del solito dalla stanza di nonna ed ho aspettato e volontariamente perso la metro per vedere se lui fosse ancora su quel vagone; ho assecondato la mia momentanea follia perdendo anche la metro successiva per scrupolo, ma niente. Che si diceva prima?! Esatto, se lo cerchi non arriva…   
Anche volendo però non potrei comunque dimenticarmi di lui, perché oggi ho rivisto quegli stessi occhi grigi e non in un vagone della metro.     
Lo cercavo alla metro e invece sono letteralmente congelata sul posto quando ho visto i suoi occhi incrociare di sfuggita i miei mentre attraversavamo la strada sulle stesse strisce pedonali. Ho distolto subito lo sguardo, ma avrei voluto assecondare il mio cervello che già elaborava uno scenario idilliaco dove le nostre spalle si sfioravano, facendomi perdere l’equilibrio precario sulle mie zeppe, mentre la sua stretta forte, ma allo stesso tempo delicata, mi salvava da una caduta rovinosa sull’asfalto bollente.
E invece per la seconda volta l’ho visto passarmi accanto, senza avere la possibilità o la sfacciataggine di fermarlo.

§§§

“Mi spieghi perché siamo qui davanti al terzo drink a parlare di uno sconosciuto quando hai Lele che ti sbava dietro da anni?”             
Un’altra cosa che mi rende diversa dalle protagoniste dei romanzi e delle commedie rosa americane è che la mia migliore amica non è mia madre, non è mia sorella (perché sono figlia unica) e nemmeno uno strafigo gay. La mia migliore amica, quella che sta aspettando da me una risposta alla sua domanda, ha 45 anni ed è sposata, ha due figli maggiorenni ed è la madrina di battesimo del mio ex, ma è la persona più simile a me che abbia mai conosciuto, nonostante i venti anni che ci dividono sulla Carta d’Identità.                

“Forse perché Lele non mi attizza è una valida giustificazione?”
“Potresti uscirci assieme e dargli almeno una possibilità; magari al di fuori del contesto lavorativo scopri che ti piace” invece ho come l’impressione che lo farei soltanto illudere e ubriacarmi per riuscire a baciarlo e poi pentirmene farebbe male ad entrambi.
“Roby, questo è fuori discussione.”
“Allora appendi un cartello con scritto WANTED in giro per la città come ne Il magico mondo di Amelie e vedi se ‘ occhi grigi’ ti risponde” qui il mio cervello si attiva frenetico, ma lo spengo forzatamente, sarebbe troppo patetico, o forse no?!
“Ci penso, promesso.”
“Bene, fammi sapere come va” e mi lascia così, davanti al quarto bicchiere (questa volta di acqua e menta) per tornarsene dalla sua bellissima famiglia. A me invece non resta che far due passi, cercando di vedere una stella cadente in mezzo a tutto questo inquinamento luminoso e poi seppellire nell’oblio di una sana dormita quegli occhi grigi. Ovviamente il mio cervello non vedeva l’ora che la mia coscienza si assopisse per alimentare la malsana idea di Roby. Così dopo una notte tormentata mi preparo a fare una cosa che mai avrei pensato di poter concepire.
Un’altra cosa che non posso assolutamente fare a meno di dire è che amo la musica; ho un debole per grammofono e quarantacinque giri, ma per comodità mi accontento di ascoltare la radio, (purché sia solo la mia radio preferita).         
Oggi in particolare attendo con impazienza che ripetano il numero per le dediche. Lo digito velocemente e premo invio. Cavolo non posso credere di averlo fatto davvero, ho inviato ai miei miti un messaggio e non so nemmeno se lo prenderanno in considerazione.

§§§

24 ore su 24, i deejay e collaboratori i vari si ‘passavano il microfono’ dalle diverse postazioni per tener compagnia a radioascoltatori di tutte le età. Il clima era così cordiale e genuino da far pensare che più che uno studio si trattasse di uno studentato; dove anche gli speaker cinquantenni mantenevano una vocalità da giovanotti era facile identificarsi e Julia adorava quell’emittente: ne scaricava i podcast, ascoltava almeno quattro trasmissioni al giorno e a volte cercava qualche video dei suoi beniamini anche su youtube. Non era una fanatica, ma conosceva i volti di tutti e un suo sogno nel cassetto era quello di conoscere Cuoricina che allietava la sua giornata dalle 6.30 alle 8.00 del mattino, leggendo le dediche degli ascoltatori.
 
“Oggi paste per tutti raga, da domani saranno cazzacci vostri, io me ne starò spaparanzata sul divano in attesa di scodellare il mio secondo moccioso”. Paola, più conosciuta con lo pseudonimo di Cuoricina, non si faceva mettere i piedi in testa dagli uomini che la circondavano. Per sopravvivere al testosterone dilagante nello studio, essendo la pioniera del gentil sesso in quella radio, aveva adottato delle contromisure che la facevano assomigliare molto ad uno scaricatore di porto, tatuaggi compresi, ma in fondo in fondo, forse ancora un po’ più in fondo, conservava un animo romantico.
“Beh goditela perché tra cinque mesi sarai di nuovo qui” a Gee Jay, al secolo Giacomo Iannetti, piaceva ricordare alla sua partner in radio, nonché compagna di vita, che la pacchia sarebbe finita presto. Da tempo avevano vagliato le possibili soluzioni e sostituzioni ed erano giunti alla conclusione che il programma sarebbe proseguito anche senza lei, mantenendo così inalterato il palinsesto, sperando che gli ascoltatori apprezzassero gli sforzi di rimpiazzare, seppur temporaneamente, la loro adorata Cuoricina con altri validi elementi emergenti.
“Senti stronzo, non ricordarmi che quando tornerò avrò gli occhi pesti e sbaglierò a leggere perché starò crollando dal sonno. Dovresti pagarmi il doppio per avermi ingravidata a quarantatré anni. Non potevi andare in andropausa anticipata?” l’uomo le cinse le spalle e le baciò la folta massa di capelli ossigenati.
“Dai leggi questo” e puntò il dito a casaccio sulla lista di messaggi che le avevano stampato dalla redazione.
Al segnale concordato del “in onda raga” Paola maledisse mentalmente il suo Gee Jay, che le aveva soffiato dietro l’orecchio facendole il solletico e cercò di restare seria per rivolgersi al suo pubblico.
“Buongiorno cuoricine e cuoricini all’ascolto, c’è tanto amore nell’aria torrida di Milano oggi. Abbiamo una prima dedica per Loris da parte di Chicca che gli dice ‘ben svegliato cucciolo, ti amo tanto, tra qualche mese saremo in tre’. Auguri ragazzi, continuate a ripopolare il mondo di tanti altri cuoricini, mi raccomando” e fece segno a Maurizio di far partire il brano richiesto.
Paola scorse in velocità le stampe in cerca di qualcosa che le ispirasse qualcuna delle battute sagaci che la contraddistinguevano dalle speaker delle radio concorrenti, visto che il messaggio di prima le aveva fatto venire un conato di vomito da quanto era zuccheroso. Purtroppo i tre minuti e mezzo di canzone stavano già per finire e lei non riusciva a trovare nulla di particolare tra un ‘ciao occhi grigi, spero di rivederti oggi’ o un ‘smettila di farti le pugnette Dennis’ o ancora un ‘mi dedico una canzone perché, alla faccia vostra ora vado in ferie’, così optò per un ‘ai nostri deejay concorrenti, un saluto dalla redazione di Radio Amamidipiù’.
Julia controllò per tutto il tempo del tragitto casa-lavoro l’orologio della sua auto. Quando però partì lo stacchetto musicale che anticipava l’inizio di un’altra trasmissione spense la radio e pensò che l’aver deciso di dar ascolto a Roby era stata l’idea più stupida della sua vita. Poi si avviò verso la piazza imitando sottovoce la sua speaker preferita ‘ed ora cuoricine e cuoricini il messaggio della nostra amica anonima per un misterioso uomo dagli occhi grigi: ovunque tu sia, buongiorno, spero di rivederti oggi’ e si mise a canticchiare la canzone che avrebbe voluto dedicargli.
Perché tra tutti i messaggi avrebbe dovuto leggere proprio il mio? E posto che l’avesse letto chi mi dice che ‘occhi grigi’ ascoltasse la trasmissione? Potrebbe esser sordo, non avere la radio, o semplicemente essere a letto con la sua fidanzata. Semplicemente non era destino ed io sono una stupida sentimentale.
Quado poco fa, scendendo dalla macchina, ho scritto a Roby quello che ho fatto e ciò che ovviamente non è successo, si è complimentata con me per l’iniziativa e mi ha risposto che, se non altro, avevo fatto un tentativo.

§§§

Mentre Julia avanzava nell’open space della redazione che le aveva appena rinnovato il contratto per altri due anni, dall’altra parte della città un tizio di nome Simone buttava nel trita documenti le stampe che non servivano più a Cuoricina. Non era un impiegato della redazione e detestava avere un microfono in mano, ma adorava lavorare in radio e di questo doveva ringraziare principalmente suo cognato Gee Jay. Si badi bene che il ragazzo non era il classico raccomandato, ma sapeva benissimo che se non fosse stato per la buona parola del cognato sarebbe rimasto un umile ‘scopino’ per molto più tempo. Invece dal suo arrivo in radio, in pochi mesi, aveva dimostrato a tutti di essere professionale e bravo, tanto da coprir più ruoli; a volte faceva da assistente, altre scriveva battute, altre ancora sfruttava il suo recente passato di deejay alle feste studentesche ed eventi privati, per supplire alle incontinenze dei colleghi che nei momenti più impensati dovevano correre al gabinetto o durante le loro improrogabili pause sigarette a metà diretta. Quello che più gli dava soddisfazione era però parlare con i colleghi e ideare nuovi programmi da mandare in onda.        
Tra tutti, il programma della sua sorellastra era uno di quelli che capiva di meno, non che lei non fosse brava, anzi, è che non capiva proprio la necessità di far sapere al mondo che qualcuno stava pensando a qualcun’altro. Sopportava i social network solo per esigenze di lavoro, anche se gli piaceva  il grado di interazione che consentivano di creare con gli ascoltatori. Sfortunatamente Gee Jay e Paola avevano avuto da ridire su questo suo modo di pensare e quindi ora si trovava nella spinosa situazione di dover assecondare il volere dei suoi ‘superiori’, che lo avrebbero costretto a trovare un’utilità in quel programma, non solo occupandosi di cestinare le liste di messaggi, ma soprattutto affiancando Bianca, la sostituta di Cuoricina, passandole qualche battuta in tempo reale, tra una canzone e l’altra. Purtroppo gli altri colleghi erano tutti impegnati tra dirette dai parchi acquatici, serate in discoteca ed i rispettivi programmi radiofonici ed era giunto il momento di “introdurre in società” alcune nuove leve. E Bianca era una delle più promettenti. Aveva una voce suadente ed era spigliata, anche se troppo giovane e acerba per quel tipo di esperienza. Aveva buoni spunti, ma le mancava la battuta facile, cosa che invece non mancava a Simone. Peccato che lui ritenesse di avere una voce da corvo e continuasse a rifiutarsi di prendere in mano un microfono.           
Il primo scoglio che l’indomani Bianca avrebbe dovuto affrontare era quello di informare gli ignari ascoltatori che Cuoricina sarebbe presto diventata madre e che lei aveva l’arduo compito di sostituirla, seppur temporaneamente.
 
È passato un giorno da quando ho spedito il messaggio con la mia dedica e sto di nuovo percorrendo la strada verso la redazione. Come molte altre persone ho anch’io i miei rituali e quando il meccanismo si inceppa può voler soltanto dire che la giornata andrà sicuramente di merda. È quello che penso quando accendo la radio e sento la voce di un’estranea. Ma dove diavolo è Cuoricina?
La puntata è iniziata da almeno dieci minuti e in 1 ora e venti, il tempo che mi serve per spostarmi da casa a lavoro, devo capire il perché di questo inaspettato ‘ammutinamento’. E non chiedetemi perché abbia accettato un lavoro lontano da casa o perché ancora non prenda un appartamento più vicino all’ufficio. Risparmiatemi le ovvietà. Siete proprio così curiosi?! E va bene, la redazione per cui lavoro ha due sedi e per ora sto coprendo un posto in quella nei pressi di Como, è una situazione temporanea e non mi posso permettere di pagare il mutuo e un affitto. Coi mezzi pubblici impiegherei più di due ore ad arrivarci e visto che ho un auto a metano, questa era la soluzione migliore. In più non lavoro sempre in ufficio quindi, per ora, va bene così.
Ma torniamo a quella che sarà di sicuro una giornata di merda. Chi è questa tizia che sta parlando? Tra Adolfo da Catania e Mariuccia da Empoli, passando per Kekko da Camogli e Alberta da Forlì in un mix di tracce dai sound estremamente diversi tra loro, riesco a capire che, la tizia che sta parlando è una tale Bianca e che sostituisce la mia adorata Cuoricina perché OHMIODDIO sta per partorire. Lì il mio cervello attacca con un ‘e se partorisce lei a quarantatré anni tu a venticinque sei ampiamente in tempo per trovarti quanto meno un surrogato che ti metta almeno incinta’. Ma quando inizia una giornata di merda non c’è mezza mela che tenga, vedo soltanto torsoli e il mio romanticismo precipita in una iperbole discendente. I messaggi di oggi mi sembrano tutti inutili, anche se Bianca cerca di fare battute carine. In certi momenti mi sembra quasi ci riesca, in altri invece non mi sembra minimamente all’altezza di Cuoricina. Ma non potevano trovare nessun altro di meglio?!
Arrivo in ufficio con l’umore di un Giove pronto ad incenerire chiunque ostacoli il suo passaggio. Vorrei urlare ‘non guardatemi potrei rompere uno specchio soltanto col pensiero’ e solo perché la sua voce non mi ha accompagnata fin qui. Sarò pure superstiziosa, ma ahimè le mie infauste, quanto nebulose, previsioni si stanno già verificando. Il caporedattore mi ha passato una pila di articoli da revisionare, lo stagista ha rotto il fotocopiatore dimenticandosi di togliere le graffette ad una dispensa. L’aria condizionata mi ha fatto venire i crampi allo stomaco e Mr Gossip, al secolo Eugenio Genio (che fantasia eh? Un po’ come Guido Guidi e Cavalcante Cavalcanti…) si sta avvicinando alla mia scrivania.   
Mr Gossip è qui da soli tre mesi in più di me, ma si comporta come un dispotico capetto, forse perché anagraficamente ha circa dieci anni più di me. Non perde occasione per cercare di screditarmi e questo lo fa regredire a comportamenti che nemmeno bambini di dieci anni adottano più. Ma forse se faccio finta di non vederlo capirà che è meglio non provocarmi oggi.
“Ehi Julia”
“ciao Eugenio” brava scema è così che fai finta di non vederlo?
“Hai un minuto?” vorrei dirgli che per lui non ho nemmeno un secondo…
“No, scusami sono molto impegnata” il che è vero e per enfatizzare gli mostro la pila di fogli che mi ha dato il capo.
“Ok in tal caso ti lascio in pace” bastardo, lo sa che sono curiosa, soprattutto se vedo delle ‘bozze ad uso interno’ sventolare allegate a delle foto di gossip, che invece cestinerei senza nemmeno guardare.
“Va bene, ma posso concederti solo un minuto” e lui mi sommerge di informazioni, su una tizia dello spettacolo che esce con un tizio sposato che la cornifica a sua volta con una modella, che……al diavolo io odio i gossip! E sto per chiedergli di ripetere la storia e farmi capire cosa mai possa dirgli io, che di paparazzate non so nulla, quando lui mi passa la foto.
Lei la riconosco subito, perché è un volto noto dello showbiz e perché la vedo spesso in televisione, diciamo che statisticamente è impossibile non vederla almeno una volta al giorno. Sembra che guardi l’obiettivo, ma so che probabilmente il freelance assoldato dalla redazione, proprio per immortalarla, doveva essere appostato ad almeno 30 metri di distanza. Ne sto analizzando i particolari quando il mio cervello parte per le sue elucubrazioni: dove è stata scattata la foto? Era da sola? E cerco al di fuori del primo piano le mie risposte ed è lì, proprio al limite della sfocatura che lo vedo, o meglio li vedo. Appena dietro di lei, eppure talmente nitidi che sembra buchino la carta lucida. La prospettiva non mi permette di cogliere altri particolari, le sopracciglia sono parzialmente coperte dalla montatura degli occhiali da vista, non si vede la fine del naso né la bocca perché c’è la spalla della tizia che me li copre, ma accidenti quello è Occhi grigi!
Intanto Mr Gossip sta ancora parlando. Sarà pure maleducato ma è proprio ora di interromperlo!
“E’ questo il tizio che la cornifica?” cerco di non fargli capire che per me quella è l’unica informazione di vitale importanza.
“No e di certo non è uno del giro. Non so chi sia, forse un ignaro passante” e così depenno dalla mia lista in stile Indovina chi? che il mio ‘Occhi grigi’ sia un vip. Tanto meglio, non potrei mai stare con uno che lavora nel mondo dello spettacolo.
“Dove è stata scattata?”
“Ieri pomeriggio vicino a Porta Venezia, ma a te che te ne frega? Io ho bisogno di sapere se puoi agganciarla e chiederle un appuntamento per conto mio” cosa?!
“E perché mai?” per contro lui mi guarda come se fossi una povera imbecille.
“Perché la mia fama mi precede, baby e se i VIP mi vedono in giro sanno che sono in cerca di scoop” ovverosia tutti sanno che sei una merda d’uomo e che non ti fai problemi a sputtanare il tuo prossimo, vorrei dirgli, ma meglio non esternare i miei pensieri con gente come Mr Gossip.
“Mhhhhh, vorrei tanto, ma ho da fare” e gli mostro di nuovo le mie scartoffie da correggere. Però, per la prima volta nella giornata penso che non sia totalmente una giornata di merda. L’unico problema ora è che Mr Gossip si sta portando via la sua cartellina e io vorrei tanto avere la foto di Occhi grigi. Come posso fare?
In pausa pranzo decido di sfoderare le mie discutibilissime doti da seduttrice facendo gli occhi dolci allo stagista.
“Federico mi faresti un piacere?” confido sul fatto che essendo riuscito a distruggere una fotocopiatrice “smart” sia anche abbastanza stupido da non capire che non mi sto comportando in modo del tutto professionale.
“Se posso, volentieri” ecco il se posso, potremmo trasformarlo in un sì certo ad ogni costo? Ancora una volta tengo per me i miei pensieri
“Hai presente Eugenio Genio? Ora non c’è, ma mi ha chiesto di dargli una mano con un lavoro; potresti farmi una copia della cartellina celeste, che si trova sulla sua scrivania, per favore?”
“Per che ora ti serve?” magari per adesso?!
“Appena finisci di mangiare e prima che lui torni così non gli farò perdere tempo” cerco di sembrare angelica, ma in realtà un pensiero maligno mi saetta in mente….e ricordati di togliere le graffette!
Per fortuna l’impresa riesce con successo, con mio enorme sollievo Mr Gossip non sembra essersi accorto che lo stagista non ha rimesso la cartellina nell’esatta posizione in cui era. Ora Occhi grigi si trova sotto il mio tappetino del mouse e sto aspettando il momento migliore per scansionare la foto e per vedere se riesco ad ingrandire l’immagine. Ok sono malata, molto malata, tanto malata da poter entrare in terapia. Ma cavolo quella è la terza volta che mi imbatto in quegli occhi grigi!
 
§§§
“Ehi Roby ti va di vederci stasera?”        
“Non posso cara, a meno che non venga tu da noi. Ho Giangi con la febbre e sai che con tre uomini in casa non puoi star sicura nemmeno se gli lasci come unico compito quello di metter su una pasta in bianco.”
Roby mi fa ridere. No non ne ho idea, ma dai suoi racconti pare impossibile che il genere maschile riesca a fare alcunché senza una donna al proprio fianco.        
Ovviamente la sua proposta mi va bene, perché devo farle assolutamente conoscere Occhi grigi
Roby mi guarda in modo strano, ma non dice nulla.       
Alla fine il te si è trasformato in una cena e in un altro te, dopo cena. Ed è durante il secondo te che ho deciso di farle vedere la foto. Non ho avuto tempo di ritoccarla e quindi ho pensato bene di annerire la faccia dell’ignara celebrità con un indelebile nero, dopo aver passato uno strato di bianchetto sul retro del foglio. Così ho preservato la privacy dell’ignara paparazzata, anche se non ho dubbi che Roby si porterebbe il segreto nella tomba.
“Sembra carino” solo carino Roby?! Mi guarda sorniona. Malefica, vuole stanarmi.
“A me piacciono i suoi occhi; guardalo, sembra stia pensando a qualcuno che gli manca.”
“E magari quel qualcuno vorresti essere tu?” mi sento arrossire.
“No, ma non riesco a smettere di pensare che l’ho visto tre volte, non so chi sia, ma quegli occhi mi dicono un milione di cose diverse” ok sono pazza.
“Tipo?”
“Tipo che è solo, ma che comunque è in pace con se stesso, che è un tipo in gamba ed instancabile…..”
“Anche a letto?” L’ha detto sul serio?!
“Roby, ma che dici? Oh non ti si può dir nulla. Maliziosa e malpensante”. E lei ride di me! E a me non resta che ridere con lei; le strappo ‘Occhi grigi’ dalle mani e faccio finta di andarmene. Soltanto che poi guardo l’ora e mi rendo conto che con lei il tempo è volato ed è proprio ora di andare a casa!
 
“Ehi Simo, grazie per le battute, ci sono momenti in cui non saprei proprio che pesci pigliare, senza il tuo aiuto. Come fai a trovare sempre il lato buffo ed ironico delle cose?”      
Bianca era veramente grata al collega per l’aiuto, ma in due settimane di lavoro assieme non era riuscita a farlo sbottonare più di tanto. Sembrava insensibile al suo fascino eppure lei era una che faceva girare la testa a molti uomini, sia in radio che per strada.
“Di nulla è un piacere” ed era vero, gli piaceva scrivere per gli altri.
“Senti, ti andrebbe di uscire una di queste sere, giusto per conoscerci un po’ meglio?” ed ecco finalmente svelato il motivo di quella conversazione inutile. Era riuscito a far uscire allo scoperto Bianca, l’algida radiofonica che cominciava a far invaghire molti ascoltatori che avevano fatto schizzare le visualizzazioni di alcun video del loro sito alle stelle. In quei giorni aveva avuto la possibilità di osservarla bene e sì, se la sarebbe portata a letto molto volentieri. La ragazza era proprio il suo tipo, alta e flessuosa come una modella, capello scuro liscissimo, curve al posto giusto. Simpatica quanto basta. C’era solo un dettaglio, lui non era uno dal grilletto facile. Non che il suo curriculum amoroso fosse immacolato, di cazzate ne aveva combinate anche lui, ma farsi Bianca non era nei suoi programmi, anche perché piaceva al suo amico Alberto.
“Ok, ma solo come amici” meglio mettere subito in chiaro la situazione.
“Non dirmi che anche tu sei gay” perché era la prima cosa a cui tutti pensavano quando diceva di non volersi scopare nessuna?
“Non lo sono e, al momento, vorrei restare un etero felicemente single”.        
Per fortuna dopo quello scambio di battute infelici la conversazione tornò su binari più stabili, o quasi…
“Ma ti sei mai innamorato?”
“Sì e puntualmente sono stato fregato” come dimenticare l’ultima storia, finita con Sonia che gli dava il benservito dopo averlo cornificato più e più volte nientemeno che col suo patrigno?
“Quindi non credi più nell’amore?” quanto diavolo mancava prima della diretta?
“Certo, anche se non credo in molte cose legate all’amore.”
“Tipo?”
“Tipo questa trasmissione che comincia tra… tre due uno, in onda!” salvato da una spia luminosa o come si dice più spesso, salvato in corner!
Per un attimo Simone si immaginò come sarebbe stato avere una relazione con una collega. Sarebbe stato semplice capirsi e sincronizzarsi, non avrebbe dovuto temere di esser sfruttato per la sua immagine, per quanto lui non fosse uno dei volti noti, ma a casa avrebbero sempre parlato di lavoro, si sarebbero incrociati sempre per gli stessi corridoi. Forse si sarebbe stufato prima. Non escludeva comunque che un giorno sarebbe potuto succedere, mentre l’unica certezza a cui era giunto è che mai sarebbe andato con una giornalista. Ogni volta che se ne presentava una in radio non faceva che vedere donne in tailleur, tirate e truccate tanto da non far capire quali fossero i veri connotati e tutte con una cadenza lagnosa e petulante, tutte con lo stesso foglio di domande banali da rivolgere agli ospiti che lasciavano le varie dirette e pronte ad intervistare i deejay per qualche articolo riempitivo di settimanali inutili.
Puntualmente scrisse le battute per la collega, rise nei fuori onda per alcuni messaggi assurdi e continuò le sue giornate, come sempre. Fino a che non giunse la notizia.               
Simone era su di giri; era infatti nata la sua prima nipotastra, Paola aveva partorito una splendida bimba di 3,9 kg alle 10 di quella mattina e mentre Gee Jay faceva la spola tra casa e ospedale lui aveva pensato di fare una mega festa a sorpresa, per il neo papà, proprio in redazione. Sapeva infatti che sarebbe passato lì, di nuovo, verso le dieci di sera. Così dopo cena andò nel suo centro commerciale preferito, quello col banco pasticceria sempre rifornito e riempì due carrelli di stuzzichini e dolciumi vari, bibite alcoliche e in bottiglia per tutti i gusti. Era così eccitato che a malapena si accorse dei prodotti in offerta e digitò per due volte il pin del bancomat perché l’emozione glielo aveva fatto inserire sbagliato. Se si sentiva così solo per la nascita di sua nipote, cosa sarebbe successo se mai fosse diventato padre? Ma forse, più probabilmente sarebbe rimasto single a vita. A 29 anni ci era già arrivato in fondo e non sentiva la mancanza di una compagna.
La festa per dare a Letizia il benvenuto in questo pazzo mondo fu memorabile. E Simone rimase sveglio per festeggiare con tutti i colleghi. Così si ritrovò alle 6 del mattino seguente ad allungare una tazzina di caffè a Bianca, perfetta ed impeccabile nel suo trucco, mentre lui sfoggiava due occhi rossi degni di uno strafatto.
“Vediamo se riesci a connettere anche oggi zietto”. Ma Bianca sembrava essersi ambientata e per la prima volta si stava destreggiando sufficientemente bene da sola; la voce suadente poi copriva alcuni momenti un po’ zoppicanti. Così a fine trasmissione Simone era pronto per fiondarsi verso casa, peccato che Bianca sembrasse seriamente intenzionata a non mollarlo.
“Ehi Simo, lo so che stai crollando dal sonno, ma volevo fare una puntata speciale domani o dopo domani, o quando vuoi.”
“Perché?”
“Speravo che, nonostante il sonno me lo chiedessi. Vedi in questi giorni mi sono letta tutti i messaggi che non abbiamo mandato in onda. Guardandoli singolarmente non dicono nulla, ma giorno dopo giorno sentivo che c’era qualcosa che mi sfuggiva. E quindi li ho riletti e mi sono accorta che c’è un’ascoltatrice che ogni giorno dedica una canzone diversa ad un tizio che non conosce.”
“Perché domani non leggi semplicemente il suo messaggio, così si mette il cuore in pace?”
“Perché sarebbe carino farla venire qui e conoscere la sua storia e perché facendo una ricerca a ritroso ho scoperto che il primo messaggio è di due mesi fa. Ok so che pensi che mi sto integrando degnamente nel ruolo di Cuoricina2, ma tu leggi i messaggi e poi mi dici che ne pensi, ok?”
“Ok” in quel momento era meglio far credere a Bianca che avrebbe preso in considerazione la cosa. Certo che se Bianca non lo stava deliberatamente prendendo in giro ce n’era di gente strana in giro!
Dopo aver dormito dieci ore di fila decise che era giunto il momento di prendere in mano i fogli che Bianca gli aveva lasciato. Fortunatamente la ragazza aveva stampato solo i messaggi di una ‘Anonima’ qualsiasi.
Il primo messaggio era molto stringato, poi per molti giorni Anonima si era limitata soltanto a dedicargli una canzone, fino al messaggio di quella mattina: Ieri sera poco prima dell’orario di chiusura ho visto ‘Occhi grigi’ al supermercato. Mi ha quasi investita con due enormi carrelli per la spesa colmi di salatini e dolci. Non so se è il tuo compleanno, in caso auguri.”
E il foglio gli cadde di mano. Quante possibilità potevano esserci di essere proprio lui il tizio dagli occhi grigi? Corse in bagno a scrutare le sue iridi. Ma come gli era passato in mente di poter credere a una stronzata così assurda? Lui aveva gli occhi di un colore indefinito che virava tra l’azzurro e il verde salvia , a seconda dell’umore, ma grigi non li aveva mai visti. Eppure la coincidenza del supermercato gli aveva messo i brividi, anche perché la tizia aveva citato proprio quel supermercato e non uno degli altri venti presenti in zona.
Doveva assecondare Bianca o limitarsi a farle leggere il successivo messaggio di Anonima, se mai fosse arrivato?
Poi, preso da curiosità andò a vedere la lista di canzoni dedicate, alla quale non aveva minimamente prestato attenzione, sicuro di trovarvi qualche ballata di Bryan Adams o altre canzoni da diabete: fatta eccezione per la prima canzone, sembrava che Anonima fosse una donna di mezza età. Ora capiva perché i suoi messaggi venivano cestinati, senza batter ciglio, quella radio non trasmetteva Battiato, De Gregori, Equipe ’84 e Nomadi. Certo le canzoni erano belle e rappresentavano la storia della musica italiana, ma la loro emittente era orientata verso altri repertori. Avrebbe avuto più speranze se avesse perseverato nel richiedere Boys of summer.
Quindi no, non avrebbe appoggiato l’idea di Bianca. E no, non voleva sapere chi fosse quella donna, ma soprattutto no, non era lui il tizio dei messaggi.
L’indomani Bianca lo tramortì insistendo che era un’idea bellissima e che proprio lui che era così creativo doveva cogliere quell’occasione di dare ai radioascoltatori qualcosa di nuovo in assenza della loro Cuoricina. Ma Simone restò fermo sulla sua decisione.
Fatto sta che tre mattine più tardi Bianca gli mise sul tavolo la stampa di due messaggi, entrambi di Anonima e Simone capì che quella più ‘vecchia’ era un fake. Capì anche che ‘Occhi grigi’ era proprio lui perché non era possibile che si trattasse solo di un’altra coincidenza. Anonima l’aveva notato montare in bicicletta di fronte alla casa di riposo per anziani, che si trovava giusto di fronte a casa dei suoi genitori e questa volta si era presa la briga di osservarlo bene: canotta bianca e baggy scuri, sandali da frate, tatuaggio sul malleolo destro. La canzone che gli dedicava era, ancora una volta, Boys of summer cover degli Atari e chiudeva con un p.s. che recitava ‘dopo 4 volte che ti incontro mi sembra doveroso presentarmi. Ciao Occhi grigi, io sono Julia’.
Simone era completamente spiazzato. Una tale Julia, probabilmente sua concittadina? studentessa in Erasmus o turista in ferie? di età comunque indefinita, ma molto probabilmente non superiore ai trentacinque[1] anni, gli aveva dedicato la sua canzone preferita, che faceva da colonna sonora alle sua estati. Non chiedeva di incontrarlo, nonostante fosse lampante che avesse preso inspiegabilmente una cotta per lui. Ed era chiaro che non fosse una che bazzicasse molto in rete, altrimenti avrebbe visto una delle loro puntate registrate e caricate su youtube, dove si vedevano lui e Bianca sfottersi nei fuori onda. E fu in quel momento che prese La decisione.

Ripiegò il foglio che gli aveva passato la collega e glielo mise in mano.
“Bianca immagino che questo voglia dire che sei ancora dell’idea di invitarla qui” la ragazza assentì e Simone fece finta di soppesare bene la proposta della collega, giusto per tenerla ancora un po’ sulle spine, anche se in realtà quello intrappolato in un roseto di agonia in quel momento era proprio lui.

“Ok manda in onda il suo messaggio ed invitala”.
Bianca era raggiante, alzò il pollice in segno affermativo e parlò agli ascoltatori.
Erano le 7 del mattino e Julia aveva appena messo in moto, ma mollò troppo presto la frizione e l’auto si spense qualche centimetro più avanti, nel parcheggio, sfiorando la muretta di cemento.
“Cazzo l’hanno letto”.
Le mani le tremavano, ma dovette stringere il volante per ritrovare la stabilità non appena sentì l’invito di Bianca: Care cuoricine e cuoricini all’ascolto, la nostra Anonima ci ha lasciato un nome e noi siamo curiosi di farvi conoscere una storia che ha il sapore di estate. Ma non vogliamo svelarvi nulla. Quindi informiamo la nostra amica, sperando sia in ascolto, che a breve verrà contattata dalla nostra segreteria. Speriamo di averti con noi. Ed ora per il suo misterioso ‘Occhi grigi’ arriva Boys of summer, quindi scatenatevi!”

Mi tremano ancora le mani, riuscirò ad arrivare in ufficio senza seminare morti per strada? Mi serve un consiglio di Roby. Rischio sul serio un incidente cercando l’auricolare, così ci rinuncio e metto in viva voce.
“Roby, gli ho scritto di nuovo e oggi l’hanno letto!”

“Beneeeeee” perché mi sembra impacciata?

“Mi hanno invitata in radio, non so i dettagli, ma a breve mi chiameranno. Cosa devo fare?” Mi accorgo che ho parlato a mitraglietta. Dio, quando sono diventata così patetica?

“Direi che è il caso che ci vai cara”

“Ma io non voglio vederlo. Ho il terrore di incontrarlo.”

“Julia, calmati. Stai correndo troppo. Se ti chiedono di andare vacci subito così non avranno modo di rintracciare lui, nel caso mandino un appello per Occhi grigi. Anche se mi sembra una follia visto che hai preso una sbandata colossale”.

“E tale deve rimanere. E se apre bocca e mi fa cader le braccia? Peggio se risultasse essere interessante ,ma pensasse che sono un cesso?”

“Intanto che tu scleri il tuo telefono è occupato, amòr. Calamti e ci aggiorniamo dopo, quando saprai qualche dettaglio in più”.
Nel frattempo in Radio…
“L’avete trovata?” Simone non sapeva se voler conoscere Julia o meno. L’avrebbe riconosciuto lì in radio? Avrebbe dovuto vestirsi come lei diceva nel messaggio, rendendo evidente anche a Bianca ciò che aveva scoperto?

“No, ha il telefono occupato e ho bisogno di ciccare.”

“Vai ti sostituisco io”

“Sei un tesoro” e Lauretta gli scoccò un bacio sulla guancia, non sapendo che Simone sperava lei accettasse quel suo invito velato a lasciargli la postazione.
Per sua fortuna la linea risultò libera al primo tentativo.

“Pronto?”

“Salve parlo con Julia?”

“Sì sono io.”
“Bene. Ti abbiamo trovata. Eri in ascolto?”

“Certo, vi ascolto tutti i giorni, più volte al giorno, a dir la verità. Ah auguri a Gee Jay per la bimba” Simone intanto registrava ogni respiro della ragazza all’altro capo, la voce che tremava dall’emozione, il tono allegro, la risata squillante e naturale, nonostante l’apparente disagio.

“Ti andrebbe di essere ospite di Bianca in trasmissione?”

“Veramente non ne sono sicura. Mi piacerebbe un sacco, ma non voglio che facciate nessuna carrambata.” Simone rimase interdetto.

“Allora perché dedicare una canzone ad uno sconosciuto se non volevi che ti riconoscesse e si mettesse in contatto con te?” La sentì respirare un po’ in affanno, come se stesse soppesando le parole.

“Ehi, ma tu sei uno psicologo o un centralinista?” Simone rise a quella sua uscita buffa.

“Bella questa! No, sono solo curioso.”

“Beh e io non voglio dire ad uno sconosciuto dettagli della mia vita privata, a meno che non sia il mio nuovo psicanalista”. Di nuovo lo fece ridere.

“Allora lo consideriamo un no?” perché la cosa gli dispiacesse così tanto non se lo sapeva spiegare.

“Scherzi?! E quando mi ricapita di poter entrare in radio! Basta che non facciate nulla per cercarlo. Se si fa vivo lui va bene, ma altrimenti no.”

“Non dirmi che sei una di quelle che crede nel destino” quella tipa cominciava a sembrargli un po’ svalvolata.

“Certo che sei un centralinista curioso tu. Non so nemmeno il tuo nome e ti dovrei  raccontare i miei pensieri più intimi?”

“Touché. Dimmi quando ti andrebbe di passare da noi. Come credo tu sappia siamo in diretta tutti i giorni”

“Domani”. E domani sia. Simone chiuse la telefonata, lasciando Julia nella più totale confusione.
 
Quella notte Julia non dormì. E alle cinque del mattino aveva già rivoltato l’armadio cercando di decidersi su come vestirsi.
Alla fine, visto che il caldo torrido perseverava, optò per una t-shirt verde militare quasi senza maniche, e pantaloni in cotone bianco e leggerissimo, anche se lunghi e un infradito floreale. Nell’insieme sembrava quasi uno stile hip hop casual.
“Ok Julia, andiamo. Sii te stessa. Non morderanno!” e partì.
 
§§§

Simone
Lavoro qui da quattro anni e con molti colleghi ho un rapporto di amicizia, nonostante loro siano volti e voci mentre io stia dietro le quinte, per così dire. Ma ci sono cose di me che non sanno. Tipo, quanti di loro sanno che ho tatuato il mio segno zodiacale all’interno della caviglia? È così in basso che sta sotto i calzini e di solito qui vengo sempre coi pantaloni lunghi. Se ci becchiamo in qualche locale di certo non ci vado in canotta e nessuno di loro credo sappia quante sfumature possono raggiungere le mie iridi, cazzo, fino a poco tempo fa non lo sapevo nemmeno io! Stamattina mi sono guardato allo specchio e per la prima volta i miei occhi erano grigi. È successo per la prima volta mentre pensavo alla voce di quella sconosciuta, Julia, guardandomi allo specchio. Che strano.
Non voglio spaventarla, visto che sembra non voler conoscermi, ma vorrei comunque che capisse l’identità di ‘Occhi grigi’, se non altro si metterà il cuore in pace. In fondo non sono un tipo misterioso e nemmeno così affascinante, come lei sembra credere. Indosso solo i pantaloni che ha citato nel messaggio, tanto ce ne saranno a migliaia in giro di ragazzi che ne hanno un paio di uguale. Di solito porto una fascetta in testa per tirare indietro i ricci. Oggi invece li lascio liberi. Sembro quasi un altro. Metto anche gli occhiali da sole con le lenti color seppia, cosa che faccio raramente, ma che non stupirebbe troppo i miei colleghi. Sì, così può andare.


“Ehi Simo ti sei fatto bello per la nostra ospite?” io che mi imbarazzo di rado mi sento andare la saliva di traverso.

“Che cazzona che sei Bianca, no semplicemente dopo questa diretta ho un appuntamento” mi è uscita la prima balla a caso e lei non ha mangiato la foglia.

“Alle otto del mattino?!”

“Mica dev’essere per forza con una donna” perfetto, sembra che oggi qualcuno mi abbia donato la capacità di infinocchiarmi da solo…

“Hai deciso di fare coming out per caso?” mi sta chiaramente prendendo in giro; sto per risponderle quando Lauretta si affaccia in studio.

“Ehi raga è appena arrivata la vostra ospite” e per me è arrivato il momento di eclissarmi e guardarla dall’altra stanza o da dietro il paravento. Mi sto cacando sotto senza un motivo. Figurarsi se mi riconosce. Di che colore ho gli occhi? Vorrei correre in bagno a guardami nello specchio, così tanto per esser sicuro che siano di nuovo verdi.

“Simo non ti fermi?” Giuro che se continua così la uccido.

“Comincia tu, io arrivo tra poco, Gee mi ha chiesto di raggiungerlo per un’urgenza.” Sì, sono un codardo.
Esco e le nostre spalle si sfiorano, se lei cerca la magia io non sento nulla. Sento solo il rapido contatto tra i miei muscoli e la sua pelle, ma mi fermo curioso ad ascoltare dietro la porta l’inizio dei loro convenevoli.
“Ciao Jiulia, ben arrivata, io sono Bianca”

“Ciao, piacere di conoscerti; adoro questo programma.”

“Posso farti qualche domanda quando saremo in onda? Cose molto tranquille, sì insomma cose così, cosa fai nella vita, e cose così insomma” forse dovrei scriverle qualche battuta che non preveda le parole ‘cose così insomma’.

“Certo. Lui non c’è però, vero?” chissà perché ne è così ossessionata.
Mi allontano da lì per non essere scoperto da altri colleghi ad origliare, quando invece dovrei esser dentro con le due ragazze e cerco Gee Jay, che ovviamente non mi stava aspettando. Llo trovo in magazzino, mentre con altri deejay sta facendo un inventario e decidendo quali mix e che strumentazione vada cambiata. Una specie di pulizie estive qui in radio.
Una cosa simpatica che Gee Jay ha fortemente voluto è che siamo in filodiffusione, così i capi possono controllare le dirette in ogni momento, da qualsiasi stanza, semplicemente accendendo o spegnendo un interruttore. Quindi in questo momento è come se Bianca e Julia fossero in mezzo a noi.
“Perché non sei di sopra ad aiutare Bianca?” e che gli dico a mio cognato?

“Non ne ha bisogno e io invece dovevo andare in bagno.” Forse è il caso che mi iscriva ad un corso accelerato in ballologia avanzata  perché, è ormai assodato, non so mentire.

“Allora hai sbagliato stanza” e ride come se avesse capito chissà cosa.
Intanto sentiamo le risposte di Julia che non sapeva che qualcun altro scrivesse ad ‘Occhi grigi tutti’ i giorni. Dai dettagli forniti dal fake, sospetta sia una sua amica. Ride; ha una bella risata. E noi ci fermiamo ad ascoltarla.
“Pensate anche voi che abbia una voce da radio? Cari miei, ve lo dico io, questa è sesso puro.”
Per la seconda volta la saliva mi va di traverso. Sentire mio cognato fare certi apprezzamenti sulla mia spasimante mi dà fastidio. Ehi, un attimo che diavolo vado a pensare? Mia?!
Bianca le chiede perché non mi voglia incontrare e come abbia fatto a registrare i dettagli del ragazzo che sfrecciava in bicicletta.
“Hai presente quando il tempo si congela? O meglio tu percepisci il tempo in maniera diversa dagli altri. Ecco a me è successo così. Mi è capitato altre volte, ma questa volta forse mi sono impegnata per ricordare tutto quello che riuscivo a cogliere. Sai potrò sembrare pazza, ma ho visto uno sconosciuto per quattro volte in due mesi in una città che ha milioni di abitanti, in posti sempre diversi. così l’ultima volta ho pensato che fosse il caso di studiarlo meglio. Poi non chiedermi perché non lo voglia incontrare, visto che sono ossessionata dai suoi occhi, ma forse è così che deve andare”. Qui confesso che ho perso il filo perché Gee mi sta osservando. Ho la bocca sporca di marmellata?
“Simo tu non hai un tatuaggio sulla caviglia?” oh no, zitto, zitto.
Scuoto la testa e lui sorride sornione. Per fortuna gli altri non ci danno retta, sembrano pendere dalle labbra delle due donne che stiamo ascoltando. Dio sembriamo un branco di vitelli in amore[2]
“Fila di sopra se non vuoi che ti licenzi” e ride, il coglione. Ma se mi minaccia non posso che eseguire i suoi ordini e torno di sopra, giusto nel fuori onda. Devo essere spigliato, devo essere spigliato; lei non mi interessa e io posso riuscire ad essere credibile. Ma soprattutto lei non è nessuno e non immagina che sia io.
“Ehi Simo ti eri perso?”

“Mi spiace, mi hanno trattenuto. Tu devi essere Julia. Piacere io sono Simone hai parlato con me ieri” Bianca alza un sopracciglio. Le si legge in faccia la curiosità, ma la anticipo.
“Come sta andando qui?”

“Credo bene. Tu che dici Bianca? In fondo sei tu la padrona di casa” la ragazza avrebbe dei tempi buoni per un programma in coppia, magari con me. Oh no, no, no ma che vado a pensare? Certo che è molto carina, minuta, circa una trentina di centimetri più bassa di me. Ma ha un viso dolcissimo. Rimango un po’ sbalordito dal fatto che non rientra minimamente nei canoni di ‘quelle che mi farei’.
“Senti Simo, potresti continuare tu? Tra venti secondi iniziamo e mi scappa tantissimo” come se non sapessi che lo sta facendo apposta.

“Ti porto un pannolone Bia, sai che io non parlo al mic” Julia sorride. Perché ride? Non è una barzelletta io mi rifiuto categoricamente di parlare. Così mi fiondo in regia e butto su un'altra traccia, lasciando sbalordito Mauro.
Bianca è in bagno, spero torni entro i prossimi tre minuti. Intanto ammazzo il tempo.
“Quindi che lavoro fai?”

“Giornalista di cronaca” ti prego non dirmi cronaca rosa, potrei vomitare, ma lei non mi fornisce altri dettagli -  mentre tu lavori in radio ma vorresti recitare in un film muto?” simpatica la tipa.
“In un certo senso. Diciamo che non mi piace la mia voce e adoro fare altro.”

“Peccato, hai una bella voce” se non fosse così ingenua crederei che stesse flirtando. E di sicuro non ha la faccia da giornalista. In quello torna Bianca.

“Simo sei proprio un cacasotto” Julia ride e per la prima volta i nostri occhi si incontrano e il suo sorriso si spegne. Non è possibile che mi abbia scoperto. Ma il suo corpo lancia inconfondibili segnali di voler andarsene.

“Quanto manca, avrei un impegno tra mezz’ora” bugiarda. Le risponde Bianca.

“Tranquilla tra cinque minuti ti lasciamo andare.” Ci avvisano che siamo di nuovo in onda e Bianca le fa ancora poche domande.

“Bene Julia, ti ringraziamo di essere passata da noi oggi. Vuoi mandare un saluto a qualcuno? Vuoi mandare un messaggio ad ‘Occhi grigi’?” Mi guarda di sfuggita, per poi fissarsi le mani e poi Bianca. Giuro che ora sono io quello che vorrebbe fuggire da questa stanza.

“No nessun messaggio. È stata quella che si può dire una favola estiva per i vostri ascoltatori. Il sole ti abbaglia, crea miraggi.” Non è allegra come prima. E poi che cazzo vuol dire? Le favole hanno sempre un lieto fine, mentre qui non c’è nulla di felice.

“E allora vi va se mettiamo su una canzone tutta estiva?” Bianca taglia di brutto facendo segno di partire col pezzo.
E siamo fuori onda.

“Tutto bene Julia?” Anche Bianca si è accorta che qualcosa è cambiato.

“Sì grazie, sono stata magnificamente” bugiarda, almeno per questi ultimi minuti; sembra un’altra persona.

“Simo l’accompagni tu?” ok così magari vedo di capire il perché di questo repentino cambio di umore.
Ma scendendo le scale mi rendo conto di non saper cosa dire e percepisco nitidamente un muro di imbarazzo tra di noi. È lei che prima di sparire dietro l’angolo mi chiede
“Hai un tatuaggio sulla caviglia?” Alzo le spalle a mo’ di scusa, in realtà mi sento come un Giuda. Ci salutiamo cordialmente e me ne torno alla mia placida vita. Io non credo nel destino. Se vorrò una ragazza me ne andrò in un locale, come ho sempre fatto, a rimorchiare.
 
A casa di Roby intanto il cellulare cominciò a vibrare incontrollato sulla pila di libri di cucina già aperti, mentre la padrona di casa cercava una nuova ricetta da provare.
“Roby non l’hai fatto sul serio vero?!” Roberta era consapevole che quel momento sarebbe arrivato, aveva cambiato stazione radio solo per sentire la sua amica e, scoperto l’altarino, aspettava quella telefonata, sperando che le ire di Julia passassero in fretta.

“In effetti credo di averlo fatto”. Si stupì di non sentire l’amica sbraitare, visto che era molto sensibile alla propria privacy. Ma si stupì ancor di più quando la sentì ridere. Peccato che non fosse una risata di quelle che ti strappano un sorriso di rimando.

“Ehi tutto bene?” ancora qualche secondo di troppo d’attesa.

“Sì, è stato divertente; un bel gioco estivo, che è finito”.

“E’ successo qualcosa Juls?” Roby ne era certa.

“No, la radio è bellissima e loro sono stati stupendi, ma mi sono accorta che ho sbagliato strategia, tutto qui. Forse la prossima volta che vorrò conoscere qualcuno non aspetterò di incontrarlo per caso.”
Roby decise di non approfondire, anche se intuiva che l’amica fosse turbata profondamente.
Dopo quel giorno Julia non incontrò più Simone, anche se ripercorse un’ultima volta i posti in cui l’aveva incrociato negli stessi orari, confermando la sua teoria del ‘se lo cerchi non arriva’.


Se Julia era tornata alla sua vita normale, senza apparenti rimpianti, in radio invece Simone stava vivendo un momento alquanto singolare. Era passato un mese esatto dalla puntata con Julia, era tornato nei posti in cui lei aveva detto di averlo visto, più volte, ma della ragazza nemmeno l’ombra. La cosa lo infastidiva e frustrava, tanto più perché inspiegabilmente sentiva di aver lasciato andare via una persona speciale. O forse l’inaspettato annuncio della seconda gravidanza di sua sorella, dopo che era appena ritornata in radio, lo stava rendendo più sensibile?!
Quel giorno stava tornando in radio dopo aver pranzato a casa dei suoi, ma prima doveva fermarsi dal ferramenta e nel negozio di assistenza dove sua madre aveva portato a far riparare il telefonino. Per fortuna c’erano solo due persone in attesa. Abbastanza però da obbligarlo ad ascoltare una trasmissione radio concorrente che detestava. Quattro ragazzini sparavano minchiate a raffica. Ma chi gli aveva dato il permesso di fare un programma del genere e soprattutto chi cavolo aveva il coraggio di ascoltarli? Aveva già i nervi a fior di pelle, ma per fortuna si aggiunse un terzo commesso e poté raggiungere presto il bancone. Nemmeno il tempo di fare la sua richiesta che le casse spararono fuori una canzone di certo non in linea col programma, ma che gli fece venire un brivido: la sua Boys of summer. Forse era un messaggio dall’alto?
No, lui non credeva a quelle cose; eppure si trovò ad agire d’impulso ed uscì dal negozio con una scatola in più, già concentrato in un febbricitante schiacciar di tasti. Non ci credeva di star facendo una cosa del genere, non lui.
 
Il giorno dopo in radio – Simone
Mi trovo a scherzare assieme a Cuoricina e Bianca, quando Gee entra portandole un te caldo.
“Non ti basteranno tutti i te del mondo a ripagare quello che hai fatto al mio utero.” Ridiamo della situazione, contro ogni probabilità tra otto mesi diventeranno di nuovo genitori.

“Vorrà dire che per natale ci faremo sterilizzare tutti e due, Cuoricina mia.”
Li osservo; sono perfetti insieme, due cavalli pazzi che si sono trovati. Approfitto dell’ilarità generale per far cadere distrattamente il blocco appunti sotto al tavolo. Sono pronto da ieri, così mi chino in fretta e premo invio. Non passano più di cinque secondi che riemergo col mio blocco, la penna e il telefono in tasca. Controllo l’altro cellulare che ho lasciato sul tavolo. Sarò anche patetico, ma ora ho un alibi di ferro. Se è destino Cuoricina leggerà il mio messaggio.
Cosa farò poi, proprio non lo so.
Bianca va a prendere il foglio fresco di stampa
“Dai Gee a te l’onore di sceglierne uno” mi sento come nei secondi che precedono l’orale agli esami di matura. Gee non sembra leggere i messaggi, visto che troppo rapidamente punta il dito sul foglio.

“Questo, è bello lungo, qualche imbecille dovrà farsi perdonare qualcosa.”
Oh merda, non ho pensato che il fattore lunghezza potesse cambiar le carte in tavola e condizionare la sua scelta.
Non so come spiegarlo, ma forse il destino esiste sul serio, perché di solito il programma non va così. Mia sorella è in preda alla nausea, Bianca l’ha accompagnata in bagno e mi trovo solo con la luce che lampeggia. Ironia della sorte sarò io a leggere niente meno che il mio messaggio. Ma non c’è nulla di più giusto.
“Buongiorno cuoricine e cuoricini all’ascolto, oggi è un giorno strano qui in radio, sarete felici di sapere che Cuoricina è in preda alle nausee. Eh già, altra cicogna in arrivo qui in radio. Quindi sopportatemi perché dovrete sentire la mia voce soltanto per i prossimi dieci minuti.” In quello trona Bianca e le passo il microfono speranzoso di poter voltar faccia al mio beffardo destino. Vediamo se posso contrastarlo. Bianca che ormai è diventata molto brava a far da spalla si riprende il microfono, ma solo per dire agli ascoltatori
“Non trovate che Simo abbia una voce sexy? Forza cuoricine inondateci di messaggi per lui. Intanto lo mettiamo alla prova con la prima dedica” ecco, ho perso. Spero non mi tremi la voce. Nessuno sa quanto di me ci sia in queste parole.

“Ok Bianca, ecco la prima dedica: Ehi, sono uno stronzo… – ma che succede oggi? Gee ha riaccompagnato dentro mia sorella, siamo in onda e tutti ridono. Interrompo la lettura anche se non stacchiamo dalla diretta e continuiamo a microfoni accesi– ehi raga ma che è?”

“Sembrava una confessione Simo, scusateci tutti, ma oggi c’è simpatia nell’aria” comincio ad odiare seriamente il duo Bianca&Paola.

“Ricomincio: . Ehi, sono uno stronzo, uno stronzo che non credeva nel destino; non so spiegarmelo, ma è da un mese che non ti vedo ed è un mese che mi manchi anche se non ti conosco e..mi sono innamorato di te. Ti ho cercata nei volti dei passanti, ma più ti cerco e più mi convinco che non ti troverò. Spero che abbia trovato due occhi che ti sappiano amare come meriti.” Poi continuo mentalmente, peccato che non siano i mei e faccio partire Apologize, mentre nel fuori onda le due donne mi guardano intensamente. Sono in imbarazzo, non vorrei che avessero capito.

“Wow e poi dici di avere una voce orribile, Simo tu sei hot!” sorrido impacciato, odio la mia voce.

“Non riuscirai a comprarmi Bianca. Ora se posso torno alle mie faccende”. A fine trasmissione le due complici mi sventolano sotto il naso un foglio pieno zeppo di messaggi, a quanto pare per me! Ed io pateticamente cerco il suo nome tra le righe. Ma, ovviamente, non lo trovo. Finisco il turno e uscito in strada mi guardo intorno. Ma cosa speravo, di vederla lì in trepidante attesa? Eppure per due giorni esco da lavoro e la cerco tra la folla. Ma niente, la mia metro è passata e io dovevo tirare il freno invece di aspettare l’ultima fermata.

 
§§§

Due giorni fa sono scesa dall’auto con le gambe che non mi reggevano. Ho avuto la peggior giornata della mia vita in ufficio perché mi tornava in mente quel messaggio. Anche il capo se ne è accorto, così mi ha obbligata a prendermi qualche giorno di ferie, pensando stessi covando una qualche forma virale, motivo per cui ora sono qui che attendo. Attesa che mi fa capire che sono irrimediabilmente caduta in uno stato di deficienza, visto che potrei star qui per ore. Sono quasi tentata di suonare il campanello e invece, continuo ad aspettare. Sono quasi le nove del mattino. E poi lo vedo.
Dio com’è bello coi capelli tirati indietro, altissimo e fasciato nei suoi abiti casual e pronto ad andarsene in sella alla sua bici. Ora o mai più Juls. Mi avvicino.
“Ehi Occhi grigi” lui si gira e mi sorride, anche se è chiaramente spaventato dal mio agguato.

“Ciao Julia, che sorpresa” lo vedo che è sorpreso; però dopo quell’attimo di stordimento iniziale, ora sembra piacevolmente sorpreso.

“Già - sto per vomitare dall’agitazione - ho sentito il tuo messaggio, ma non sono riuscita a passare prima.”

“Credo siano stati i due giorni peggiori della mia vita” wow questa è una dichiarazione in piena regola e io mi sento attratta da lui, siamo vicini, ma ancora distanti.

“E quindi ora che si fa?”
 
“Sono già sfacciatamente fortunato che tu sia venuta, ma credi che possa sperare di poterti dare un bacio?” Lei è qui, ha sentito il mio messaggio ed è qui. Questo può voler dire solo una cosa. Mi avvicino e le prendo le mani fino a farle incontrare i miei fianchi, l’attiro a me e mi rendo conto che è così piccola da poterla racchiudere in un abbraccio. Le mie mani vorrebbero scendere, ma credo che la strada non sia il posto migliore per cedere alla passione, così le prendo il viso e mentre mi piego per raggiungerla, lei si alza sulle punte dei piedi e le nostre labbra si sfiorano. Mi trattengo.
 
Non posso credere che sto per baciare uno sconosciuto; uno sconosciuto che mi pare di conoscere da una vita. Sento il suo respiro caldo sulle mie labbra. Voglio di più. E in risposta sento la sua lingua che mi accarezza e non posso che approfondire il bacio, pensando che questo è il primo ricordo che conserverò di lui. Mi ricordo anche che siamo su un marciapiede e che forse è meglio darmi un po’ di contegno.
Anche se è stato solo un bacio, mi è difficile staccarmi da lui, anche perché pare non volermi lasciar andare.
Lo guardo negli occhi dopo aver riguadagnato mezzo metro di spazio.
“Alla fine ce l’hai o no un tatuaggio sulla caviglia?” lui si gratta il capo imbarazzato. In risposta solleva il bordo dei pantaloni fino a scoprire un complicato tribale: non ci credo!
“Incredibile, è anche il mio segno zodiacale”.
Mi giro di schiena e sollevo i capelli scoprendone uno di simile.
 
Non ci posso credere forse devo cominciare seriamente a credere nel destino e nella storia delle conchiglie e delle mezze mele.
“Non dirmi che sei nata anche tu l’otto!” sarebbe troppo assurdo; ma lei scuote la testa e mi mostra 4 dita. Quattro è metà dell’otto, vorrà mica dire che ho trovato proprio la mia metà? Ok, devo farmi vedere da uno bravo, ma non ci posso far nulla. Da quando l’ho vista sento il cuore che rimbomba nel petto. La bacio di nuovo fino a dover riprender fiato.

“Conosci la leggenda dei pesci? “ Mi fa segno di sì con la testa e io riprendo a baciarla finché non sentiamo strombazzare un clacson. Gee mi saluta dall’abitacolo. Chissà se si immaginava un finale del genere.
Julia mi guarda, ha le labbra un po’ irritate dalla mia barba lunga di due giorni.

“Ora hai gli occhi grigi” sorrido, non ci posso far nulla. Lei mi fa sorridere e mi rendo conto che prima di incontrarla la mia vita era un po’ più vuota, anche se non lo sospettavo minimamente.

“Ti accompagno alla macchina?”

“Ehm, in verità sono qui in bici” e me la indica dall’altra parte della strada. Con queste premesse rischio di chiederle di sposarmi già stasera.

“Ti andrebbe di fare un giro?”

“Solo dopo un altro bacio”

“Con piacere piccola”.
 

IL MITO DEI PESCI
 
Il mito greco è associato ad Afrodite e al figlio Eros, inseguiti dal mostro Tifone (il vento impetuoso del sud) durante la lotta per la supremazia tra Dei e Titani (Titonomachia).
Tifone, figlio di Gea (la madre terra) e Tartaro (il dio dell'oltretomba, destinato ai malvagi), era un mostro dalle 100 teste, dalle cui bocche e occhi uscivano fiamme devastanti. Seguendo il volere della madre Gea, egli volle far guerra agli dei dell'Olimpo, ma Pan avvisò gli dei e poi si trasformò, gettandosi nel fiume, in pesce-capra, come rappresentato nella costellazione del Capricorno. Anche Afrodite e suo figlio cercarono di salvarsi e, per sfuggirgli, si tramutarono in pesci e nuotarono lontano dopo essersi legati per la coda in modo da non separarsi e perdersi nella corrente.
(Tratto da: Miti e leggende del Mondo greco-romano di N.Terzaghi Ed. G. D'Anna; Dizionario mitologico Ed. Dami)

 
 
[1] Diciamo che è un’elucubrazione di Simone basata sulla canzone degli Atari, molto conosciuta dai miei coetanei ; )
[2] Citrazione da 7 spose per 7 fratelli
  
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