Mi
ripropongo con un’altra
One-Shot, una Song-fic ispirata alla canzone “ For You
“ dei Calling.
Ambientata
nella serie
2012, ovviamente.
Il
tema Song è stato
proposto dalla nostra cara LaraPink, in vista della nuova sfida e spero
vivamente
di aver reso giustizia a questa bella canzone!
Come
avrete notato in “
Hysteria “ tendo a complicarmi l’esistenza, con
tematiche abbastanza contorte… abbiate
pazienza con questa donna becera, che attraversa la canonica fase
“ anti-fluff “
e che si augura di alleggerire un pochino ‘sti toni
pesantini, con sfumature d’altri
tempi, che si ingarbuglia da sola e scrive talmente a singhiozzi da far
rabbrividire un telegrafo.
Detto
ciò, vi auguro
una buona lettura!
Grazie
a chi
legge/recensisce/preferisce/ e tutto ciò che finisce per
“-isce” … beh, dai,
proprio tutto no.
Vi
abbraccio.
Quisqy.
I am a vision, I am
justice
Never thought that I could love
Living in shadows, faded existence
It was never good enough
Within the darkness, you were the light
That shines away
You're trapped in violence, I can be the man
That saves the day
Non
ricordo cosa mi spinse a recarmi su un tetto,
proprio a quell’ora della notte.
Attesi
che tutti dormissero, sperai che nessuno
udisse i miei passi e, silenzioso, mi arrampicai lesto, quasi stessi
rincorrendo qualcosa che si ostinasse a sfuggirmi.
Più
volte mi convinsi avessi voglia di scrutare il
cielo in assenza di luci, vederlo per una volta ad occhi pieni, senza
sbirciarlo da una fessura sul mondo esterno o semplicemente non
notarlo, quando
una missione richiedeva l’ausilio di tutti i miei sensi.
Per
un buon lasso di tempo avevo anche creduto a
quella sciocca scusa, ma sapevo che non erano le stelle che volevo come
confidenti. Così come non era il buio, il silenzio e tutto
ciò di cui avrei
potuto godere in qualsiasi altro momento di pace interiore.
E
allora dov’era l’inganno? Cosa, oltre la
giustizia, avrebbe dovuto spingermi oltre il mio rifugio, lontano dalle
mie
sicurezze?
Mi
chiesi tutte queste cose, mentre ero chino sul
cornicione della terrazza di cemento e il manto di brina si posava,
pesante ed
algido, su ogni muscolo contratto dal gelo. Eppure, non trovai
risposta,
immaginavo avrei dovuto cercare altrove, esattamente al lato opposto
della
pelle.
Le
riposte non le avrei trovate in ciò che i miei
occhi stavano vedendo… ma in ciò che essi avevano
visto.
Sorrisi
mesto e scossi appena il capo, poi mi portai
una mano alla fronte, come volessi coprirmi dall’imbarazzo di
quel che avevo
appena appreso: nulla, neanche il più tormentoso pensiero o
la più aberrante
paura m’avevano mai tolto il sonno, niente era mai riuscito
ad avvelenarmi la
mente come quel nome, che al sol pronunciarlo mi avrebbe scosso sin
dentro le
ossa.
Avrei
dovuto essere discreto, come un’ombra o una
visione, come la giustizia invisibile che riscatta con
l’ordine nel mondo il
tugurio di squilibri che nasconde sotto il guscio; per fare tutto
questo avrei
dovuto restarmene a letto e riposare… e invece ero
lì, disarmato, senza
maschera, completamente vulnerabile al cospetto della mia unica, vera,
debolezza.
Quei
maledetti sogni pieni di luce. Quella maledetta
donna.
Mi
tormentava da mesi, infettava i miei sogni e non
esisteva giorno in cui non ripensassi alla notte trascorsa con quello
spettro
onirico, fatto di forme armoniose, desiderio per me.
Ogni
volta che le palpebre cadevano, lei appariva
sinuosa come fumo, e mi cercava, e mi rincorreva, ogni gesto
d’affetto o
premura mi apparivano incomprensibili.
Era
bella, avrebbe potuto insinuarsi nei sogni di
chiunque… eppure scelse me, un mutante.
Mi
prendeva le mani, le carezzava come fossero la
cosa più bella avesse mai visto, voleva le mie labbra, le
assaggiava con sete e
ogni volta le rivolgevo in mio sguardo incredulo, le mi ricambiava con
impudico
rossore.
“
Chi sei? “ le domandavo sempre, e ad ogni notte
passata, una nuova lettera si aggiungeva a parole lasciate a
metà, tra il
dubbio e l’immaginazione.
Nel
sonno che precedette quella notte era finalmente
giunta, dopo angoscianti attese, una parola completa: “
Nessuno “.
Era
un martirio quella parola, non poteva essere il
suo nome, non poteva “ Nessuno “ irrompere nei miei
sogni e turbarmi da
sveglio. Chi eri, straniera dei sogni? Perché mi scegliesti
per il tuo
maleficio?
Prima
di deprimermi per la mancanza di risposte, un
rumore acuto mi costrinse a girarmi di scatto e a mettere
d’istinto le mani
alla cintura vuota. Gli occhi balzarono da un angolo
all’altro della terrazza
circoscritta, ma non vi trovai nulla che potesse aver generato quel
fracasso.
Mi
inumidii le labbra rinsecchite dal freddo e dalla
circospezione, poi sospirai… prima di essere colto di
sorpresa, ancora una
volta.
“
Una notte disarmati non è una notte sicura. “
disse in un sussurro una voce alle mie spalle.
Il
cuore batteva talmente deciso che riecheggiava in
ogni anfratto del corpo, fin quasi a far tremare
il cemento sotto i piedi.
Come
poteva essere lì?
Mi
voltai in stato confusionale, poi la vidi,
nitida, come in ogni anatema ad occhi chiusi. Seduta con le gambe
penzolanti
sul cornicione, mi fissava con tenerezza, in una posa rilassata.
Rimasi
impietrito, la mente smise di porsi domande ,
si congelò insieme al senso delle cose che, con la sua
venuta nella realtà,
cessò di esistere.
“
Chi sei? “ domandai perentorio.
Lei
sorrise dolcemente, scivolò dal poggiò su cui
era e si avvicinò flessuosa e sensuale, come una gatta,
sicura di sé.
“
Nessuno “ bisbigliò flebilmente, con quella voce
flautata, che sembrava soffiare sulle fiamme ogni parola pronunciata.
Digrignai
i denti fino a farmi pulsare la testa ed
indietreggiai… “ Chi cazzo sei? “ le
urlai in faccia.
Ma
quella non si perse d’animo, e recuperò i quattro
passi che dividevano i nostri corpi. Non mi toccò con le
mani, ma mi violò con
lo sguardo, con quegli occhi se mi sfogliavano la pelle, ed arrivavano
al
sangue come un’iniezione letale.
Aveva
la capacità di estinguere la mia irriverenza,
fino all’ultimo brandello di orgoglio. Davanti a lei quel
“ Nessuno “ ero io.
I'm there for you
No matter what
I'm there for you
Never giving up
I'm there for you
For you.
La
tuta aderente le stringeva sui fianchi, evidenziandoli,
e si beffava del mio autocontrollo. Quella vicinanza irreale era fin
troppo
vivida, il respiro debole di lei s’infrangeva sul piastrone e
risaliva al cielo
sfiorandomi il collo infreddolito.
Era
tutto reale, non stavo dormendo.
La
piccola mano si fiondò verso la mia fronte sudata,
su cui fece viaggiare le dita, le quali scesero sino allo
zigomo… “ Sei qui per
me. “ disse distrattamente, rapita dalla mia immagine,
tutt’altro che
armoniosa.
Le
poggiai una mano sul petto e la spinsi con
decisione, stanco di sentirmi vittima dei suoi impetuosi effetti su di
me.
“
Chi sei? Perché non mi rispondi?! “ sbottai irato.
La
donna barcollò appena, senza contrariarsi per il
gesto di stizza, poi tornò a fissarmi con la solita
invadenza… “ Perché la
domanda è sbagliata. “
“
E cos’altro dovrei chiederti? “ rimbeccai subito.
L’ennesimo
sorriso tentò di trascinarmi ancora nel
vortice d’intorpidimento, ma tenni duro e cercai di restare
lucido. Incrociai
le braccia in segno di chiusura ed obbligai agli occhi di non andare
oltre le
sue clavicole… o avrei finito per abbandonarmi ancora in lei
e non cercare la
verità.
“
Cosa sono, è la domanda giusta. “ disse
finalmente.
“
Bene: Cosa sei? Cosa vuoi da me? “ chiesi,
goffamente severo.
Il
tempo infinitesimale d’un battito di ciglia, e
scomparve dalla mia vista. Sciolsi le braccia e guardai nervosamente da
una
parte all’altra, in alto, roteai su me stesso, ma non la vidi.
“
Sto impazzendo… “ borbottai istericamente, tra un
respiro affannato e l’altro.
Mi
schiacciai le mani alla faccia e sospirai esausto,
ma sussultai, mi mancò il fiato quando le mani di lei mi
toccarono il collo, da
dietro, e la bocca carnosa si accostò al canale uditivo.
“
Io sono un tuo desiderio. Non posso andarmene. “
Someone has changed
me, something saved me
Now this is who I am
Although I was blinded, my heart let me find that
Truth makes a better man
I didn't notice that you were right in front of me
A mask of silence, we'll put away so we can see.
Lo
sguardo fissò il vuoto per alcuni secondi, l’aria
divenne irrespirabile, più pesante del
pulviscolo… non potevo credere che fosse
veramente così.
“
Non… non è possibile. “ biascicai.
Le
braccia dell’incantatrice dei sogni mi cinsero le
spalle, e la bocca schioccò piccoli baci
all’altezza della giugulare
ingrossata. “ Sono la donna che vorresti ti amasse. Albergo
nel tuo sub-conscio.
“
“
Non è vero. Io non desidero questo. “ esclamai a
me stesso, poi ripresi… “ Nessuna donna mi
amerebbe mai così. Smettila di
tormentarmi! “ tuonai, sottraendomi dalla sua stretta.
Ci
ritrovammo nuovamente l’uno di fronte l’altro, ma
quella volta era nuda, completamente.
I
seni morbidi si sollevavano ritmicamente ad ogni
respiro, la pelle lievemente olivastra a farle da veste, il ventre
sottile dava
un effetto ancor più accentuato al bacino e le gambe tornite
s’incontravano sul
suo sesso. Una visione che mai mi si era rivelata alla mente, ancor
meno tra i
desideri più insistenti.
Non
riuscivo a capire come quella donna potesse
dichiararsi frutto delle mie voglie più profonde o sepolte.
Scostai altrove gli
occhi, non appena avvertii infuocarsi la parte bassa del
guscio… “ Non cadrò
nel tuo tranello. Vattene dalla mia testa. “
Nemmeno
finii di dirlo che apparve a pochissimi
centimetri dal mio viso, spogliandomi nuovamente con gli occhi scuri
“ Te l’ho
detto. Non posso andarmene. “ sibilò mielosa.
Si
protese in avanti e mi baciò dolcemente, con
castità, rendendomi inerme al punto da non sapere cosa fare.
Quando allontanò
la bocca dalla mia, sorrise ancora… “
L’accettazione è il tuo più grande
fardello. Se non lasci fluire i tuoi pensieri non mi troverai mai.
“
Within the darkness,
you are the light
That shines away
In this blind justice, I can be the man
That saves the day
“
Tu non mi accetteresti comunque. “ discorsi in
rimando, senza pensarci.
La
risata cristallina della donna risuonò nella
notte, la sua leggerezza d’animo mi fece sentire stupido,
inadeguato e brutto
dentro. La odiavo, quasi quanto odiavo me stesso.
“
Mi troverai, un giorno. Ma dovrai mostrarmi chi
sei… o potrei non accorgermi di te. “ mi
consigliò.
Scossi
il capo ripetutamente… “ Io non voglio che
qualcuno si accorga di me. “ confessai timidamente, con un
filo di voce.
“
Lo voglio io. Cercami, dopo che avrai smesso di
avere paura. “ disse dolcemente, mentre si allontanava.
“
Aspetta! “ le urlai. Avrei voluto chiederle dove,
quando. Avrei voluto avere certezza che fosse tutto vero, ma non si
voltò,
continuò a camminare verso un angolo buio, fino a diventare
tenebra e
confondersi con esso.
Il
vento soffiò più forte, mentre fissavo il punto
in cui era sparita. Fui travolto da troppe emozioni per poterle
spiegare;
individuai un senso di mancanza, mai avvertito prima di quella visita,
qualcosa
che mi fece sentire la fame d’aria e di coscienza. Possibile
fosse una parte di
me quel “ Nessuno “ al quale cercavo di dare un
volto? O che avessi bisogno di
qualcuno perché io non mi sentissi “ Nessuno
“ ?
Ma
io non ero solo, non lo ero mai stato… almeno
così credevo.
Alzai
la testa, ormai dolorante, chiusi gli occhi e
mi lasciai cullare dal silenzio di quella notte di rivelazioni, fatta
di troppe
domande… finita con poche risposte.
I'm there for you
No matter what
I'm there for you
Never giving up.
Scattai
col busto in avanti talmente velocemente che
ebbi un lieve giramento di testa; infatti caddi dal divano e
capitombolai qualche
metro più avanti.
Tremavo
moltissimo e il battito impazzito del cuore
non mi fu certo d’aiuto. Bastarono poche occhiate per
rendermi conto di essere
al rifugio, nelle fogne.
Rimasi
seduto sul pavimento ancora qualche minuto,
con aria diffidente, con l’intento di calmarmi un
po’. Ero ancora spaesato, non
ricordavo di essermi addormentato sul divano, ma di essere uscito a
prendere
aria.
Mi
appesi al bracciolo del divano e mi alzai ancor
più confuso. Compii due passi, quando notai Leo seduto a
cavalcioni sulla
sedia, proprio di fronte a dov’ero io.
Il
fatto che lui fosse lì, a scrutarmi con uno
sguardo curioso, mi sorprese.
“
Che vuoi? “ chiesi infastidito e frastornato.
“
Hai passato la notte a lamentarti e parlare nel
sonno. Abbiamo fatto a turno, dato che non è la prima volta
che accade, né che
ci fai tribolare dalla paura. “ spiegò intontito
dal sonno.
Sbuffai
e lo superai, dirigendomi verso la cucina… “
Chi vi ha chiesto niente! Potevate usare dei tappi per le orecchie.
“
Prima
che superassi la soglia della porta, la voce
di Leo mi raggiunge imperiosa: “ Raph, che cos’hai
al lato del collo? “
D’impeto
di portai la mano nel punto indicato, e
lo sentii molto caldo.
“
Guarda… “ esclamò, lanciandomi la
katana che
afferrai al volo, senza neppure guardarla.
La
posizionai in modo che potessi vedere di cosa
stesse parlando e scorsi un’impronta, quella di una
mano… una mano poggiata al
lato sinistro del collo. Inizialmente non capii cosa fosse, poi il
ricordo m’investì
come una fucilata nel petto.
Rimembrai
ogni cosa, ogni parola, sino all’ultima
sillaba pronunciata dal quell’incantesimo della
mente… che stranamente mi turbò
un poco in meno dei giorni passati.
“
Allora? “ irruppe mio fratello… “
Cos’è? “
Sorrisi
rassegnato, era inutile continuare a
sfuggirle… “ Un mio desiderio. “
“
Cosa? “ chiese interdetto l’altro.
“
Niente Leo, lascia perdere. Ci ho messo mesi per
capirlo. “ borbottai, rilanciandogli la katana.
La
sua faccia mi fece sorridere, sembrai me stesso
la prima volta che quel “ Nessuno “ si
mostrò a me, prima che riuscissi a
concepire quel desiderio di essere amato da una donna, la mia persona,
quella
alla quale appartenere.
“
Raph, capire cosa, scusami? “ insistette.
Scostai
la tenda che pendeva dall’architrave e ridacchiai
istericamente … “ Lo scoprirò molto
presto. “
L’avrei
incontrata… lo sapevo.
Lei
non mi faceva più paura.
You know it's true
You were there for me
And I'm there for you
For you.