LA REALTA' DEI SENTIMENTI
Era una mattina come
tutte le altre. Cominciavano ad essere proprio tante le mattinate e le giornate
trascorse insieme. In una routine che ogni volta sembrava essere più
emozionante ed intrigante e avvolte anche inaspettata. Insomma doveva ammettere
che la loro non era certo la quotidianità di chiunque. I cadaveri, le indagini,
la scena del crimine, e poi il laboratorio, il suo amato laboratorio, per
scoprire attraverso il più piccolo dettaglio il filo conduttore necessario per
scoprire i colpevoli, per non parlare del pericolo che correvano quasi ogni
giorno.
“Bones!”Seeley attirò la
sua attenzione mentre lei stava osservando in modo piuttosto ravvicinato un
cadavere appena dissotterrato.
Bones… Quel nomignolo!
Quando lei lo aveva sentito la per la prima volta non le era piaciuto
particolarmente, anzi forse lo aveva odiato, ma poi ci si era abituata e cominciava a non farci più caso, e in fondo
quel soprannome le si addiceva perfettamente.
“Allora? Che mi dici”
Lei si alzo in piedi, strofinò le mani e si sgranchì le gambe intorpidite da
una scomoda posizione e disse “Si tratta di una donna, sui 30 anni, dovrebbe
essere morta da circa 2 settimane, forse di più.” Booth la stava ascoltando con
completo interesse e intanto la osservava, quanto gli piaceva osservarla quando
parlava, con quell’aria seria e decisa di chi è totalmente sicuro di quello che
sta affermando.
Oh.. Si! Quanto gli
piaceva…
Bones e Booth avevano a
lungo cercato l’assassino di quella povera ragazza. Una volta risaliti a Marc e
una volta arrestato avevano saputo che poche ore dopo essere entrato nella sua
cella di sicurezza, probabilmente nel momento in cui aveva completamente
realizzato ciò che aveva fatto, Marc si era tolto la vita.
Si erano amati e un po’
come Romeo e Giulietta erano morti entrambi alla fine della storia, solo che di
intralcio non c’erano state le loro famiglie ma la mancanza di coraggio e di
volontà di rischiare per paura di perdere quello che avevano, certi che non
avrebbero avuto di più ma solo di meno.
Temperance
arrivò a casa. Era pensierosa. Lei stessa non capiva cosa la avesse fatta
sentire tanto a disagio da indurla a rifiutare l’invito di Booth a cenare
insieme come erano abituati a fare ormai molto spesso. Si tolse il cappotto e
si diresse in cucina, prese dal frigorifero un bottiglietta d’acqua e raggiunse
il salotto. Si sedette sul divano e si mise il portatile sulle ginocchia. Avrebbe
voluto mettersi a scrivere. Quello era l’unico modo che conosceva per
allontanarsi per qualche attimo dalla realtà e quindi il miglior modo per
evitare di pensare. Teneva le mani sopra la tastiera, pronte a scrivere. Ma non
ci riuscì. Questa volta no. La sua mente vagava altrove. Pensava a quella lunga
giornata. A quel caso che di base aveva qualcosa che le suonava familiare. Ma
questo non volle ammetterlo nemmeno a se stessa.
Il
mattino seguente Seeley si trovava al Jeffesonian per discutere di un nuovo
caso. Continuava a guardarsi intorno, non riusciva a trovarla. Perché non era
li? Lei era sempre li. Gli venne spontaneo chiedersi se la sua assenza fosse
legata al caso del giorno precedente. E che magari anche lei riconosceva che ci
fosse un motivo chiaro per l’imbarazzo che provavano l’uno nei confronti
dell’altra da quando avevano ricomposto la storia di Jenny e Marc. Si chiese se
tutto ciò aveva avuto a che fare anche con il suo rifiuto di andare a cena con
lui al Dinner. Poi una voce. “Ha detto che arriverà qualche minuto più tardi
stamattina. Aveva una cosa da fare. Mi ha incaricata di dirti di aspettarla nel
suo ufficio.” Seeley si girò e vide Angela. “Ok.” Sorrise e si indirizzo
nell’ufficio di Temperance. Appena varcò la soglia si sentì chiamare alle
spalle. “Booth!”Si voltò e la vide. Bones era li davanti al lui. Gli sorrideva
con aria piuttosto tranquilla. In una mano teneva in modo un po’ goffo due
bicchieri di caffè e nell’altra una busta bianca. “Ciao Bones!” Le disse senza
distogliere lo sguardo dalle sue mani, con espressione da punto interrogativo.
Temperance entrò nell’ufficio gli porse uno dei caffè. E gli avvicinò al naso
la busta. “Caffè caldo… e qui ci sono delle brioches!” Booth seguiva a
guardarla senza capire il perché di quella piacevole sorpresa. Soprattutto dopo la sera prima. “Mi
devo far perdonare per averti abbandonato ieri sera…” Booth accennò un sorriso
incredulo. “Grazie, non era necessario, lo sai.” Lei si avvicinò alla scrivania
e appoggiò la busta e il bicchiere. Anche Booth posò il caffè sulla scrivania.
Intanto si faceva più vicino a lei. Fissando il suo sguardo nei suoi splendidi
occhi. Temperance sentì il cuore battere ad un ritmo che non riconosceva. Era
abituata ad essere guardata negli occhi da Booth. Ma questa volta sembrava
diverso. Anche Booth si sentiva strano. Non riusciva ad allontanarsi da lei. Si
fece sempre più vicino al suo volto.
Entrambi potevano sentire i loro respiri mescolarsi. Booth sentiva una gran
voglia di accarezzarle la liscia pelle bianca del viso. Non ci riusciva, temeva
la sua reazione. Non si era mai sentito così davanti ad una donna. Dove era
andata a finire tutta la sua sicurezza e autostima? Possibile che una donna
potesse farle un simile effetto? Possibile che la donna che gli faceva quasi
dimenticare chi era, fosse proprio Bones?? Si accorse che lei non si era
allontanata, rimaneva immobile davanti a lui, continuando a sostenere il suo
sguardo, che si faceva sempre più intenso. Si sorprese quando notò che gli
occhi di Temperance si stavano socchiudendo. Voleva essere baciata? Seeley in
un primo momento esitò. E poi si fece coraggio. Era arrivato il momento che
attendeva da troppo. Socchiuse gli occhi anche lui ma senza smettere di
guardarla, per paura di perdere il controllo della situazione. Chinò la testa
verso di lei. Il labbro superiore di lui sfiorò il labbro inferiore di lei.
E
poi una voce in lontananza. “Dottoressa Brennan!” Cam stava per entrare
nell’ufficio e fortunatamente , teneva lo sguardo fisso su dei documenti. Bones
e Booth in una frazione di secondo si allontanarono come se avessero avvertito
un’esplosione invece della voce di Cam.. Istintivamente Booth prese uno dei
bicchieri di caffè sulla scrivania per portare l’atmosfera alla normalità, per
quanto fosse possibile almeno in presenza di Cam. “Vorrei che desse uno sguardo
a questi documenti, credo che potrebbe interessarti.” Bones si avvicinò a Cam
afferrando dall’attaccapanni il suo camice blu e se ne andarono dalla stanza.
Booth si lasciò andare appoggiandosi alla scrivania e afferrando la busta con
le brioches. Alzò lo sguardo e vide che Bones ancora a poca distanza dalla
porta che era rimasta aperta, aveva distolto l’attenzione dai documenti anche
se Cam stava continuando a parlarle e lo stava guardando. Rimasero così a
guardarsi da lontano. Il loro miglior modo di comunicare. Senza parole
riuscivano a dirsi qualunque cosa. Ma questa volta era rimasta una traccia
dubbiosa nell’aria. Cosa sarebbe successo se avessero potuto andare avanti
senza interruzioni. Si sarebbe davvero lasciata baciare? E dopo? Chissà se
avrebbe tirato fuori la sua teoria antropologica, sul bisogno fisiologico degli
uomini di avere rapporti sessuali rovinando tutto il romanticismo e la dolcezza
con cui Seeley avrebbe voluto rivolgersi a lei se glielo avesse permesso.
Quanti punti di domanda erano rimasti in sospeso. Ma la giornata era appena
cominciata e quindi dovette reagire. Uscire da quella stanza e raggiungere il
resto della squadra, dove ci sarebbe stata anche Bones. Chissà se sarebbe
riuscito a far finta di niente quando se la sarebbe trovata vicina. Una cosa
era sicura. Lei lo avrebbe fatto.
La
giornata però era appena cominciata e doveva proseguire senza immischiare i
problemi personali, dimenticandosi ancora una volta dei loro sentimenti. E fu
così. Trascorsero l’intera giornata immersi nel lavoro, nelle indagini di un
nuovo caso che non aveva lasciato loro la possibilità di pensare a mente fredda
a quello che era accaduto quella mattina. Si erano quasi baciati! Come potevano
riuscire ad ignorarlo? E poi quel continuo scambio di sguardi. Solitamente
completamente chiari, mentre quel giorno erano ambigui ed indecifrabili.
Booth
adesso si trovava a casa sua, era seduto sul divano, indossava dei jeans e una
canottiera bianca, tra le mani teneva una birra e aveva lo sguardo perso nel
vuoto. Pensava a lei, a Bones. Non capiva se considerare il loro bacio/non
bacio un progresso oppure un passo indietro nel loro rapporto. Non ci capiva
più niente. Non sapeva come si sarebbe dovuto comportare. Si alzò di scatto e
si diresse verso la porta così com’era, a piedi nudi e con la birra in mano. Devo
parlarle. Devo vederla. Non posso più aspettare! Pensò, mentre afferrava la
maniglia e apriva la porta. E poi l’insospettabile…
“Bones?
Che …che co…. Che cosa ci fai tu qui?!” Esclamò incredulo. “Non ci crederai ma
stavo per venire io da te.” Temperance
entrò in casa senza aspettare di
essere invitata da Seeley. L’osservò. Notò il suo look. “Stavi per
venire da me?” Disse mentre lo indicava. “Così?” Anche Booth si osservò. E con
una punta d’imbarazzo cerco di cambiare discorso e di comprendere la
situazione. “Allora? Perché sei qui? E’ successo qualcosa?” “ Bè.. e tu perché
volevi venire da me? Scoperto qualcosa sul caso?” Accidenti era davvero
venuta li per parlare di lavoro? “Il caso? No. E tu sei qui per questo? Sei
venuta per parlarmi del caso?” Lei chinò leggermente la testa. Era andata li
preparata su quello che gli voleva dire. Dimenticarsi di ciò che era
successo. Questa era la decisione giusta. Si era detta. E ora lui era li di
fronte a lei e aspettava di sapere il motivo che l’aveva portata a presentarsi
a casa sua d’improvviso. Perché non riusciva a parlare? Raramente le era
successo di rimanere senza parole. Quale teoria antropologica avrebbe potuto spiegare
le sensazioni che provava in presenza di quell’uomo? “Bones? Perché sei qui?”
Booth, poggiò la birra su un ripiano e poi le si fece più vicino. Sempre più
vicino. Prese il suo mento con una mano. Lei alzò gli occhi e trovò quelli di
Booth in cui specchiarsi. Quella sera sembrava che i loro occhi brillassero di
una nuova luce. E poi successe di nuovo. Come quella mattina, Temperance
socchiuse gli occhi. Ma Seeley rimase fermo ad osservarla. Avrebbe tanto voluto
riuscire ad interpretare i suoi pensieri. A cosa pensava?Quanto gli sarebbe
piaciuto saperlo! E poi Bones aprì gli occhi. Lo guardò intensamente. Gli
avvolse un braccio intorno al collo ed impaziente lo baciò. Poggiò le sue
labbra su quelle di Booth delicatamente. Aspettando una risposta da parte di
lui. Lui le cinse la vita con le mani e l’avvicinò al proprio corpo. Le labbra
di entrambi si schiusero in un bacio che allo stesso tempo era dolce e
appassionato. Le loro lingue cominciarono a cercarsi incerte, fino a trovarsi
senza voler più allontanarsi. Per entrambi sembrava che il tempo si fosse
fermato. Sembrava che stessero vivendo un sogno meraviglioso quanto
incredibile. Cominciarono a togliersi i vestiti. Lui a lei e lei a lui. Il
tutto molto lentamente. Assaporando ogni istante. Fecero l’amore fino alle
prime luci del mattino. Fino a quando Temprance si svegliò. Si mise seduta sul
divano coprendosi con la prima cosa trovata in terra. Non si rese conto che si
trattava della canottiera di Booth. Anche lui si svegliò e si accorse di lei
seduta con la schiena ancora nuda rivolta verso di lui. La osservò per un po' senza dire niente. Avrebbe
tanto voluto toccarla ancora una volta come quella notte. Avrebbe voluto
accarezzarle la linea della schiena ma non sapeva ancora, nonostante avessero
fatto l'amore per tutta la notte, non sapeva se aveva il suo permesso per
toccarla. Lei si voltò verso di lui, con aria pensierosa. Si guardarono negli
occhi. Quante sensazioni si potevano provare nel medesimo momento? Imbarazzo,
felicità, rammarico, incertezza, incredulità...
Chi dei due avrebbe dovuto
parlare per primo? E quale poteva essere la cosa più giusta da dire? Booth si
tirò su, appoggiandosi su un gomito. “Ti amo Bones.”
Wow! Nemmeno lui riusciva
a credere di averlo detto veramente. Le parole erano uscite fuori senza
controllo. A Seeley sembrò di averle lanciato una bomba. E l'espressione di lei
non era confortevole come avrebbe voluto. “No!” disse lei. Si alzò di scatto
dal divano e cominciò a vestirsi rapidamente, farneticando. “ Non posso credere
che tutto questo stia succedendo! Non a me.. con te!” Booth si sentì
leggermente offeso da quell'affermazione, ma preferì rimanere in silenzio.
“Insomma in tutta la mia vita non ho mai permesso che accadesse qualcosa del
genere. Non ho mai voluto sentirmi così!” “Così come?” cercò di chiedere Seeley
con un filo di voce. “Come ho potuto farlo?” Booth si mise seduto. L'ascoltava
concentrato su ogni parola che diceva e su ogni suo più piccolo movimento. Non
l'aveva mai vista così. “E' tanto tremendo quello che è successo?” Lei si fermò
e lo guardò. “Si... cioè no!” Booth non ci capiva più niente. “Si o no?” Lei
accennò un sorriso e si avvicinò a Seeley, si inginocchiò davanti a lui e gli
posò le mani sopra le sue. “No!” Booth sorrise. “Allora qual'è il problema? Non
so te ma io sono contento che sia successo. Insomma diciamolo era l'ora!” Anche
Temperance sorrise. “Mi ripeti quella cosa?” “Che era l'ora?” “No. Non quella!”
Le prese il viso con entrambe le mani. “Ti amo Bones!” “Non posso credere che
questo stia succedendo a noi. E soprattutto che questo potesse accadere a me.”
“Non è che adesso ricominci? Qual'è la parte che non riesci a credere?” “Non
riesco a credere di essermi innamorata!” Lui avvicinò il proprio volto al suo.
“Non smettere più di crederci. T prego!” Si baciarono a lungo. Pronti ad
ammettere completamente la realtà dei loro sentimenti.