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Autore: Caffeina86    14/02/2009    2 recensioni
Bones e Booth sono alle prese con un caso che in qualche modo riesce a farli pensare alla realtà dei loro sentimenti.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Seeley Booth, Temperance Brennan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La relatà dei sentimenti

LA REALTA' DEI SENTIMENTI

Era una mattina come tutte le altre. Cominciavano ad essere proprio tante le mattinate e le giornate trascorse insieme. In una routine che ogni volta sembrava essere più emozionante ed intrigante e avvolte anche inaspettata. Insomma doveva ammettere che la loro non era certo la quotidianità di chiunque. I cadaveri, le indagini, la scena del crimine, e poi il laboratorio, il suo amato laboratorio, per scoprire attraverso il più piccolo dettaglio il filo conduttore necessario per scoprire i colpevoli, per non parlare del pericolo che correvano quasi ogni giorno.

“Bones!”Seeley attirò la sua attenzione mentre lei stava osservando in modo piuttosto ravvicinato un cadavere appena dissotterrato.

Bones… Quel nomignolo! Quando lei lo aveva sentito la per la prima volta non le era piaciuto particolarmente, anzi forse lo aveva odiato, ma poi ci si era abituata  e cominciava a non farci più caso, e in fondo quel soprannome le si addiceva perfettamente.

“Allora? Che mi dici” Lei si alzo in piedi, strofinò le mani e si sgranchì le gambe intorpidite da una scomoda posizione e disse “Si tratta di una donna, sui 30 anni, dovrebbe essere morta da circa 2 settimane, forse di più.” Booth la stava ascoltando con completo interesse e intanto la osservava, quanto gli piaceva osservarla quando parlava, con quell’aria seria e decisa di chi è totalmente sicuro di quello che sta affermando.
Oh.. Si! Quanto gli piaceva…

 Adesso Bones e Booth si trovavano al Jeffersonian insieme al resto del team, cercando di riepilogare tutto quello che era stato scoperto sull’ultimo caso, rimettendo insieme i piccoli pezzi di un puzzle che aveva lasciato su tutti un alone di amarezza e malinconia. In particolare Booth sembrava piuttosto pensieroso a riguardo. Anche Bones non appariva del tutto indifferente, anche se, come sempre, cercava di non mostrare le proprie sensazioni esternamente.

 Era stato trovato il corpo di una giovane donna di 28 anni di nome Jenny, uccisa un paio di settimane prima dall’uomo che amava. Jenny e Marc erano due colleghi e amici, entrambi nutrivano un grande affetto l’uno per l’altra, o meglio era quella la semplice impressione che davano a chi li osservava da fuori, ed era quella l’impressione che volevano dare anche quando erano solo loro due. Ma il sentimento che provavano segretamente era molto più grande. Marc non voleva che il rapporto che aveva costruito con Jenny cambiasse o finisse e non aveva mai avuto il coraggio di rischiare dichiarandole quello che sentiva, ma non sapeva e non poteva immaginare che anche lei la pensasse allo stesso modo. Marc aveva finito per ritrovarsi fidanzato ed in prossimità delle nozze con un’altra donna. Jenny aveva però deciso di dirgli la verità, di dirgli che lo amava. Ma Marc in quel momento pensò a tutto quel tempo perso, il tempo che gli ci era voluto per dimenticarla, togliersela dalla testa e per riuscire ad affezionarsi ad un’altra donna, tanto da portarla all’altare, non poteva perdonarsi di aver commesso quel terribile errore e di aver capito solo adesso che i suoi sentimenti erano ricambiati. Accecato dalla rabbia, in un attimo di follia - una attimo tutto ciò che gli occorreva – quasi come se volesse cancellare, eliminare dai suoi occhi quello che sembrava essere a metà tra sogno e incubo, afferrò un soprammobile riposto su un ripiano dietro di lui e con esso la colpì su una tempia uccidendola.

Bones e Booth avevano a lungo cercato l’assassino di quella povera ragazza. Una volta risaliti a Marc e una volta arrestato avevano saputo che poche ore dopo essere entrato nella sua cella di sicurezza, probabilmente nel momento in cui aveva completamente realizzato ciò che aveva fatto, Marc si era tolto la vita.

Si erano amati e un po’ come Romeo e Giulietta erano morti entrambi alla fine della storia, solo che di intralcio non c’erano state le loro famiglie ma la mancanza di coraggio e di volontà di rischiare per paura di perdere quello che avevano, certi che non avrebbero avuto di più ma solo di meno.

 Bones e Booth adesso si trovavano all’esterno del Jeffersonian. Booth afferrò delicatamente Bones per un braccio mentre lei si stava dirigendo alla sua auto. “Dinner?” Lei si voltò verso di lui, lo guardò negli occhi per un lungo istante, riflettendo su come poter rispondere di no, senza che Booth potesse offendersi, ma si limitò col dire la verità. “No, stasera preferisco andare a casa. Ci vediamo”. Booth aprì la mano che le teneva ancora il braccio, quasi avesse paura che scappasse, e la lasciò libera. Lei accennò un leggero sorriso e si incamminò verso la sua macchina. Lui provò uno strano brivido mentre la osservava salire. Chinò la testa all’indietro, osservò per un frangente il cielo sopra la sua testa e poi chiuse gli occhi per un secondo per cercare di scacciare i pensieri che forse da troppo tempo aveva evitato di ascoltare.Troppe emozioni quel giorno. Nonostante il lavoro che faceva, Seeley rimaneva pur sempre un uomo sensibile. Forse anche troppo.

Temperance arrivò a casa. Era pensierosa. Lei stessa non capiva cosa la avesse fatta sentire tanto a disagio da indurla a rifiutare l’invito di Booth a cenare insieme come erano abituati a fare ormai molto spesso. Si tolse il cappotto e si diresse in cucina, prese dal frigorifero un bottiglietta d’acqua e raggiunse il salotto. Si sedette sul divano e si mise il portatile sulle ginocchia. Avrebbe voluto mettersi a scrivere. Quello era l’unico modo che conosceva per allontanarsi per qualche attimo dalla realtà e quindi il miglior modo per evitare di pensare. Teneva le mani sopra la tastiera, pronte a scrivere. Ma non ci riuscì. Questa volta no. La sua mente vagava altrove. Pensava a quella lunga giornata. A quel caso che di base aveva qualcosa che le suonava familiare. Ma questo non volle ammetterlo nemmeno a se stessa.

Il mattino seguente Seeley si trovava al Jeffesonian per discutere di un nuovo caso. Continuava a guardarsi intorno, non riusciva a trovarla. Perché non era li? Lei era sempre li. Gli venne spontaneo chiedersi se la sua assenza fosse legata al caso del giorno precedente. E che magari anche lei riconosceva che ci fosse un motivo chiaro per l’imbarazzo che provavano l’uno nei confronti dell’altra da quando avevano ricomposto la storia di Jenny e Marc. Si chiese se tutto ciò aveva avuto a che fare anche con il suo rifiuto di andare a cena con lui al Dinner. Poi una voce. “Ha detto che arriverà qualche minuto più tardi stamattina. Aveva una cosa da fare. Mi ha incaricata di dirti di aspettarla nel suo ufficio.” Seeley si girò e vide Angela. “Ok.” Sorrise e si indirizzo nell’ufficio di Temperance. Appena varcò la soglia si sentì chiamare alle spalle. “Booth!”Si voltò e la vide. Bones era li davanti al lui. Gli sorrideva con aria piuttosto tranquilla. In una mano teneva in modo un po’ goffo due bicchieri di caffè e nell’altra una busta bianca. “Ciao Bones!” Le disse senza distogliere lo sguardo dalle sue mani, con espressione da punto interrogativo. Temperance entrò nell’ufficio gli porse uno dei caffè. E gli avvicinò al naso la busta. “Caffè caldo… e qui ci sono delle brioches!” Booth seguiva a guardarla senza capire il perché di quella piacevole  sorpresa. Soprattutto dopo la sera prima. “Mi devo far perdonare per averti abbandonato ieri sera…” Booth accennò un sorriso incredulo. “Grazie, non era necessario, lo sai.” Lei si avvicinò alla scrivania e appoggiò la busta e il bicchiere. Anche Booth posò il caffè sulla scrivania. Intanto si faceva più vicino a lei. Fissando il suo sguardo nei suoi splendidi occhi. Temperance sentì il cuore battere ad un ritmo che non riconosceva. Era abituata ad essere guardata negli occhi da Booth. Ma questa volta sembrava diverso. Anche Booth si sentiva strano. Non riusciva ad allontanarsi da lei. Si fece sempre più  vicino al suo volto. Entrambi potevano sentire i loro respiri mescolarsi. Booth sentiva una gran voglia di accarezzarle la liscia pelle bianca del viso. Non ci riusciva, temeva la sua reazione. Non si era mai sentito così davanti ad una donna. Dove era andata a finire tutta la sua sicurezza e autostima? Possibile che una donna potesse farle un simile effetto? Possibile che la donna che gli faceva quasi dimenticare chi era, fosse proprio Bones?? Si accorse che lei non si era allontanata, rimaneva immobile davanti a lui, continuando a sostenere il suo sguardo, che si faceva sempre più intenso. Si sorprese quando notò che gli occhi di Temperance si stavano socchiudendo. Voleva essere baciata? Seeley in un primo momento esitò. E poi si fece coraggio. Era arrivato il momento che attendeva da troppo. Socchiuse gli occhi anche lui ma senza smettere di guardarla, per paura di perdere il controllo della situazione. Chinò la testa verso di lei. Il labbro superiore di lui sfiorò il labbro inferiore di lei.

E poi una voce in lontananza. “Dottoressa Brennan!” Cam stava per entrare nell’ufficio e fortunatamente , teneva lo sguardo fisso su dei documenti. Bones e Booth in una frazione di secondo si allontanarono come se avessero avvertito un’esplosione invece della voce di Cam.. Istintivamente Booth prese uno dei bicchieri di caffè sulla scrivania per portare l’atmosfera alla normalità, per quanto fosse possibile almeno in presenza di Cam. “Vorrei che desse uno sguardo a questi documenti, credo che potrebbe interessarti.” Bones si avvicinò a Cam afferrando dall’attaccapanni il suo camice blu e se ne andarono dalla stanza. Booth si lasciò andare appoggiandosi alla scrivania e afferrando la busta con le brioches. Alzò lo sguardo e vide che Bones ancora a poca distanza dalla porta che era rimasta aperta, aveva distolto l’attenzione dai documenti anche se Cam stava continuando a parlarle e lo stava guardando. Rimasero così a guardarsi da lontano. Il loro miglior modo di comunicare. Senza parole riuscivano a dirsi qualunque cosa. Ma questa volta era rimasta una traccia dubbiosa nell’aria. Cosa sarebbe successo se avessero potuto andare avanti senza interruzioni. Si sarebbe davvero lasciata baciare? E dopo? Chissà se avrebbe tirato fuori la sua teoria antropologica, sul bisogno fisiologico degli uomini di avere rapporti sessuali rovinando tutto il romanticismo e la dolcezza con cui Seeley avrebbe voluto rivolgersi a lei se glielo avesse permesso. Quanti punti di domanda erano rimasti in sospeso. Ma la giornata era appena cominciata e quindi dovette reagire. Uscire da quella stanza e raggiungere il resto della squadra, dove ci sarebbe stata anche Bones. Chissà se sarebbe riuscito a far finta di niente quando se la sarebbe trovata vicina. Una cosa era sicura. Lei lo avrebbe fatto.

La giornata però era appena cominciata e doveva proseguire senza immischiare i problemi personali, dimenticandosi ancora una volta dei loro sentimenti. E fu così. Trascorsero l’intera giornata immersi nel lavoro, nelle indagini di un nuovo caso che non aveva lasciato loro la possibilità di pensare a mente fredda a quello che era accaduto quella mattina. Si erano quasi baciati! Come potevano riuscire ad ignorarlo? E poi quel continuo scambio di sguardi. Solitamente completamente chiari, mentre quel giorno erano ambigui ed indecifrabili.

Booth adesso si trovava a casa sua, era seduto sul divano, indossava dei jeans e una canottiera bianca, tra le mani teneva una birra e aveva lo sguardo perso nel vuoto. Pensava a lei, a Bones. Non capiva se considerare il loro bacio/non bacio un progresso oppure un passo indietro nel loro rapporto. Non ci capiva più niente. Non sapeva come si sarebbe dovuto comportare. Si alzò di scatto e si diresse verso la porta così com’era, a piedi nudi e con la birra in mano. Devo parlarle. Devo vederla. Non posso più aspettare! Pensò, mentre afferrava la maniglia e apriva la porta. E poi l’insospettabile…

“Bones? Che …che co…. Che cosa ci fai tu qui?!” Esclamò incredulo. “Non ci crederai ma stavo per venire io da te.” Temperance entrò in casa senza aspettare di  essere invitata da Seeley. L’osservò. Notò il suo look. “Stavi per venire da me?” Disse mentre lo indicava. “Così?” Anche Booth si osservò. E con una punta d’imbarazzo cerco di cambiare discorso e di comprendere la situazione. “Allora? Perché sei qui? E’ successo qualcosa?” “ Bè.. e tu perché volevi venire da me? Scoperto qualcosa sul caso?” Accidenti era davvero venuta li per parlare di lavoro? “Il caso? No. E tu sei qui per questo? Sei venuta per parlarmi del caso?” Lei chinò leggermente la testa. Era andata li preparata su quello che gli voleva dire. Dimenticarsi di ciò che era successo. Questa era la decisione giusta. Si era detta. E ora lui era li di fronte a lei e aspettava di sapere il motivo che l’aveva portata a presentarsi a casa sua d’improvviso. Perché non riusciva a parlare? Raramente le era successo di rimanere senza parole. Quale teoria antropologica avrebbe potuto spiegare le sensazioni che provava in presenza di quell’uomo? “Bones? Perché sei qui?” Booth, poggiò la birra su un ripiano e poi le si fece più vicino. Sempre più vicino. Prese il suo mento con una mano. Lei alzò gli occhi e trovò quelli di Booth in cui specchiarsi. Quella sera sembrava che i loro occhi brillassero di una nuova luce. E poi successe di nuovo. Come quella mattina, Temperance socchiuse gli occhi. Ma Seeley rimase fermo ad osservarla. Avrebbe tanto voluto riuscire ad interpretare i suoi pensieri. A cosa pensava?Quanto gli sarebbe piaciuto saperlo! E poi Bones aprì gli occhi. Lo guardò intensamente. Gli avvolse un braccio intorno al collo ed impaziente lo baciò. Poggiò le sue labbra su quelle di Booth delicatamente. Aspettando una risposta da parte di lui. Lui le cinse la vita con le mani e l’avvicinò al proprio corpo. Le labbra di entrambi si schiusero in un bacio che allo stesso tempo era dolce e appassionato. Le loro lingue cominciarono a cercarsi incerte, fino a trovarsi senza voler più allontanarsi. Per entrambi sembrava che il tempo si fosse fermato. Sembrava che stessero vivendo un sogno meraviglioso quanto incredibile. Cominciarono a togliersi i vestiti. Lui a lei e lei a lui. Il tutto molto lentamente. Assaporando ogni istante. Fecero l’amore fino alle prime luci del mattino. Fino a quando Temprance si svegliò. Si mise seduta sul divano coprendosi con la prima cosa trovata in terra. Non si rese conto che si trattava della canottiera di Booth. Anche lui si svegliò e si accorse di lei seduta con la schiena ancora nuda rivolta verso di lui. La  osservò per un po' senza dire niente. Avrebbe tanto voluto toccarla ancora una volta come quella notte. Avrebbe voluto accarezzarle la linea della schiena ma non sapeva ancora, nonostante avessero fatto l'amore per tutta la notte, non sapeva se aveva il suo permesso per toccarla. Lei si voltò verso di lui, con aria pensierosa. Si guardarono negli occhi. Quante sensazioni si potevano provare nel medesimo momento? Imbarazzo, felicità, rammarico, incertezza, incredulità... 
Chi dei due avrebbe dovuto parlare per primo? E quale poteva essere la cosa più giusta da dire? Booth si tirò su, appoggiandosi su un gomito. “Ti amo Bones.” 
Wow! Nemmeno lui riusciva a credere di averlo detto veramente. Le parole erano uscite fuori senza controllo. A Seeley sembrò di averle lanciato una bomba. E l'espressione di lei non era confortevole come avrebbe voluto. “No!” disse lei. Si alzò di scatto dal divano e cominciò a vestirsi rapidamente, farneticando. “ Non posso credere che tutto questo stia succedendo! Non a me.. con te!” Booth si sentì leggermente offeso da quell'affermazione, ma preferì rimanere in silenzio. “Insomma in tutta la mia vita non ho mai permesso che accadesse qualcosa del genere. Non ho mai voluto sentirmi così!” “Così come?” cercò di chiedere Seeley con un filo di voce. “Come ho potuto farlo?” Booth si mise seduto. L'ascoltava concentrato su ogni parola che diceva e su ogni suo più piccolo movimento. Non l'aveva mai vista così. “E' tanto tremendo quello che è successo?” Lei si fermò e lo guardò. “Si... cioè no!” Booth non ci capiva più niente. “Si o no?” Lei accennò un sorriso e si avvicinò a Seeley, si inginocchiò davanti a lui e gli posò le mani sopra le sue. “No!” Booth sorrise. “Allora qual'è il problema? Non so te ma io sono contento che sia successo. Insomma diciamolo era l'ora!” Anche Temperance sorrise. “Mi ripeti quella cosa?” “Che era l'ora?” “No. Non quella!” Le prese il viso con entrambe le mani. “Ti amo Bones!” “Non posso credere che questo stia succedendo a noi. E soprattutto che questo potesse accadere a me.” “Non è che adesso ricominci? Qual'è la parte che non riesci a credere?” “Non riesco a credere di essermi innamorata!” Lui avvicinò il proprio volto al suo. “Non smettere più di crederci. T prego!” Si baciarono a lungo. Pronti ad ammettere completamente la realtà dei loro sentimenti.

   FINE   

  
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