Storie originali > Horror
Segui la storia  |       
Autore: Antonio Militari    03/10/2015    3 recensioni
Otto amici si ritrovano in una casa abbandonata per girare una web fiction sullo slenderman, uno dei personaggi più famosi di internet, ma quello che si nasconde in quel luogo è molto più misterioso e pericoloso del senzavolto in giacca e cravatta. Riusciranno ad uscire dalla magione? Chi rimarrà vivo? Cos'è la creatura che si cela in cantina?
La storia è composta da nove brevi capitoli, che spero di far uscire regolarmente. Se avete critiche o consigli da darmi, non esitate a lasciare una correzione. Grazie mille a tutti.
Genere: Azione, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Spero che questo racconto vi piaccia. È il primo di nove capitoli, se vi piace o semplicemente se volete darmi consigli o correzioni, avete tutta la libertà che volete nell'angolo delle recensioni. Grazie mille a tutti.



“Ma siamo proprio sicuri che sia legale?”

“Stai scherzando vero? Se ci fermiamo a pensare a queste cose? Tanto mica diventiamo famosi, è solo robetta tra noi, per divertirsi”

Sarà, ma io non sono convinto: va bene girare una web fiction, ma qui si tratta di infrangere una legge bella grossa, dal momento che irrompiamo in una proprietà privata.

“Tanto la casa è abbandonata” interviene Roberta “non ci vive più nessuno da almeno dieci anni, me l'hanno detto i miei”

Comunque non sono convinto.

“Renato?”

“Adesso arriva, ha detto che faceva un po' tardi”

“Lo aspettiamo qui fuori?”

“Beh, entrare è inutile se non abbiamo la telecamera”

“Approfittiamo per ripassare: Marina?”

“Allora: Buonasera a tutti, oggi ci troviamo direttamente in uno dei luoghi più terrificanti del paese per un'esclusiva da brivido”

“Ohi, ragazzi, eccomi, scusate il ritardo”

“Bene, entriamo. Brava Marina, solo prova con un po' più di enfasi”


 

Ok. Non volevo entrare perché ho paura, l'ho ammesso, ma questa casa sembra davvero stregata. Sorrido pensando al fatto che, dovendo interpretare lo Slender, alias il mostro della nostra miniserie, sembro l'unico ad avere una fifa buia. Ci sistemiamo tutti, mentre Eleonora da una passata rapida di trucco a tutti, soffermandosi su Marina. Il lavoro è eccellente: la nostra personalissima giornalista è passata da studentessa di liceo a super donna in carriera, con pochissimi tratti ben messi.

La casa, ripeto, fa veramente paura: sembra la classica ambientazione da film horror (non a caso l'abbiamo scelta).Poi mi viene una sorta di dubbio: perché la casa è abbandonata?

“Tutto pronto? Preparatevi a girare!” Grida Ilario, e io mi vado a preparare. Oggi apparirò una piccola Easter Egg: Praticamente appaio per una frazione di secondo, senza che nessuno, salvo qualche nerd, si accorga della mia presenza se non avvisato in tempo. Mi sistemo in fondo al lungo corridoio a destra della porta d'ingresso, il più lontano possibile, dove si aprono tre porte, di cui una, in acciaio, è evidentemente la cantina, che avrà un ruolo importante nella serie (anche se le scene le gireremo nella cantina di casa mia). Da solo in quel corridoio dalle pareti storte e ammuffite mi vengono un po' i brividi, ma resisto, indosso il mio cappuccio bianco (lo Slender non possiede volto) e mi fermo con le braccia lungo i fianchi.

In fondo al corridoio iniziano a girare, mentre io, attraverso la rete del cappuccio, vedo la scena: Marina sta parlando davanti alla telecamera come una vera giornalista, indicando l'atrio attorno a se con fare misterioso, poi Eugenio fa finta di capitare per caso nell'inquadratura, ma si sposta subito, Marina continua la sua spiegazione dell'omicidio misterioso che abbiamo inventato per questa storia.

Improvvisamente un rumore sordo mi viene alle spalle, come un ronzio cupo, amplificato da una scatola di metallo. È agghiacciante. Un brivido mi percorre la schiena mentre cerco di star fermo. Deve essere un tubo dell'acqua o un topo, ma non mi convinco. Marina gesticola vistosamente davanti alla telecamera (troppo, non sembrerà mai una vera giornalista), è fra poco si volteranno per salire le scale, ma io mi sento inquieto, osservato. Mi sembra di avere qualcuno alle spalle, ma è impossibile, assurdo. Mi impongo di stare fermo mentre tremo vistosamente. Ancora pochi secondi. Marina indica qualcosa alle spalle del cameraman e questi si gira, puntando l'obbiettivo, per una frazione di secondo, verso di me, quindi l'occhio buio della telecamera sparisce.


 

Nel salone stiamo tutti seduti per terra, dato che il mobilio è tutto interamente coperto da teli bianchi. Ilario sta discutendo con Renato davanti al computer su come montare le immagini, e sono tutti e due eccitati come davanti ad un porno. Marina, Roberta ed Eleonora parlano di ragazzi fichi, Tommaso ed Eugenio parlano di fica, e cercano di coinvolgermi.

“Tutto a posto Orla'”

“Si, tutto a posto, perché?”

“Non so, pari strano”

“No, sto a posto, è solo che in giacca e cravatta sto facendo la schiuma”

“Perché non te le togli” Non ci avevo pensato: provvedo subito, sbottonando anche il collo della camicia.

“Vabbè, dicevo: tu ci stai ancora con Martina?”

Mi prende alla sprovvista “Si, perché?”

“E ancora continua a non dartela?” Fica, come sempre. È incredibile come i ragazzi abbiano un solo chiodo in testa (e dalle risatine dell'altro gruppo, anche le ragazze non scherzano)

“Dai, ti ho già detto che non voglio parlarne”

“Dai, non farti pregare... Niente? Ricorri ancora a Federica?”

“Chi?”

“Federica: la mano amica!”

“Ma quanto fai schifo!”

“Eddai, il santarellino! Destra o sinistra?”

Cerco di cambiare discorso, senza neanche nasconderlo troppo “Ila'”

“Dimmi”

“Mi chiedevo: perché la casa è abbandonata?”

“Sinceramente non lo so. Doveva essere una specie di ospedale o che so io. Credo che abbiano semplicemente chiuso, perché?”

“Non so, la prima volta che siamo venuti qui e abbiamo controllato le stanze la maggior parte erano chiuse”

“E che c'entra”

“Niente, pensavo che magari potevamo aprirne una e curiosare un po dentro”

“Niente da fare. Ho già provato ad aprirne una: a meno che non voglia sfondarle non si fa nulla”

“No, vabbè, lascia stare”

Improvvisamente la stanza inizia a tremare leggermente, come se ci fosse una grossa macchina in funzione al piano di sotto. Ci azzittiamo tutti, stupiti, mentre un rumore sordo inizia a sollevarsi da sottoterra. Come un ronzio cupo.

“Ragazzi, questa cosa non mi piace” Trovo la forza di dire, giusto un momento prima che salti la corrente: le ragazze lanciano tre urli contemporaneamente.

“Merda! Tutte le riprese!” Esclama Ilario al buio.

“Tranquillo, è tutto registrato su nastro” Lo rassicura Renato.

“Nastro?”

“Si, è più difficile che si cancelli per caso, e la qualità è migliore del HD, basta saperlo usare, ho già pronte due o tre cassette per tutta la serie, e se non bastano se ne comprano di nuove”

“D'accordo, ora pensiamo alla luce”

Mi faccio avanti, pur di non pensare a quel rumore sordo che mi riempe le orecchie “Mio padre è elettricista, ci penso io”

“Sai dove si trova il quadro?”

“È una casa vecchia, si troverà certamente in cantina” e mentre lo dico capisco cosa ho appena fatto: dovrò scendere da solo nella cantina 'luminosissima' di una casa dall'aspetto stregato. Ottimo: bel lavoro.

“Vuoi che ti accompagno?”

Per rischiare di essere vittima di scherzi idioti? Accendo la torcia del telefono “No, grazie, vado e torno in un attimo.


 

“Ragazzi, ma a voi sembra normale?”

“Cosa?”

“La luce che se ne va così, dico”

“È una casa vecchia e ci abbiamo attaccato un computer di ultima generazione, la telecamera di Renato e acceso le luci. Si, credo che sia più che normale”

“Sarà, ma non mi convince”

“E i rumori?”

“Venivano dalla cantina: un tubo dell'acqua?”

“Ma nessuno di noi ha acceso l'acqua!” Nel frattempo la luce tornò ad illuminare l'ampia stanza.

“Perfetto, ottimo lavoro: preparatevi che tra cinque minuti si inizia a girare”

“Ma abbiamo appena pranzato!”

“Niente storie, appena fa buio dobbiamo uscire da qui. Questo posto mette i brividi”

Leggero trucco sul viso a tutti, Marina si ripassa le battute, Renato sistema le attrezzature. Ci siamo tutti.

“Ciack. Azione!”

O quasi...

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Antonio Militari