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Autore: The_Marauders    03/10/2015    3 recensioni
Tredici amici, tutti intorno ai diciannove anni, decidono di andare in vacanza per tre settimane in California lontano dai genitori.
Uno dei personaggi principali, James, ha infatti un pro-zio che possiede un'antica villa vista mare, dove i ragazzi alloggeranno durante la vacanza.
Nel bel mezzo della spensierata giovinezza, ne combinano di ogni, e tra birre, risate, falò sulla spiaggia, escursioni in mare e litigi non puo' che nascere qualcosa tra i componenti della scatenata compagnia.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Californication
 
 
Villa Padfoot
 
La macchina percorse la strada sterrata molto lentamente, alzando un nuvolone di polvere, il sole batteva davvero forte in quel pomeriggio di inizio Luglio, i suoi raggi investivano in pieno il panorama, creando un caldo insopportabile all’interno dell’auto.
La strada saliva sempre più e sulla sinistra si poteva ammirare la magnificenza dell’Oceano Pacifico, le cui onde si scontravano contro la scogliera parecchi metri più sotto.
Quando anche la strada sterrata terminò, l’auto rallentò fino a fermarsi, sulla destra una grande recinzione poteva significare solamente che erano finalmente arrivati.
Un ragazzo scese dall’auto tenendo lo sguardo fisso sulla dimora che dominava la scena, si tolse gli occhiali da sole a goccia spalancando leggermente la bocca, indossava una camicia bianca risvoltata fin sopra i gomiti e sbottonata per il gran caldo, un paio di bermuda beige e delle infradito di cuoio marrone.
Era proprio come se la ricordava; la villa, appostata sopra una lieve collina, si riusciva a vedere chiaramente attraverso il cancello, era un piccolo castello in pietra dalla forma strana.
Sulla destra delle scale permettevano l’accesso al grande balcone, completamente in ombra grazie al tetto, formato da tegole scure e sostenuto da colonne ricoperte da rampicanti verdi.
Al pian terreno, dalla parte opposta invece, si notava un grosso portone in legno scuro, dello stesso colore delle tegole, e affianco, numerose finestre contribuivano ad abbellire il profilo della casa.
Sul grande cancello grigio che gli si parava davanti, in corsivo, una scritta elegante recitava: “Padfoot” .
Il ragazzo alzò gli occhiali tirando indietro il ciuffo di capelli castani, come al solito in disordine, si avvicinò al cofano e aprì di scatto la portiera del baule proprio mentre un altro ragazzo scendeva dall’auto gialla.
<< Azz! Mica male! >> commentò osservando la villa sbalordito.
<< Aiutami con i bagagli >> lo richiamò il primo prendendo il suo borsone marrone e mettendoselo a mo’ di tracolla.
<< Arrivo James >> rispose questi chiudendo la portiera posteriore.
<< Quanto viene amico? >> chiese il ragazzo chiamato James, appoggiandosi al finestrino abbassato dell’autista.
Il tassista si sventolò il cappellino verde prima di dire, con un accento messicano: << Diciasiete dollari, gracias >>
<< Tieni bello, alla prossima >> lo salutò James passandogli il denaro.
<< Adiòs amigo >> disse ingranando la retro e sparendo poi in una nube di polvere.
<< Vieni Rick, ora ti mostro in che razza di paradiso ti ho portato. >>
James Prongs tuffo la mano nella tasca dei bermuda, risvoltati fin sopra al ginocchio, che riemerse stringendo un mazzo di chiavi dall’aria usurata.
<< Dovrebbe essere questa >> disse scegliendone una lunga e abbastanza spessa, il cancello cigolò rumorosamente quando la serratura scattò.
I due amici avanzarono per il viale battuto guardandosi intorno, rapiti dalle immense fronde che formavano delle vere e proprie zone ombrose per tutto il prato.
Qualche foglia era sparsa per il giardino, formato da ciuffi d’erba di un verde brillante e ben tagliati, il cinguettio degli uccelli e l’infrangersi delle onde sugli scogli contribuivano a creare un sottofondo estremamente rilassante.  
<< Questo è il garage >>
Era una piccola casetta, staccata dalla villa, si notava facilmente, il colore del muro era uguale a quello della casa così come quello del tetto, un portone in legno scuro e dalle grandi dimensioni era chiuso da un altrettanto grande catena arrugginita.
<< Dopo ci daremo un’occhiata >> disse rivolgendo un ghigno all’amico, completamente perso nell’osservare quel luogo.
James si fermò qualche secondo più avanti infilando una seconda chiave nel portone d’ingresso, poi si voltò verso Rick.
<< Sei pronto? >> domandò sorridendo.
<< Sono nato pronto >> rispose Rick annuendo.
James girò la chiave e insieme varcarono l’ingresso di Villa Padfoot.
 
 
La stanza nella quale entrarono era completamente immersa nel buio, l’unica fonte di luce arrivava dal portone spalancato che andava ad illuminare il retro di un divano, in fondo alla sala.
<< Fammi luce Rick >>
Rick tirò fuori dalla tasca il cellulare e mosse il dito sullo schermo, subito una luce illuminò il volto magro del ragazzo, dopodiché ruotò il polso illuminando la via a James.
C’era un ampio ma breve corridoio che si apriva in un immenso soggiorno, a sinistra una lunga tavolata contava quattordici sedie, in fondo alla stanza invece si notavano due divanetti e una poltrona, i due ragazzi proseguirono dritto fino ad avere una larga scala sulla destra, che dava accesso al piano superiore.
Vicino a essa, sulla parete bianca, c’era un quadro elettrico, appena tirati su i pulsanti le luci si accesero.
<< Ta da! >> disse James spalancando le braccia.
Il salotto e il soggiorno erano uniti in quella immensa stanza, ora si poteva vedere bene che i divanetti erano posti di fronte ad un grosso mobile con al centro una televisione, proseguendo verso sinistra adiacente alla parete c’era un grande mobile di legno scuro, come tutti gli altri mobili, con delle antine di vetro grazie alle quali si potevano ammirare i servizi da pranzo, tè e cena.
Il mobile copriva tutta la parete fino all’angolo proseguendo ancora qualche centimetro, da lì il lungo tavolo, sempre in legno, occupava la parte a sinistra della sala, sul muro invece, una fila di finestre fungevano sicuramente ad illuminare tutta la stanza che però ora avevano le persiane chiuse.
Dopo che le ebbero aperte e i raggi del sole ebbero rischiarato il posto i due amici proseguirono nella visita della casa.
<< Alla faccia! Di chi è che hai detto? >> commentò Rick tirando un lungo fischio, poiché tornati all’ingresso notò che il pian terreno proseguiva dall’altro lato.
<< È mia in teoria, ma dato che ho ancora diciassette anni è dei miei genitori. Ci abitava il mio pro-zio, i miei che lavoravano sempre durante l’estate mi portavano qui e io passavo tre mesi in quest’enorme villa, che allora mi sembrava un castello. Tutte le estati da quando sono nato le ho passate qui, compreso il Natale, la Pasqua e i tre anni dell’asilo. Quando mio zio è morto, tre anni fa, ha lasciato il testamento che mi nominava erede universale, dato che non aveva famiglia. >> cominciò a raccontare James facendo strada a Rick.
Proseguendo per quel corridoio sorpassarono un tavolo dove in bell’ordine c’erano libri, documenti e una antica abat-jour molto particolare.
<< I miei la fanno pulire ogni mese, ma io non avevo troppa voglia di tornarci prima. Quest’anno però mamma ha accennato all’idea di passare le vacanze qui con voi e… oh qui c’è un bagno >> s’interruppe James spalancando una porta sulla destra e andando ad aprire persiane e finestre.
<< Mi ricordo che quando mio zio Archibald riposava, dopo pranzo, il maggiordomo mi teneva chiuso in camera per non disturbarlo, io ovviamente uscivo e giocavo a fare l’agente segreto. Le cameriere, la cuoca e il maggiordomo erano gli scagnozzi e il mio obbiettivo era quello di raggiungere la camera dello zio, che interpretava a sua insaputa il terribile Dottor X, prendere gli occhiali che teneva sul comò, ovvero la chiave che riusciva a salvare l’umanità, per poi tornare nella mia tana vittorioso. >> disse scoppiando a ridere e scatenando le risate dell’amico.
<< Idiota fin da piccolo >> commentò Rick divertito.
Arrivarono alla cucina, era una stanza comunicante con il corridoio, i mobili erano disposti a ferro di cavallo, sulla destra c’erano i fornelli, la lavastoviglie, il forno e il lavandino, al centro il piano preparazione e a sinistra il bancone, infatti dalla parte opposta c’erano cinque sgabelli.
Ancora più in la c’era un tavolo, sempre in legno scuro, di normali dimensioni riservato alla colazione, alle spalle una porta di legno dava sul giardino, dopo aver aperto le persiane proseguirono il tour.
Al piano terra c’erano ancora quattro stanze, una aveva due letti singoli, dove un tempo alloggiavano le cameriere, una camera matrimoniale con bagno e la lavanderia.
<< Di lì cosa c’è? >> chiese Rick una volta entrati nella lavanderia.
In effetti a primo sguardo non si notava perché coperta dai lunghi armadi posti sulla destra della stanza ma in realtà c’era una piccola porticina consunta e scalfita dal tempo.
<< Oh veramente volevo aspettare anche gli altri per farvi vedere ma magari dopo te lo mostro >> disse velocemente James passandosi nervosamente una mano sul collo.
<< È inutile che fai il figo con i “magari”, tu mi fai vedere dove porta ora >>
<< Non farmi ridere, tu che ordini qualcosa a me? >> chiese James scoppiando a ridere lo stesso.
<< Dai va bene, aspetterò gli altri >> acconsentì Rick, ma appena James lo ebbe superato per uscire dalla stanza si lanciò alla carica tentando di aprire la porticina, che però era chiusa a chiave.
<< Davvero pensavi che mi sarei spostato se non fosse stata chiusa? Mi reputi tanto scemo? >>
<< Bè, su quello non c’è alcun dubbio >> rispose Rick rompendo il silenzio con una delle sue fragorose risa.
La casa proseguiva al piano di sopra, dove oltre ad un immenso salone, qualche camera con bagno annesso ed una piccola cucina si trovava la gigantesca terrazza visibile anche dall’esterno attrezzata di tavolini e sdraio, proseguendo ancora più in alto per la torretta, si arrivava in un ampia stanza, il vecchio studio dello zio Archibald.
Di una cosa potevano essere certi, si prospettava una gran bella vacanza.
 
 
 
 
Spazio Autore:
Ciao ragazzi, allora? Come vi sembra come inizio?
Scrivetemi per qualsiasi cosa, per incomprensioni, dubbi o anche per qualche critica costruttiva. Lo so che è presto e che il capitolo è un po’ corto, e soprattutto la descrizione della casa è molto lunga e pesante, però è tutto necessario.
Saluti, The_Marauders.

 
  
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