Disclaimer:
Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho
elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Riyoko
Ikeda che ne detiene tutti i diritti. Questa storia
non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione,
non esistenti in Lady Oscar, appartengono solo a me.
Credits: La citazione sotto al titolo è tratta dalla canzone
“Believe” di Cher.
Note dell'Autore: Vorrei
precisare che questo racconto non si pone come obiettivo di essere preciso dal
punto di vista storico: è ispirato all’anime Lady Oscar e a quanto tale anime
narra.
Non è niente di particolarmente originale o speciale e lo so bene, è
soltanto un’idea fulminea che mi ha colpito la sera prima di un esame (e ha
portato fortuna per l’esame in questione XD) e dato che calza a pennello con il
tema del contest ho voluto iscriverla, ma non mi aspetto chissà quali risultati
XD. Tra l’altro uso raramente i tempi al presente e non li apprezzo nemmeno
tantissimo, ma questa storia è venuta fuori così e ho voluto lasciarla nella
sua forma più “spontanea”.
Inizialmente Maria Antonietta e Fersen si trovano all’aperto e mi rendo
conto di quanto questo possa apparire assurdo, ma nell’anime si vede davvero
una scena “intima” (come si evince nonostante la censura >_<) tra i due
all’aperto, appunto (come tra Oscar e Andrè quasi alla fine dell’anime ç_ç).
La scena finale è proprio quella del loro ultimo saluto, rivisitata in
chiave introspettiva naturalmente.
La storia è inoltre scritta in base a uno dei miei prompt per la Challenge
Temporal-mente del sito Criticoni, che fa da sottotitolo.
P.S: Ho sempre detestato amichevolmente quella canzone di Cher e adesso,
grazie a questo prompt, la sento ronzare di nuovo nella mia testa dopo anni!
Introduzione:
È una bambina, una bambina innamorata. Tutto è luce e profumo, per lei.
Tutto è amore, rose, feste, balli, abiti sontuosi e sguardi profondi scambiati
di nascosto con il Conte a cui si stringe. Non esistono conseguenze, né
scandali, né dolore né morte, nel suo piccolo mondo felice.
Tardi
"And I
can't do that, there's no turning back."
(Believe – Cher)
“Piove.”
Lei non risponde. Non si volta
nemmeno a guardarlo. La sua schiena nuda emana un sottile chiarore alla pallida
luce della luna. E’ un temporale estivo e lei rabbrividisce al tocco delle
gocce di pioggia. Lui non crede sia abbastanza, eppure allunga un braccio e
afferra la propria veste, per poi adagiargliela sulle spalle.
E allora che lei si volta a
guardarlo. Lui le scosta una ciocca di capelli dal viso e sente mozzarsi il
proprio respiro nel trovarsi davanti quel volto dai lineamenti dolci e
perfetti. È bella, troppo bella. Ingiustamente bella. Una donna nella sua
posizione, contro la quale si urlerebbe allo scandalo per molto, molto meno di
quello che stanno facendo, non dovrebbe esserlo. È scorretto.
E soprattutto, non dovrebbe
appartenere a nessun altro uomo.
Il Conte Hans Axel di Fersen si
schiarisce la voce:
“Sarà meglio andare. Comincia a fare
freddo.”
Spera davvero che lei lo ascolti,
che si rimetta in piedi e si rivesta. Sarebbe tutto molto più semplice. Ma come
al solito, lei fa la cosa sbagliata. La più piacevole, certo, ma quella
sbagliata. Il sorriso sul suo viso d’angelo si fa più intenso e Maria
Antonietta, la regina di Francia, si stringe maggiormente al proprio amante.
Incurante della pioggia, incurante degli impegni di corte che la attendono, che
trascura ogni giorno di più. Dimentica dei propri doveri, del proprio marito,
della corona e soprattutto della sua vita da ricca prigioniera. Poggia il capo
sul suo petto, respira a pieni polmoni l’odore di lui, e i suoi occhi sono il
limpido specchio della gioia di vivere.
È una bambina, una bambina
innamorata. Tutto è luce e profumo, per lei. Tutto è amore, rose, feste, balli,
abiti sontuosi e sguardi profondi scambiati di nascosto con il Conte a cui si
stringe. Non esistono conseguenze, né scandali, né dolore né morte, nel suo
piccolo mondo felice.
Ma la verità, amara per quanto possa
essere, è che è proprio quel mondo a non esistere. E lei non se ne accorge.
Per lui è diverso. Lui sa. Lui sente
il peso di quanto accade, lui avverte il rischio, lui prova paura. Trema alla
sola idea che vengano scoperti. Per se stesso, in minima parte. Per lei,
soprattutto. Ma non si tratta di eroismo, come potrebbe sembrare a un esterno
osservatore della scandalosa coppia di Versailles, clandestina e sulla bocca di
tutti tranne che del diretto interessato. No, è egoismo. Nella sua forma più pura e primitiva. Perché
solo l’idea che qualcuno possa... toccarla, torcerle un capello, spegnere quel
sorriso e quella risata fresca fa fremere di sdegno il suo - nobile? - cuore. Lui non riuscirebbe a
tollerarlo, il dolore sarebbe troppo forte. Insostenibile.
Quindi non è per lei che teme, ma
per se stesso, a conti fatti. Perché non vorrebbe mai sperimentare quelle
sensazioni terribili che la sua mente non riesce nemmeno a immaginare.
Il terrore che lui prova dovrebbe
essere sufficiente. Dovrebbe far sì che riesca a staccarsi da lei, a lasciarla
andare. Sarebbe per il bene di entrambi, dopotutto.
Dannazione, se solo lei non rendesse tutto tremendamente difficile.
Anche se volesse, non potrebbe
farlo. Non riuscirebbe a staccarsi. Non quando sente il respiro caldo di lei
sul proprio petto, i piccoli baci che deposita sulla sua pelle che sente
incandescente nonostante la pioggia.
Non quando le solleva il mento e si
ritrova a fissare quel viso, ancora una volta stupito della sua bellezza, della
sua capacità di sorridere e non rendersi conto del grave pericolo che corrono.
E quando poggia le proprie labbra su
quelle di lei, avverte con maggiore chiarezza la propria incapacità di tornare
indietro. Non può farlo, oramai la condanna è firmata e certa.
No, non c’è modo di tornare
indietro.
Le gocce di pioggia scendono più
velocemente e Fersen sente, tra le proprie dita, i capelli di lei già bagnati.
Ma continua a baciarla. E si sente sprofondare sempre più in quel baratro da
cui non potrà fare ritorno.
Insieme, si sono persi.
...
Sorride, oggi, la Regina di Francia.
La sua espressione è radiosa, gli occhi brillano e le dita che si intrecciano
nervosamente testimoniano la sua impazienza.
Sorride felice, perché stasera lui
ha promesso di rivederla. E lei, che ha tra le sue inesperte mani le sorti di
un intero paese, riesce a pensare soltanto a questo. Non presta la minima
attenzione alle parole dei nobili a cui sta concedendo udienza. Si tratta di
un’udienza semplicemente fisica, non mentale. Il suo corpo è lì con loro, ma
non un singolo pensiero è speso nei loro confronti.
Di tanto in tanto cerca di fare un
piccolo sforzo su se stessa, di concentrarsi su quello che le viene detto, ma è
tutto inutile. Quei discorsi sono così vuoti, così noiosi. No, non hanno niente
a che spartire col suo dorato sogno di una notte d’amore. Quelle dei nobili di
Francia sono parole inutili alle sue orecchie, che vorrebbero solo sentire i
sospiri d’amore del suo splendido cavaliere, le parole dolci che lui sussurra
nella loro intimità.
Maria Antonietta rievoca la sensazione
delle mani di lui che scorrono lungo il suo corpo e non arrossisce. Ma non
fraintendetela, e non giudicatela male. Non pensate di lei che sia una donna
senza pudore, talmente corrotta dal peso del proprio adulterio da non provare
più vergogna.
Sbagliereste.
Guardatela attentamente, non
fermatevi a quanto mostra l’effimera superficie, e capirete. Lei è innocenza. È
candore.
Avverte come puri i propri
sentimenti, quindi non se ne vergogna.
È innocenza, appunto, al suo stadio
primordiale. Può l’innocenza vergognarsi di se stessa?
Si guarda attorno rassegnata. Ancora
una moltitudine di inutili chiacchiere la separano dal momento in cui
finalmente potrà stringersi a lui. E l’aspettativa dolce e snervante le
permette di tollerare quello che rimane della giornata, finché non potrà
tuffarsi tra le braccia del suo uomo.
Perché è così, il Conte Hans Axel di
Fersen è il suo uomo. Ma lei, Maria Antonietta, Regina di Francia, non è la sua
donna.
...
Un’altra serata d’amore, un’altra
nottata insonne. Fersen non riesce mai a dormire dopo aver fatto ritorno da uno
dei suoi incontri clandestini. Se chiudesse gli occhi, sa che vedrebbe lei. E
non vuole che ciò accada, sarebbe davvero pretendere troppo. Un premio che non
merita.
Più passa il tempo, più sente i propri
errori pesare come macigni sulle sue spalle. Ogni giorno di più copre di
vergogna la donna di cui è innamorato, può forse esistere peccato più grave di
questo?
Non riesce a trovare il modo per
farla finita. Ha già provato altre volte ad andarsene, ma poi è ritornato.
Ormai sa che lasciarsela alle spalle per sempre è impossibile.
Così, l’unica cosa che gli rimane da
fare è espiare come può le proprie colpe. E non chiudere gli occhi, impedendo a
se stesso di godere dei propri ricordi, è solamente uno dei modi che la sua
mente ha escogitato. Soltanto uno dei suoi inutili tentativi di soffocare il
senso di colpa che lo attanaglia. È lacerante, ma non lo tiene intrappolato
quanto il desiderio di lei. Non può competere con quello. Nonostante tutto,
riesce a sopportarlo, perché di certo è il male minore. Non poter più rivedere
lei sarebbe il vero dolore, tutto il resto è solo un lieve fastidio al
confronto. Tollerabile.
Almeno per il momento.
Potrebbe arrivare il giorno in cui
sarà pronto, il giorno in cui saranno entrambi pronti. Chissà che il tempo non
porti loro consiglio. Adesso, possono solo arrendersi.
...
È stato un processo lento e faticoso
per certi aspetti, ma adesso lei è cresciuta. Ha dei bambini a cui dedicare se
stessa e il suo primogenito è gravemente malato. La salute del piccolo è
cagionevole e morirà. E il sentore di tale, futuro dolore, l’ha già
invecchiata. Ha perso quella spensieratezza che era la sua caratteristica
fondamentale, la sua risata riecheggia con minor frequenza tra le mura della
reggia. I suoi occhi si sono fatti più affilati, più pensierosi. Il viso ha
perso il suo candore.
Guardatela adesso, quando incontra
Fersen. Guardate come le sue guance si tingono di rosso.
Ora Maria Antonietta prova pudore.
Ma non è pentita e non si sente in colpa. Né nei confronti dei figli né
tantomeno del marito. È ancora innamorata di Fersen e non può fare a meno di
tenerlo accanto a sé. Se potesse gli starebbe ancora più vicina, ma adesso sa
che non può, comincia a comprendere i meccanismi della corte.
Adesso che è troppo tardi.
E ha sentore del pericolo.
Purtroppo i suoi timori si
concentrano solo su ciò che avviene alla reggia. Di quello che accade fuori
Maria Antonietta non sa nulla. È ancora sprovveduta, da quel punto di vista. Se
potesse percepire l’odio che il popolo di Francia prova nei suoi confronti non
rimarrebbe indifferente e riuscirebbe, forse, a pensare a qualcos’altro oltre
che a se stessa, ai propri figli e al suo amante.
...
Fersen, cocchiere improvvisato, fa
correre i cavalli rischiando di sfinirli. Il vento sferza il suo viso e gli fa
bruciare gli occhi, ma lui continua a guardare dritto davanti a sé. Il suo
obiettivo è troppo importante, deve condurla lontano. In salvo.
Lei e la sua famiglia, sì. L’amante
sta cercando di salvare la donna che ama insieme a suo marito. Apparentemente
sembra assurdo, ma che cos’altro avrebbe potuto fare? Gli animi sono caldi e il
popolo non ci avrebbe messo molto a decidere di farsi giustizia nei confronti
dei sovrani. Non può rischiare che le facciano del male.
Si ferma, scende dalla carrozza per
parlare con loro. E arriva la doccia fredda, il re gli comunica che può andare,
che non hanno più bisogno di lui.
Non ha nemmeno la possibilità di un
ultimo saluto. Lei rimane immobile, seduta accanto a Luigi XVI a bordo della
carrozza. Solo lo sguardo che gli lancia, in qualche modo, la tradisce.
Uno sguardo, ed è tutto finito.
Devi voltarti e andartene. Lasciarla lì. Lasciartela alle spalle. Sapevi
che il vostro destino era questo, lo sapevi fin dall’inizio.
Fersen obbedisce. Va via, correndo
con il suo cavallo, non si volta più a guardarla. Non si volta a guardare gli
occhi di lei traditi dalle lacrime, quegli stessi occhi che lo implorerebbero
di rimanere.
Anche i suoi occhi si riempiono di
lacrime, mentre un solo pensiero si fa strada nella sua mente dominando tutti
gli altri.
La stai lasciando alle tue spalle, è vero. Ma solo fisicamente. Come hai
già fatto altre volte.
La verità è che non te ne andrai mai davvero.
Non c’è mai stata via di scampo, non da lei.
Era tardi per tornare indietro già dalla prima volta che l’hai vista.
FINE