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Autore: Vincent Pellington    05/10/2015    1 recensioni
PROLOGO: Rappresentava il suo sogno di sempre, l'astronave che viaggiava per il cosmo, nello spazio e nel tempo. Era abbellita dai colori delle tempere, lo spazio blu e violaceo, la navicella rossa e gialla... dall'oblò si affacciava un cosmonauta sorridente, quattro capelli ritti in testa, il volto rotondo, la pelle rosa e l'espressione più felice del mondo.
Gabriele de Rosis è uno scienziato, considerato da tutti un po' fuori dal mondo e leggermente pazzo. Da sempre sogna di viaggiare per lo spazio e per il tempo con un astronave; raggiunti i sessant'anni, riesce nel suo sogno, creando un'astronave del tempo funzionante. Giunto nel 1600, decide, però, di rimanere lì per sempre, e di cambiare, se possibile, il passato e il futuro.
Genere: Malinconico, Science-fiction, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO


 

Era attaccato al frigo con dei magneti. Uno di essi rappresentava la porta di Brandeburgo, uno aveva la forma della faccia di Topolino, uno era rettangolare con una scritta incoraggiante sopra, e l'ultimo era un semplice rotondo giallo.
C'erano altri disegni sul frigo. Anche altri magneti che erano lì senza nessun disegno sotto. Per esempio c'era il suo preferito, a forma di Colosseo. Un souvenir scadente che aveva portato zio Giacomo da Roma. Zio Giacomo viaggiava tanto e portava molti souvenir: alla nonna portava sempre i magneti, proprio perché lei li teneva sempre sul frigo, a Gabriele portava sempre delle magliette, alla mamma e al papà portava qualcosa di specifico per ogni città che vedeva: sempre da Roma aveva portato un piccolo gladiatore.
Qualunque cosa disegnassero i nipoti, la nonna la attaccava volentieri al frigo, per poi toglierla una volta che veniva prodotto un nuovo disegno. Gabriele sentiva di essere il più bravo, però, e quel dipinto ne era la prova. Rappresentava il suo sogno di sempre, l'astronave che viaggiava per il cosmo, nello spazio e nel tempo. Era abbellita dai colori delle tempere, lo spazio blu e violaceo, la navicella rossa e gialla... dall'oblò si affacciava un cosmonauta sorridente, quattro capelli ritti in testa, il volto rotondo, la pelle rosa e l'espressione più felice del mondo.
I disegni di Michele al confronto non erano nulla: solo draghi e cavalieri, disegnati anche male. Sì, se lo sentiva, erano i suoi i disegni più belli sul frigo. Però, per la nonna erano belli tutti egualmente. Li appendeva tutti, senza nessuna distinzione di importanza. Ogni volta che gliene veniva mostrato uno, sorrideva e diceva che era bellissimo.
Quando Gabriele aveva finito di disegnare quello, lo aveva portato di corsa dalla nonna. E lei gli aveva riservato lo stesso trattamento: aveva sorriso, e aveva appeso, come fosse niente, il cosmo intero su quel piccolo quadrato di frigorifero.

 

Con gli anni la nonna era morta, il cosmo era andato perso e lui era invecchiato: aveva perso i capelli e i pochi rimasti s'erano imbianchiti, s'era incurvato, il suo viso s'era ricoperto di rughe e gli occhi s'erano indeboliti al punto da non vedere ad un palmo dal naso senza un paio d'occhiali. Ma nonostante non fosse più giovane da tempo, Gabriele si ritrovava spesso a ripensare a quel disegno galattico. In realtà, non poteva essere grandioso come ora se lo immaginava, ma in tutto quel tempo non lo aveva assolutamente mai dimenticato. Pensava spesso a quell'astronauta ridente, che viaggiava per tempo e spazio.
Era incredibile pensare che sarebbe stato lui il cosmonauta del frigorifero, ma sarebbe successo. Quando camminò dentro la propria astronave del tempo – così gli piaceva chiamarla – con i propri trent'anni per gamba, si rese conto di star per realizzare finalmente il proprio sogno. Immaginava già i viaggi per il tempo e lo spazio, lo slalom tra gli astri, l'incontro con civiltà antiche... ed era tutto alla sua portata di mano.
Gabriele, al secolo dottor de Rosis, girò la chiave d'accensione. La macchina si illuminò, come nei film di fantascienza. Premette un tasto rosso, digitò dei numeri su un tastierino, e attese.  


Angolo dell'autore

Buongiorno, e grazie per esserti fermato qua a leggere, caro/a lettore/rice. 
La storia che pubblicherò non intende essere molto lunga, ma in linea di massima i capitoli saranno comunque meno brevi di questo prologo, che vuole essere solo un assaggio - chiamarlo capitolo zero sarebbe indubbiamente più corretto. 
Credo che il prologo stesso non necessiti chissà che spiegazioni, ma comunque, se ne avete bisogno, chiedete pure. Vedrò se rispondere o meno (se non lo farò sarà perché le cose saranno spiegate più avanti nella storia.)
Alla prossima!

 
   
 
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