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Autore: Atomic Chiken    08/10/2015    2 recensioni
E' una normalissima porta di legno, una di quelle bianche che trovi negli uffici. L'essere sempre chiusa è ciò che la differenzia dalle altre. Da quando ho messo piede in questo posto, non l'ho vista aperta neanche una volta. Nemmeno un minuscolo spiraglio. Niente di niente. Solamente chiusa.
Genere: Drammatico, Malinconico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho iniziato a frequentare questo centro da poco, forse neanche un mese. Sono stati giorni noiosi e lenti, troppo lenti per i miei gusti. Tra compilare fogli, ascoltare quello che ti hanno da dire e fare stupidi test, il tempo sembra non passare mai. La monotonia è quello che mi uccide. Dicono che ci preparano per il grande giorno...ma se non dicono in che cosa diavolo consiste, come facciamo ad essere pronti? 
"Tutto a tempo debito". E' quello che mi ripetono di continuo. Tutto a quel diavolo di tempo debito.
La maggior parte dei ragazzi finisce dopo nove mesi di lavoro, ma a quanto pare ci sono delle eccezioni. Non è una cosa positiva esserlo. E' la peggior cosa che ti possa capitare in questo centro, apparentemente.
Essere un'eccezione. A me non sembra poi così male essere diverso dagli altri. Ma nemmeno questo mi aiuta a combattere la monotonia di questo stupido posto. 
Effettivamente, c'è solo una cosa che mi impedisce di mandare tutto a quel paese. Mi hanno detto di starne alla larga sin dal primo giorno, e questo non ha fatto altro che aumentare la mia curiosità. E' una normalissima porta di legno, una di quelle bianche che trovi negli uffici. L'essere sempre chiusa è ciò che la differenzia dalle altre. Da quando ho messo piede in questo posto, non l'ho vista aperta neanche una volta. Nemmeno un minuscolo spiraglio. Niente di niente. Solamente chiusa. 
Ma si apre. 
Per le eccezioni. L'hanno spiegato il secondo giorno di lavoro. Durante il corso potrebbero esserci degli...imprevisti? Sì, è quello che hanno detto. Potrebbero esserci imprevisti per qualcuno di noi, e la causa qualunque. Da un test andato male ad anomalie improvvise. E la porta si aprirebbe. Solo le eccezioni hanno il diritto di entrare. Non è un'esperienza piacevole, da quel che ho sentito. E la parte peggiore di tutto questo è che nessuno torna indietro. Nessuna eccezione è stata rivista nel centro.
Tutte queste parole non hanno fatto altro che aumentare la mia curiosità. Il desiderio di sapere cosa nasconde. Cosa c'è oltre la soglia. Ma l'hanno detto chiaro e tondo.
"Se non siete delle eccezioni, statene alla larga. Chi verrà beccato a girovagarvi accanto, finirà male".
Finirà male. Ne ho visti alcuni, di quelli finiti male. Non hanno un bell'aspetto. Sembrano quasi deformi.
Lo stato peggiore che ho visto fino ad ora è di quel ragazzino. Ha qualcosa di strano agli occhi, e usa un bastone per camminare. Prima era come noi. Sorridente, vivace.
Ma dopo che è stato beccato e portato via dalle guardie, è decisamente cambiato. Cerco di stargli alla larga, non vorrei finire come lui o gli altri scemi che hanno disubbidito. Ma la voglia è così forte...maledettamente forte. Cresce ogni giorno che passa, sempre di più. Giuro di averla sentita pronunciare il mio nome. Lei.
Lei. Sembra avere una sua personalità.
Lei vuole. Quella maledetta porta vuole che la apra. 
Le sto alla larga, evito di guardarla. Non devo disubbidire, non voglio finire come gli altri.
Ma diventa sempre più forte. Il bisogno di farlo. 
No. No. No. No.
Ho la testa piena...piena di quella stupida porta. Non penso ad altro. Non riesco a pensare ad altro.
Ed ho paura che gli altri lo abbiano capito. Mi evitano. Non vogliono starmi accanto. Non mi degnano nemmeno di uno sguardo. A differenza delle guardie. Quelle non fanno altro che fissarmi tutto il tempo. Ovunque vada. Anche adesso.
Lascio cadere la testa tra le mani, e tra gli spiragli delle dita fisso il foglio sul tavolo. E' uno di quegli stupidi test che mi hanno fatto fare un migliaio di volte...eppure adesso sembra diverso. Di nascosto guardo gli altri. Non sembrano avere il mio stesso problema...scrivono come delle macchinette.
Prendo un gran respiro e torno a guardare il foglio. Parole incomprensibili. Lettere messe una accanto all'altra senza un preciso ordine...cosa diavolo significa?!
"Fermate il test".
Il rumore delle penne sulla carta dimiuisce. Alzano tutti la testa per guardare il signore sulla soglia.
Il mio cuore inizia a battere all'impazzata. Inizio a sudare freddo. Il respiro si fa irregolare.
Non è mai un buon presagio vederlo entrare nel bel mezzo di un test.
Ispeziona la stanza partendo dal fondo, e inizia a fissarci uno ad uno come un falco.
Il mio cuore perde un colpo quando lascia cadere il suo sguardo su di me.
"No...". Il mio è quasi un bisbiglio in confronto alle parole che lo seguono.
"Vieni con me. La porta si è aperta".
Rimango seduto, immobile come una statua. Ho la mente svuotata da ogni pensiero, anche la porta sembra essere sparita. Non oso muovere un muscolo, come se non fare il minimo movimento possa cambiare le cose. 
Ci vogliono due guardie perché mi alzi e raggiunga il signore. Mi prende delicatamente per il braccio e guida lungo il corridoio.
Le sue parole rimbalzano nella mia testa mentre raggiungiamo la meta.
"Sarà una cosa veloce, non te ne accorgerai neanche".
Ed eccola lì. Ci fermiamo ad un paio di passi dalla porta, aperta come mai lo è stata prima d'ora. Sento il bisogno di attraversare la soglia, eppure il buio che emana mi impedisce di muovere le gambe. Ho paura.
La voce del signore mi riscuote dai pensieri.
"E' ora".
Mi da un colpetto sulla schiena, e automaticamente inizio a muovermi verso l'oscurità. Il cuore batte alla velocità della luce, non sento il mio stesso respiro.
Esito sulla soglia per un attimo. 
Ed entro.
Mentre vengo investito dal buio sento la porta chiudersi alle mie spalle. L'ultimo barlume di speranza svanisce con la luce del centro. Sono circondato da nient'altro che nero assoluto. 
Non sapendo cos'altro fare, inizio a muovermi di nuovo. Cammino, cammino senza pensieri. Inizio a sentirmi più leggero, meno spaventato ad ogni passo che compio.
E la vedo. Una luce fioca, spenta. La prendo come guida e vi vado incontro. Inizio a correre. Mi muovo più veloce che mai. Sento il bisogno di raggiungerla subito, non voglio più stare nel buio. 
La luce sembra diminuire sempre di più...
No...no...NO!
Non puo' essere vero...ditemi che non è vero!

Voci lontane, confuse...mi sembra di sentire un pianto leggero.
Il suo pianto. Lei. 
Mi sta chiamando di nuovo. Mi vuole.
Sono solo ad un paio di passi dalla luce. Ce l'ho quasi fatta.
Posso toccarla.
Allungo il braccio...e la luce si spegne.
Vengo inghiottito dal buio. Lascio che il mio corpo stanco e dolorante cada a terra. L'unica cosa che mi fa compagnia è il pianto, ora divenuto più forte.
Mentre sono disteso vedo una mano nel buio. E' magra, riesco a vedere il contorno delle ossa.
Viene seguita da un volto. Un volto che mi è familiare.
Il volto di un'altra eccezione.


 


*




"No...no...NO! Non puo' essere vero...ditemi che non è vero!".
L'uomo circondò la donna con un abbraccio. Provò a rassicurarla in tutti i modi, a dirle che avevano fatto la cosa giusta, che era la cosa giusta. Il pianto divenne più forte, rimbombò tra le mura dell'ospedale.
Una lacrima attraversò la guancia dell'uomo quando il dottore parlò.
"L'aborto è stato un successo. Non dovete preoccuparvi per il bambino, vi posso assicurare che non ha sofferto...spiegandomi in parole povere, è morto ancor prima di nascere. Non ha avuto il tempo di provare dolore".

Da qualche parte nell'oscurità, riecheggiò il pianto di un bambino mai nato.






Angolo Autrice:
Prima di tutto, chiedo venia se non ci sono particolari "horror". Ho rimuginato su dove potessi smistare il racconto. Drammatico mi sembrava la sezione giusta, ma non mi convinceva del tutto...insomma, fate un po' voi.
Spero che la trama in sè non vi abbia fatto venire conati di vomito, è un'idea nata e buttata giù tra ore noiose di scuola...spero che il racconto non sia un aborto (ha ha ha).
Ok, sparisco.

 
  
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