Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: meuccio23    10/10/2015    1 recensioni
Francesca è una diciassettenne come tante altre, finché un giorno non inizia a soffrire di nausee, segno inequivocabile di una gravidanza. Quale sarà il risultato del test di gravidanza? Riuscirà a superare i suoi problemi familiari e a tenere il bambino, o sarà sopraffatta dalle difficoltà?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mi è sempre capitato di pensare che le disgrazie potessero capitare solo agli altri e immaginavo di esserne immune, come se vivessi in un mondo fatto su misura per me in cui tutto filava liscio e niente poteva andare storto. Finché all’improvviso mi sono svegliata dal sogno in cui vivevo e mi sono resa conto che le mie azioni avevano delle conseguenze e che ognuno paga il prezzo dei propri errori.

Ho 17 anni e mi chiamo Francesca, un nome banale e comune proprio come me. Sono una ragazza identica a tante altre. Non ho niente di speciale, tranne un piercing al sopracciglio sinistro e un paio di tatuaggi che ostento con orgoglio come simbolo di maturità ed emancipazione.

Oggi ho vissuto uno dei momenti più difficili della mia vita  perché per la prima volta ho dovuto affrontare i problemi e non ho aggirato gli ostacoli come ho sempre fatto. Mi sono fatta coraggio e ho capito che non potevo più rimandare, era arrivato il momento di prendere in mano la situazione.
La giornata è iniziata come al solito: mi sono svegliata a casa da sola, mamma era uscita presto per prendere il treno. Lavora lontano e non la vedo quasi mai. Non mi andava di andare a scuola e sono restata a rigirarmi nel letto fino ad ora di pranzo, avevo la nausea e non riuscivo ad alzarmi.
E’ proprio questo sintomo che mi preoccupa: sono settimane che convivo con il dubbio ma non ho ancora trovato il coraggio di acquistare il test. Stanotte  ho sognato quel fatidico momento : io in coda nella farmacia della cittadina in cui vivo, ad attendere il mio turno. Poi mi sono fatta avanti, ho chiesto con voce tremante “un test di gravidanza” e la farmacista, una signora anziana dallo sguardo torvo, mi ha squadrata con i suoi penetranti occhi di un azzurro acquoso, pensando chissà cosa di me vista la mia giovane età.

Ma le cose sono andate diversamente. Sono entrata nell’edificio e per fortuna non c’era nessuno. Ho barcollato fino al bancone e ho esitato per qualche secondo prima di sussurrare: “un test di gravidanza per favore”. La farmacista mi ha chiesto se lo volessi digitale o classico, dandomi del tu, come se fossi una ragazzina. Questo mi ha fatto rendere conto della situazione in cui mi ero cacciata, ero solo una bambina e sarei dovuta essere a scuola con i miei coetanei, senza avere questi problemi.

Le ho risposto che volevo il test classico, costava di meno e avevo solo pochi euro in tasca, che mamma mi lascia ogni giorno sul comodino per comprare la merenda. L’inserviente lo ha impacchettato nella carta e poi me lo ha porto. L’ho infilato subito in tasca e mi sono guardata intorno furtivamente, temendo di incontrare qualcuno che mi conoscesse. In quel momento è entrata una ragazza con il braccio un neonato e sono rimasta a guardarla, ipnotizzata. Sarei diventata come lei tra qualche mese? Era abbastanza giovane, probabilmente aveva solo qualche anno in più a me. La madre ha chiesto delle vitamine e per un attimo i nostri sguardi si sono incrociati. Ho avuto paura che leggesse le mie preoccupazioni ma ero immobile, non riuscivo a muovermi mentre i miei pensieri correvano veloci.

Il pianto del bimbo mi ha riscosso e mi sono defilata, imboccando l’uscita. Quella creatura aveva degli occhioni di un blu elettrico, si guardava intorno incuriosito e desideroso di conoscere il mondo. Com’era avere un bambino? Quali emozioni ti regalava?

Ho fatto le scale di corsa e appena entrata in casa mi sono diretta in bagno. Era meglio togliersi subito il pensiero una volta per tutte piuttosto che continuare a rimandare. Tanto la verità prima o poi sarebbe saltata fuori e avrei dovuto prendermi le mie responsabilità. Forte di queste convinzioni ho scartato il test e ho letto le istruzioni. Era semplice: per farlo bastavano pochi secondi e sarebbero comparse una o più linee a seconda dell’esito.

E’ passato un po’ e sono seduta a terra con il test tra le dita. Sto aspettando che compaia quel fatidico risultato  che potrebbe cambiare definitivamente la mia vita. Tutto dipende dal numero delle strisce, se è una potrò continuare la mia banale esistenza come se niente fosse, se sono due dovrò prendere una decisione. I miei pensieri corrono veloci. Sono pronta per una gravidanza? Non lo so. Ho sempre dovuto badare a me stessa, senza avere nessuno al mio fianco che si prendesse cura di me. I miei genitori sono separati e non vedo mai mio padre, si è trasferito a nord. Mamma lavora fuori e stiamo insieme solo la sera, è sempre stanca per il lavoro e fa di tutto per mantenere la nostra piccola famiglia. Non ho nemmeno il diploma e non potrei mai affrontare le spese che un bambino richiede: vitamine, frullati, latte, vestiti, pannolini…  Per farlo dovrei trovare un’occupazione ma è difficile che mi assumano con le mie scarse competenze.

Se fossi incinta sarei costretta a chiedere aiuto al padre del bambino. Anche lui è un adolescente e sono sicura che, appena appresa la notizia, impallidirebbe e si rifiuterebbe di darmi una mano. Si chiama Luca ed è un ragazzo superficiale, interessato solo alla palestra e alla discoteca. L’ho conosciuto proprio lì, una sera di qualche settimana fa, ognuno era con i suoi amici e ci siamo scontrati per caso. Mi ha fatto cadere il drink che avevo in mano, rovesciandolo sul vestito. Ci siamo sporcati entrambi e si è scusato: da lì è nata una conversazione e ci siamo scambiati i numeri di telefono. Devo essere sincera: non è un grande amore ma avevo bisogno di attenzioni e mi sono aggrappata alla prima persona disposta ad ascoltarmi. Con lui mi sono aperta e gli ho parlato dei miei problemi: annuiva con aria pensierosa e poi cercava di consolarmi.

Ho avuto tanti ragazzi prima di Luca perché cerco l’affetto nel modo sbagliato, faccio di tutto per avere qualcuno al mio fianco e non sopporto la solitudine, vorrei che una persona fosse capace di riempire il vuoto che c’è in me e per qualche momento gli altri ci riescono, ma quando sono a casa mi sento schiacciata dal peso dei miei problemi. Vorrei che la mia famiglia fosse più presente e per questo cerco l’affetto al di fuori. Dietro i miei occhi truccati pesantemente e il viso coperto di fondotinta si cela una bambina che è cresciuta troppo in fretta e ha dovuto affrontare situazioni più grandi di lei. Sono stata abituata alla solitudine sin da piccola e ho sofferto molto per la carenza di attenzioni da parte dei miei parenti: ognuno era preso dai suoi problemi e mi trascuravano, abbandonandomi a me stessa. Ho trascorso la mia infanzia da sola a giocare con le bambole nella mia cameretta, Barbie e Ken erano la mia unica compagnia.

Anche quando sono cresciuta e ho iniziato la scuola ho avuto difficoltà a socializzare: le altre ragazze mi discriminavano per la mia situazione economica e davano più peso ai vestiti firmati e alle borse di marca rispetto all’interiorità di una persona. Le poche amiche che ho sono le uniche persone che cercano di sostenermi, ma nemmeno loro sono in grado di capirmi, provano ad immedesimarsi in me ma non ci riescono, è come se ci fosse un distacco tra noi.

Ho abbassato lo sguardo e sgranato gli occhi. Sul test sono comparse due linee e hanno iniziato ad espandersi, fino a ricoprire la superficie di plastica. Il cuore ha iniziato a martellarmi nel petto: come mi sarei comportata adesso? La mia vita era stata cambiata per sempre da quell’oggetto di plastica dalla forma affusolata. Come lo avrei detto alla mia famiglia? Mamma l’avrebbe presa sicuramente male e mi avrebbe fatto pressione per abortire, non potevamo permetterci di allevare un bambino. Le mie amiche, al contrario, mi avrebbero consigliato di tenerlo, sostenendo che in futuro mi sarei pentita della mia decisione. Ma l’unica emozione forte in quel momento era l’incredulità. Come era potuto succedere proprio a me? In un attimo ho capito che non ero pronta per avere un figlio, sarebbe stato meglio abortire che crescere un bambino negli stenti, sarei stata una madre irresponsabile e piena di problemi, la scelta migliore era evitargli la sofferenza di una famiglia assente e la sensazione di essere abbandonato a se stesso, proprio come era successo a me. Mi sono resa conto che non era questo ciò che volevo per mio figlio, sarei diventata un genitore quando fossi stata pronta e consapevole delle mie decisioni, non perché era capitato.

Sono passati cinque anni e sono di nuovo incinta, questa volta la mia reazione di fronte al test è stata completamente diversa: ho detto al compagno con cui convivo di aver bisogno di parlargli e siamo andati fuori a cena. Dopo l’imbarazzo iniziale gli ho confessato della gravidanza. Mi ha risposto che era felice di diventare padre e che era sicuro che fossi la persona giusta per lui, perciò mi ha chiesto di sposarlo.

Dovrei essere felice ma il senso di colpa resta, ogni giorno penso a quel bambino che non è mai nato, se avessi agito diversamente il piccolo avrebbe potuto vedere il sole, il mare, assaporare le prime gioie della vita, bere il latte materno, crescere, andare a scuola, diventare un uomo e formare una propria famiglia. Nemmeno la gioia di essere incinta, stavolta per mia decisione, è riuscita a cancellare quei rimorsi. Ma dentro di me ho deciso di dare a questo nuovo figlio tutto l’affetto possibile, quello che è stato negato al primo, e sarà un modo per rimediare ai miei errori passati. Cinque anni fa ero solo una bambina e non avrei potuto portare avanti la gravidanza, eppure mi pento, se fossi stata più forte in qualche modo ce l’avrei fatta. Ormai però è troppo tardi per piangere sul latte versato, mi sento matura e pronta ad assumermi le responsabilità che comporta la maternità: ora ho una casa e un lavoro stabile, non farò mancare niente a questo bambino e sono sicura che mi darà tante gioie, prima di tutte quella di vedermi riflessa in lui e riconoscere i tratti del mio compagno: questa creatura è il frutto del nostro amore e ci legherà ancora di più. 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: meuccio23