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Autore: Lumos and Nox    11/10/2015    13 recensioni
Il matrimonio tra un noto generale romano chiamato Cesare e la sua prima moglie raccontato in due piccoli sprazzi
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia



Il fumo pungente del sacrificio sale avvolgendosi in mille spirali prima di sparire fuori dall'impluvium. Fa caldo. Molto caldo, e il bel flammeum che le hanno fatto indossare le impedisce quasi di respirare. Cornelia tenta di resistere: sposta il peso da un piede all'altro ed osserva l'auspicex mentre controlla le interiora dell'animale per garantire se l'unione sarà gradita agli dei.
L'unione, la loro unione. Il cuore ha un sobbalzo mentre i suoi occhi cercano, ancora, il suo sposo, colui che presto la condurrà alla sua casa. È giovane, Gaio Giulio Cesare, ha capelli stranamente chiari, un naso un poco strano, fin troppo dritto, e si sta mordendo le labbra e... e non sembra poi tanto male, si dice per rincuorarsi, poteva essere un vecchio, grasso, patrizio con più vino nel corpo che altro, e Gaio Giulio non sembra poi tanto male, anche se Cornelia ha comunque paura, anche se sa che ora la sua vita cambierà totalmente, anche se... Gaio Giulio non sembra poi tanto male.
Vorrebbe smetterla di pensare, Cornelia, ma allo stesso tempo vorrebbe avere altro tempo quando in quel momento l'auspicex alza le braccia al cielo ed annuisce solenne.
Un serpeggiante silenzio di esultazioni e di sguardi verso di lei, le ricorda ciò che sta per accadere. L'auspicex le fa poggiare le mani su quelle di Gaio Giulio- che non sembra poi tanto male -e lui, il suo sposo, la scruta negli occhi, le sembra leggerle l'anima.
Il silenzio si fa ancora più denso prima che lei pronunci quella frase, quel giuramento che, in un modo o nell'altro, li legherà, per sempre. La voce le esce un poco tremante, ma fa il suo dovere.
«Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia».
Feliciter! e grida di gioia invadono ogni cosa nella sala, ma Cornelia riesce a sorridere solo quando il suo sposo le alza il flammeum con un sorriso un poco impacciato a cololargli il viso.
Dopotutto, Gaio Giulio non sembra poi tanto male.
E quella formula rieccheggia nella sua testa mentre si dirigono al banchetto, tra le risate e gli insulti degli amici, tra le loro due mani strette insieme.
Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia.

La sala è avvolta nel silenzio, che dopo tutte le urla di pochi momenti prima è quasi irreale.
Le fiamme crepitano tranquille in un braciere sospeso sulla destra e la luce biancastra del cielo coperto da nuvole entra dall'unica finestra.
Le fiamme crepitano, ma Giulio non le sente mentre si avvicina al letto.
Ha gli occhi chiusi, la sua sposa, le mani strette al petto, e sembra... sembra quasi dormire, gli piacerebbe davvero pensare che stia dormendo, solo dormendo...
Lo straccio denso di sangue poggiato poco più in là distruggerebbe da solo quel pensiero, insieme a molti altri dettagli, come il materasso ancora sporco, appena sotto la coperta che le ancillae le hanno adagiato sul corpo.
Ma sembra... sembra...
Dagli occhi di Giulio scende una lacrima mentre si china ad accarezzarle una guancia. La lacrima cade a bagnare il volto che mai nient'altro toccherà, se non la terra.
Sembra... sembra quasi...
Gaio Giulio si sporge a sfiorarle le labbra in ultimo bacio e quando si scosta per guardare ancora quel suo viso, che sembra... sembra davvero solo addormentato, quel sussurro scivola dalla sua bocca come se fossero ancora nell'impluvium di Cornelia, ad aver appena ascoltato il responso dell'auspicex.
«Ubi tu Gaia, ibi ego Gaius».




N.d.A: Gaius, oltre ad essere appunto il nome utilizzato nella formula del matrimonio romano, è anche un aggettivo che indica la felicità: di conseguenza significa anche "Dove tu sarai felice, lì lo sarò anche io". Si racconta molto di Gaio Giulio Cesare (o di Caio Giulio Cesare, vedete voi), ma poco si sa del suo rapporto con la prima moglie Cornelia, che si dice essere quella da lui più amata, morta di parto in giovane età.

  
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