11/10/2015
0 recensioniBottle And A Beat
Non gli importava se in quel momento si trovasse ubriaco fradicio, cantando e ballando, sotto la pioggia. Non gli importava che stesse dando spettacolo facendosi così deridere dai ragazzi che camminavano su quel marciapiede. Potevano riprenderlo e poi postare il video su youtube facendolo diventare uno dei tanti zimbelli di questo mondo. Non gli importava di cosa pensassero quelle persone, a meno che una di esse non fosse il suo caro e buon vecchio amico Alex Gaskarth. Ma in quel momento non era con lui, in quel momento era a casa con la sua futura mogliettina Lisa a guardarsi uno stupido film d’amore che sarebbe finito con uno scontatissimo quanto banale “e vissero tutti felici e contenti”. Balle, lui non avrebbe vissuto felice e contento. Lui avrebbe vissuto da spettatore della storia tra il ragazzo che amava e la sua fidanzata, altro che finale da favola. A lui spettava un finale da tragedia come una delle novelle di Verga. Incomiciò a ridere quando si immaginò nei panni di Turiddu Macca e Lisa nei panni di Alfio in “Cavalleria rusticana”, a combattere all’ultimo sangue per l’amore della bella Lola. Venne riscosso da quei pensieri idioti grazie al cellulare che cominciò a vibrare incessantemente nella sua tasca destra. Lo tirò fuori e cercò di leggere il nome sul display, ma che gli appariva ofuscato e doppio a causa di tutto l’alcool che circolava nel suo organismo in quel momento.
“P-pronto?” rispose
“Dio, finalmente hai risposto Jack. Dove cazzo sei? Che stai facendo? Ti rendi conto che hai fatto venire un infarto a tutti quanti? Ti avremo chiamato sì e no un centinaio di volte” prese ad urlagli Alex dall’altra parte del telefono
“parli del diavolo e spuntano le corna” pensò il moro.
“Hey, Hey, amico n-non urlare. Sccc… sto b-bene. Hai visto che b-bella p-pioggia sta cadendo? C-cavolo non mi e-ero mai reso conto di quanto foscc… fosse bello… andare in giro scccenza ombrello” un risolino gli scappò dalla bocca.
“Jack, sei di nuovo ubriaco fradicio. Ci avevi promesso che ti saresti dato una regolata, ma vedo che in fatto di mantenere le promesse non sei molto bravo” rispose l’amico.
“Che male c’è a d-divertirsi un po’? N-non lo stai forse-“ un conato di vomito gli risalì lungo la gola, costringendolo ad interrompere la comunicazione
“Jack? Jack? Ohi, ci sei?” la voce di Alex si era fatta più preoccupata di prima “Ho capito, dimmi dove ti trovi che ti vengo a prendere.”.
“Sccciono vicino a-al cinema che c’è a po-pochi isolati da ca-casa tua” in effetti, solo ora ci aveva fatto caso di essersi diretto in direzione della casa del ragazzo. Sì sentì un sospiro dall’altra parte della cornetta “Aspettami lì, non ti muovere. Cinque minuti e sono da te” la sua voce era… no, impossibile, perché mai Alex Gaskarth doveva essere triste per lui? Come detto in precedenza aveva Lisa, cosa gliene doveva importare di quello che faceva? Finalmente decise di mettersi al riparo appoggiandosi alla facciata del cinema attendendo così che Alex lo andasse a prendere.
Dopo quelli che dovevano essere stati cinque minuti precisi di attesa, vide la macchina dell’amico accostare. Il minore si avvicinò a lui e gli posò la sua giacca sulle spalle “Guarda come sei conciato Jack, se domani non ti ritroverai con un raffreddore sarà un miracolo” wow, ora lo guardava anche con pietà. Complimenti Jack, ottima mossa. Sentì un braccio dell’altro circondargli il fianco e iniziare a caricarsi un po’ del suo peso su di sé. Raggiunsero la macchina e quando Alex gli aprì la portierà, notò che aveva ricoperto il sedile del passeggero con un asciugamano. Si girò e alzò il sopracciglio “Che c’è?” rispose l’amico “è un sedile di pelle… sai, si rovina se bagnata.”. Sorrise a quell’affermazione ed entrò in macchina. Venne investito da un leggero tepore e sorrise di nuovo quando scoprì che l’amico aveva già avuto la premura di accendere il riscaldamento. Quando anche l’altro lo raggiunse all’interno si posizionò meglio sul sedile e chiuse gli occhi
“Sei un cretino lo sai? Così ti rovinerai e non voglio ritrovarmi con un migliore amico malato di cancro al fegato perché solito bere fino a prendersi una bella sbronza” disse Alex, cercando di nascondere il tono duro con cui gli aveva rivolto la parola. Jack riaprì di nuovo gli occhi “Come siamo menasfighe, aspetta che mi tocchi le palle” rispose.
“Non sono menasfighe, sono realista e lo sai anche tu” a quell’affermazione rispose con un’alzata di spalle per poi richiudere gli occhi e ritornare a rilassarsi.
“Say you’ll come find me when i’m dancing in the streets. I don’t need money, don’t need sleep. Just need your pretty face now” canticchiò con voce impastata prima di addormentarsi su quel comodo sedile in pelle, cullato dal profumo familiare che amava tanto quanto chi lo emanava.
Angolo autrice
Hola bella gente, sono tornata (che sfiga!). Dunque, purtroppo per voi sono di nuovo nel periodo depressione e quindi mi è uscita questa piccola cosuccia. La mia prof di italiano mi ha consigliato di esercitarmi un po’ nella scrittura per la maturità, allora ho pensato “quale altro buon modo se non scrivendo piccole os?!”.
Detto ciò, spero che vi sia piaciuta e niente!
Alla prossima e buona serata, xoxo Chicca