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Autore: Lalla S T    11/10/2015    0 recensioni
Quando l'ho trovato nudo a casa mia.
Quando l'ha scoperto mia madre, nudo sulle scale di casa.
Quando gli ho dato i vestiti di mio fratello Jack.
Quando l'ho baciato per impedirgli di chiedere di Jack.
Quando stavamo per andare a letto insieme e si è fermato.
Quando lo sentito suonare il piano a casa mia.
Quando mi ha baciato e mi ha detto
Genere: Fantasy, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pag FB: Il cielo brucia di domande di sogni


Capitolo 16



Pov Cole

Sono passati 63 giorni, due mesi e due giorni e Isabel è ancora su quel letto.
La vado a trovare tutti i giorni, non mi importa più niente. Solo lei.
-Dottore quindi non c’è nulla da fare per farla svegliare?- chiedo al dottore che segue Isabel
-No…- risponde con un sospiro
- Ma si sveglierà?- chiedo ancora
-I pazienti sono tutti diversi ed hanno reazioni e riprese diverse- 
-non le ho chiesto questo- mi altero
- Questa è la mia risposta alla sua domanda, lei vuole che le dica si le devo mentire? La verità è questa.- risponde lui
Sbuffo e mi alzo
- E’ strano vederti così- dice Sam seduto sul letto, lo stesso dove ho fatto l’amore con Isabel prima di quel fottuto incidente
-prendi la chitarra strimpelliamo un po’ voglio distrarmi- rispondo Qualche stupido filosofo greco diceva che era impossibile non pensare. E' vero, hai mai provato la sera a metterti a letto e non riuscire a dormire? Allora ti metti li ti rilassi ed ecco che spunta un pensiero qualsiasi. E quando quel pensiero è “subdolo” si insinua nel momento sbagliato. Ti far star male. Mi rigiro nel letto, questo pomeriggio sono riuscito a non pensare a Isabel. Ho perlomeno un pensiero l'ho fatta, ma non uno di quelli che ti distruggono che non ti fanno fare nulla. Oppure che ti fanno entrare in ansia. Ora sono qui a girarmi nel letto e penso a Victor e al fatto che sono egoista.
Se non avrei voluto diventare un lupo lui non sarebbe morto.
E se muore pure Isabel?
Entrambi per colpa mia. 
Penso a Grace e Sam, I miei genitori, Angie, Caleb, Il signor Culpeper, Shellby a Beck.
Guardo l'orologio: le 4:00 am.
Mi stendo prono con la testa verso destra. Le braccia lungo il corpo, chiudo gli occhi e mi concentro per regolarizzare il respiro.
Mi alzo alle 8.30 am
Frustato e arrabbiato perchè ho dormito poco e male.
Prendo un jeans, una t-shirt, un paio di boxer e vado in bagno.
Mi infilo sotto la doccia.
L'acqua e tiepida, la classica temperatura di quando si fa la doccia mia madre. Sul ripiano ci sono vari prodotti per capelli e creme idratanti. Vedo anche lo shampoo di Isabel, con una mano butto tutto giù con un frastuono assurdo, non mi importa che i miei sentano rumore. Con uno scatto giro la manopola.
L'acqua gelida mi fa urlare.
Mi vesto tamponandomi i capelli. 
E scendo giù.
-Fai colazione?- chiede mia madre
Nego con la testa ed esco.
Arrivo in ospedale e mi siedo su una scomoda sedia della sala d'aspetto.
Anche se poi non è scomoda la sedia è scomodo aspettare e come dire “aspetto la morte” oppure “aspetto la vita”. Scomodo in entrambi i casi nel primo c'è sconsolazione, tristezza e preghiere nel secondo trepidazione. Strano no più cose tristi che belle.
Sento due infermiere parlare
-Ma quel ragazzo carino è sempre qui, chi è?- chiede credo una tirocinante con un caschetto nero e la pelle diafana
-Anne è fidanzato, la sua ragazza é in coma-dice l'infermiera più anziana
-Oh povero ha una faccia così triste- ribatte con compassione
Sbuffo e mi muovo sulla sedia.
“L'orario delle visite inizia adesso e finisce alle 12” dice la voce metallica all'altoparlante.
Mi alzo e vado da Isabel.
-Avrei tanto voluto fare tante cose sai? Anzi voglio ancora- dico prendendole la mano.
-Piccola io non sono così, ma tu ti devi svegliare. Io ti amo e devo chiederti una cosa importante. Avrei voluto dirtela quella maledetta mattina. E' una cosa che non ti aspetteresti mai però – singhiozzo – non ti dico nulla ora ti devi svegliare.-
Sento il telefono vibrare, lo estraggo dalla tasca.
Non riconosco il numero.
-Vado a rispondere- dico baciandole la fronte.
-Pronto?-
-Sono Tom Culpeper-
-che vuoi?- ringhio
-So che mia figlia ha avuto un incidente- ha un tono così neutro
-E' una bella cosa sapere le cose peccato che tu non le sai- quasi urlo
-Portami rispetto ragazzino e poi è mia figlia-
-adesso è TUA figlia?- marco il “tua” - cosa c'è se muore perdi la sua parte di eredità?-
-dove siete?-
-Fottiti-
Chiudo la chiamata.
Torno da Isabel.
Decido di pranzare alla mensa dell'ospedale e di andare a parlare con il medico per sapere se saprà dirmi qualcosa.
Ovviamente tutto tempo perso, mi chiedo se ci sia sua figlia al posto di Isabel.
Se almeno la smette di fare il duro ed essere umano.
Torno da Isabel.
Ho la chitarra con me.
Le canto una canzone.
Quando esco da quella stanza asettica una strana sensazione mi schiaccia lo sterno, come di vuoto e di peso nello stesso momento e si estende per il cuore.
Non credevo fosse possibile ma si può morire di dolore. Come si può amare incondizionatamente. Cosa assurda detta da Cole St Claire
Mi siedo su una panchina dell'ospedale. Potrei fumare o prendere delle pasticche chissà se sono sempre i soliti a procurarle.
-Ciao- Clarissa si siede accanto a me
Faccio un segno con la testa.
-Ogni giorno che passa sei sempre più spento- l'ultima parla la dice come se fosse una bestemmia. 
La guardo
-Probabilmente mi manderai a quel paese, solo che anch'io ho perso i miei genitori. Penso i tuoi stiano bene, me lo auguro, ma comunque il punto è che ho imparato che contro il dolore servono urla e lacrime. Fino a svuotarsi.-  ha una strana luce negli occhi
-Sono stata malissimo dopo, ho una sorella minore lei piangeva ogni notte e stava meglio di me. Ora vivo con mia nonna e mia sorella. Amo la vita è bellissima e lavoro nelle ambulanze se posso nei pronto soccorsi vedo gente morire ogni volta. Ma è più facile quando sono anziani o adulti almeno pensi il loro corso l'hanno fatto. Hanno pianto, gioito, urlato e sofferto e altre diecimila cose, quando mure un ragazzo è più brutto puoi pensare “potevo essere io” oppure “era così giovane”. Ma credo che magari non era il suo posto quello. Comunque Isabel vivrà. Io me lo sento non te lo so spiegare. Per i medici non è molto ma qualche giorno fa le ho raccontato quello che hai fatto per me e per Kayle, stiamo insieme adesso alla faccia di tutto. Gli angoli della sua bocca si sono sollevati all'insù- sorrise
Mi sento meglio, più leggero come se meta di quel peso l'abbia preso Clarissa.
-Volevo solo dirti grazie- e si alza
Si dirige verso una lancia y di ultima generazione
-Cole- mi chiama
La guardo ancora
-Vai a casa e piangi- dice entrando
Torno a casa a piedi, piove e sono zuppo.
Suono dimenticando di avere le chiavi.
-Cole ma cos..-apre mia madre
le scoppio a piangere tra le braccia, come un bambino che vuole un giocattolo o che cade e si sbuccia le ginocchia.
-E' proprio vero l'amore cambia le cose, cambia come le vediamo e ci cambia dentro.- dice lei stringendomi
Faccio una doccia calda e mi metto a letto stremato.
Dormo qualche ora in più e senza sogni.
Apro gli occhi e il mio primo pensiero è aveva ragione Clarissa mi sento meglio, posso affrontare altro dolore altre difficoltà per la mia Isabel.

Pov Isabel
C'è buio, come se dormissi. Non riesco ad aprire gli occhi, a muovermi.  Mi sento intrappola. Vorrei urlare sbattere i pugni, non posso. Mi sale una rabbia inaudita e poi il buio.

Pov Esterno
-Guardi dottore- dice l'infermiere
-Per pochi attimi sembrava stesse prendendo conoscenza.- dice il dottore
-I paramenti sono tornati stabili.- ribatte l'infermiere
-Non vuole svegliarsi- 
-Perchè dice così dottore?-
Lui fa un sorriso amaro di risposta
-qualsiasi cosa avvisatemi io chiamo il signor St Claire – dice uscendo quest'ultimo



- Angolo autrice -
So che dovevo finire le storie prima della scuola ma ho avuto delle interferenze diciamo e il terzo anno di liceo mi sta massacrando ç_ç
Cercherò di scrivere appena posso
tra l'altro ho cambiato beta e ve la presento e la ringrazio ancora per l'aiuto Lunasole01
   
 
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