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Autore: baffesque    12/10/2015    2 recensioni
[SOMA]
Ce l'avevano fatta.
Finalmente, contro ogni probabilità e razionale pensiero, erano arrivati.

[Sono presenti spoiler riguardo la fine del videogioco]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Avviso che questa piccola fic contiene tutto lo spoilerabile del videogioco SOMA, specialmente il finale, quindi se non lo conoscete statene pure alla larga. E beh sì, non è nulla di acutamente brillante, ma è stato terapeutico per superare il trauma che è quel gioco. 



 



 
Epilogo.


Ce l'avevano fatta.
Finalmente, contro ogni probabilità e razionale pensiero, erano arrivati.
Simon sentiva gli occhi bruciargli, e non riusciva a decidersi se fosse dovuto all'emozione o alla luce del sole che gli illuminava il volto. Forse, pensava, forse erano entrambi -non che la cosa gli importasse. L'unico fatto degno d'essere scrupolosamente ripetuto più e più volte fino a crederci davvero, perchè così era, è che finalmente ce l'avevano fatta.
L'Arca era profondamente differente da Toronto, non un singolo particolare poteva ricordargli quella che era stata la sua città fino a poche ore prima -o decadi, dipendeva tutto dal punto di vista, davvero. Eppure, nonostante tutto, non faticava affatto ad indicare quel luogo come casa. Sentiva il calore del sole sulla pelle -ah, pelle! Vedeva ancora una volta il proprio corpo, le braccia integre potevano toccare il volto che faticava ormai a ricordare se non come un'abisso interrotto da due luci a servirgli da occhi. Eppure eccolo, lo sguardo contro il cielo, l'erba sotto i piedi, il profumo dei fiori a circondarlo. Il vento lo spingeva senza forza verso una donna dinnanzi a lui, ferma a salutarlo a pochi passi da un ponte in legno, lo stesso che l'avrebbe portato verso tutta quella gente di cui conosceva cadaveri sfigurati e ultime parole. Ed erano là, vivi, pronti ad accoglierlo insieme ad una nuova vita.

"Sembra l'aldilà."

Mormorò con le labbra arricciate in un sorriso alienato, dubitando fortemente che la figura l'avesse sentito.
Era piccola e vestita da brillanti colori che risaltavano in quell'armonia di verde e d'azzurro. Simon alzò il braccio e ne ricambiò il saluto, non muovendosi nonostante l'altra lo invitasse a raggiungerla.

"Solo un attimo, Cath!"

Alzò la voce nella sua direzione, la felicità a gonfiargli il petto. Voleva quasi scoppiare in un pianto. Erano davvero entrambi in salvo.

"Dammi solo un momento."

Il tono calò, la frase gli sembrò più riferita a se stesso che non a lei.
Solo un momento, ripetè fra sè e sè, le lacrime che combattevano per scendere lungo le guance. Eppure Simon non voleva versarle, erano troppo pregne di... tristezza. Lui non voleva versarle, lui era un vincitore, un sopravvissuto, non aveva nessun motivo per esser-

"Ah!"

Un pesce s'allontanò veloce, guizzando via dopo essergli andato incontro ed averlo spaventato. Simon rimase a guardarlo assente, concentrato su quel piccolo essere luminoso che andava via, abbandonandolo lentamente in un abisso d'oscurità. Ci volle molto tempo prima che tornasse a percepire unicamente la presenza di animali che non poteva vedere, ma che erano un peso costante. Un tempo li avrebbe temuti, un tempo lontano in cui la sua sopravvivenza gli fosse stata cara, quando non era ancora una condanna.

"Dammi un momento, Cath. Ho solo mal di testa."

Le parole furono accompagnate dalla staticità che sentiva provenire dalla sua gola, ma ne era certo, sentiva anche il canto degli uccelli e il fruscio delle foglie.

"Sto pensando a cose strane, davvero strane."

Le dita della mano destra si strinsero attorno ad un omnitool crepato e silenzioso, portandolo contro la fronte. L'altro braccio riposava inutile, dimenticato.

"Ma dammi solo un attimo, e potremo andare insieme."
   
 
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