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Autore: Itsamess    12/10/2015    2 recensioni
Fanfiction sul pairing Wega, composto da Jason Wylie e Michelle Vega, a cui ho voluto regalare il primo appuntamento che non hanno mai avuto, con tanto di livelli complicati e cibo a domicilio.
Ovvero, come mi sono immaginata la loro trasferta a Houston per il loro torneo di League of Legends
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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IL PRIMO APPUNTAMENTO CON LA RAGAZZA MOLECOLARE




GAME OVER
Era la quindicesima volta che perdevano. O forse la sedicesima, sinceramente aveva perso il conto.
Agli occhi dei profani, League Of Legends poteva sembrare un videogame elementare sintetizzabile in “distruggi le torrette dei tuoi nemici e cerca di non morire”, ma una volta giunti all'ultimo livello anche una giocatrice esperta come Michelle si trovava in seria difficoltà.
Quando Wylie le aveva timidamente proposto quel torneo a Houston era stata felicissima di accettare, eppure non pensava che sarebbe stata così dura: avevano iniziato a giocare nel tardo pomeriggio e ancora non erano riusciti a completare la partita, nonostante tutti i loro sforzi.
Forse Michelle era semplicemente fuori allenamento o forse Wylie non era poi così concentrato, fatto sta che in quel momento, sullo schermo, lampeggiava crudele la scritta GAME OVER.
Di nuovo.
Michelle per poco non scagliò il controller contro al muro.
D’accordo, era solo un videogioco, ma sempre di guerra si trattava. Tattiche e Attacchi erano il suo forte, aveva anche seguito un seminario a riguardo! Non poteva certo lasciare che vincessero quegli ammassi di pixel sgranati che aveva come nemici…
Distolse lo sguardo dalla televisione e lo rivolse al suo battaglione, che a dirla tutta era costituito da una sola unità: Wylie era in piedi accanto a lei, controller in una mano e thermos del caffè nell’altra.
La ragazza per un attimo non lo riconobbe: forse era merito dei jeans col risvolto o di quella sua t-shirt di Ritorno al Futuro tutta stropicciata, ma sembrava una persona completamente diversa da quella che aveva incontrato all’FBI. Era un Wylie più rilassato, più felice, a suo agio nell’ambiente, come se giocasse a maratone di League of Legends tutti i weekend (e conoscendo Wylie non era da escludere).
Le piaceva questa nuova versione di lui. Avrebbe anche potuto innamorarsene, forse, se non fosse stato per la prima regola che aveva appreso entrando in Accademia.
“Non si mischiano i sentimenti con le strategie di guerra”
E Wylie era decisamente debole nel corpo a corpo con i mostri neutri: non avrebbe dovuto fare squadra con lui, perché la sua inesperienza rischiava di compromettere l’intera partita.
Eppure, per qualche oscura ragione estranea ai dettami di West Point, Michelle sentiva di potersi fidare del ragazzo, tanto da essere pronta ad affidargli la sua stessa vita.
O meglio, le sue stesse vite – il gioco ne metteva a disposizione tre.
«Ma dai!» esclamò esasperata «Non è possibile che ci blocchiamo sempre in questo punto!»
Era venuta fino ad Houston per vincere, non per partecipare!
Le risuonarono in testa le parole che suo padre le ripeteva sempre sullo spirito sportivo: il secondo classificato è il primo degli ultimi.
Avrebbero superato il livello, non importava quanto ci sarebbe voluto.
Prese un profondo respiro per calmarsi, come le avevano insegnato a Quantico.
Inspira uno due tre espira uno due tre

 
Era così bella con gli occhi chiusi e le mani strette a pugno.
La camicetta azzurra si alzava e si abbassava al ritmo del suo respiro silenzioso, in sincrono con il lampeggiare della scritta GAME OVER.
Ma che cosa importava quella stupida partita?
Il torneo era stato solo una scusa per chiederle di uscire, non dovevano superare per forza l’ultimo livello.
Eppure Michelle non la pensava esattamente così, perché quando riaprì gli occhi si dilungò in un infinito monologo sulla strategia migliore per vincere.
 Wylie, perso nei suoi pensieri, afferrò solo poche parole.
Qualcosa tipo maledetti minions, sconfitta e Valle dei Cristalli.
Ma poteva benissimo aver detto cereali Cheeriospalafitta e girasoli gialli per quanto la stava seguendo.
 
Michelle non era sicura che Wylie avesse compreso la gravità della situazione, dato che mentre gli illustrava il piano di gioco non lo aveva visto molto partecipe, quindi decise di passare direttamente all’azione e riprendere la partita.
«Sei pronto?»  gli domandò con impazienza
«Sono nato pronto» rispose lui riappoggiando il thermos sul pavimento.
Lei gli rivolse un sorriso radioso e si preparò a premere il tasto RESTART, quando un suono inaspettato fece sobbalzare entrambi.
La Marcia Imperiale.
I due si scambiarono un’occhiata smarrita: cosa c’entrava la colonna sonora di Star Wars con League of Legends?
Improvvisamente Wylie si diede una pacca sulla fronte: «Oh, deve essere la mia sveglia! La spengo subito». Estrasse il cellulare dalla tasca e con un rapido gesto fece cessare la musica.
Ma qualcosa non quadrava.
«La tue sveglia? Perché mai dovresti avere una sveglia?» domandò, confusa, la ragazza, chiedendosi se l’amico prendesse qualche farmaco ad un orario preciso e avesse bisogno di una sveglia per ricordarsene. Ma non si trattava di questo. Michelle ci mise qualche secondo a capire.
«Oh, no, non dirmelo! Che ore sono?!»
«Le sei meno venti.  Del mattino»

 
I dieci minuti successivi non furono sufficienti a Michelle per scusarsi.
Continuava a ripetere che era colpa sua se ora avevano perso la prenotazione al ristorante e che non si era davvero resa conto di quanto in fretta fosse passato il tempo, concentrata com’era sulla partita.
Sembrava davvero mortificata, nonostante Wylie continuasse a ripeterle che non importava.
«E la tua prenotazione? Hai detto che avevi riservato un tavolo per ieri sera…»
«Non importa, davvero» disse lui di nuovo.
Aveva solo abusato del suo impiego all’FBI per strappare una prenotazione nel locale più esclusivo della città, ma non importava, davvero. Del resto non aveva scelto quel posto perché gli piaceva la cucina molecolare, ma perché gli piaceva la ragazza molecolare che aveva la scrivania dietro alla sua.
Ripensandoci, tutte le ragazze sono fatte di molecole, ma quelle che formano Michelle devono essere speciali, pensò Wylie.

 
 
«Sto morendo di fame, dici che il tuo amico ha qualcosa di commestibile in frigo?»
domandò la ragazza dirigendosi in cucina in punta di piedi, per non svegliare il padrone di casa addormentato nella stanza accanto. Aprì il frigorifero prima che Wyle le potesse rispondere: era praticamente vuoto. Di certo non avrebbe mangiato sottaceti e patatine di prima mattina.
«Ti andrebbe una pizza?»
La ragazza si domandò come potessero esistere domande del genere: Ti andrebbe una pizza? Esiste veramente qualcuno che risponde di no?
«E me lo chiedi? Certo che mi andrebbe!» esclamò con entusiasmo, prima di ricordarsi che dovevano fare piano. Abbassò drasticamente la voce fino a ridurla ad un bisbiglio «Ma a quest’ora non penso che troveremo nessun ristorante aperto, purtroppo»
Richiuse lentamente il frigorifero e si voltò verso Wylie. Non riusciva quasi a credere ai suoi occhi: il ragazzo aveva afferrato il telefono e stava digitando un numero.
Era completamente impazzito. Le continue sconfitte a League of Legends dovevano aver compromesso la sua salute mentale perché era folle pensare di chiamare una ristorante a quell’ora. Michelle aprì la bocca per protestare contro la pazza idea di una pizza mattutina, ma si zittì quando lui dolcemente le posò l’indice sulle labbra.
Non fece neanche in tempo ad elaborare la sensazione di questo lieve contatto che sentì Wylie dire «Pizzeria Da Mario? FBI, abbiamo un bisogno immediato di due margherite all’incrocio fra la settima e Palm Street, è un’emergenza»
Incredibilmente, funzionò. Dieci minuti dopo, il fattorino era alla porta. Quando andò ad aprirgli, Michelle si scusò di nuovo per l’orario e lo congedò con una generosa mancia. Poi, cercando sempre di fare meno rumore possibile, raggiunse Wylie nella camera degli ospiti.

 
Il ragazzo aveva tolto le scarpe e si era seduto al centro del letto con le gambe incrociate.
Doveva essere esausto, eppure l’espressione assonnata che aveva sul volto si trasformò in un sorriso quando sentì Michelle aprire la porta dicendo «Sono arrivati i rinforzi»
Wylie la osservò togliersi le sneakers per sedersi sul letto insieme a lui: indossava delle calze a righe rosa e bianche che non avrebbe mai detto fossero il suo genere. Pensò a quanto poco la conoscesse e a quanto in realtà desiderasse conoscerla.
Si domandò quale fosse la sua canzone preferita e se avesse mai portato la frangetta, si chiese se il famoso vestito misterioso lo avesse visto bianco e oro o chiaramente blu e nero come lui.
Del resto si conoscevano solo da pochi mesi, c’era ancora tutto il tempo del mondo per scoprire la risposta a tutte quelle domande.
Questo appuntamento con la ragazza molecolare era solo il primo dei tanti.
Michelle intanto si era seduta al centro del letto proprio davanti a lui: li separavano solo i cartoni delle pizze, che furono presto vuoti.
Finirono le margherite a tempo record: combattere i minions mette una fame incredibile. Dopo l’ultimo morso dell’ultima fetta di pizza, lei, arrossendo per l’imbarazzo, gli domandò se aveva la faccia sporca.
Aveva solo una piccola macchia di pomodoro ad un angolo della bocca.
Wylie gliela tolse con un bacio.







 
Ciao a tutti!
Ho scritto questa fanfiction ad un orario improponibile fra le due e le tre del mattino dopo aver guardato gli ultimi episodi della stagione semplicemente perchè non riuscivo ad accettare la morte di Vega. Pertanto, nel mio mondo felice e roseo, Michelle è tornata viva e vegeta dalla missione con Cho per partire alla volta di Houston e vincere un torneo. E così è come mi sono immaginata che andasse.
Disclaimer e ammissione-di.colpa: non so giocare a League of Legends (non so giocare nemmeno a Mario Kart ) e tutti i riferimenti al videogioco sono gentile concessione di wikipedia.
Spero che vi sia piaciuta =)
#WegaLives
(hanno anche un nome adorabile, come si fa a non amarli?)
Itsamess
  
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