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Autore: rosatornavolja    12/10/2015    1 recensioni
Pensieri di una notte di inferno, la dolcezza dell'amore di due anime destinate ad innamorarsi, ma non a continuare la loro storia d'amore...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caledon Hockley, Jack Dawson, Rosalinda Dewitt Bukater | Coppie: Jack Dawson/Rosalinda Dewitt Bukater
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il rumore di un amore che esplode è sempre troppo forte per passare inosservato. In un mondo di calma piatta come quello aristocratico in cui vivevo io, in particolare, la nascita di un amore risultava una scandalosa, inopportuna ed inaspettata sorpresa.

Io, invece, vedevo nel sorgere di nuovi sentimenti un avvento miracoloso, l'arrivo di una salvezza per la quale ormai avevo perso ogni speranza.

Ed infatti, il nostro amore nacque come una salvezza...

Cosa ci facessi, appesa alla poppa di quella nave, sinceramente, non lo so nemmeno io. Ero giovanissima ma sulle spalle portavo doveri e pensieri ai quali soltanto una donna ormai avvezza alla vita avrebbe potuto reggere. Io no, non sopportavo le responsabilità di cui mi ero fatta carico, detestavo la mia vita ed ogni cosa di quel mondo in cui vivevo, che si ripeteva uguale nell'inutilità formale dei suoi giorni.

D'altronde, come biasimarmi. Ero un fiore sul punto di sbocciare, nei miei sguardi elettrici e di superiorità si celava tutta la mia energia potenziale, tra le mie dita ed i miei gesti posati si nascondeva una spontaneità repressa, un fuoco spento,una giovinezza soffocata dagli obblighi.

Ero caduta in un circolo vizioso dal quale non riuscivo a liberarmi, eri rimasta incollata con le mani e con i piedi alla ragnatela della aristocrazia, sotto di me il baratro della imminente e sempre più vicina povertà...

Ma non era quello il problema. No, forse non mi sarei avvinghiata a quelle fredde braccia della poppa di quel transatlantico titanico, se il problema fosse stato la povertà. La avrei accettata, vi sarei scivolata dentro come ogni persona rassegnata al suo destino, e forse avrei potuto continuare la mia vita tranquillamente.

La questione non erano i soldi, ma chi dovevo sposare per continuare ad averli. 

Chiunque nella mia posizione avrebbe accettato di sposare Cal. Era un uomo avvenente, ricco e persino abbastanza giovane...

Ma io no. Io ero uno spirito libero, erol'anima di una tigre intrappolata nel corpo di una gazzella, il profumo sensuale di una rosa imprigionato nei petali di un giglio. Cosa potevo fare? Non amavo quell'uomo, non lo avrei mai amato. Preferivo una vita di povertà ad una di finzione... Eppure non avevo scelta. In un mondo aristocrarico come il mio, le scelte più difficili le potevano prendere soltanto le donne adulte. Ed io non lo ero... Perciò al posto mio quella decisione la prese mia madre.

Era quello il motivo per cui ero lì. Piangevo e tremavo, avevo paura, ma il dolore era più forte, l'animo della tigre preferiva morire piuttosto che vivere in un corpo di gazzella e morire sotto le fauci di un'altra tigre.

Perciò ero pronta a buttarmi. Sì, ero stupida, lo so.. Ma mi sembrava l'unica soluzione: farla finita in due secondi, buttarmi giù, scrivere un finale drammatico ed in qualche modo poetico allamia vita.

E lo avrei fatto, se non fosse stato per te, Jack.

Sei arrivato tu, mi hai spaventata. Ti sei presentato alle mie spalle senza preavviso: hai mandato all'aria i miei piani con poche parole. E quella fu soltanto la prima volta in cui successe.. La prima di molte altre.

Mi mostrasti quanto fossi stupida, quanto avventata fosse la mia decisione, senza mai mancarmi di rispetto.

Perchè tu credevi, nonostante l'assurdità della situazione, che il mio dolore fosse grande, ma volevi essere tu a risolverlo, nel modo giusto.

Così mi salvasti, per la prima volta. La prima di molte altre.

Eri bello come il sole e splendevi come il sole. Le tue mani erano quelle di un artista, callose in certi angoli, leggermente scure sulle punte. Erano le mani di un ragazzo cresciuto troppo velocemente, di un uomo che ha cominciato a lavorare fin da subito. Ma erano morbide, delicate come quelle di chi sa prendere in braccio un bambino, stringere il volto di un'amante, carezzare il corpo nudo di una donna.

Disegnavi le forme sensuali delle prostitute parigine. Dai tuoi disegni, sembravano principesse, sembravano fate. Ritraevi le rughe ed i gioielli delle ricche zitelle di Parigi, ne delineavi la tristezza, l'agonia per l'attesa di un amore che mai saebbe arrivato. Con i tuoi occhi, insomma, riuscivi ad arrivare dove nessuno aveva accesso.

Entravi nell'anima delle persone. Entrasti nella mia anima, ti ci smarristi, ti innamorasti.

Ed io mi innamorai del tuo naufragare nelle mie profondità. Avevo degli abissi, inesplorati, interminabili, senza fondo, che nessuno aveva mai nemmeno intravisto.

Tu li notasti, io ti lasciai entrare.

Ti chiesi di ritrarmi nuda, come una di quelle tue prostitute parigine, in mezzo allo sfarzo della mia suite, in contrasto con quello schiaffo alla povertà.

Il cuore mio cuore pulsò più forte che mai, la mia libidine nel vederti arrossare si fece così pungente che rischiai di svenire.

Era amore, era destino... Era destino che il nostro amore sbocciasse, ma non che continuasse.

Scappammo dal mondo aristocratico che mi rincorreva, tentando di trascinarmi nel baratro dell'infelicità. Scappammo, clandestini su quella nave dei sogni, fuggiaschi, portatori di un amore che non doveva esistere.

Ci amammo rinchiusi in una cabina, mischiando i nostri respiri ai nostri pensieri, le nostre anime ai nostri corpi, le nostre carezze al nostro amore. Rubammo l'amore alla notte e al freddo, in quella fatale traversata verso la nostra nuova vita.

Ci amammo per un unica ed eterna volta.

E poi, ci amammo per sempre.

Scappammo da Cal per correre incontro alla nostra vita, ma invece del traguardo trovammo una morte ghiacciata. Assistemmo alla disfatta dei nostri destini, amore mio, vedemmo il ghiaccio che ci sosteneva sgretolarsi sotto i nostri piedi.

E con il lento morire di quel titanico transatlantico, assistemmo alla morte ed alla distruzione del nostro sogno d'amore. Insieme, abbracciati fino all'ultimo.

E poi, purtroppo, tu non leggesti nemmeno la fine di questa storia.

Sapevi che sarebbe finita così, lo sentivi dal freddo nelle tue gambe e nelle tue ossa. Eppure mi rassicurasti, mi obbligasti a prometterti di continuare a vivere, mi regalasti la vita.

Ed io mi addormentai, come una bimba, ignara del destino, in preda alle allucinazioni congelate di quel girone d'inferno.

Ma poi mi svegliai, e capii che tutto era finito.

Mi avevi letto le ultime pagine di questa storia, ma te ne eri andato via senza dirmi il finale.

Piansi ed urlai, vidi il tuo corpo sprofondare negli abissi. Forse erano gli stessi abissi in cui eri sprofondato quando ti innamorasti di me, forse ero proprio io la causa della tua morte...

Pensavo che mai sarei sopravvissuta alla tua assenza, ed invece ci riuscii. Non perchè ti avessi dimenticato, quello no. Ci riuscii perchè non te ne andasti mai: ogni mio osso era pregno della tua anima, ogni mio pensiero non che era frammenti del nostro amore svanito.

Ricominciai la mia vita, mantenni la promessa.

Eppure, Jack, Amore mio, in tutti questi anni, io non ho mai smesso di amarti.
   
 
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