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Autore: NiagaraFalls    13/10/2015    0 recensioni
I funerali erano ancora peggio di quel che pensasse.
Soffocanti.
Soffocante, come la chiesa in cui si apprestava ad entrare con sua madre.
Soffocanti, come le nuvole nere sopra di loro che minacciavano pioggia; come l'espressione della panettiera, unica amica e vicina di Teresa, che sembrava soffocare sotto il dolore.
Soffocato, come il suo desiderio di andare via. Era scesa in strada e si era unita al fiume di persone dirette a quel triste addio. Ma quando aveva visto tutte quelle persone vestite con colori scuri, si era sentita soffocata.
Collina Tetra contava poco più di cinquemila abitanti, e sembrava che almeno metà di loro fosse lì, con Teresa La Pazza, per l'ultima volta. Elle si era chiesta cosa le fosse venuto in mente. Si era bloccata in mezzo alla strada, stringendo la mano di sua madre.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elle 1     Prologo


    Quando si guardò attorno, Elle Marini capì all'istante di trovarsi in un sogno. Un sogno che proprio sogno non era: per prima cosa, si trovava in classe, circondata da studenti annoiati a morte, appoggiati o addirittura sdraiati sui propri banchi. In secondo luogo, si sentiva leggera e nauseata, sensazione ricorrente che la avvisava della non-realtà di quella situazione. Le estremità del campo visivo erano sfocate e imprecise, dettaglio che la infastidiva. Era una specie di monito: doveva camminare lenta e concentrata, senza compiere movimenti affrettati.
     Consapevole di quello che poteva e non poteva fare, passeggiò distratta davanti ai suoi compagni, fino ad arrivare accanto alla professoressa, la quale scriveva alla lavagna. Elle inclinò la testa e arricciò le labbra, rendendosi conto di quanto l'argomento stufasse la stessa insegnante. Era persa in quel futile pensiero quando la testa cominciò a girare e venne catapultata nei bagni del secondo piano. Stava cominciando ad abituarsi a quegli improvvisi cambi di programma, perciò osservò tranquilla la ragazza rinchiusa lì dentro. Borbottava e consultava un cumulo di fogli, al limite della frustrazione e delle lacrime.
    Elle non sopportava i sogni che la tormentavano da un mese a quella parte. La maggior parte delle volte erano insulsi e a dir poco noiosi, tanto che sperava di trovare un letto su cui poter fare un riposino, per poi rendersi conto di star già dormendo.
Si limitò ad appoggiarsi alle mattonelle bianche che ricoprivano le pareti. Sbuffò consapevole della propria impotenza: le sue azioni erano inutili, gli oggetti sembravano non voler obbidire. Non riusciva a spostare una penna, figuriamoci aprire la porta per uscire.
    Toc toc toc.
    La ragazza sobbalzò spaventata e un paio di fogli svolazzarono a terra. Qualcuno stava bussando.
    Il bagno svanì in un turbine di colori spenti ed Elle venne letteralmente risucchiata indietro.
    Toc toc toc.
   
Aprì gli occhi. Il collo e le braccia le dolevano.
    - Elle!
Un bisbiglio sconvolto le arrivò alle orecchie. Si tirò ritta a sedere nel momento in cui realizzò che la superficie sulla quale stava dormendo era un banco. Si era davvero addormentata a scuola. Non le era mai succeso prima, mai. Alla sua destra, Fiona Nun batteva freneticamente le lunghe dita sul libro di letteratura. L'altra decina di alunni sembrava messa peggio di Elle.
    Toc toc toc.

    - Non ci credo, stavi dormendo?!
    La guardava incredula. Elle ebbe un brivido, realizzando che, se era riuscita a perdere i sensi anche in quell'ambiente, doveva proprio essere distrutta. Lanciò uno sguardo allarmato alla professoressa.
    - Non preoccuparti, non ha visto. Hai sonnecchiato solo per un paio di minuti.
    Tirò un sospiro di sollievo, rimproverandosi. Di solito, a lei toccava fare l'opposto: quella che rischiava di addormentarsi durante le lezioni era Fiona, non certo lei! La situazione peggiorò ulteriormente quando si accorse di essersi persa un passaggio fondamentale di matematica. Che disastro, ed era solo ottobre. Non poteva rovinare la sua media quasi perfetta per una piccola disattenzione. Mentre Fiona ridacchiava, alzò la mano, sconsolata.
    - Scusi, può ripetere?


    - Non è vero!
    - Oh, sì che lo è. L'ho anche sentita russare.
    Fiona e Dalila spettegolavano apertamente come se lei non stesse camminando proprio accanto a loro. Erano le sole a parlare delle prestazioni scolastiche di Elle. Una notizia molto più importante correva di bocca in bocca, tra i corridoi e nelle classi. Gli studenti sembravano ansiosi.
    - Andrete al funerale? - chiese Fiona, di punto in bianco, aderendo alla massa.
    Dalila, una ragazza conosciuta dall'inizio di quell'anno ma trovata subito simpatica da Elle, assunse un'espressione triste. Aveva una matassa di folti capelli ricci e biondi, che compensavano la differenza d'altezza con le altre due.
    - Certo. Penso ci vadano tutti...
    - Dicono che sia stata uccisa - annunciò Fiona, abbassando gli occhi nocciola.
    - Non è sicuro. Hanno solo ritrovato il corpo.
    Elle aggrottò le sopracciglia e impallidì. Cosa si era persa?
    - Che funerale?
    Fiona e Dalila si scambiarono un'occhiata. Si erano fermate accanto ai bagni femminili.
    - Non lo sai? - domandò Dalila.
    - No. Che è successo?
    Dalila abbassò la voce e dondolò sui talloni, a disagio.
    - Hanno ritrovato Teresa La Pazza. Morta.
    - Teresa La Pazza? La 'veggente'?
    Entrambe le ragazze annuirono. Avevano un aspetto triste, come tutti gli abitanti di Collina Tetra. Tutti conoscevano Teresa La Pazza. Una signora di mezza età possedente una piccola bottega che si affacciava sulla piazza, nella quale venivano annunciate premonizioni sotto pagamento. I genitori di Elle le avevano sempre proibito di entrarci, per ovvie ragioni. Veniva chiamata 'La Pazza' per il modo inquietante in cui parlava e gesticolava. Nonostante l'avversione, tutti l'avevano vista almeno un paio di volte aggirarsi per il villaggio. In effetti, era pressoché impossibile non notarla: le gonne lunghe e colorate, i campanellini appesi al suo collo e gli enormi orecchini catturavano spesso l'attenzione. Era sparita da alcuni mesi. Dopo un paio di supposizioni gettate con lo solo scopo di fare conversazione, nessuno si era più fatto domande. Teresa era imprevedibile e, pensò malinconica Elle, a nessuno era mai importato più di tanto di lei. Ma la sua morte aveva sconvolto il villaggio. Chi più, chi meno. Collina Tetra era un villaggio inquietante, sì. La natura che lo circondava stonava con i toni cupi delle case e del tempo: una bella giornata di sole poteva trasformarsi in un temporale nel giro di un paio di ore. Ma mai prima d'ora qualcuno era morto per cause innaturali. E Teresa era dipartita, quasi indubbiamente, a causa di qualcuno.
    - Quando hanno ritrovato il... il corpo?
    - Sul serio, Elle, come fai a non saperlo? Ne parlano ovunque! - domandò Fiona.
    - Mia nonna è stata male, lo sai. Quando si tratta della mia famiglia perdo spesso la cognizione di ciò che mi circonda.
    - Quindi non sai nemmeno della rissa tra Steve Belly e Nico Pollimerone?
    - Che rissa?
    - Oh, Dio - Fiona si portò una mano alla fronte con teatralità e scosse il capo.
    Elle fece per ribattere dicendo che a lei non interessavano gli affari degli altri, rispetto ad altra gente, ma Dalila continuò il discorso e la bloccò sul nascere.
    - Nel bosco, ad un paio di chilometri da qui. Le cause sono state tenute nascoste. Il funerale si terrà questo pomeriggio alle due, ci andrai?
    Venne presa in contropiede. Sarebbe andata? Era indecisa, terribilmente. Elle, più di ogni altra cosa - più dei ragni, più delle bibite frizzanti, più dei ragazzi prepotenti - odiava andare ai funerali. Non ci aveva mai presenziato. La vista della disperazione dei parenti, delle lacrime e delle parole non dette l'avrebbero fatta andare fuori di testa. Suo zio la rimbeccava sempre per il suo poco coraggio. Ma, quella volta, si sentiva in dovere di andare. Forse perché Teresa La Pazza era la prima persona che conosceva a morire. Si morse il labbro inferiore.
    - Ci sarete anche voi?
    - Sì.
    Sorrise malinconica.
    - Allora ver... - All'improvviso Fiona si sporse verso di lei e la tirò violentemente a sé. Sentì una ventata d'aria e un tonfo dietro di lei.
    - Finalmente! - disse una voce femminile, alterata.
    Una studentessa era uscita distrattamente dal bagno ed era successivamente inciampata. Un ventaglio di fogli era sparso per terra, mentre una chioma rossa cercava freneticamente di raccoglierli. Una ragazza sbatteva il piede a terra, con le braccia incrociate.
Le tre amiche si chinarono per aiutare la povera disgraziata.
    - Sono due ore che cerco di entrare! Che ci facevi in bagno?
Elle si inginocchiò e restò pietrificata sul posto quando vide il volto della rossa. Era quella del sogno.
La ragazza le strappò un foglio di mano e si alzò, senza alcun ringraziamento, risvegliandola.
    Che strano, pensò Elle.

    I funerali erano ancora peggio di quel che pensasse. 
    Soffocanti.
  Soffocante
, come la chiesa in cui si apprestava ad entrare con sua madre.
    Soffocanti
, come le nuvole nere sopra di loro che minacciavano pioggia; come l'espressione della panettiera, unica amica e vicina di Teresa, che sembrava soffocare sotto il dolore.
    Soffocato
, come il suo desiderio di andare via. Era scesa in strada e si era unita al fiume di persone dirette a quel triste addio. Ma quando aveva visto tutte quelle persone vestite con colori scuri, si era sentita soffocata.
   
Collina Tetra contava poco più di cinquemila abitanti, e sembrava che almeno metà di loro fosse lì, con Teresa La Pazza, per l'ultima volta. Elle si era chiesta cosa le fosse venuto in mente. Si era bloccata in mezzo alla strada, stringendo la mano di sua madre. Suo padre, il più furbo di tutti, era rimasto a casa, allergico agli eventi cupi proprio come lei.
    - Mamma, andiamo via - aveva sussurrato tra i denti.
    - Cosa? - le aveva chiesto con occhi apprensivi sua madre. Aveva i capelli castani uguali a quelli della figlia.
    - Non ce la faccio. Me ne vado a casa di nonna.
    - Non essere sciocca, Elle.
    Le strinse le dita e la strattonò gentilmente, per incitarla a continuare. Le persone attorno a loro sembravano ignorarle.
Elle puntò i piedi a terra come una bambina capricciosa, aiutata dai tacchi che aveva messo.
    - No. Mi sento male. Per favore.
    Fece per ribattere con tono severo, quando venne distratta:
    - Laura!
    Vennero raggiunte da un piccolo lamento accompagnato da dei tintinnii, che aveva assunto il nome della madre di Elle. La panettiera camminò in fretta verso di loro e si aggrappò alla donna, sconvolta.
    - Oh, Laura... - mormorò contro la sua giacca.
    Laura abbandonò la mano di Elle, per circondare la piccola donnina davanti a loro. Aveva i capelli tra il grigio e il biondo acconciati in uno chignon severo. Era  molto bassa e tozza. Portava dei vestiti eleganti e, quel pomeriggio, delle collane di campanellini. Era strano vederla in quello stato, di solito indossava il grembiule. Mancava anche il suo accessorio più caratteristico: quella volta non sfoggiava il sorriso solare di sempre.
    Sarebbe stato spregevole abbandonare sua madre lì, approfittando di quell'intrusione, ma non vedeva altra via d'uscita.
    - Dì a Dalila e Fiona che non sono venuta.
    Si allontanò di un paio di passi, sotto lo sguardo tradito e deluso di Laura. Poi sentì una sensazione opprimente bloccarsi nel petto e camminò veloce, andando nel senso opposto a quel torrente di volti tristi. Camminava a testa bassa, guardandosi i piedi che frettolosi scivolavano sui sanpietrini. Raggiunse la curva che portava alle vie abitate e si nascose nell'angolo, lontana dalla vista della chiesa. Sospirò, nascosta dalla gente.
    - Che schifo.  
    L'improvviso pensiero che un corpo senza vita e in decompisizione venisse pianto le aveva attaccato la mente, come un tarlo. Le sembrava tutto perverso e macabro. Scosse la testa per scacciare quell'immagine, quando qualcuno le circondò la vita bruscamente e le posò un panno sulla bocca.
    Non perse tempo a cercare di capire chi fosse: cominciò a dimenarsi e scalciare. Era tutto inutile, pensò, mentre sentiva i sensi venire a mancarle. Cercò di battere i piedi e attirare l'attenzione di qualcuno, qualsiasi persona...

    
Toc... toc... toc. Soffocò.
  
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