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Autore: virgo78    15/10/2015    0 recensioni
-Se ne è andato!- la ragazza cadde sulle ginocchia, grosse lacrime rigarono il suo viso roseo. Il vento gelido della Siberia portò lontano il suono di quelle parole. Una calda mano si poggio sulla sua spalla destra, Maia alzò lo sguardo verso il suo maestro – lo rivedrai… Cristal ha terminato il suo addestramento – disse l’uomo scrutando l’orizzonte come se cercasse qualcosa- e a te manca poco, poi lo rincontrerai.- le sorrise guardandola negli occhi celesti ancora umidi di lacrime, la ragazza annuì e si alzò da terra. Maia si avviò verso la casetta che per tanti anni aveva condiviso con il suo compagno d’armi, ora avrebbe affrontato da sola l’ultima prova…
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO XV

Silenzio… silenzio che complicava tutto…. Gli unici suoni percepibili erano i loro respiri e il suo cuore… Maia lo sentiva rimbombare con prepotenza. Gli ordinava di voltarsi, di abbandonarsi contro il petto di Cristal… Quanto aveva desiderato quell’abbraccio. Quanto, nei momenti di sconforto, lo avrebbe voluto vicino… ora era lì. Doveva solo voltarsi e, avrebbe ritrovato quel principe perso quel giorno di tanti anni fa’ quando, il suo cuore si era spezzato con la morte dei suoi maestri… Maestri… quello era il motivo del suo odio. Nello stesso istante in cui tale pensiero le sfiorò la mente, la collera prese il sopravvento. Si voltò di scatto per dirigersi all’uscita ma, la mano di Cristal la fermò per un braccio. Maia fece correre lo sguardo da quella presa a quegli occhi chiari come il ghiaccio.
- Per quanto hai intenzione di ignorarmi - non era una domanda ma quasi una supplica.
- Non abbiamo nulla da dirci. Non più ormai -.
Il cavaliere s’irrigidì. Maia cercò di proseguire verso quello spiraglio di luce che intravedeva da lontano ma, Cristal la attirò a sé abbracciandola da dietro. Cingendole la vita sottile, con le forti braccia, affondò il viso nei suoi capelli. Maia poteva sentire il cuore di Cristal battere contro le proprie spalle. Sembrava impazzito…. Tu tum … tu tum … Doveva uscire da quella situazione al più presto, ma lo voleva realmente?
“Numi aiutatemi”, chiuse gli occhi e ispirò cercando di dare aria ai polmoni, quel profumo conosciuto e mai dimenticato le invase le narici…
- Ti prego Maia, dammi la possibilità di spiegare. Non ti fare accecare dall’odio- le sussurrò – hai ragione, ho levato la mano verso i nostri maestri…-.
Maia strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie nella carne, d’impeto si allontano da quell’abbraccio. Si voltò guardando Cristal con occhi di fuoco:- Come hai osato levare il braccio su di loro, chi ti ha dato il diritto di sottrarmi al loro affetto, ai loro insegnamenti? Chi Cristal?-.
Quanto male aveva fatto a quella ragazza? Quanto l’aveva fatta soffrire?  Cristal chinò il capo, sconfitto:
- La mia non è stata brama di potere – si fermò un attimo – avrei volentieri sacrificato la mia vita in cambio… ma … la posta in gioco era alta …-
Un sorriso amaro si stampò sul volto della ragazza:- La posta in gioco era tanto alta da sacrificare la vita dei tuoi maestri? Tanto alta da mettere fine hai giorni di chi ti aveva reso cavaliere di chi ti aveva cresciuto come un figlio? E’ questo il senso dell’onore dei cavalieri di Atena ?!- si fermò un attimo per riprendere fiato e il controllo del suo corpo che tremava come una foglia al vento – Ti faccio una domanda Cristal. Avresti ucciso anche me ?-
- Io per te sacrificherei la mia vita! – fece esasperato -Non ho dimenticato un solo giorno di quelli passati con te. Nulla … –neanche il bacio rubato la notte prima della partenza per Nuova Luxor aggiunse mentalmente- Io almeno ho cercato di affrontarlo il dolore. Tu cosa hai fatto? Sei scappata per rifugiarti fra le braccia dei tuoi amici Samurai. Credi che io sia cieco? Credi che non abbia visto come il tuo amico “Sami” ti teneva la mano e ti sussurrava all’orecchio?- la gelosia, il peggiore dei mali, aveva preso il sopravvento.
Cristal parlava con collera e, Maia ne fu colpita come uno schiaffo da quelle parole.
Reagì con rabbia e, d’impeto sferrò un pugno al suo interlocutore, il labbro di Cristal prese a sanguinare:
- Non osare Cristal! Non osare fare queste insinuazioni!I samurai mi hanno accolto come una di loro senza chiedere nulla in cambio. I samurai non alzerebbero mai una mano contro i loro amici neanche se fosse la loro stessa Dea a chiederlo. Un fedele segugio ecco cosa sei, hai ucciso i tuoi maestri questa è la sola realtà che conosco!!!Chi sei tu per meritare l’armatura di Aquarius, chi ha disposto questo? Chi? Atena?- aveva urlato Maia mentre ansimava per la rabbia. In quel momento si rese conto che stava piangendo, cocenti lacrime le rigavano il volto.
- Aquarius l’ha deciso, la sua armatura mi è venuta in aiuto nei momenti difficili. Lui e solo lui mi ha designato come suo erede – il tono, era quello di un uomo sconfitto.
In quel momento Cristal si rese conto di sentire un macigno sul cuore. Il peso di chi è consapevole delle colpe compiute e non riesce a porvi rimedio. Maia rimase impietrita. Quelle parole l’avevano raggiunta come fulmine. Guardò Cristal con freddezza. Si girò di spalle:
- Bugie costruite a regole d’arte, ecco cosa sono. La Maia che hai conosciuto è morta nel momento in cui tu hai levato la mano contro i nostri maestri, Cristal –.
Non attese risposta s’incamminò verso l’uscita lasciando Cristal solo con quei pensieri.
Il Cavaliere si asciugò il rivolo di sangue che le scivolava dall’angolo della bocca. Si guardò la mano …
- Che cosa ho fatto- sussurrò.

***

Si poggiò respirando, quasi a fatica, ai colonnati dell’XI casa. Il cuore batteva all’impazzata…
Maia sollevò lo sguardo verso la volta celeste, la luna sembrava un faro in quella notte buia. Sospirò chinando il capo, lentamente mosse i primi passi scendendo i gradini e avviandosi verso una nova nottata insonne.

***

Come se un macigno pesasse sulle sue spalle, Cristal si avvio verso il tempio adibito a casa ormai.
Si appoggiò stancamente allo stipite della porta. Si passò una mano sulla fronte…
- Forse è meglio che ti lasci stare…. Non c’è posto per me nel tuo cuore – sussurrò quelle parole mentre, adagio, si avvicinò alla scrivania spartana su cui era riposta una foto sbiadita dal tempo.
La prese fra le mani sfiorando il viso di quella, allora, bambina con delicatezza quasi come se l’avesse di fronte.
- Maestri…- sussurrò.
Ripose quella cornice con altrettanta delicatezza e si affaccio al davanzale della bassa casa.
La luna sembrava un disco argentato circondato dal suo alone lucente. Quel silenzio riportò Cristal indietro nel tempo, a una notte d’autunno di tanti anni fa … Lì in quelle lande di neve le notti sembravano tutte uguali… l’ululato del vento diventava una nenia e i suoi abitanti si addormentavano a quel suono...
 
- Non ha toccato cibo- il Maestro dei Ghiacci era apparso al quanto preoccupato.
Cristal si era limitato a rispondere con un cenno del capo giocherellando con i resti del cibo nel piatto:
- Questo momento doveva arrivare … le porto una tazza di latte caldo-.
L’uomo seguì con lo sguardo il suo discepolo mentre scompariva dietro la porta della camera di Maia.
 
- Maia – il ragazzo la chiamò dolcemente.
Avvolta in una pesante coperta, Maia se ne stava seduta davanti al grande camino di pietra. Gli occhi fissi sulle fiamme che guizzavano allegre.
- Ti ho portato una tazza di latte caldo. Non hai toccato cibo-.
Cristal aveva poggiato delicatamente la tazza, ricolma di liquido fumante, sulla mensola di legno che rivestiva il camino, e le si era seduto accanto. Aveva cercato di cogliere qualsiasi espressione in quegli occhi che avevano assunto riflessi d’oro. Aveva scrutato il profilo delicato della ragazza, poi si era concentrato anche lui sul fuoco del camino. Non era mai stato un tipo forte, la perdita della sua adorata mamma lo aveva reso freddo e discostato da ciò che lo circondava e, tante erano state le volte che si era ritrovato a piangere da solo. Poi nella sua vita era arrivata quella ragazza e tutto era cambiato.
- A che ora partirai?- la voce della giovane era ridotta a un soffio.
Cristal aveva risposto continuando a guardare il camino:- Appena arriverà la nave della fondazione di Thule. Credo domani mattina presto –
- Questo momento doveva arrivare ma non pensavo così presto…- aveva lasciato la frase in sospeso.
-Maia…-
- Resta qui…resta con me questa notte – gli occhi ricolmi di lacrime e una supplica cui Cristal non avrebbe detto di no.
Un lieve rumore aveva fatto voltare il ragazzo verso la porta; poggiato allo stipite mogano, il Maestro dei Ghiacci le aveva fatto un cenno con il capo prima di andar via.  Il cavaliere si era voltato allora verso la ragazza, abbracciandola, aveva cercato di assaporare ogni secondo, ogni profumo, ogni gesto di quella fragile fanciulla con cui aveva condiviso gioie e dolori in quel posto dimenticato da Dio. Maia in quell’abbraccio si era sciolta in un pianto i cui singhiozzi le avevano smosso le minute spalle… A lungo Cristal le aveva accarezzato i capelli, sussurrato parole gentili fino a quando la ragazza, sfinita, non era crollata in un sonno agitato. Era rimasto cosi a guardarla per un tempo indefinito. Piano, Cristal, le aveva fatto poi scivolare la coperta dalle spalle e, presa fra le braccia, l’aveva adagiata sul letto, supina. Con premura, le aveva rimboccato le coperte.  Era rimasto lì, rapito da quell’immagine. Il viso, rotondo, incorniciato dai lunghi capelli chiari, le folte ciglia che creavano giochi d’ombre sul volto, le labbra leggermente dischiuse. Come in un sogno si era chinato su quella figura dormiente e aveva sfiorato quelle labbra carnose con le sue. Quel desiderio improvviso lo aveva confuso e, quasi spaventato da quel forte sentimento, si era staccato dal sapore dolce di quella bocca… la ragazza non si era svegliata anzi, un lieve sorriso le aveva increspato le rosse labbra…
 
Quanto tempo era trascorso da quel giorno, quante cose erano cambiate, Maia era cambiata.
Sospirò allontanandosi dalla finestra. Si gettò a peso morto sul letto, le mani dietro la nuca chiuse gli occhi, doveva riposare, l’unica persona che le era rimasta andava protetta anche a costo della vita in quella battaglia.

***

Un'altra alba stava sorgendo illuminando a giorno il grande tempio di Atene. Maia si guardò allo specchio, l’ennesima nottata in bianco, stava diventando un’abitudine. Due profonde occhiaie segnavano il viso pallido. La ragazza sospirò, quella giornata avrebbe segnato la partenza verso un nemico di cui non sapevano nulla. Lì avrebbero ripreso Ambra e sarebbero tornati a casa … casa… Maia sospirò allontanandosi dallo specchio, scostò la tenda e guardò fuori. Si dice che: La casa è, dove si trova il cuore (1) ma, il suo cuore dov’era? D’istinto chiuse il pugno, le nocche si erano colorate di viola dopo il pugno dato a Cristal. Neanche lo sentiva il dolore, quella storia sarebbe finita presto. Lei sarebbe tornata a Tokyo con i Samurai e Cristal sarebbe diventato un ricordo opaco perso nel tempo … Forse. Un lieve bussare alla porta la fece sussultare. D’istinto guardò l’orologio a muro, segnava appena le sette e trenta.
-Avanti- fece titubante.
Dalla porta aperta per metà fece capolino Shido. Un sorriso sornione stampato sul viso rotondo:
-Pensavo dormissi. Meglio così, ti aspettiamo sotto- fece tutto di un fiato– non tira una buona aria sai-.
 Shido sorrise e richiuse la porta.  Maia guardò perplessa l’uscio chiuso per un paio di minuti. Di tutta fretta, fini di prepararsi si mise l’elmo sotto il braccio e si avviò giù per le scale.

***

Nell’ampio salone regnava un silenzio tombale. Maia fece un passo indietro sulla soglia, era ovvio che qualcosa non andasse. Kimo era girato di spalle, guardava distrattamente fuori sorseggiando una tazza di caffè. Simo e Shido erano seduti al grande tavolo imbandito ma solo quest’ultimo addentava una brioche assaporandola con gusto. Sami, calmo all’apparenza, sorseggiava il caffè comodamente seduto nell’ampia poltrona in vimini. Rio era agitato, molto agitato…
- Che succede – fece Maia.
 Sami la guardò da sopra la tazzina fumante. Una fiera amazzone con indosso l’armatura, Maia appariva più decisa che mai quella mattina. La squadrò da capo a piedi e notò il livido sulle bianche dita. Rendendosi conto dell’insistenza dello sguardo dell’amico sulla mano guantata, la ragazza si affrettò a nasconderla dietro la schiena. Un altro interrogatorio l’avrebbe snervata.
- Dunque – esordì Rio. Già il “dunque” non era un buon inizio, pensò Maia – dopo la cena di ieri sera io e Kimo abbiamo avuto una discussione, in merito alla nostra posizione in questa storia – i Samurai erano tutti attenti, anche Shido aveva lasciato l’ennesima brioche a metà. Rio continuò - io sono dell’opinione che Ambra non può più aspettare – concluse incrociando le braccia sul petto in attesa che qualcuno parlasse.
Fu Simo a intervenire:- Io capisco l’apprensione per Ambra, Rio, ma non vorrei che il nostro gesto apparisse come … “scortese”-.
Shido s’infervori :- Ti sei bevuto il cervello Simo – fece puntando le mani sul tavolo e alzandosi di scatto - fin ora abbiamo sempre agito da soli, io sono d’accordo con Rio – si avvicinò all’amico quasi come se quel gesto potesse chiarire la sua posizione.
Simo divenne rosso, Sami andò in aiuto all’amico:- C’è anche da dire Shido che, in qualche modo, il cavaliere di Virgo ha ragione. Non possiamo affrontare chi non conosciamo-.
 Maia che fino a quel momento aveva taciuto si avvicinò lentamente al tavolo, ripose delicatamente l’elmo e con calma parlò:
- Già in altre occasioni ci siamo trovati di fronte a nemici di cui non sapevamo nulla. Ne siamo usciti sempre vittoriosi. Io concordo con Rio e Shido perché aspettare stasera per partire? Lady Isabel ha molti mezzi a disposizione perché non andare ora a riprenderci Ambra?- si fermò un attimo osservando la reazione dei Samurai. Shido e Rio annuivano convinti, gli altri scuotevano il capo incerti – comunque io stessa avevo intenzione di parlare con Milady di ciò; non riesco a stare con le mani in mano aspettando il miracolo mentre Ambra chissà quale rischi corre –.
Kimo, che fino a quel momento era rimasto ad ascoltare disse: - Siete sempre i soliti guerrafondai voi tre.  Vi rendete conto che questa volta non è come le altre, che è una divinità quella che andremmo ad affrontare? E noi, per quanto esperti in battaglia non ci siamo mai scontrati con una divinità – concluse agitando pericolosamente la tazzina.
– Che sia divinità poco importa, io non me ne starò qui a girarmi i pollici – fece Maia rossa in viso. Kimo chinò il capo. Maia continuò – No Kimo, qualunque sia la decisione presa in questa riunione, io oggi partirò in cerca di Ambra. Chi vorrà seguirmi lo farà, altrimenti siete liberi di rimanere agli ordini di Atena. Io non ho padroni –. Sottolineò l’ultima parola. Con un gesto di stizza riprese l’elmo dal tavolo e disse - E’ meglio avviarci non c’è altro su cui discutere, io la mia decisione l’ho presa – si avviò verso la porta, seguita da Rio e Shido.
Kimo rimase per qualche istante a fissare il pavimento. Sami le pose una mano sulla spalla
– Capisco la tua apprensione ma, vedrai, andrà tutto bene. Spiegheremo le nostre ragioni a Lady Isabel, lei capirà –.
Kimo scosse il capo sconfitto.
 - Possibilmente cerchiamo di non fare parlare quei tre, altrimenti la guerra sarà anche con Atena –. Aggiunse Simo strappando un sorriso all’amico.

***

Sei poltrone, di broccato rosso, dagli alti schienali erano state disposte nell’ampia sala del trono. L’ingresso dei Samurai fu’ accolto da un caloroso sorriso di Lady Isabel che li invitò, con la minuta mano, a occupare posto sui ricchi sedili. Maia si guardò intorno, agitandosi nervosamente sulla poltrona. Erano tutti presenti, tutti eccetto Cristal. Nel gran vociferare della sala, Maia riuscì chiaramente a distinguere le parole che Pegasus rivolgeva a Sirio.
- Dove si è cacciato Cristal ?- Il cavaliere di Sagitter, che l’aveva salutata con un grande sorriso al suo arrivo, appariva preoccupato nel rivolgere quella domanda all’amico.
Sirio si limitò a rispondere facendo spallucce. Non si accorse Maia, intenta ad ascoltare quel dialogo, del cavaliere di Virgo finché non le fu’ davanti. Il cavaliere della sesta casa la fissava con occhi ciechi. Maia fu percossa da un brivido. La figura dorata di quell’uomo, così vicino, la agitava. Cercò di richiamare l’attenzione dei suoi amici, ma erano tutti impegnati in qualche conversazione con gli altri cavalieri d’oro.
- Il tuo cuore è tormentato, mia giovane amica- fece il biondo cavaliere inarcando un sopracciglio - ricorda, i fantasmi del passato vanno affrontati altrimenti, non sarai in grado di gestire le tue emozioni e, in questo momento la mente deve essere lucida per permettere al pugno di colpire- .
Maia non riuscì a proferire un solo suono, quell’uomo aveva poteri che andavano aldilà di quelli di un semplice cavaliere. Virgo si allontanò senza attendere alcuna risposta. Il rumore del portone d’ingresso che si apriva la distolse da quella visione angelica. Il cavaliere dell’undicesima casa fece il suo ingresso, il viso stanco portava i segni di una nottata passata in bianco. Passò di fianco alla poltrona su cui era seduta Maia, la guardò di sottecchi per poi proseguire verso il sedile che portava l’effige dell’Acquario. Pegasus gli andò incontro dandole una pacca sulle spalle per poi circondargliele affettuosamente.
- Ehi non volevi svegliarti stamattina – si avvicinarono entrambi al cavaliere di Libra, comodamente seduto sulla sua poltrona con le lunghe gambe accavallate e le braccia incrociate sul petto.
Vicino all’affascinante cavaliere della bilancia il timido Andromeda fece preoccupato:
- Che hai fatto al labbro?-.
D’istinto il cavaliere si porto la mano al piccolo taglio tumefatto. Pegasus si avvicinò di più a Cristal.
- Questo è stato un pugno- fece per toccare l’amico che si tirò indietro.
- Non è nulla ragazzi ... - Cristal era alquanto imbarazzato.
- E’ stata lei?- silenzioso, Phoenix, si era avvicinato al gruppo di amici.
I ragazzi erano disposti a semicerchio intorno al seggio di Sirio. Quest’ultimo alzò un sopraciglio attendendo una risposta dall’amico.
- Abbiamo avuto una discussione – fece Cristal abbassando lo sguardo- ma questo non è il luogo giusto per parlarne-.
- Bel caratterino la ragazzina – fece Pegasus incrociando le braccia sul petto.
Cristal si voltò verso Maia; la ragazza imbarazzata guardò altrove. Si ritrovò davanti Sami che le sorrise.
- Il livido sulla tua mano … – fece grattandosi il mento - … il taglio sul labro di Cristal... sei stata tu vero?- fece sedendosi accanto a lei.
- Non so di cosa tu stia parlando- rispose Maia con finta aria innocente.
La voce di Lady Isabel stroncò l’ennesima discussione con Sami sul nascere. Gli altri Samurai avevano occupato, come i cavalieri d’oro, i seggi intarsiati. Maia si ritrovò sulla destra Sami e alla sua sinistra l’agguerrito Rio. Almeno qualcuno l’avrebbe sostenuta.
- Come vi ho anticipato ieri – la voce di Isabel suonò ferma e decisa- grazie ai satelliti della fondazione di Thule sono riuscita a trovare il luogo designato come residenza, del mio divino fratello – respirò a fondo e continuò- incastonate come smeraldi nel mar Egeo si trovano le piccole Cicladi. Fra essa una,  non calpestata da piede d’uomo, è conosciuta con il nome di Keros. E’ un’isola disabitata di grande splendore. Lì fra quelle antiche rovine greche sorge il tempio di Ares. Li troverete la vostra amica- fece rivolta ai Samurai – Non ci sono navi dirette dal Pireo, il porto di Atene, ma sono riuscita ad ottenere tutte le autorizzazioni. Raggiungerete Keros con una delle navi della fondazione -.
- Milady – fece Maia titubante – se ci sono tutte le autorizzazioni perché non anticipare la partenza? Perché aspettare questa notte?-
Isabel aprì la bocca per rispondere ma, la voce di Cristal risuonò alta nell’ampia sala del trono. Il cavaliere dell’undicesima casa si era alzato dal seggio dorato e, un passo alla volta si avvicinava a Maia.
- Ragazzina – tuonò - credi che questo sia un gioco? Credi che nostri nemici ci accoglieranno a braccia aperte? Parli da incosciente, da persona che non conosce i poteri di un Dio o, credi che siano tutti come la nostra Dea Atena, amica degli uomini! – Cristal aveva parlato tutto di un fiato. Non si era accorto di aver alzato la voce. La stupida ostinazione di Maia gli aveva fatto perdere la pazienza. Lui, il gelido cavaliere del Cigno, aveva perso il controllo. Accidenti a te ... pensò.
Lo stordimento iniziale, per la reazione di Cristal, passò in un secondo. Maia si alzò di scatto sotto lo sguardo attonito dei presenti.
- Alla fine è riuscita a fargli perdere la pazienza- sogghignò Scorpio- esattamente come succedeva con Aquarius -.
- Rio fermala – sussurrò Simo – ora lo ammazza -.
Rio fece per alzarsi ma l’occhiata di Sami lo bloccò.
- Che fai? Perché lo hai fermato? – fece Shido – anche tu Kimo fa’ qualcosa -.
- No! – rispose serio Sami – è affar loro. Non vi permettete a intervenire -.
Era una questione fra Cristal e Maia, l’intromissione di qualcuno di loro avrebbe solo complicato le cose. 
La ragazza, rossa in viso, si avvicinò minacciosa a Cristal. In tanti anni non lo aveva mai visto comportarsi in quel modo:
 – Io non prendo ordini da nessuno tantomeno da te, soldatino dorato! Che ti piaccia o non partirò per quella dannata isola a costo di farlo a nuoto. Non sarai certo tu a fermarmi! - Tremava Maia mentre guardava Cristal, lo scontro avuto la sera precedente sembrava averlo svuotato di qualsiasi forma di gentilezza.  
Pegasus, ripresosi dallo stupore, si alzò:- E’ impazzito non c’è altra spiegazione, ora lo faccio ravvedere io-.
 –Torna al tuo posto Pegasus! – fece Sirio con lo sguardo fisso su Cristal.
- Mah ... Sirio ... – balbettò Pegasus.
- Non ti conviene Pegasus – fece Scorpio pensieroso – guardali. Non ti rendi conto della battaglia che stanno combattendo? Quei due hanno molto in sospeso e non credo sia il caso di metterci di mezzo. Io stesso mi sarei alzato altrimenti per far rinsavire quel pezzo di ghiaccio-.
Pegasus lo guardò, dopo la morte del cavaliere dell’undicesima casa, Scorpio aveva preso a vegliare su Cristal come un angelo silenzioso, probabilmente per qualche promessa fatta all’amico di un tempo. Il cavaliere di Sagitter tornò a guardare Cristal. Il biondo cavaliere era fermo nella sua posizione e Maia non arretrava di un passo. Una bella gatta da pelare ... pensò.
- Qualcuno deve pur dirle qualcosa. La guerra è contro Ares non contro i Samurai- fece perplesso Andromeda. 
E cosi fu’:
- Cristal riprendi il tuo posto- la voce di Atena era dura – e chiedo anche a te di fare lo stesso Maia-.
I due si guardarono ancora. Fu’ Cristal il primo a cedere non prima di aver sussurrato:
- Per questa maledetta guerra ho perso già il Maestro dei Ghiacci e Aquarius. No Maia non perderò anche te!- poi si voltò accompagnato dal fruscio del candido mantello bianco.
Maia lo guardò occupare il suo posto prima di voltarsi e mettersi a sedere sul suo seggio. Rio la scrutò incredulo.
- Ho perso le staffe - fece Maia continuando a guardare diritto davanti a se immaginando la domanda dell’amico.
- Non lo hai picchiato è già tanto – le fece l’occhiolino.
Kimo, invece, le rivolse occhiate di ammonimento. Maia neanche se ne accorse, tremava come se il gelo della Siberia si fosse trasferito in quella stanza.  Ispirando profondamente Lady Isabel riprese il controllo della situazione e con voce ferma parlò:
- Non sarò io a fermarti Maia, ma concedimi di aiutarvi. Ares minaccia un equilibrio raggiunto a prezzo di molte, troppe vite - la ragazza la guardò a lungo per poi annuire con il capo. Isabel continuò- se è la partenza che volete anticipare, non sarò io a esservi di ostacolo. Capisco l’apprensione che nutrite per la sorte della vostra amica – si fermo un attimo – Mylock – chiamò con voce stanca . Il maggiordomo si presentò all’istante. Come se fosse dotato di qualche strano potere che lo portava alla velocità della luce al cospetto della sua Signora. S’inchinò in attesa di ordini – convoca il capitano della nave. La partenza è anticipata al primo pomeriggio-. Mylock si chinò ancora di più prima di sparire, com’era comparso, nel nulla.
Atena si voltò, salendo lentamente i gradini che conducevano al seggio reale. Poggiato all’alto schienale, un monile di fattura antica sembrava protendersi verso i palmi della sua Signora. Lady Isabel lo prese fra le piccole mani, il suo corpo fu circondato da un’aurea dorata che si allargò, come l’abbraccio di una madre che cerca di proteggere i propri figli, in tutta la sala del trono. La Dea si voltò, con gli occhi chiusi, verso i suoi cavalieri e fu’ in quel momento che accadde.  Le pupille si dilatarono cancellando l’azzurro degli occhi di Maia. Una miriade di voci si levò a canto nella sua testa. Era come se qualcuno, qualcosa la chiamasse. Era come se un'altra se stessa la guardasse da uno specchio. Quello scettro, antico probabilmente quanto la Dea Atena, invocava il suo nome silenziosamente ma con prepotenza.
- Che ti prende ?- la voce di Rio le arrivò ovattata, come se l’amico parlasse da uno spazio tempo diverso dal suo. Lo guardò, come se non lo riconoscesse, era come ridestarsi da un sonno durato secoli. Quando si riebbe sorrise per non fare preoccupare l’amico.
- Nulla- fece scrollando le spalle – quello scettro mi ha incantato – sorrise ancora. Poi rivolse lo sguardo a quella Dea che, una volontà estranea alla sua, riconosceva come indiscussa Signora.
Isabel socchiuse gli occhi in quell’istante, il suo sguardo ora era diverso, non c’era traccia di umanità nelle iridi blu. La natura divina aveva preso il sopravvento. Con voce ferma ordinò:
- Mu tu, con i cavalieri più anziani, organizzerai le difese del grande tempio, Ares non si farà attendere molto – si fermò un istante per rivolgere lo sguardo fiero a Pegasus - Cavaliere di Sagitter, tu con Sirio, Cristal, Andromeda e Phoenix partirete alla volta dell’isola di Ares- .
Pegasus ricambiò lo sguardo altero, odiava vedere la natura Divina prendere il sopravvento su Isabel. In quel momento la sentiva lontana, come un essere umano può essere lontano anni luce da un Dio.
Fece un cenno di assenso con il capo.
- Isabel tu cosa hai intenzione di fare – Sirio si rivolse alla sua Dea con un’enorme confidenza.
- Non verrò con voi se è questo che vuoi sapere, sarò al vostro fianco tuttavia in questa nuova battaglia. Siate prudenti. Ares è un Dio sanguinario che si nutre delle paure che incute nelle sue vittime - la voce della ragazza ora era quella di un usignolo. Isabel passò, con lo sguardo, a rassegna dei suoi cavalieri.
- Milady- Ioria di Leo si alzò dal suo seggio dorato, il guizzo di un muscolo del viso sulla pelle abbronzata tradì una nota di nervosismo – conceda a uno di noi di accompagnare i cavalieri e i Samurai e questo non per…-
La risata del gigante Aldebaran non gli permise di terminare la frase:- Amico mio, capisco la tua apprensione verso il tuo pupillo – con la grande mano indicò Pegasus che arrossì fino alla punta dei capelli – ma credimi sono più esperti questi ragazzini ad affrontare un Dio che non noi ahahah – terminò la frase con una sonora risata che alleviò la tensione nella sala del trono. Ioria si mise la mano dietro la nuca, alquanto imbarazzato, e si fece contagiare da quella risata come gli altri in sala. Tutti tranne Maia e Cristal.

  1. Plinio il Vecchio
 

Ed eccomi qui,  finalmente sono riuscita a pubblicare. Ho avuto il blocco dello scrittore ... ebbene si non riuscivo ad andare avanti... ora pare mi sia sbloccata vedremo ... intanto buona lettura ....
A presto
   
 
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