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Autore: Shayleene    16/10/2015    1 recensioni
Un insieme di oneshot dettate dalla mia ispirazione.
-Dreaming of you: due ragazzi, due mondi, un unico cuore. Cosa accadrebbe se l'unica persona capace di capirti facesse parte dei tuoi sogni e non esistesse nella tua realtà?
Genere: Fantasy, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccola qui, una oneshot un po' particolare e vaga che probabilmente ognuno di voi interpreterà in maniera diversa. Spero sia di vostro gradimento :D



DREAMING OF YOU

Era talmente ansioso che fece fatica ad addormentarsi, ma il sogno come sempre non si fece attendere.
La vide, una dolce visione dai capelli color mele che si muovevano silenziosi accarezzati dal vento che entrava dalla finestra scuotendo le tende bianche. La ragazza che ormai da più di un mese ospitava i suoi sogni si mosse attraverso la stanza dalla luce soffusa, sedendosi con grazia all'elegante pianoforte nero.
Gli sembrava tutto così familiare... il soffitto che scendeva leggermente in diagonale seguendo la linea del tetto, i muri dipinti di un arancione tenue che ricordava il mare al tramonto. Persino il profumo di alberi che si insinuava dalla finestra aperta. Doveva ammettere che come sogno era davvero realistico: se solo avesse cambiato mobili avrebbe potuto benissimo trovarsi in camera sua.
A dire la verità era tutto piuttosto spoglio, come se si fosse trasferita lì da poco. Non si vedeva nessun libro, nessun soprammobile tipico di una ragazza della sua età. Nemmeno una foto decorava la vuota scrivania accanto alla porta.
Le piccole mani nella giovane si adagiarono sui tasti, e l'istante successivo una dolce melodia quasi divina si diffuse nell'aria.
Lucas avrebbe voluto essere lì insieme a lei per osservare quel suo viso i cui occhi erano sempre pieni di un'inspiegabile tristezza. Da tempo la sognava ogni notte, ma non l'aveva mai vista sorridere. Dal modo in cui lei osservava il suo riflesso sul vetro della finestra sembrava che odiasse il suo corpo. La sua espressione di perenne sofferenza era dovuta forse a quello? Lucas ne dubitava, perché trovava quasi impossibile che lei non si rendesse conto di quanto belli fossero i suoi teneri tratti quasi infantili, quanto fosse attraente quel corpo che lei pareva disprezzare, quanto profondi e misteriosi fossero i suoi occhi neri come due abissi.
Credeva piuttosto che ciò che l'affliggeva fosse una specie di insofferenza verso il mondo. A volte passavano anche quelli che gli parevano minuti durante i quali gli occhi di lei si perdevano nel nulla, come alla ricerca di qualcosa.
Bramava sedersi accanto a lei, parlarle aprendole il proprio cuore e scoprire finalmente tutte le sofferenze che la tormentavano. Si sentiva uno stupido a provare certi sentimenti per un'effimera figura che poteva incontrare solo quando Morfeo giungeva sfiorando le sue palpebre chiuse con un mazzo di papaveri. Eppure non poteva farci nulla.
Le prime volte che aveva continuato a sognarla notte dopo notte era semplicemente incuriosito dal fatto che non ricordava di averla mai incontrata nella realtà.
In seguito, nonostante si fosse reso conto che quella piccola dea era una semplice immagine creata dalla sua mente, non aveva potuto fare a meno di affezionarsi a lei e ad attendere l'ora in cui si sarebbe addormentato per poterla rivedere. Rappresentava per lui ciò che la luce di una lampada rappresenta per una falena: qualcosa che attrae inevitabilmente ma che non può mai essere davvero raggiunto.
Sentiva che si sarebbero potuti capire a vicenda, che avrebbe potuto trovare in lei qualcuno che provava i suoi stessi sentimenti di inadeguatezza. Perché era quello ciò che si sentiva: un anticonformista non accettato da un mondo in cui la diversità era associata al pericolo.
Aveva provato in ogni modo ad interagire con lei, ma nonostante fosse il suo sogno le sue grida non risuonavano e il suo stesso corpo non gli rispondeva, costringendolo ad osservarla in silenzio.
Le note delicate si spensero, facendo cadere la stanza in un'accogliente quiete. La ragazza si alzò in piedi scostando la camicia da notte del colore della cenere e andando poi a sedersi sul piccolo letto accanto alla finestra. Si sciolse con delicatezza la lunga treccia ambrata, e dopo aver spento la lampada sul comodino si distese e chiuse gli occhi.
Lucas pensò che se mai un angelo si fosse addormentato, sarebbe somigliato a lei.
Il suono squillante della sveglia lo riportò alla triste e monotona realtà, costringendolo a risvegliarsi.

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"Le mie giornate
sono frantumate da vari universi
che non riescono a combaciare"

Da quando aveva letto quei tre versi in una raccolta di poesie che aveva trovato in un angolino nascosto della soffitta non era più riuscita a toglierseli dalla testa. Forse perché descrivevano perfettamente come si sentiva? 
Mentre si vestiva di malavoglia preparandosi per la scuola, Kathleen si rese conto che il motivo era proprio quello. C'era una parte di lei che viveva nella cupa realtà di ogni giorno, costretta a stare a stretto contatto con persone che la odiavano per il semplice fatto di essere talmente legata alla fantasia che più di una volta finiva per osservare con sguardo perso davanti a sé, mentre nella sua mente scorrevano immagini che raccontavano storie spettacolari.
Storie e orchi si alternavano ad alieni e licantropi, ninfe timide incontravano antichi druidi, cavalieri coraggiosi lottavano fianco a fianco a possenti draghi, re usurpatori sfruttavano il nobile popolo dei nani senza pietà.
Per Kathleen era un modo per sfuggire da quella stessa società che vedeva l'immaginazione come un inutile spreco di tempo e pensava solamente ai soldi. I libri? Ritenuti un ammasso di idiozie che avrebbe rischiato di plasmare in maniera errata le giovani e ingenue mente.
Si sentiva rinchiusa in una gabbia rappresentata da quel mondo grigio, formato unicamente da valori errati come il potere e l'avarizia. L'uomo stesso non era nient'altro che una mera macchina per sfornare denaro.
Eppure c'era un momento in cui si poteva davvero definire libera: quelle poche ore durante le quali la sua mente veniva raggiunta dai sogni.
E da lui.
Probabilmente alle sue compagne di classe - unicamente ragazze come aveva imposto il Governo in tutte le scuole per evitare distrazioni - sarebbe sembrato un ragazzo trasandato, poco affidabile e dall'aria ribelle. Tuttavia lei ne era attratta proprio per quel motivo.
Le strisce rosso scuro che coloravano i suoi capelli ricci neri come la pece, il tatuaggio che era riuscita ad intravedere più di una volta quand'era in t-shirt, il modo in cui le sue dita scivolavano rapide sulle corde della chitarra.
 Ma ciò che inizialmente l'aveva colpita di più era l'enorme libreria di legno chiaro stracolma di libri di ogni foggia. Le sembrava quella che c'era nella sua stanza quando si erano appena trasferiti lì, ma non poteva esserne certa perché era stato bruciato tutto non appena avevano messo piede nella casa. Si diceva che fosse appartenuta a dei ribelli, e che fosse stata assegnata alla sua famiglia perché non potevano permettersi di meglio. In un mondo come il suo in cui la posizione sociale e lavorativa erano tutto, chi non guadagnava a sufficienza era ritenuto quasi un peso che non meritava alcun tipo di agio.
Eccolo lì il ragazzo misterioso, intento ad osservare con aria pensierosa fuori dalla finestra. Chissà che cosa gli passava per la mente? Forse anche lui immaginava delle storie a cui non avrebbe mai potuto dare voce?
Un debole raggio di sole colpì per un attimo i suoi occhi verdi rendendoli simili a due pietre preziose, e fu allora che egli si ritrasse dal davanzale su cui era appoggiato dirigendosi con passo deciso verso la scrivania. Si sedette, estrasse da un cassetto un foglio del colore della pergamena e un carboncino, iniziando poi a tracciare con foga delle linee.
Kathleen avrebbe tanto voluto scrutare oltre la sua spalla e scoprire quale pezzo della sua anima stesse rivelando attraverso quel disegno. Sentiva l'impellente necessità di conoscere più cose possibili su di lui, sebbene sapesse che non era reale. Chiunque avesse osato permettersi di tenere tutti quei libri e di disegnare qualcosa che non fosse un progetto di un edificio sarebbe stato immediatamente imprigionato e processato.
Eppure le andava bene anche così, perché perlomeno nei sogni poteva evadere quella realtà che la opprimeva al punto di farle odiare la sua stessa esistenza.
-Lucas, vieni a darmi una mano!- gridò una squillante voce femminile da un punto imprecisato. Il ragazzo si alzò svogliatamente, uscendo dalla stanza e anche dal campo visivo di Kathleen, la cui attenzione era tuttavia focalizzata interamente sul disegno abbandonato sopra la scrivania.
Era stato realizzato in fretta, ma nonostante quello il soggetto era perfettamente riconoscibile. Rappresentava una ragazza in camicia da notte distesa sul letto, i lunghi capelli che ne incorniciavano delicatamente i contorni del viso.
Sebbene fosse un sogno, Kathleen trattenne il fiato.
Quella ragazza era lei. E aveva due ali da angelo dispiegate dietro di sé.
   
 
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