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Autore: Veronica_Rosazza    17/10/2015    1 recensioni
«Ma che fai? Sei stata tu?» chiese il ragazzo dolcemente. «Non sai parlare, eh? Va bene, vediamo cosa fare con te. Magari troviamo il tuo padrone» disse, mentre apriva il borsellino a tracolla. Fece scattare il lucchetto di una scatola e la spinse dentro, con delicatezza.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ikuto Tsukiyomi, Nuovo personaggio, Shugo Chara, Utau Hoshina
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Camminando lungo le strada di Torino, Ikuto non voleva prestare attenzione a nulla. Il vuoto, ecco cosa voleva. A lungo aveva cercato la libertà e ora che pensava di averla finalmente trovata, si era reso conto che era stata solo una crudele illusione.
Vetrine, vetrine, vetrine; persone, auto e strade affollate; solo tre ore prima di tornare a teatro. Violino in spalla, una felpa stropicciata raccolta a caso dal borsone e la compagnia silenziosa di Yoru al suo fianco.
Cresci in fretta” aveva detto ad Amu. Cresci in fretta, ma per andare dove? Lei, Utau e persino Tadase. Tutti in Giappone, a un intero continente di distanza; facciamo anche due. ‘Cresci in fretta, e intanto io non sarò lì a vederti diventare grande’.
«Ikuto!» prese ad urlare Yoru. «Ikuto aspetta!»
Non si sarebbe fermato, non aveva intenzione di farlo. Il motivo per cui lo stava chiamando poteva essere per aver visto un gioiello carino, un simpatico gatto randagio o qualcosa da mangiare, come l’ultima volta, la settimana prima a Roma.
Ma Yoru non aveva intenzione di demordere e si impuntò con le braccine tese proprio davanti a lui, come se con quei suoi cinque centimetri avessee potuto fermarlo.
«Che c’è?»
«Ikuto, guarda!» disse, indicando freneticamente qualche metro più in là. «Quello shugo chara ha bisogno di aiuto!»
Impiegò qualche istante a capire di cosa stesse parlando, a seguire la direzione della zampina e a scrutare tra la folla. Ma l’allarme di Yoru sembrava giustificato: passava vicino a loro, appena sopra le teste della gente, un minuscolo shugo chara; un lungo abito bianco, due piccole ciliegie appuntate ai capelli chiarissimi, lo sguardo triste e il mondo attraverso. Stava scomparendo.
Le insistenze del suo piccolo amico non cessavano ma cosa avrebbe potuto fare, lui? Fino ad allora, tutto ciò che aveva fatto era stato creare a distruggere uova X; la parte dei buoni non era per lui, ma per Amu e i guardiani della Seyo. Eppure…
Corse, spintonò gente, sbatté contro un palo e la raggiunse.
«Fermati!» le urlò, mettendosi davanti. Per tutta risposta, il piccolo shugo chara alzo leggermente lo sguardo, fissando Ikuto con due trasparenti occhi gialli, per poi voltarsi e proseguire a svolazzare nella direzione da cui era venuta. Fu poi Yoru a intervenire, andandole addosso. «Ehy fermati! Vogliamo aiutarti!»
La piccolina provo di nuovo a ignorarlo e ad andarsene, ma le dita di Ikuto si erano chiuse sulla sua bella gonna bianca e non avevano intenzione di lasciarla andare. Yoru fece in tempo solo a vedere la sua espressione arrabbiata prima che un’onda d’energia lo colpisse, lanciandolo lontano con forza.
«Ma che fai? Sei stata tu?» chiese il ragazzo dolcemente. «Non sai parlare, eh? Va bene, vediamo cosa fare con te. Magari troviamo il tuo padrone» disse, mentre apriva il borsellino a tracolla. Fece scattare il lucchetto di una scatola e la spinse dentro, con delicatezza.
 
 

«Tukiooooooooo!»
«Tukio! Dammi il tempo di trovarti e io…!»
«Ma certo, se dici così certamente correrà a braccia aperte. Eddai, Tukio… Vieni fuori!»
Poggiato sul ramo di un albero, Yoru guardava il mondo capovolto, osservava questa strana scena a testa in giù. «Ahia…»
Lo shugo chara che aveva parlato per ultimo, il più vicino a lui, si voltò e gli corse incontro per aiutarlo. «Ti sei fatto male? Come sei finito così?»
«Non lo so nemmeno io…» disse Yoru lamentoso.
«Piuttosto» intervenne l’altro esserino svolazzante, «per caso hai visto uno shugo chara da queste parti?»
Mettendo a fuoco la scena, dopo aver smaltito la botta, Yoru riuscì a capire con chi stava parlando. A fianco a lui si trovavano due shugo chara femmine: la prima con una lunga coda verde, gli occhi rosa e i calzoncini corti; la seconda, indossava un inquietantissimo abito viola strappato sul fondo e lo osservava con esigenti occhi scuri.
«Io…» Yoru si guardò intorno, fino a raggiungere il punto in cui aveva lasciato Ikuto. «Cosa??? Non posso credere che mi abbia lasciato qui~nya!»
«Di che stai parlando?» grugnì lo shugo chara viola.
«Hai perso il tuo portatore?» disse l’altra.  
«Senti, non abbiamo tempo da perdere. Ti saluto!»
La shugo chara viola non poté rendersi conto, allontanandosi, delle facce allibite e perplesse che si lasciò alle spalle, mentre riprendeva senza sosta i suoi richiami minacciosi verso quel nome misterioso.
«Senti, lo ritroveremo, d’accordo? Per ora puoi venire con noi. Io sono Eta! E quell’antipatica che se ne sta andando si chiama Sora»
«Piacere, io mi chiamo Yoru… Chi state cercando?»
«La nostra amica Tukio. È scomparsa… di nuovo… »
I due raggiunsero e superarono l’arrabbiatissima Sora, la cui espressione non lasciava spazio a fraintendimenti: ‘Questa volta, me la paga’. Svolazzando dentro il parco immerso nel verde dell’estate, si allontanarono sempre più dalla folla e, con più calma e tranquillità, Eta percepì qualcosa.
«La sento. È qua vicina!»
«Dove?» prese a chiedere Sora mentre si avvicinava.
«Ehy! Per di qua!» urlò ancora Eta, a non si sa chi, non si sa dove. Pochi secondi dopo, però, oltre a Sora, altri shugo chara si avvicinarono, lasciando Yoru sbigottito e un po’ spaventato. Possibile che tutti loro stessero cercando quello shugo chara in procinto di scomparire che avevano soccorso prima?
Piccoli e flebili sospiri di stupore segnalarono che ora tutti percepivano distintamente la presenza di Tukio ma ancora la ricerca non ripartì.
«Eta, ti dispiacerebbe andare tu a chiamare Monica?» disse in un soffio sorridente e garbato una di loro, con indosso un vestitino plissettato rosa ed un grembiulino con pettorina azzurro. I piccoli occhi semichiusi su un vere splendente e simpatici riccioli biondi raccolti in un’immensa treccia. Eta fece cenno di sì con la testa, e pochi secondi dopo già era sparita dalla vista degli altri, verso la via dei negozi.
Tutti insieme, i cinque esserini si fiondarono verso gli alberi che si trovavano avanti a loro; l’incredibile energia che poco prima aveva allontanato Yoru ora li stava attirando verso di sé e, ben presto, anche la presenza di Ikuto si fece più nitida.


Note:
Questo è solo un piccolo assaggio: mi piace scrivere capitoli brevi, in modo da non stancare nessuno.
La trama è completamente inventata da me e così anche molti dei personaggi, che non si trovano nella storia orginale.

 
   
 
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