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Autore: RoxyDowney    17/10/2015    1 recensioni
...Robert aveva deciso di collaborare a quella produzione con la sua presenza che non avrebbe avuto alcun compenso per sostenere quella fondazione e con la sua casa di produzione che avrebbe dato il contributo necessario per completare la produzione...
...L’unico scoglio che dovevano superare ora era Hannah e la sua ritrosia per come lo definiva lei, uno spreco ingente di denaro che poteva venir investito in qualcosa di più costruttivo di una pellicola che, come massima aspettativa avrebbe partecipato al festival di Cannes come documentario...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Vado a prepararmi, passa a prendermi al mio appartamento!
-Ok, dammi mezzora.
Robert aprì piano la porta e scese le scale, fece attenzione che non ci fosse nessuno che potesse vederlo aggirarsi nelle stanze della villa. Mentre usciva sulla terrazza sentì la voce di Michele chiamarlo e si fermò sull’uscio.
-Robert? Che ci fai qui? Avevi bisogno di qualcosa?
-Oh Michele, cercavo proprio te ma quando sono entrato non ho incrociato nessuno, così stavo tornando al mio appartamento per venire a cercarti più tardi.
-Dimmi tutto. Va tutto bene?
Robert gli fece cenno di sedersi
-Voglio, vorrei chiederti dove è esattamente Hannah.
-Con precisione non lo so. Ci sono 3 villaggi che stiamo seguendo in questo momento penso sia in uno di questi, ma con i nostri collaboratori laggiù potrebbe aver deciso di andare in altre zone per allacciare rapporti con altri villaggi. Come ti dicevo là è tutto relativo e senza comunicazioni efficienti.
-Ho bisogno di trovarla, di raggiungerla se necessario!
Michele lasciò la tazza di caffè sul tavolo e lo guardò stupito
-Dici sul serio?
-Sì. Dimmi che devo fare.
-Oh diamine questa sì che è bella! Tu chiedi a me che devi fare! Ragazzo mio, preparati, facciamo partire un volo con altri approvvigionamenti nel primo pomeriggio. Se vuoi andare in Africa, quei ragazzi ti ci porteranno, ma tieni bene a mente che laggiù è un altro mondo!
-Dammi il tempo di fare i bagagli e prendere il passaporto!
-Non c’è fretta vai a prepararti io intanto avviso Paolo. Ah Buongiorno principessa!
-Ciao Nonno! Sempre mattiniero eh?!?
Kim lanciò un occhiata a Robert per capire se Michele l’aveva visto uscire, poi vedendolo sorridente capì che era andato tutto bene
-Vai al lavoro oggi?
-Sì ti serve qualcosa dall’ufficio?
-No, devi farmi un favore, puoi dare un passaggio a Robert?
-Sì certo.
-Perfetto allora quando sei pronta passa a prenderlo.
Robert le sorrise ed uscì dalla stanza dirigendosi di gran fretta verso il suo appartamento. Fu felice di aver portato solo un piccolo bagaglio, in pochi minuti avrebbe rimesso tutto in valigia. In meno di mezzora si era fatto la doccia e preso tutte le sue cose. Kim bussò alla porta e Robert la raggiunse già con il bagaglio in mano.
-Allora è proprio vero, te ne vai.
-Devo.
-Potresti sempre tornare… in fondo non hai concluso ancora il tuo lavoro qui.
Robert sorrise
-Tornerò sicuramente per concludere il mio lavoro. Ora andiamo, non posso fare tardi, ho un volo che mi aspetta!
-Lavoro sempre lavoro?
-Più o meno. Raggiungo tua madre. Penso sia il caso di chiarire come stanno le cose, non voglio che pensi…
-Cosa? Che è successo quel che è successo? Downey, se c’è una cosa che mia madre non fa è scappare per cose del genere… almeno che… tu e lei… E’ così?
Robert abbassò lo sguardo non avrebbe voluto dirle cosa era successo ma forse era meglio mettere le cose in chiaro prima di partire
-Oh diamine! Questa non me l’aspettavo! Ecco perché era furiosa!
-Kim io… forse avrei dovuto dirtelo ieri… oggi, insomma…
-Ehy non preoccuparti, è tutto ok! Abbiamo fatto sesso ma questo non significa che ho intenzione di metter su casa e famiglia con te capisci? Mi piaci Downey, ma come piaci al resto del mondo!
-Capito. Sono felice di aver chiarito con te, sei una ragazza splendida e mi sarebbe dispiaciuto che ci fossero malintesi.
-Preoccupati più di mia madre… è lei l’osso duro della famiglia! Sei vuoi posso scriverle e smentire quello che pensa.
-No tesoro, preferisco dirle la verità, qualsiasi siano le conseguenze. Ora accompagnami, non voglio fare tardi!
Kim lo accompagnò all’aeroporto della capitale, si salutarono con la promessa di rivedersi presto o in ogni caso di restare in contatto e di vedersi non appena si fosse trasferita a Los Angeles. Robert era molto in anticipo così entrò nella grande libreria e comprò alcune guide per poi dirigersi al banco informazioni dove chiese dove doveva dirigersi per raggiungere la zona dei voli commerciali. Furono molto gentili e un addetto alla sicurezza lo accompagnò facendolo sedere con lui su una piccola auto elettrica di servizio e in una decina di minuti raggiunsero quella zona. C’era una ragazza, Patrizia che lo attendeva alla zona doganale per rilasciargli un pass come equipaggio di quel volo.
Raggiunto il resto dell’equipaggio tutti si presentarono e salirono sull’aereo, prese posto nei pochi posti disponibili dietro l’equipaggio e si fece raccontare l’Africa che avevano visto loro con i loro occhi. Niente a che fare con ciò che aveva visto in televisione o nelle guide per turisti. Quella vera, quella povera dove nemmeno lontanamente c’erano beni di prima necessità. Tenne a mente tutti i buoni consigli che gli diedero durante quelle ore di volo annotandone alcune sul suo cellulare facendo scoppiare a ridere metà dell’equipaggio
-Mr. Downey, finché soggiornerà con noi si dimentichi di aver posseduto della tecnologia. Dove andremo non troverà spine elettriche in cui fare il pieno di energia.
Solo allora si rese conto che si stava comportando come uno stupido e che quel mondo era totalmente diverso da qualsiasi cosa lui potesse immaginare.
Nel tardo pomeriggio iniziarono le manovre di atterraggio e Robert durante la discesa vide che laggiù al di fuori delle grandi città sembra non esserci nulla, solo quando l’altitudine iniziò a permettere una visuale migliore vide la moltitudine di piccoli assembramenti ai suoi occhi di fortuna che sorvolavano mentre si dirigevano verso l’aeroporto.
-Ragazzi stanotte godiamocela perché da domani è finita!
-A cosa vi riferite?
-Stanotte pernottiamo in un gran hotel! La dogana deve controllare tutto il carico prima di concederci di lasciare l’aeroporto. Così questa notte si dorme in hotel. E domani si parte presto con la carovana verso la nostra destinazione.
-In che zona siamo?
-In Etiopia. I nostri villaggi sono a nord-est della capitale. Vicino al villaggio di Koremash ma non so se sulla mappa è indicato. Sono tutti piccoli villaggi.
Atterrarono nell’aeroporto di Abbis Abeba e la torre di controllo via radio diede loro il benvenuto. Non appena furono fermi il pilota ritirò i passaporti di tutto l’equipaggio e scese per primo per consegnarli al controllo per poi dare l’ok a tutti e scendere lasciando solo uno dei membri a bordo per la supervisione dei controlli doganali.
Robert si rese disponibile per dare una mano come poteva, ma i ragazzi gli consigliarono di cenare e riposare. L’indomani mattina avrebbe dato sicuramente una mano.
Non uscirono nemmeno dall’aeroporto, Robert seguì gli altri che conoscevano la strada e dopo una decina di minuti erano in fila per ottenere le chiavi delle loro camere.
-Se ha bisogno di qualcosa Mr. Downey non esiti, mi trova all’interno 108.
-Grazie Paolo! C’è una cosa che potresti fare per me.
-Mi dica!
-Innanzi tutto dammi del tu! E poi volevo chiederti… devi metterti in contatto con Hannah per avvisarla del vostro arrivo?
-No, qui come dicevo le comunicazioni sono difficili quindi si utilizzano solo in caso di vera emergenza.
-Capisco, ma allora come la troveremo?
Paolo sorrise.
-Noi andiamo al villaggio e se non è lì ci sapranno dire dove è andata. Ora andiamo a risposare, domani mattina la sveglia suona all’alba.
-Ok, grazie di tutto. A domani.
Robert entrò nella sua stanza, si fece una doccia e poco dopo aver ordinato la cena in camera sentì bussare alla sua porta. Cenò e si mise a letto come gli avevano consigliato. Il suo pensiero era fisso su di lei. Cosa le avrebbe detto quando avrebbe potuto guardare i suoi occhi?
Il telefono della stanza iniziò a squillare senza sosta e Robert si ricordò della sveglia, rispose e confermò alla reception di essersi svegliato. Prese dei vestiti e li indossò. Fuori stava iniziando ad albeggiare ma era certo che mancassero ancora almeno un paio d’ore. Scese nella hall e vide il suo gruppo riunito davanti al banco del bar e decise di raggiungerli.
-Buongiorno!
Ricambiarono tutti
-Scusa per la sveglia in anticipo ma Matteo ha chiamato, hanno autorizzato l’uscita del materiale dall’aeroporto quindi possiamo partire subito. Lui si sta già occupando delle casse ingombranti, ma dobbiamo andare a dargli una mano per le casse piccole. Facciamo colazione mentre ci preparano i panini per il viaggio. Se tutto va come deve entro sera saremo a destinazione.
Robert annuì, era un pesce fuor d’acqua e l’unica cosa che gli premeva era non intralciare quelle persone nel loro lavoro quindi qualsiasi cosa gli avessero chiesto di fare l’avrebbe fatta. Bevve il caffè con loro e restarono seduti sugli sgabelli finché l’unica ragazza della spedizione, Patrizia non li raggiunse con il grosso sacco contenente il loro cibo.
Tornati nell’hangar videro i loro camion parcheggiati vicino all’aereo e Matteo con un muletto trasportava e caricava le grosse casse di legno. Riposero i loro effetti all’interno degli abitacoli dei camion e tutti compreso Robert si diedero da fare nel trasportare a mano le casse più leggere. Un paio d’ore dopo con l’aiuto del personale dell’aeroporto finirono di svuotare la stiva dell’aereo e chiusero i teli degli otto camion che componevano quella carovana. Partirono poco dopo e Robert restò seduto affianco all’autista del suo mezzo, Paolo, tenendo una mappa dettagliata della zona fornendo di tanto in tanto le indicazioni necessarie. Non appena furono fuori dalla città entrarono nel nulla. Robert osservò il colore del cielo, non c’era nessuna nuvola, il panorama era desolato, lasciarono presto la strada asfaltata per imboccare una strada di sabbia battuta su cui quei mezzi avanzavano lentamente, forse un po’ per la strada forse un po’ per il peso.
-Posso farti una domanda Robert?
-Certo! Figurati! Pare trascorreremo un po’ di tempo insieme, quattro chiacchiere ci faranno bene!
-Cosa ti porta in questo posto? Ti stai documentando per un nuovo film?
Robert non sapeva se dire la verità a Paolo, ma in fondo, cosa aveva da perdere?
-Sono qui per trovare Hannah. Dobbiamo parlare. Noi…
-Ah… Scusa non avevo capito! Non volevo essere indiscreto!
-No figurati, nessun problema. Da quando è partita mi sono reso conto che mi manca, che non riesco a stare senza di lei così ho deciso che devo vederla e spiegarle quello che sento.
Paolo lo guardò sorridendo, poi riprese a guardare la strada
-Bene! Così si fa! Vedremo di trovarla allora!
-E’ molto che fai questi viaggi?
-Oramai sono 6 anni. Ci sono venuto una volta e non ho più smesso. Portiamo gioia quaggiù… Nessun altro lavoro potrebbe darmi tanto!
Robert sorrise e si perse ad osservare una figura che vedevano all’orizzonte, sembrava un uomo ma era troppo alto e dalle proporzioni strane, pensò che fosse colpa della distanza che non gli permettesse di mettere a fuoco correttamente. Continuò ad osservare quella figura finché non la raggiunsero e non la superarono. Era una donna poco vestita con una grossa cesta posta sul capo piena di strani frutti e un bambino legato sulla schiena che lentamente camminava scalza sul bordo della strada.
-Ma… dove va? Da dove arriva? Non abbiamo passato nessun villaggio.
-Le donne camminano per ore per portare i loro raccolti nei mercati, se non ricordo male ce n’è uno a qualche miglio. Il suo villaggio sarà su quelle colline. A volte se i villaggi sono molto lontani fanno anche più giorni di cammino. Qui è così…
-E gli uomini?
-Cacciano, pescano si occupano del bestiame se ne hanno.
Robert restò scioccato dall’immagine di quella donna. Avrebbe voluto fermare il camion e farla salire. Offrirle dell’acqua per se e per il bambino, uno di quei panini. Si ammutolì e restò in silenzio ad ascoltare Paolo delle varie avventure che avevano vissuto nei vari viaggi fino a che si fermarono in una zona pianeggiante lateralmente alla strada e mangiarono il pranzo per poi riprendere il viaggio.
-La radio all’interno dell’abitacolo del camion iniziò ad emettere dei suoni e Robert vide Paolo correre a recuperarla rispondendo con un grande sorriso a quei bip.
-Capo siamo in arrivo! Portiamo grandi doni! Siamo circa a metà strada
Robert ascoltò distrattamente le parole di Paolo finché sentì il suo cuore perdere un paio di battiti sentendo quella voce.
-Vi conviene non perdere tempo o non vi aspetteremo per cena! Il carico è stato sdoganato totalmente?
-Sì, nessun problema.
-Bene. Se non c’è altro ci vediamo dopo.
Prima di rispondere Paolo lanciò uno sguardo a Robert e gli fece cenno se voleva parlare ma lui mimò un no. Gli avrebbe spiegato poi perché aveva preferito non parlarci via radio. Sapere che l’avrebbe vista, che era al villaggio che stavano per raggiungere per lui era più che sufficiente per ora.
-Nient’altro! Ma vi conviene aspettarci per cena, perché abbiamo comprato il dolce in hotel!
-Vi aspetteremo! (Rise) …Passo e chiudo.
La radio emise due bip e la comunicazione si chiuse. Improvvisamente la gola di Robert pareva arsa da quella calura che respiravano, ma lui sapeva bene che non si trattava di quello. Era paura con un misto di emozione. Non la vedeva da poco tempo ma nel suo cuore sentiva un grande vuoto.
Ripresero il cammino e Robert notò subito che Paolo non aveva detto nulla della chiamata alla radio. Forse aveva capito che era una cosa davvero personale e non voleva essere inopportuno.
-Scusa per prima… ma sentire la sua voce mi ha lasciato senza parole… e poi, non so come reagirà quando saprà che sono qui.
-Come lei non lo sa?
-No. Non credo, Michele mi ha detto che ci sono grosse difficoltà di comunicazione qui e che si sentono solo se strettamente necessario.
-Sì è così. Ora sono riusciti a contattarci perché siamo all’inizio di una zona che è coperta da alcuni ponti radio.
Qualche ora più tardi iniziarono ad intravedersi le luci di quel villaggio ma Robert ebbe bisogno di più indicazioni per riuscire poi a scorgerlo in mezzo al paesaggio.
Quando furono alle porte del villaggio era il tramonto. Il cielo si era tinto di colori meravigliosi e una marea di ragazzini che urlando di gioia li circondarono mentre Paolo con il clacson del camion ricambiava il benvenuto. Si fermarono appena raggiunsero uno spiazzo ed illuminata dai fari Robert la vide uscire da una delle casette prefabbricate
-Ci siamo amico! Scendi da questo camion e dimostra a quella donna quanto tieni a lei. 
   
 
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