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Autore: Lodd Fantasy Factory    17/10/2015    0 recensioni
“La libertà non è un diritto, ma una capacità di espressione. Non tutti gli uomini la possiedono.”
Il pianeta si è ammalato, e con esso anche gli uomini che lo popolavano. Alcuni, però, conoscono un modo per vivere in eterno, ed abusano dei loro poteri per preservare i propri privilegi. Ma qualcuno conosce il loro segreto, ed è pronto a rivelarlo. La rivoluzione è inevitabile per ottenere la libertà!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il Sogno di Samael

 

«Perché nessuno li ha fermati?» chiese James, sconcertato. Tutte quelle informazioni, pur illuminandolo, lo stavano pugnalando come un milione di aghi dritti al cuore. Avvertì tutto il peso della sua prigionia rivelarsi improvvisamente, e schiacciarlo come un enorme macigno. La risposta che ottenne l'avrebbe imprigionato per sempre nella truce realtà.

«Ci hanno provato. Ma è difficile rispondere al fuoco dei fucili con le sole pietre. Alice Rainero. Anni addietro ha donato la sua vita per ricordare all'intera Arcadia che doveva svegliarsi dall'incubo che stava vivendo. Sembra che il suo sacrificio si stato vano...»

«Alice Rainero... Questo nome non mi torna nuovo. Chi era?»

«Perché lei era la leader dei ribelli. La donna che prese sotto la sua causa alcune fra le più brillanti menti della società, ed ingaggiò una battaglia pacifica contro lo Stato. Certe bugie, però, quando costano la perdita del potere, se rivelate, vengono protette con le armi, facendo scorrere il sangue a fiumi. Scatenarono così una guerra civile, ma Alice, non propensa a nascondersi, venne catturata e giustiziata. I suoi compagni portarono avanti la causa, ma ben presto furono annientati. Il suo nome venne bandito dalla società, ed il suo stesso ricordo ritenuto reato pubblico»

«Perché il popolo non si è unito a lei?» protestò il ragazzo. Nel suo petto aveva già iniziato a battere l'ardente desiderio di rivalsa.

«Ahimè, le persone sono convinte di esser scampate alla catastrofe, e che la loro salvezza sia dovuta agli stessi signori che Alice Rainero avrebbe voluto destituire. I nostri concittadini si accontentano di sopravvivere, piuttosto che rischiare di perdere tutto. Si tratta di gente senza spina dorsale, schiava della propria ignoranza, delle proprie paure. La tecnologia lì ha privati della loro personalità, del coraggio, dell'umanità stessa. Non sono che marionette nelle mani di una società che è in grado di muovere tutti i fili. Chi sa troppo, viene tolto di mezzo. Subito. Ma benché siano stati assai scrupolosi nel ricercare i membri della resistenza, i soldati della N.I.D.A non sono mai riusciti a prenderli tutti. E la speranza di cambiare Arcadia non è mai morta. Ma occorre essere estremamente prudenti, ragazzo mio: anche se ci troviamo nella periferia, ci sono molte spie, telecamere e cimici utilizzate per scovare i ribelli. Oggigiorno non puoi fidarti neanche del tuo vicino, o della tua stessa famiglia!».

«Perché hai rivelato tutto ciò a me, dunque?» lo interruppe James, sorpreso.

«Qualcosa mi fa credere che tu possa giocare un ruolo importante in tutto ciò. Siamo amici ormai da molto tempo, e soffro molto nel vederti sprecare la tua gioventù al seguito di questa società in decadenza. Forse per questo, o perché sto pian piano perdendo le speranze. Poco m'importa se dovessi essere scoperto. Preferisco spirare rapidamente, piuttosto che dissolvermi lentamente, sciolto dall'acido che Arcadia versa costantemente su questo mondo»

«Raccontiamo tutto ciò che sai. Spieghiamo ai cittadini cosa è realmente accaduto, esattamente come lo hai rivelato a me. Facciamo rivivere il ricordo di Alice Rainero. Ci daranno ascolto!» lo spronò. «In fin dei conti, non possono ucciderci tutti!»

«Abbassa la voce, James!» lo rimproverò, appiattendosi contro la parete. Scrutò fuori dalla finestra con aria assorta. «Non mi ascolti, ragazzo? Ti ho già detto che sono disposti a qualsiasi cosa, pur di mettere a tacere la verità. Troveranno un modo plausibile per far apparire il tutto un semplice attacco alla stabilità, oppure un incidente. Il popolo continuerà a credere a qualsiasi cosa diranno, fintanto che qualcosa di concreto non dimostrerà il contrario. Ed anche in quel caso, dovremo fare i conti con l'inerzia che domina i cuori dei cittadini. Talvolta non è tanto la paura, quanto la mancanza di volontà a rendere l'uomo vittima degli eventi» gli spiegò, amareggiato. «Non possiamo commettere gli stessi errori di Alice. Senza prove, non possiamo dimostrare niente. Comprometteremo inutilmente la resistenza...»

«Secondo me esageri, Sam. Chi non sogna di essere libero? Perché dovrebbero ignorarci?» lo interruppe James.

«Se ti dicessi che il cielo è celeste, mi crederesti?» rispose l'albino.

Il ragazzo non seppe che rispondere. Si sentì spaesato. Allora Samael lo incalzò con altre allusioni: «E che la luna muta il suo colore, dal bianco, all'ocra al cremisi, e che le stelle sono talmente tante da non poterle contare? O ancora che, in rare occasioni, il sole e la luna si fondono in un evento chiamato eclissi? Oppure che a nord, dove prima risiedevano i ghiacciai, la notte si anima di luci multicolore?» fece una lunga pausa, come per lasciare a James il tempo di metabolizzare tutte quelle nozioni. Il ragazzo apparve stordito da tutte le congetture dell'amico, eppure la sua mente si sforzava di accettarle come verità. Sentiva il bisogno di dovergli credere, d'immaginare che il mondo esterno potesse essere davvero così infinitamente incredibile.

Samael scrutò la porta d'ingresso con occhio torvo. Riprese poi con il respiro affannato dall'agitazione:

«No! Poiché nella tua vita hai sempre visto solo un cielo gravido di piombo, ed il firmamento oscurato da potenti fari nottetempo. Non mi crederesti, semplicemente perché non potrei dimostrartelo... Dobbiamo andarcene, James, trovare le prove che oltre ad Arcadia esista ancora il mondo esterno, quello dove sono cresciuti i nostri antenati. Scavalchiamo la recinzione, e balziamo giù dalla scogliera!».

«Ma è una follia: è sorvegliata di continuo! Inoltre, nessuno è mai sopravvissuto alla caduta...».

«Perché credi che la tengano sotto controllo, ragazzo? Oltre essa si trovano le terre che ci hanno sempre nascosto: quella stessa natura che dona la vita. Se fossimo nuovamente liberi, lontano da qui, saremmo immuni alla malattia che ha annientato i nostri antenati. I potenti, impossibilitati a sfruttarci per i loro viscidi scopi, tornerebbero nuovamente mortali. È solo un'illusione quella in cui ci hanno costretti... Il mondo reale è diverso. È vivo!», gli disse afferrandolo per le spalle. Nei suoi occhi divampava la luce della speranza, accesa da una determinazione contagiosa.

James non aveva saputo cosa aggiungere; avrebbe voluto esprimersi con un discorso concreto, ma si sentiva troppo confuso per mettere insieme le parole in un commento sensato. Fra le mani stringeva quel piccolo mappamondo, dove una miriade di nomi affollava la cartina. La domanda gli venne fuori di bocca spontaneamente:

«Noi dove siamo, ora? Su quale di queste terre ci troviamo?»

Samael era inquieto.

Aveva continuato a sbirciare attraverso la vetrata per un po', prima di rispondergli. Apparve divertito, per un breve istante.

«Scorri con il dito sino all'isola più piccola che trovi sul mappamondo: noi siamo ancora più piccoli!» rivelò, prima di ritornare alla finestra. Era sempre stato un tantino paranoico, ma quel giorno apparve esserlo più del solito. Avvertiva che qualcosa stava per accadere.

«Scherzi, vero? Intendi dire seriamente che il mondo è così grande? È impossibile...»

«Ti sorprenderesti delle bellezze che ci sono state negate. Tutto è possibile, se si ha abbastanza pazienza e fiducia» rispose con un ghigno divertito.

«Voglio vederle, allora. Aiutami a vedere il vecchio mondo, amico mio...» lo implorò James.

«Dannazione!» esclamò d'un tratto l'albino, prima di fiondarsi di tutta fretta su una delle sue straripanti librerie, liberandola dal fardello di alcuni voluminosi tomi. «Che fai lì impalato, ragazzo? Dammi una mano a spostarla. Sbrigati!» gli aveva ordinato, rendendosi conto che non vi sarebbe stato il tempo per svuotarla.

«Che succede, Sam? Stai diventando pazzo?» gli chiese, aiutandolo a trascinarla di lato per quasi un metro.

Scoprirono una grata, grande abbastanza da farci passare un uomo attraverso. Era zeppa di ragnatele. Sembrava una sorta di condotto, ma per dove?

«Ci hanno scoperti, James. Qualcuno stava origliando la nostra conversazione. Sei il primo a cui ho rivelato tutta questa storia, da quando io stesso ne sono divenuto unico custode» gli rivelò mentre sollevava la rete della grata. Gli mise una minuscola scheda di memoria in mano. «Mi dispiace... ti ho coinvolto in qualcosa più grande di te. Sei diventato un bersaglio, ragazzo. Diffida di chiunque incrocerai sulla tua strada, d'ora in poi. Portala con te: è un bene prezioso; l'unica chiave in grado di consentirci di arrivare oltre il muro» il suo tono si era fatto più duro, ma i suoi occhi estremamente azzurri tradivano le sue emozioni. Erano lucidi, e James li vide riempirsi di colpevolezza.

«Trova i Reietti: ti aiuteranno! Li riconoscerai unicamente dai loro astrusi discorsi. Se sarai fortunato, forse, saranno loro a trovarti. Sbrigati: devi andartene da Arcadia, o ti uccideranno...» gli disse. «Promettimi che riuscirai a saltare dalla scogliera, che salverai questa gente!» gli sussurrò, stringendolo in un abbraccio paterno.

Era un addio.

 

James non ebbe neanche il tempo di rispondergli: l'uomo lo spinse con un calcio dentro il canale, sbarrando il passaggio alle sue spalle. La pendenza e la scivolosità del condotto lo fecero slittare nell'oscurità, mandandolo a sbattere contro una marea di deviazioni disseminate sul percorso.

«Te lo prometto, Samael!».

Quel grido gli morì in gola, proprio mentre scrutava quell'impressionante luna cremisi venir divorata dalla solita scura, tossica cappa. La truce aria si strinse attorno al suo collo come un'aguzza catena, strozzandolo. Tutto ciò che aveva fatto in quel breve periodo trascorso con i Reietti, per arrivare sin lì, seppur non concretizzato, valeva il prezzo della sua intera vita. Era nato come schiavo della società, ma ora moriva da uomo libero.

Esalò l'ultimo respiro.

 

 

Fine...

   
 
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