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Autore: Axel_Pendragon    17/10/2015    1 recensioni
Hydrus è un ragazzo di sedici anni come tutti, dal nome un po' particolare.
Si ritroverà immerso in un'incredibile avventura quando, venuto a sapere che qualcosa era andato a schiantarsi nel bosco vicino la sua città, entrerà in contatto con un oggetto non identificato che gli conferirà poteri speciali legati ai pianeti del sistema solare.
Da quel momento si troverà ad affrontare i bulli della sua scuola fino a scontrarsi con temibili avversari.
"Quando la luna sorgerà, le stelle danzeranno, quando il sole sorgerà, il tuo cuore danzerà con loro, quando le galassie si uniranno tu farai danzare gli elementi".
Genere: Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ELEMENTAL UNIVERSE

L'idra della Terra

 
CAPITOLO I
Un Brusco Risveglio
 

Silenzio intorno a me.
Oscurità ovunque.
Quasi come se stessi cadendo in un burrone senza mai scorgere la fine.
Sentii una voce che mi chiamava dicendo: “Tu hai il potere, segui la luce, ti indicherà la via, è tempo di andare ora”.
Svegliati…
SVEGLIATI!
Mi svegliai di soprassalto e vidi la mia professoressa di lingue arrabbiata come sempre.
 << Hydrus è la quarta volta in questa settimana che ti addormenti sul banco, non è più possibile! Vai in presidenza >> disse, accompagnata dalle fragorose risate dei miei compagni di classe e dallo sguardo imbarazzato di Jeff, il mio compagno di banco e anche il mio migliore amico.
Ebbene sì, mi chiamo Hydrus e a quei tempi avevo sedici anni, il mio nome non è molto comune dato il fatto che non ci troviamo più nell’antica Grecia.
Questo nome mi è stato dato dai miei genitori che, facendo gli astronauti, mi diedero il nome della loro costellazione preferita, la stessa costellazione dove mio padre, mentre era in missione con mia madre, le chiese di sposarla, ossia quella dell’Idra maschio.
Fin da piccolo mi trasmisero la loro passione per l’universo, le galassie, i pianeti e tutto ciò che riguarda lo spazio, proprio per questo avrei dato tutto l’oro del mondo per andare anche solo una volta con loro.
Arrivai in segreteria e mentre aspettavo che il preside mi convocasse in presidenza mi girai i pollici preoccupato per la mia condotta scolastica.
A un tratto arrivò una chiamata sul telefono della segreteria e la segretaria mi fece cenno con la mano di entrare in presidenza dal momento che il direttore sembrava essersi appena liberato.
Entrai imbarazzato e mi sedetti sulla sedia di fronte la scrivania.
La stanza di forma quadrata non era molto grande, la scrivania si trovava proprio al centro con una sedia rivolta verso una grande finestra, il pavimento era coperto con un morbido tappeto che occupava tutta la presidenza.
Lì si trovavano molte librerie con libri di vario genere riguardanti: l’arte, la storia, le scienze e alcuni scritti sulla psicologia infantile.
Le pareti avevano un colore bianco, su di esse vi erano appesi alcuni quadri che rappresentavano quelli che dovevano essere stati i vecchi presidi e una grande bandiera americana si trovava all’angolo destro della stanza.
La sedia in un attimo si voltò e ad aspettarmi seduto dietro quella scrivania c’era il preside che mi guardò più con aria preoccupata che con severità.
Il preside, il signor Watson, era un vecchio amico di famiglia che conobbe i miei genitori a un corso sull’astronomia, era un uomo sulla cinquantina, calvo e con dei grandi occhiali tondi, molti potrebbero pensare che avesse delle preferenze nei miei confronti ma non era così, era sempre stato un preside giusto ed ha fatto sempre valere i diritti dello studente su tutti gli alunni.
<< Ciao Hydrus, allora come mai qui? Devi darmi qualche comunicazione da parte di un professore? >>
<< In verità signor preside… mi ha mandato qui l’insegnante di lingue... perché mi sono addormentato sul banco durante la lezione. >>
<< Capisco… a cosa è dovuta questa spiacevole mancanza di energie? Non dormi forse bene a casa? >>
<< Veramente no signore, ma è che sto passando un periodo difficile, sa com’è: lo stress dello studio, i miei ancora in missione nello spazio… ma non si preoccupi penso che sia un qualcosa di momentaneo, nulla di grave. >>
<< Sicuro ragazzo? Sappi che se c’è qualche problema puoi sempre venire a parlarmene, non devi farti alcun problema. >>
<< Sì certo, grazie signore ma non c’è nessun problema, gliel’ho detto, deve essere solo qualcosa di momentaneo. >>
<< Va bene allora torna pure in classe, intanto però tieni questo biglietto. >>
Sul biglietto vi era scritto “ Dottor Smith, laureato in psicologia col massimo dei voti, la mente umana è un mondo ancora da esplorare ” e sotto questa scritta vi era un numero di cellulare stampato in neretto.
<< Questo è il nuovo psicologo della scuola forse fargli una visitina non ti farebbe male ragazzo mio >> mi disse il preside tutto sorridente.
<< Grazie signore ci penserò su, magari ci andrò, ora col suo permesso tornerei in classe. >>
<< Di nulla, ora vai e non farti più sorprendere che dormi sul banco, buona giornata! >>
<< Buona giornata. >>
Uscii dalla presidenza e prima di rientrare in classe girai un po’ per i corridoi girandomi fra le mani il biglietto da visita che mi aveva lasciato il preside.
Lo guardai e dissi fra me e me “Cavolo non sono un ragazzo complessato, non ho bisogno di uno stupido psicologo solo perché è da qualche tempo che non riesco a dormire!” a quel punto al primo cestino che vidi, buttai via il biglietto da visita.
Rientrai in classe e la professoressa continuò a guardarmi male per tutto il tempo rimanente dell'ora.
Dopo circa cinque minuti suonò la campanella e tutti ci sbrigammo a mettere il materiale scolastico nello zaino per tornare a casa.
Io e Jeff, con molta fretta, ci dirigemmo velocemente all’uscita per evitare di perdere l’autobus.
<< Perché non mi hai svegliato in classe, brutto idiota? Per colpa tua la professoressa mi ha beccato un'altra volta! >>chiesi molto innervosito.
<< Ah la colpa sarebbe mia testa di cavolo che non sei altro? Guarda che ho provato a svegliarti per mezz’ora ma tu non hai aperto occhio per tutto il tempo. Sai esiste una cosa chiamata caffè, potresti iniziarla a prendere, non siamo più bambini >> mi rispose in tono sarcastico.
Jeff era un ragazzo di sedici anni anche lui, aveva la pelle scura, una corporatura magra ed era come un fratello per me, ci conoscevamo da quando eravamo bambini e frequentavamo la scuola elementare insieme.
Appena usciti dalla scuola, mi bloccai e come ogni giorno la vidi, la ragazza più bella del mondo, mentre ritornava a casa in bici, si chiama Jennifer ed era una ragazza fantastica, o almeno lo era per me, dato che ci sono molte persone che la reputavano una piccola fissata con i fumetti giapponesi ed i libri fantasy di ogni tipo, che poi sono tutte cose che piacevano anche a me ma non sono mai stato un tipo che andava a raccontare troppo in giro dei propri interessi.
Lei aveva sedici anni come me, i capelli erano castani, lisci e lunghi, aveva dei bellissimi occhi verdi nei quali ci si poteva sprofondare circondati da un paio di occhiali neri che a mio parere facevano come da cornice per gli occhi, aveva anche delle splendide labbra, un corpo magro ed io ne ero follemente innamorato dall’anno prima, quando per la prima volta, ci incontrammo al campo estivo.
Ci mettemmo a parlare per ore dei nostri interessi e delle nostre passioni e avevo scoperto che avevamo molte cose in comune.
Dal campo a ora ci sentivamo poco, dato che eravamo entrambi molto impegnati, raramente uscivamo insieme tramite amici in comune ma i risultati non erano molto positivi visto che ogni volta che provavo a parlarle di persona venivo investito da un'ondata di timidezza che quasi mi impediva di esprimermi.
Sarà arrivato il momento di fare il grande passo?
Intanto Jeff mi afferrò per un braccio trascinandomi verso il bus che era appena arrivato.
Saliti sul bus mi disse << Un' altra volta a fissare Jennifer? Se qualcuno si accorge del tuo esagerato interesse ti inizieranno a prendere per uno stalker >>.
<< Parla quello che al campo estivo andava nelle camere delle ragazze alla ricerca delle loro mutandine, maniaco! >> risposi ridendo.
<< Hey te lo ripeto lo facevo per portare fuori la mia ragazza, mi servivano dei soldi e gli altri ragazzi mi avevano pagato per rimediargliele, è stato un lavoro duro ma alla fine ho guadagnato abbastanza da regalarle una bella collana per il suo compleanno, cosa non si fa per amore! >>
<< Si si certo come no! >>
<< Almeno io la ragazza ce l’ho! Non passo certo il mio tempo sbavando dietro ad una che conosco da un anno e dato che sono un timidone, non le riesco a dire ciò che provo >> mi disse molto probabilmente per spronarmi a farmi avanti.
<< Stai zitto! >>
<< Hydrus credo che sia arrivato il momento di dirglielo, lo dico per te fratello. >>
 Purtroppo sapevo che Jeff aveva ragione poiché era da qualche periodo che appena la vedevo non riuscivo più a formulare un discorso di senso compiuto e il mio cuore batteva ad una velocità assurda, c’era solo un problema, sempre lei: la timidezza.
Arrivato alla mia fermata prima di scendere salutai Jeff con un’amichevole pacca sulla spalla.
Entrai in casa e ad aspettarmi trovai… nessuno, come al solito, i miei erano in missione nello spazio da giorni e a me toccava badare alla casa fino al loro ritorno.
I miei erano un tipo di genitori che non erano molto presenti, dato il lavoro che svolgevano ma non per questo non gli volevo bene.
La sera dopo aver finito di studiare e aver cenato mi misi a leggere il nuovo fumetto di Iron man, che finalmente ero riuscito a comprarmi.
Era fantastico come al solito, lui e lei sue armature, così pieno di avventure ma dopo non molto mi addormentai.
Iniziai a sognare.
Mi ritrovavo in una piazza illuminata dalla luce della Luna che sembrava essere abbagliante quella sera, lucente quasi come il Sole.
Dall’altra parte della piazza c'era un'ombra che mi fissava e che pian piano si avvicinava verso di me, poi accelerava il passo, infine si metteva a correre.
Tentavo di scappare ma qualcosa mi bloccava, non riuscivo a muovere le gambe.
L’ombra era davanti a me, mi disse qualcosa di incomprensibile poi mi ruggì contro.
Mi svegliai che avevo la pelle d’oca.
Un altro incubo, era da giorni che non riuscivo a dormire a causa loro!
A quel punto l’unica cosa che mi restava da fare era aspettare che mi rivenisse sonno nella speranza di dormire almeno per qualche ora ma nulla, anche se oramai per me non c’era più alcun problema, mi ci stavo abituando.
   
 
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