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Autore: gloriabarilaro    18/10/2015    1 recensioni
Certe storie sono difficili da raccontare:
racchiudono verità che potrebbero far male.
“ ‹‹ Non capisco. ››
Lo guardai: il suo sguardo disperato e perso fu come una coltellata al centro del petto. Rivolsi nuovamente il mio viso verso il basso, mentre lui non aspettava una mia risposta per continuare. ‹‹ O forse sì, ma mi rifiuto di crederci. ››
Mi morsi il labbro: perché doveva essere tutto così difficile? Anche solo pensare che l’avessi ferito mi faceva venire la nausea e le lacrime iniziavano a bruciarmi in gola. Se solo sapesse. Se solo io trovassi il coraggio di far sì che capisca. ”
// Missing moments di Give your heart a break. Leggere solo dopo capitolo 33. //
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demi Lovato, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo 1.


  ‹‹ Sel? ››
  Distolsi lo sguardo da Demi, che saltellava via allegra, e mi voltai verso di lui: un sorriso invase le mie labbra, ma mi costrinsi a non abbracciarlo. Lanciai un’occhiata tesa al corridoio pieno di gente, poi rifeci cadere lo sguardo su di lui. ‹‹ Ehi, ciao ›› gli mormorai, torturando con le dita la copertina del libro di algebra. Lui lo notò.
  ‹‹ Perché così nervosa? ››
  ‹‹ Interrogazione – mentii, prima di scuotere una mano davanti al suo viso con noncuranza, – lascia stare, ora mi passa ››.
  Assottigliò lo sguardo, rivolgendomi uno sguardo sospettoso. Poi, scuotendo la testa, ritornò a sorridermi. ‹‹ Vuoi che ti accompagni in classe? ››
  ‹‹ No! ›› quasi lo urlai, facendolo sobbalzare. Mi posai una mano sulla bocca, tossicchiando e maledicendomi per la mia stupidità. ‹‹ Volevo dire, non ce n’é bisogno ›› mi corressi, prima di mordicchiarmi il labbro: avevo attirato l’attenzione di alcuni ragazzi che parlavano fra loro vicino a noi, e non era affatto una cosa buona.
  Sudavo freddo. In vita mia, non avevo mai avuto così paura: io, che credevo non mi potesse spaventare niente. Non avevo mai creduto di poter diventare così fragile da un momento all’altro, per così poco. Deglutii senza farmi vedere, mentre la cercavo un’altra volta con lo sguardo: avevo il terrore che spuntasse da un momento all’altro dal nulla e mi vedesse.
  ‹‹ Ascolta, - gli mormorai infine, avvicinandomi un poco – ci vediamo dopo scuola, ora devo davvero andare ›› calcai sulla penultima parola, cercando di non rendere il mio sguardo troppo supplichevole: l’unica cosa che non volevo era proprio che Josh si preoccupasse per me. Lui serrò le labbra in una linea stretta e diritta, ma poi annuì, buttando goffamente lo sguardo a terra.
  Mi guardai di nuovo attorno con circospezione poi, prendendolo per mano, mi nascosi dietro la fila di armadietti, parandomi lui davanti: era abbastanza alto da nascondermi, anche se io, per sicurezza, mi strinsi nell’angolo fra la parte fredda dell’armadietto e il muro.
  Lo baciai, rendendomi conto con amarezza di quanto fossi rigida. Strinsi gli occhi e mi trattenni dal non mordergli le labbra, perché la forza che ci avrei messo nel farlo sarebbe stata troppa e gli avrei fatto male. E mentre lasciavo che le sue mani mi accarezzassero dolcemente il braccio e il viso, riuscii a buttarmi tutte le preoccupazioni alle spalle per un secondo, rilassandomi sotto quel contatto quasi magico e paradisiaco.
  Mi staccai con freddezza e, dopo avergli lanciato una breve occhiata di scuse, mi allontanai da lui e camminai velocemente verso l’aula dove mi attendeva la prossima lezione mentre il suono della campanella mi rimbombava nelle orecchie.
  E nessuno lo notò, ma stavo trattenendo a stento le lacrime: io, che a scuola camminavo per i corridoi con un sorriso luminoso e salutavo tutti senza preoccupazione.
  Quel giorno però, no. Quel giorno mi ero resa conto di quanto avessi veramente. Parlavo volentieri con tutti, sì, ma a quale di quelle persone avrei raccontato del macigno che avevo dentro? Quanti, di loro, avrei messo al corrente della minaccia che mi era stata rivolta? Nessuno.
  Demi era troppo fragile per sopportarlo.
  Josh era l’ultimo cui sarebbe dovuto venirne al corrente.
  Mi ritrovavo, così, a trascinarmi dietro qualcosa di molto pesante. Qualcosa che una spensierata e sognatrice quindicenne come me non riusciva a sopportare da sola.
 
  ‹‹ Ci vediamo oggi pomeriggio? ››
  Aprii la bocca per replicare, ma Demi si affrettò a correggersi: ‹‹Ah, no, non posso, – mi sorrise – lezione di piano ››.
  Le sorrisi a mia volta mentre un altro flusso di ragazzi ci passava accanto. Sentii qualcuno salutarmi, ma non prestai loro molta attenzione, ricambiando il saluto solo con il cenno della mano. ‹‹ Ci possiamo vedere domani ›› le proposi. Lei annuì, scoccando poi un’occhiata al blocco schermo del cellulare e rabbuiandosi in viso. Non mi trattenni dal chiederle che succedesse.
  Lei mi lanciò un’occhiata strana, quasi come se si fosse accorta solo in quel momento che fossi ancora lì, e scosse la testa. ‹‹ Nulla ›› rispose, e dal suo tono apparentemente fin troppo sicuro intuii che mi stava mentendo.
  ‹‹ Demi, dai, dimmi cos’hai ›› le mormorai, prendendole la mano e tirandola un poco per invogliarla a sedersi con me sulla panchina lì vicino: lo fece tenendo lo sguardo puntato a terra, sulle sue converse colorate in netto contrasto con il suo umore grigio.
  ‹‹ Stasera devo andare da papà ›› mi rispose in un soffio. Sentii la bocca del mio stomaco chiudersi: automaticamente, strinsi la sua mano e lasciai che posasse la testa sulla mia spalla. ‹‹ Non me la sento affatto. Preferisco dormire nel parco piuttosto che vederlo. Sarà sicuramente nervoso come l’altra volta. Mancava poco così, – alzò la mano e avvicinò il pollice e l’indice lasciando fra loro un ristretto spazio – e mi avrebbe picchiato, ne sono sicura ››.
  Posai la guancia sulla sua testa quando la sentii tremare leggermente, riabbassando la mano. ‹‹ Sta tranquilla,  stavolta non succederà ›› le mormorai. Lei mi guardò e io cercai di sorriderle. Poi, tornando seria, scelsi bene le parole prima di dirle: ‹‹ L’importante è che tu non faccia cose di cui poi potresti pentirtene. ››
  ‹‹ Chelsea oggi mi ha detto che sono inutile – m’informò, quasi senza pensarci su – e che rimarrò sola. Mi ha detto che anche tu te ne andrai. ››
  Mi si raggelò il sangue nelle vene. Cercai di sembrare calma mentre le mormoravo: ‹‹ Non le credere, mente ›› ma dentro di me era tutto in subbuglio. Il mio cuore prese a battere veloce: cercai di regolare il respiro per non far notare niente a Demi, che si era seduta dritta e mi guardava con uno sguardo impaurito.
  ‹‹ Non mi lascerai, vero, Sel? ›› mi chiese con un filo di voce. Io scossi la testa e l’abbracciai.
  ‹‹ Mai. ››
 
  Erano finite le lezioni, i corridoi erano deserti: il mio respiro era affannato, i battiti del mio cuore accelerati a ritmo con i miei passi frettolosi, mentre la mia testa era piena di pensieri che mi tormentavano senza tregua. Non vedevo l’ora  di tornare a casa con Josh e lasciare che lui mi distraesse inconsapevolmente da quello che mi tenevo dentro. Avevo bisogno dei suoi baci, di sentirlo vicino, di potermi fare piccola contro il suo petto per sapermi al sicuro.
  Proprio quando pensavo che finalmente anche quella mattinata da incubo era oramai finita, qualcuno spuntò da un angolo e mi sbarrò la strada, intrappolandomi nella sua stretta e portandomi via.
 
  ‹‹ Credevo che i miei avvertimenti sarebbero bastati ›› la ragazza dai lunghi capelli biondi si voltò nella mia direzione e mi servì un’occhiata infuocata. La sua collera era quasi palpabile nell’aria, mentre Logan mi spingeva, facendomi cadere sul terreno polveroso dietro la palestra: dei sassolini mi ferirono i palmi delle mani, ma feci finta di niente anche quando il dolore si fece più acuto. Mi limitai a guardare Chelsea negli occhi, senza sapere quanto il mio coraggio mi avrebbe penalizzato.
  ‹‹ A quanto pare credi davvero di essere in grado di prendermi in giro ›› ringhiò sdegnata, incrociando le braccia al petto. Alzai il mento e aprii la bocca per replicare, ma una mano mi colpì all’improvviso sulla nuca, facendomi abbassare la testa e finire con il naso a terra. Mi portai le mani sul punto dove mi avevano colpito e mi morsi le labbra per non urlare, mentre sentivo la ragazza dinnanzi a me chinarsi fino ad avere il viso alla stessa altezza del mio e potermi sputare con freddezza: ‹‹ Stupida bambina, non sai con chi hai a che fare. Se dico che farò una cosa, la farò veramente. ››
  ‹‹ No! ›› urlai, ma presto quel grido divenne di dolore: Logan mi aveva afferrato i capelli e li aveva tirati con forza, facendomi piegare la testa all’indietro.
  ‹‹ Lasciala stare, se continua a gridare ci sentiranno ›› lo rimproverò Chelsea, facendogli mollare la presa. Ansimando, non riuscii a trattenere le lacrime, che iniziarono a scendere copiose dal mio viso.
  ‹‹ Chelsea, ti prego, non lo fare. Mio padre, se ne vorrà andare sicuramente. Ti prego... ›› oramai piangevo a dirotto, ma nemmeno le mie lacrime erano in grado di impietosirla.
  Niente avrebbe potuto impietosire Chelsea, niente e nessuno.
  ‹‹ Mi dispiace, Marie ›› si rimise diritta in piedi, arretrando quando mi posai con gli avambracci sul terreno e nascosi il viso tra le mani. ‹‹ Io ti avevo avvertito ›› finì di dire, girando sui tacchi e dandomi le spalle. Mi misi a singhiozzare così forte che per poco non riuscii a respirare. Che cosa avevo fatto?
  ‹‹ Ora, vai a casa e preparati a ricevere la brutta notizia. Credo che dopo questo, non avrai più bisogno delle mie minacce per allontanarti da Josh ›› ghignò, prima di iniziare ad allontanarsi. La chiamai di nuovo, quasi urlando.
  ‹‹ Chelsea, ti prego. Perseguita me, ma non far chiudere il ristorante di papà. Tu non capisci, se dovesse chiudere… ›› la supplicai, ma lei m’interruppe scuotendo la testa e ridendo perfidamente. Quella risata, così piena di crudeltà, mi fece rabbrividire.
  ‹‹ Allora non hai capito proprio niente, bambolina – disse infine, lanciandomi uno sguardo che mi trafisse come una spada, l’ultimo colpo del duello che oramai lei aveva vinto – questo è quello che voglio. ››
 
  ‹‹ Guarda cosa ho trovato ›› cinguettò, mostrandomi un foglio. Non mi trattenni dal strapparglielo di mano e leggere lo sottili righe: era un contratto.
  ‹‹ Cosa significa? Perché c’è il nome del ristorante di mio padre? ›› chiesi ansiosa, stringendo il foglio tra le mani. Non sapevo davvero se volevo venire a conoscenza della risposta a quella domanda, ma essa mi arrivò più veloce di una pallottola.
  ‹‹ Mio padre sa che il locale del tuo papino è sull’orlo del fallimento – disse semplicemente lei con sufficienza, come se stesse parlando di un negozio qualunque mentre si guardava le unghie – ed è disposto a offrire una grossa somma per farlo chiudere una volta per tutte e avviare un’altra attività. ››
  Il foglio mi cadde dalle mani. ‹‹ Questo significa che mio papà potrebbe tornare a Grand Prairie e aprire l’attività lì con i soldi che gli darà e... ›› parlai velocemente, la disperazione che aumentava ad ogni parola, ma fu lei a finire il ragionamento con estrema tranquillità, guardandomi con un’espressione compiaciuta: ‹‹ Tu dovrai andare con lui e tutta la tua famigliola; e come vedi, manca solo una piccola firma. Ho rubato il contratto a papà in modo che non se ne possa più ricordare, ma se non lasci in pace Josh e lo dimentichi, beh, credo che tu debba iniziare a valutare quest’idea. ››

 
 
Eccomi qui. Questa è la prima parte del racconto di Selena del capitolo 33 della mia fan fiction, Give your heart a break. Ovviamente questa storia può essere letta anche separatamente, nonostante non si parli approfonditamente dei personaggi poiché dò già per scontato che voi li conosciate, come è possibile leggere la fanfiction di Demi senza leggere questo missing moments. 
Ho deciso di fare questa storia a parte principalmente per una questione di numero dei capitoli, e magari attrarre qualche fan di selena verso la fan fictin principale - chissà, magari qualche nuova lettrice vorrà sapere di più su Demi, su Miley, su Josh o Chelsea.
Grazie a tutti i lettori che mi hanno seguito fino ad ora, che abbia deciso di leggere questa fan fiction o meno. Vi amo.
Scusatemi per i miei ritardi, e per l'ansia che vi metto a ogni capitolo e che vi lascio per settimane, se non mesi.
Se siete nuovi lettori, potete trovare i link di twitter, tumblr, wattpad e della mia pagina facebook sul mio profilo.
Grazie per la lettura e per un'eventuale recensione, se ne avrete voglia!
Baci,
Glo.
   
 
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