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Autore: queenjane    18/10/2015    4 recensioni
Continua il mio esperimento, ovvero le spin off del Drago e della Rosa, il ciclo delle età...il mito Qui abbiamo Oscar adolescente che entra nella Guardia Reale. Dedicato a Pamina'71
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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(CATHERINE)
Le luci morbide di un avanzato pomeriggio, il cielo che vira nelle sfumature del pesca e dell’arancio, un abbaino,  il ginocchio posato per terra che duole.
– Vogliamo proprio sentire che avete da dire, giusto voi mancavate, dopo il generale e il giovane Girodelle, avete idea della figura che ho fatto oggi pomeriggio?-
Gesticolava, le mani ingioiellate parevano tanti piccoli fuochi, era furia e malumore e vanità ferita, tutti gli obbedivano e un … ragazzino lo sfidava?
Tenni le braccia ferme lungo il corpo, immobile
- Comunque, all’appello giusto voi mancavate, il dragone, segreto corriere, il demonio che cavalca il vento assieme agli altri immortali, che storia eh..-
Calcava ogni sillaba come se fosse un insulto e lo era. 
 Quando fece una pausa, parlai, pur senza permesso, un affronto a Luigi XV, re di Francia e Navarra, peccatore imperterrito.
- Sire, quanto vi hanno fatto è riprovevole, tuttavia nella vostra saggezza ben potete comprendere come un giovane possa sbagliare..-
Sbuffa
- Ancora, ‘sta musica me l’hanno già cantata, tuttavia converrete che contravvenire ad un preciso ordine del Re, che fino a prova contraria sono io, è tradimento, o ho perso un passaggio?-
(OSCAR che hai combinato, è un casino senza ritorno, non pensavi alle conseguenze, Girodelle in ogni caso stava obbedendo e venendo alla Reggia tu... hai disobbedito a piedi pari)
.. il tradimento è punito con la morte.
- Avete ragione, Sire-
Estraggo il salvacondotto, l’arma più potente e silenziosa, lo depongo accanto a me.
– Che roba è? In piedi, lo voglio leggere- Lo  scorre
- So che non basta, ma usatelo per Oscar François de Jarjayes e prendete me, una lettre de cachet o la pena capitale, come preferite-
-…. Quale è il vostro motivo?-
- Sono sua sorella ed ha tutta la vita davanti- la verità nuda e cruda, senza inutili giri.
Scrolla la testa.
- Già, ma siamo alle solite, la zarina vi apprezza, eravate anche voi tra quelli che la hanno aiutata a salire sul trono-
Getta il cartiglio sulla scrivania
- Come sapete, tra noi sovrani usiamo scambiare segreti messaggi per privati canali e lei vi rammenta ….SEMPRE -
Una rete di spie e sotterfugi per contrastare altre spie e sotterfugi, ben lo sapevo.
L’altra cosa, dopo sette anni era ancora così grata?.
- In codice, chiariamo, ma tanti draghi in giro non ne sono-
Domanda retorica e silenzio, ho la mente vuota e non so, dove vuole parare?
- Va bene, avete ragione, i giovani possono sbagliare ed un grande re quale io sono, deve usare misericordia- Si mette a ridere
- E non voglio che la zarina mi morda gli attributi, se mando a morire o in galera uno dei suoi migliori agenti, però chi potrebbe saperlo-
A me basta sapere di cosa devo morire o se vedrò ancora l’alba di domani.
Mi scruta, come a volermi leggere dentro, strato dopo strato, mi impongo di occultare la paura e la speranza
- Andatevene, ne ho abbastanza di voi e della vostra imperiale amica, mi serve che continuiate a servirci, mettetevi tranquilla. La sola conseguenza sarà questa-
Brucia il cartiglio,la firma imperiale si tramuta in cenere.
– Sperate di averlo usato bene, dragone, ora siete in debito con ME e andate-
Scivolo fuori e lo capisce dalla mia faccia quello che ho combinato, pazza o generosa, non lo so, tranne che dobbiamo tornare a palazzo ..
DOPO quella notte non ci siamo toccati, ho bevuto non so quanto, muta, pensando a settanta cose insieme, poi basta, non voglio affogare nel vino, affermo. Come il duca di Clarence, butta fuori Alex, il mio nuovo  amore, anche lui partecipò al complotto per far salire la zarina al torno e… e mi metto a ridere per non piangere.

(OSCAR)
 Sarà stato il 20 maggio del maledetto anno di grazia 1769, quando è arrivata, il solito soggiorno annuale.
Tutto tranquillo, come al solito mi divertivo sempre con mia sorella e le sue inimitabili trovate (già, come mi ha voluto bene Catherine si sono presi in pochi il disturbo).
Aveva osservato che ancora poco e l’avrei superata di sicuro in altezza, ridendo, ma quando è successo non c’era
Affetto, sintonia, legame profondo.
Parole scambiate la sera, una tazza di cioccolata, lei andava sempre di caffè, uno scherzo ed una risata, mi sentivo bene, mi faceva piacere  se mi fermava a osservare,quando tiravo, guardava in tralice, sì ci sono, siete bravi, vai Oscar, sei forte, vai, un linguaggio muto, di sguardi, una comunicazione e..
Rimpianto, mancanza,  quando giocavamo con  le lingue era un gioco nel gioco, con la scusa di non capire bene mi lasciavo sommergere da coccole e tenerezze, ora devo ascoltare il Generale.
Improvviso mi viene in mente che, probabilmente,Catherine  aveva cercato di dirmi qualcosa e avevo imposto il silenzio,  come all’idea di mettere un vestito- lascia stare, avevo detto ridendo, non è cosa per me, prevenendo la replica, cosa è per te, allora.
Ora è il Generale che deve dirmi qualcosa di importante, mi rimetto in ascolto. - … Ora che ti è ritornato il buon senso, capitano delle guardie reali, ringraziamo il re, il tuo contegno deve essere irreprensibile, lo sai-
-Lo so, padre- Stringo leggermente i pugni lungo i fianchi
– Ovvero non frequentare persone ribelli o scriteriate, senza distinzioni, intesi-
Annuisco e comincio a capire e non voglio.
– Per evitare   confusione, sarò esplicito, la marchesa Fuentes non è più persona gradita, io con lei ho finito, tu con lei hai finito, ora puoi andare-
Previene la mia replica
- E’ UN ORDINE, i motivi non ti devono interessare-.

(CATHERINE)
Quando mi congedai, l’imperatrice mi avvisò, tra il serio e lo scherzoso, che sarei stata richiamata, in questo tempo ho avuto due figli, Felipe ha preso la sua strada e Xavier me lo ribadì, ritornando, che sarebbe stato il mio turno. Lui andava ai Caraibi, tanto ci sarebbe stato Malcomess, non ti preoccupare, non sarai sola, i fratelli Orlov no, hanno troppo da fare con l’esercito.
Osservai solamente che non sarebbe stata la stessa cosa, che diavolo si fosse inventato in quell’assenza era un mistero, forse avrei fatto meglio ad andare con lui, questa volta per davvero, ai Caraibi, tanto un immortale, come ci chiamavano,  valeva l’altro, no? Come no … Io non volevo discutere, lui non aveva voglia di litigare.

L’attrazione fisica tra noi era sempre molto forte, pur era vero che, in quegli ultimi anni, eravamo cambiati, come i reciproci sentimenti, tranne che mettere la distanza, dopo avere condiviso così tanto, sarebbe equivalso ad una fine.
Avevamo  avuto ricchezze, privilegi, eravamo una segreta leggenda, io avevo avuto l’opportunità di essere libera, ma c’era un dazio da pagare, come al solito e come sempre.

In fondo, essere un agente come un soldato, imponeva degli obblighi, tranne che quello tra di noi era una specie di addio.. Non ebbi il coraggio di formulare quella domanda, sarebbe stata quella di una ragazzina malata d’amore, gelosa. Presi atto, in fondo non era colpa di nessuno, o forse era di tutti, o, in semplicità, la vita non va mai come vogliamo, vuoti cliché che hanno sempre un fondo di verità. 
E la zarina mi aveva regalato di sopravvivere, sarei tornata per molto meno e così sono in triplo obbligo, resto convinta che il re mi avrebbe sbattuto in prigione o mandato a morte, tanto una sorella valeva l’altra. Peccato che ad avere la testa sul collo ancora ci tengo, almeno nell’immediato. Insieme, in questa partenza, so di essere una vigliacca, una fuggitiva, è cosa nota che preferisco lo scontro fisico a cercare di capire i sentimenti e mettere sulla bilancia le mie maschere e i miei tormenti. Non mi pento di avere usato il salvacondotto, lo rifarei da capo, altro fatto che si aggiungerà alla lista dei segreti da non rivelare, non deve sentirsi in obbligo o in colpa nei miei riguardi. E arriverà il rancore, penserà come in effetti è, che l’ho abbandonata. Rifletto sulle alternative e …   Niente, mi sembra la meno disgraziata.


Sono i particolari, a tornare, ossessivi.
Avevo un mazzo di rose tra le dita, cadute con un piccolo tonfo quando ho visto che il Generale che la picchiava, cadeva dalle scale e infilava la porta.

Avevo un vestito color crema, le maniche fino a metà gomito, quando il Generale mi ha agguantata, dobbiamo parlare, sul dorso ho notato delle macchie, segni dell’età. Il necessaire per scrivere, in argento, con  dei lapislazzuli per ornamento, spazzato via dal colpo che ho tirato sulla scrivania, un piccolo suono argentino, in frantumi. Le geometrie degli scalini, saliti due a due, il vestito strappato di dosso, mi ero rivestita da uomo, come per cavalcare, ed ero scappata dalla parte posteriore, profumo di glicini nel parco, la dolce estate in arrivo.
Assurdamente avevo pensato che in quella stagione i glicini erano fioriti al cottage di Alex, meno male che avevamo stabilito, giorni prima, un appuntamento proprio per quella data (Xavier era partito da poco per i Caraibi maledetti, lui era a Parigi, alla fine, per quanto abituata alla solitudine, se mi era possibile, preferivo farne a meno).
Ci dividemmo a cercarti, Oscar, un vuoto ed inutile esercizio di ore, ti ho sempre trovata, tranne quella volta, e forse non volevi farti trovare. 
Alle cinque e trenta, Alex mi riferì dello scontro, quindi l’ansimare di Tintagel, il mio cavallo, rotta verso la Reggia.
Il fetore del re, Dio mi perdoni, il dolore alle ossa rientrando a casa, ero sparita dalla mattina e ritornavo giusto giusto per le sette e trenta, che avrei inventato, Lui mi aveva intercettato prima ancora che mi cambiassi, scrollando la testa.
– Venite dobbiamo parlare nel mio studio- La sedia aveva i braccioli di seta azzurra, una sfumatura celeste di squisita fattura.
- Non stiamo a rinvangare, il re lo ha perdonato..- Lo so, ah se lo so -Ha l’incarico, ma dovete convincerlO ad obbedire, a voi dà retta, inutile girarci intorno, non costringetemi a domandarlo ad Andrè.-
-NO- una sola sillaba, il viso gli era diventato color porpora ma non avevo abbassato lo sguardo
- Siamo al limite-
- E’ uno sbaglio, lo dico e lo penso, resta una ragazza, fine, questo errore alla lunga lo pagherete caro, non vi illudete- Poi fissò i miei stivali sporchi, il mio aspetto disordinato.
–A me non interessa sapere che vi inventate, tranne che non voglio scandali-
-Sono stata complice troppo a lungo..-
- Voi avete due maschi, più Felipe Moguer, non capite, Fuentes…- Pausa - Chiariamoci, se non mi aiutate non vi voglio più qui né lo rivedrete, e io avrò una figlia di meno, voi. Scegliete.-
Silenzio, rotto dallo sbattere di alcune gocce di pioggia
- Padre, davvero, non posso e non voglio, è una ragazza. Sapete che mia madre non ve lo avrebbe permesso-
- E’ morta, come i vostri fratelli-
- Lo so, ben me lo avete rinfacciato, che fossi sopravissuta io, quando Luois se ne è andato. Non ne ho più parlato, ma non ho dimenticato.-
-ANDATEVENE ADESSO. Ora e subito- mi rialzo in piedi, chino la testa per un formale inchino
- Sapete che ho detto la verità dalla prima all’ultima sillaba- 
E ora è il suo turno di rovesciare quanto era sul ripiano.
– Addio- l’acqua ha preso a sferzare le finestre.
Rimbombo di stivali, Andrè che scarta di lato, sta strigliando Tintagel
- Madame-
-Sellalo di nuovo, per favore, devo andare- Fieno, lievi sussurri, esterrefatti occhi verdi, ero esausta e stravolta come il cavallo, o di più. Obbedì, mi vennero fuori solo grazie e arrivederci, aprendo i  battenti, i talloni piantati nei fianchi, andando verso il cancello, Alex aveva detto, io per un po’ aspetto, quindi andai da lui, parlando poco e bevendo molto, mai come quella sera ho maledetto Luois per  essere morto.


 
   
 
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