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Autore: Hamartia    19/10/2015    0 recensioni
«Desidero che la Luna e le Stelle mi guidino nella notte
Fedeli compagne nell'oscurità durante la strada per i Campi dei Giunchi
Non mi abbandoneranno a vagare eternamente nel buio
La morte che sopraggiunge è vita e rinascita
Lo Sciacallo mi condurrà nella Sala delle Due Verità
Se dalla Divoratrice il mio cuore sarà annientato
La sentenza di Osiride e della giusta Maat accetterò
Se sarò giudicata una Giusta di Voce correrò su prati infiniti col sommo Geb,
Le mie ali dispiegherò con la grande Nut,
E riemergerò giovane e vittoriosa dalle nere acque di Apopis
Non inferiore, ma uguale le Stelle tra loro mi accoglieranno,
La mia luce accompagnerà le altre anime per l'eternità»
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo V - Relaising The Demons

«It's taken me all of my anger
It's taken me all of my hate
To learn how my life came together
Relaising the demons again»

[Relainsing The Demons - Godsmack]



«Cazzo» Jeremy mi guarda a bocca aperta, sconcertato. Il fuoco del caminetto continua a diffondere calore e una lieve luce arancione, l'unica luce nella stanza, disegnando ombre scure e nette sui nostri volti e sulle pareti del piccolo salotto.
«Linguaggio, prego» gli rispondo calma e distaccata.
«Scusa. È solo che.. non pensavo che.. tu fossi.. insomma..»
«Morta? Già, capita almeno una volta nella vita.»
«Hai fatto una battuta. E ti giuro che riderei se non fosse per queste circostanze» si passa una mano tra i capelli.
Ha l'aria decisamente frastornata. L'ho davvero sconvolto. La voglia di ridere ce l'ho io di lui. E infatti non riesco più a trattenermi e rido come non facevo da molto tempo.
«Sei posseduta da qualche spirito adesso? Perché, sai, sono già abbastanza sconvolto, non vorrei dover affrontare qualche demone o simili..» adesso è anche più confuso di prima.
«Puoi pure ridere della mia "battuta" se tu la chiami così. Io l'ho trovata una semplice constatazione. Davvero, non capisco perché tu sia così sconvolto, come credevi che fossi diventata quella che sono? Agitando una bacchetta e bevendo una pozione magica?» gli chiedo divertita.
«Non lo so ma di certo non in un modo tanto terribile. Mi faccio un goccio, vuoi favorire? Ho decisamente bisogno di un po' di whisky». Si alza per andare verso la credenza a prendere il necessario per "farsi un goccio". Dopodiché torna a sedersi sulla poltrona, appoggiando sul tavolo basso al centro del salottino una bottiglia e due bicchierini.
«Va bene, ma senza esagerare» riempie entrambi i bicchierini fino all'orlo e mi sorride, fiero «Se vuoi farmi ubriacare, ti avverto che non funzionerà.»
«Perché? Non ti fa effetto?» l'ombra della confusione che ritorna sul suo volto.
«Certo che mi fa effetto e lo reggo molto bene. E comunque sia non ti converrebbe vedermi ubriaca»
«Non ho intenzione di fare a gara, tranquilla. Voglio tenere la mente abbastanza lucida da riuscire a sentire il resto della storia.» mi sorride, prende il bicchierino e lo butta giù tutto d'un fiato e io faccio lo stesso. «Ti imbarazza che qualcuno ti veda ubriaca? Perché? Non dirmi che diventi una macchina racconta barzellette!» e se la ride da solo.
«Il motivo è nel resto della storia» i sorrisi svaniscono in un lampo dai nostri volti.

Non so dopo quanto tempo esattamente, ripresi coscienza. O meglio, ripresi vita. Mi risvegliai come quando ci si sveglia dopo un lungo sonno senza sogni. Se l'aldilà esiste, non ne ebbi alcun ricordo. Tutto ciò che udii inizialmente fu il rumore dell'acqua a riempirmi le orecchie. Provai a muovermi: chiudere e aprire i pugni, distendere le gambe, piegare il capo in avanti.
Spalancai gli occhi. Ricordai tutto all'istante. Mi tornarono alla mente le circostanze della mia morte, eppure ero viva. Poi lo sentii.
Troppo silenzio. Un vuoto quasi impercettibile: mancava qualcosa. Quel suono ritmico a cui non si fa caso se non quando si è distesi nel proprio letto e, scacciando i demoni dalla mente, si cade nel sonno, oppure quando si sta in apnea da troppo tempo, i polmoni protestano e le tempie pulsano.
Il mio cuore non batteva. Non lo stava facendo. E non stavo neppure respirando. Eppure ero cosciente da svariati minuti oramai, nelle acque del Nilo, che ancora mi riempivano i polmoni. Non sentivo il bisogno di liberare i polmoni dall'acqua per riempirli invece di aria. Non sentivo il bisogno di respirare. Non sentivo alcun dolore.
L'istinto mi portò a strappare le corde che mi legavano con fin troppa facilità, lacerai il sacco in cui ero ancora imprigionata, ne uscii e nuotai fino in superficie. Quando riemersi la luna mi salutò gentile. Mi arrampicai sulla riva, con la sabbia che mi si appiccicava ovunque e in ginocchio tossii tutta l'acqua che aveva appesantito il mio corpo come un masso, così da tenerlo nel fondale.
Poi mi concentrai sul mio corpo e sui cambiamenti in esso avvenuti. Alla fioca luce lunare potei distinguere le cicatrici di ogni taglio, ogni frustata, i lembi di pelle strappata rimarginati. Il mio corpo sembrava portare i segni di mille battaglie mai combattute.
Guardai il mio riflesso sull'acqua scura: la cicatrice dava un'aria crudele al mio viso ora così scavato, ogni curva abbondante del mio corpo era sparita per lasciare i muscoli asciutti, tesi e rafforzati, le ossa ben visibili sotto la pelle. Sentivo di avere la forza distruttiva di mille ippopotami, la crudeltà del coccodrillo e la flessuosità del serpente.
La promessa fatta a mia sorella mi tornò alla mente per ripetersi come un mantra e la rabbia crebbe in me. Avrei usato le mie nuove potenzialità per distruggere tutti coloro che avevano fatto del male a me e mia sorella. Li volevo tutti morti.
Questo provocò un ulteriore cambiamento. Qualcosa mi spinse a correre di una velocità innaturale, fino ad arrivare a palazzo. Qualcosa che non fui io, con un semplice movimento, spezzò il collo delle guardie all'entrata. Procedetti nel salone dove trovai Snefru intento a discutere chissà che piani con colui a cui era stato affidato il compito mi torturarmi.
Quando mi videro, mi guardarono spaventati e stupiti, come fossi un fantasma o un demone, e a gran voce pronunciarono in coro il mio nome. Grosso errore perché persi del tutto il controllo. Non fui più padrona del mio corpo, qualcun'altro lo controllava. Guardai la scena dall'interno della mia mente senza poter fare nulla. O forse senza voler fare nulla. Le mie mani graffiarono, strapparono arti ad occhi. Attirati dalle urla altri soldati entrarono nella sala e sarebbe stato meglio per loro se non l'avessero fatto, perché li condannai allo steso destino.
Persino quando mi capitò tra le mani una delle mogli del Faraone non mi fermai, continuando ad impregnare le pareti e il pavimento di rosso sangue.

 



Heylà! Pria di tutto ringrazio tutti queli che seguono questa storia! Poi vorrei informarvi che fra non molto la storia prenderà una linea diversa da quella storica per questo ho deciso di cominciare uno "spin-off" in cui approfondirò la storia della protagonista. Se vi può interessare questo è il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3267796&i=1
A presto con il prossimo capitolo!
   
 
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