Film > Il Principe d’Egitto
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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    19/10/2015    2 recensioni
(ZipporaxTuya)
Non è stato Mosé a vedere la gitana fuggire, quella sera dopo la festa, ma niente di meno che la moglie del Faraone.
E si sa, il cuore di una donna è ben differente da quello di chinque altro.
1."Solo una donna può comprendere il dolore di un’altra donna, non credi?"
2. Aveva il profumo del più impetuoso dei deserti e delicatezza di una nuova alba
3. La loro era una straziante necessità di comprendersi, di provarsi l’un l’altra che una speranza esisteva ancora.
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(La raccolta di brevi fanfiction non ha una durata nè una scadenza, và a seconda dell'ispirazione personale e delle emozioni che può trasmettere - possibile modifica a raiting arancione)
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Tuya, Zippora
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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3.
Si era alzata lentamente dall’ampio divanetto dove era solita dormire, il cuore aveva cominciato ad aumentare i battiti, consapevole del rischio, ma la determinazione non vacillava, tantomeno le intenzioni.
Aveva cercato di trattenersi, si era sforzata con tutta se stessa in quelle settimane, ma aveva finito per cedere.
Cedere nel compiere quei pochi passi, arrivare dinnanzi al tendaggio in lino pregiato e scostarlo appena, quanto bastava per vedere oltre.
Per vedere lei.
Non si mosse, rimase ad osservarla , lei e quel profondo sonno in cui era perduta: il volto senza trucco rifletteva una bellezza spudoratamente naturale, regale, le labbra carnose erano appena dischiuse, il profilo rilassato, i lunghi capelli neri sciolti sulle spalle seminude …
Distolse lo sguardo per un attimo, accorgendosi ben presto di non riuscirci, di non poterne più fare a meno.
Per quanto tempo l’aveva guardata tanto attentamente da conoscerne ogni sfumatura del volto, dell’espressione?
Persino i suoi movimenti, perennemente controllati e composti, avevano finito per ingannare la bella Regina, lasciando alla zingara l’intuizione di ciò che nel profondo pensasse.
E provasse.
Forse era diventata folle, forse passare le giornate chiusa in quelle stanze – per quanto ampie – con quella che era ormai divenuta una perenne tentazione l’aveva ammattita.
Tornò a posare le profonde iridi nere sulla figura addormentata nel grande letto a baldacchino: corpo sinuoso, forme generose, le lunghe gambe scoperte per via della veste da notte decisamente più ridotta.
Avrebbe peccato, lo sapeva.
Avrebbe infranto le sue rigide regole morali, avrebbe infranto una sorta di codice d’onore a cui lei – il suo popolo – era sottoposta.
Avrebbe peccato, ma quella che lei professava come la propria Fede, qualcosa di profondo e veritiero, aveva mai rinnegato l’affetto per qualcuno?
Perché non era solo dannatamente attratta da lei, non era solo un feeling fin troppo forte quello che sentiva intercorrere tra loro ad ogni sguardo e ad ogni silenziosa battaglia: no, era molto, molto di più.
Avanzò nella stanza della Regina, addormentata non sospettava probabilmente di nulla. Allungò lentamente una mano verso di lei, una volta giuntale accanto: le sembrava indegno, quasi impuro ciò che stava per fare, ma non poteva farne a meno.
E, lo aveva capito sin da subito, per quanto la Regina fosse Tuya, le redini della situazione le avrebbe sempre tenute in mano Zippora.
Le sfiorò la pelle della spalla, poi lentamente del braccio, seguendo quel movimento con gli occhi.
Avrebbe peccato.
Avrebbe fatto la cosa sbagliata.
Forse sarebbe morta …
Ma nemmeno la paura dell’Inferno riuscì a fermare il suo animo ribelle.
La mano scese sino al fianco, poi con un fremito sfiorò delicatamente la gamba nuda, sino a soffermarsi al lembo dell’abito.
Avrebbe potuto fermarsi, era ancora in tempo, ma non lo fece. Le dita di una carnagione quasi scura percorsero l’interno coscia, sino a cercare un punto ben più sensibile. Se sino a quel momento la Regina si era limitata a qualche sospiro, ora i suoi occhi scuri si erano quasi spalancati, la mano aveva d’istinto fermato il polso di Zippora, ritrovandosi il volto dell’altra a pochi centimetri dal proprio.
« Fermati … » bisbigliò.
In un lampo la decisione e la fermezza che la caratterizzavano vacillarono.
Non perché avesse paura, ma perché desiderava quel contatto come nient’altro ed era questo a spaventarla.
La zingara parve quasi leggerle nel pensiero, le sorrise lasciando trasparire la dentatura bianca, quasi a volerla rassicurare.
« Non è quello che vuoi chiedermi. » Le rispose suadente, avvicinando il proprio viso a quello dell’altra. Era una movimento lento, lentissimo, quasi volesse lasciarle il tempo di rifiutarla, di imprimere una maggior forza sul suo polso per allontanarle la mano dalla propria intimità, ma non lo fece.
Azzerò lei le distanze, lei – Tuya – prese il volto dell’altra tra le mani, invitandola a distendersi sopra di sé.
Fu un bacio dolce, le labbra della Regina erano di una morbidezza mai sentita prima e Zippora non esitò ad intensificare quel contatto, insinuando dentro di lei le proprie dita. La sentì gemere, ma non le lasciò sussurrare alcuna parola, alcuna richiesta.
L’aveva desiderata così tanto che le sembrava tutto dannatamente irreale.
Sentì le spalline dell’abito venire abbassate con grazia mentre quei baci non si arrestavano, poco fu il tempo necessario a trovarsi nude l’una nelle braccia dell’altra.
Nessuna delle due cercò di convincersi - chi per orgoglio e chi per credo – che non si fossero amate.
Non c’era stato desiderio carnale, non c’era stata la necessità di possedersi, di sfogare chissà quali istinti repressi.
No, la loro era una straziante necessità di comprendersi, di provarsi l’un l’altra che una speranza – anche se flebile, anche se insana, anche se proibita – esisteva ancora.
La vita le aveva rese schiave di autorità e poteri diversi, le aveva sottomesse a leggi e compiti che loro non avevano chiesto.
Tutto ciò che, in fondo al loro cuore, avevano sempre desiderato, era essere felici.
Ed amate, non importava da chi, non importava perché.
Per questo pianse, per questo – quando giaceva ancora ansante tra le braccia ben più forti di Zippora – la bella Regina lasciò che qualche calda lacrima la tradisse. Ma sorrideva, sorrideva come non faceva da molto, moltissimo tempo.
Non si dissero nulla, si addormentarono così, abbracciate, le gambe nude intrecciate, gli animi che parevano aver trovato una momentanea pace.
Le maschere erano state calate.

  
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