E
sono giunta al termine di questa raccolta. Ci ho messo molto tempo, ma ce l’ho
fatta.
Ovviamente non avrei potuto concepirla senza la mia coppia per
eccellenza, una delle ship che per me sono proprio la definizione dell’amore.
Di Al e Jasmine ho sempre amato il loro credere fermamente l’uno nell’altra, una
cosa che si esplica in particolare nel terzo film della saga e, per l’appunto,
questa storia si colloca post “Aladdin e il re dei ladri”. Ho inserito
alcuni riferimenti, quindi la citazione è d’obbligo. XD
Infine vorrei ringraziare tutti coloro che si sono fermati a recensire anche
solo una volta, che hanno trovato il tempo di leggere le mie storie e coloro
che hanno inserito questa raccolta tra le preferite-seguite-ricordate.
Grazie mille a tutti, soprattutto a chi ha sopportato i miei aggiornamenti poco
costanti.
E un grazie a Fabi (Feel Good Inc) che mi ha concesso di utilizzare questa
challenge!
Okay, ho terminato, buona lettura e ancora grazie. <3
Ciò
che si fa per amore lo si fa sempre al di là del bene
e del male
50.
«What's meant to be will always find a way».
Aladdin non aveva mai riflettuto davvero circa quanto fosse cambiata la sua
vita finché la visuale di Agrabah, solenne e maestosa, non si era insinuata nei
suoi occhi quella mattina.
Era una distesa di colori vivaci, si ammorbidivano sulla linea dell’orizzonte e
poi si perdevano in tante altre sfumature, oltre le quali non riusciva a
scorgere null’altro. Il mondo, visto da un comodo letto a baldacchino e da
soffici lenzuola di seta, era ancor più luminoso per chi aveva dovuto sempre
considerare i primi albori come l’inizio di una giornata lavorativa all’insegna
della sopravvivenza.
Le fila del destino lo avevano condotto da Jasmine, nonostante durante il loro
primo incontro si fosse intrufolata nel mercato come una stracciona; ma ad
Aladdin, già da allora, era apparsa come una visione principesca: in un via vai
farfugliante di gente, Jasmine si era fatta spazio tra la folla come
un’immagine singolare, quasi onirica nel suo incedere.
E ora, ora che erano sposati e il peggio sembrava passato, Aladdin temeva di
svegliarsi ancora con la sensazione di dover fuggire e di dover
conservare un pezzo di pane, per quanto duro, ancora per qualche giorno.
Talvolta era Jasmine, la quale lo sentiva sussurrare strani mormorii in
dormiveglia, a scuoterlo da certi torpori, infilando un braccio sotto il suo e
ricordandogli quanto andasse tutto bene, certi giorni non sarebbero tornati mai
più.
Ma vi erano anche altri giorni in cui Aladdin rifletteva circa ciò che gli era
stato donato, nonostante quanto gli fosse stato tolto, la sua vita aveva preso
una svolta che non avrebbe mai pensato possibile e Jasmine, in quel quadro
idilliaco, ne era la causa e la conseguenza.
Si voltò verso l’altro lato del letto per cercarla, ma non era lì; quindi si
alzò, pensando che qualche dovere regale l’avesse fatta scendere di buon
mattino, per poi scoprire che si trovava sull’ampio balcone, rivolta con lo
sguardo in direzione del regno.
«Ehi, Al. Sei già sveglio?».
«Potrei farti la stessa domanda», rispose prontamente, baciandole la fronte.
Jasmine si strinse per qualche nano secondo nel suo scialle, poi dichiarò: «Qualche
mattina mi sveglio prima per contemplare il regno. E anche per pensare un po’,
prima di dover adempiere ai miei doveri quotidiani».
Avvicinò il suo volto a quello di Aladdin, come faceva sempre quando qualcosa
la preoccupava in maniera particolare: «Voglio dire, tu sei qui. Ma ogni
tanto temo che un’altra missione ti terrà lontano da me, che sia salvare tuo
padre o entrare nella combriccola dei quaranta ladroni», sospirò. «In quei
giorni ho cercato di allontanare il pensiero che non saresti mai tornato, ma…
certe volte era semplicemente più forte di me».
Jasmine si morse le labbra con veemenza e Aladdin, in quel momento, si sentì
così sciocco: aveva sempre visto la situazione dalla sua prospettiva, senza
tener conto di quanto sua moglie avesse sofferto in sua assenza. I giorni
lontani da Agrabah erano stati lunghi, faticosi e molte volte aveva temuto il
peggio, un uomo solo contro quaranta ladroni era quanto di più masochistico ci
si potesse mai aspettare da uno straccione come lui, eppure Jasmine lo aveva lasciato
andare – anche questo, d’altro canto, era l’amore.
«Jasmine, io… io ti chiedo scusa. Tu non hai mai cancellato quella data, non
hai mai dubitato che potessi farcela», ammise Aladdin, stringendola forte. «E
nemmeno io ho dubitato di te, mai».
A Jasmine sfuggì una risatina singolare dalle labbra, quasi sardonica: «Stai
mettendo sullo stesso piano l’intrufolarsi tra i ladroni e la mia presenza qui,
nel Palazzo, in tua attesa?».
«Oh no, tu hai avuto il lavoro più difficile», Jasmine gli lanciò un’occhiata
insospettita. «Nessuno dovrebbe mai aspettare qualcuno che potrebbe non tornare
più, è la tortura peggiore. Eppure tu l’hai fatto. Eppure tu non hai mai
cancellato il nostro matrimonio».
«Mi sarei intrufolata nel rifugio dei quaranta ladroni in abito da sposa,
piuttosto!», esclamò Jasmine, cancellando i segni della tristezza dal volto.
«Ed è per questo che ti amo».
«Ed è per questo che siamo ancora qui. Ma ti proibisco di usare l’Oracolo
per i prossimi vent’anni!».
Aladdin si chinò alla sua altezza per poterla baciare, Jasmine cinse le braccia
attorno al suo collo e così le paure, i demoni del passato e le preoccupazioni
future scomparvero, lasciando posto a quel che entrambi sapevano di poter fare
al meglio: vivere il presente, in attesa del capitolo successivo.
♥